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L’EPOCA ELETTRICA E IL VILLAGGIO GLOBALE: IL TEMPO E LO SPAZIO PER

TEMPO E SPAZIO NELL’ERA DIGITALE

2.4 L’EPOCA ELETTRICA E IL VILLAGGIO GLOBALE: IL TEMPO E LO SPAZIO PER

MARSHALL MCLUHAN

uando, nel 1967, “Gli strumenti del comunicare” apparve in Italia, parole come media erano praticamente ignote al di fuori della cerchia di specialisti. A distanza di diversi decenni, Marshall McLuhan, studioso canadese delle comunicazioni di massa, padre della celebre tesi “Il Medium è il Messaggio” è più che mai attuale per gli argomenti trattati a suo tempo. Lo studioso è ritenuto un autore tra i più controversi: ai molti che attribuiscono alle sue intuizioni un valore profetico si contrappongono coloro che criticano il suo pensiero per la mancanza di rigore specialistico o per la perentorietà di molte sue tesi. Non solo per quello che ci ha insegnato sui media, e in generale sui rapporti tra l’umanità e le tecnologie che essa produce, ma anche perché è stato probabilmente il primo autore che ci ha invitati a riflettere non sulle rivoluzioni a venire, ma su quello che aveva già avuto luogo e del quale non ci eravamo accorti, McLuhan merita oggi di essere finalmente riconosciuto come un autore classico, che come tutti i classici ogni generazione tornerà a leggere a modo suo e con i suoi interrogativi: un autore insieme del suo tempo e del nostro che con un intuitività formidabile è stato in grado di prevedere quasi mezzo secolo fa le rivoluzioni spazio-temporali che ad oggi hanno coinvolto la società tutta. Allo studioso si deve sia l’invenzione del concetto di "villaggio globale", sia l’invenzione di una metafora divenuta ora espressione di un’epoca, quella contemporanea, definita dall’autore "elettrica" in contrapposizione alla precedente, "meccanica”, che ha caratterizzato il secolo scorso ed è destinata ad un inarrestabile declino. McLuhan, in questo saggio, descrive il mondo con la sensibilità di chi ormai è

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attore e spettatore di un’era che «ha ridotto il globo a poco più che un villaggio e, riunendo con repentina implosione tutte le funzioni sociali e politiche, ha intensificato in misura straordinaria la consapevolezza della responsabilità umana»34. Il mondo si mostra, così, al nostro sguardo, incluso in un unico ampio spazio, di cui rappresenta l’espressione nel suo significato più vero: una realtà vivente dispiegata in ogni suo punto sotto il medesimo orizzonte. Questa dimensione, anche se all’apparenza può risultare ristretta nei suoi confini, più piccola e familiare rispetto all’immagine misteriosa e sconosciuta che ancora la nascondeva e proteggeva fino a qualche decennio fa, tuttavia mai come nel tempo presente si manifesta tanto ricca di scambi, influenze e confronti tra tutte le sue parti improvvisamente vicine e collegate l’una con l’altra. Proprio la simultaneità e la possibilità continua dei contatti e dei rapporti di tutti gli esseri di questa realtà, d’un tratto ci impongono un risveglio a noi stessi, ci obbligano a togliere il velo che tanto a lungo ha celato la nostra vera identità. Quello che ad una prima lettura potrebbe, allora, sembrare il consueto discorso sui media, si trasforma invece per McLuhan in un impegno di ricerca di contenuti di natura filosofica, di derivazione esistenzialista, quali la verità ed il valore; termini importanti questi, dal sapore antico e mai così attuali.

L’autore afferma: «Nelle ere della macchina, avevamo operato per un’estensione del nostro corpo in senso spaziale. Oggi dopo oltre un secolo di impiego dell’elettricità, abbiamo esteso anche il nostro stesso sistema nervoso centrale in un abbraccio globale che abolisce tanto il tempo quanto lo spazio... – Per contemplare, utilizzare o percepire qualsiasi estensione di noi stessi in forma tecnologica è necessario riceverla. Ascoltare la radio o leggere la pagina stampata significa accogliere nel nostro sistema queste estensioni di noi stessi e subire quella “chiusura” o spostamento della percezione che

34M. McLuhan, Capire i media, Gli strumenti del comunicare, Ed. Il Saggiatore,

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automaticamente ne consegue. E’ l’ininterrotta ricezione della nostra tecnologia nell’uso quotidiano che, nel rapporto con queste immagini di noi stessi, ci pone nella posizione narcisistica della coscienza subliminale e del torpore. Ricevendo continuamente tecnologie ci poniamo nei loro confronti come altrettanti sovra meccanismi.»35. Con l’avvento dell’era elettrica, dell’informazione allo stato puro, un altro principio regolativo dell’esperienza che si gioca nello scenario globale emerge in primo piano, quello dell’interconnessione continua ed onnipervasiva che collega ed anima ogni evento e realtà del mondo, visto che nulla di ciò che accade risulta, ad una riflessione attenta, privo di ripercussioni sul disegno totale, soprattutto in un momento storico in cui «la velocità elettrica mescola le culture della preistoria con i sedimenti delle civiltà industriali, l’analfabeta con il semianalfabeta e con il post-alfabeta. Collassi mentali di vario genere sono spesso il risultato dello sradicamento e dell’ inondazione di nuove informazioni e di modelli di informazione incessantemente nuovi»36; il tutto dispiegato davanti ai nostri sensi e non solo ormai ai nostri occhi, tutto in uno sfondo comprensivo di differenti ritmi temporali sia storici che naturali, tutti comunque simultaneamente presenti ed agenti. Sì, poiché nell’era elettrica «abbiamo come pelle l’intera umanità37

– la prospettiva immediata dell’occidentale alfabeta e frammentato che si scontra con l’implosione elettrica all’interno della sua stessa cultura è la sua trasformazione rapida e continua in una persona complessa e strutturata in profondità che si rende emotivamente conto dei suoi rapporti di interdipendenza con il resto della società umana»38. L’uomo contemporaneo ha così un compito morale: ricomporre la sua figura totale, ricostituire la sua vera identità, profonda e completa, recuperando i frammenti di sé proiettati all’esterno per tutti i secoli che hanno contraddistinto la precedente,

35M. McLuhan, Capire i media, Gli strumenti del comunicare, Ed. Il Saggiatore,

Milano, 2010, p.62

36

Ivi p.37

37 Ivi p.63 38 Ivi p.66

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fredda e parcellizzata, cultura alfabetica. Un compito arduo ed assai impegnativo, non più prorogabile nel tempo, di ricomposizione delle energie psichiche e sociali attraverso un processo di implosione elettrica, che si sostituisce a quello di esplosione appartenente già al passato e che ha, per il nostro autore, tutte le caratteristiche di una fusione nucleare: - «non è infatti una lenta esplosione dal centro ai margini, ma un’implosione improvvisa e una fusione tra spazio e funzioni. La nostra civiltà specialistica e frammentaria, con struttura centro marginale, vede improvvisamente e spontaneamente tutti i suoi frammenti meccanizzati riorganizzarsi in un tutto organico. E’ questo il nuovo mondo del villaggio globale 39 - una volta raggiunta una frammentazione estesa al mondo intero, non è innaturale pensare ad una integrazione negli stessi termini... Ma ciò che abbiamo oggi non è una coscienza sociale elettricamente ordinata, bensì una subcoscienza individuale o un punto di vista individuale rigorosamente determinato dalla vecchia tecnologia meccanica. E’ una conseguenza ben naturale di un ritardo o di un conflitto culturale in un mondo sospeso a metà tra due tecnologie»40.

Data l’importanza e l’ampiezza degli elementi in campo, l’esito positivo di questo processo di integrazione a livello planetario, lungi dall’essere garantito, rappresenta forse la sfida più grande che la nostra civiltà si trova ad affrontare nella sua storia plurisecolare. Per questo motivo dobbiamo nuovamente raggiungere “il cuore dell’oscurità tribale”, pervenire alla nostra “Africa interna" là dove «il carattere istantaneo del movimento elettrico d’informazione non allarga la famiglia umana, ma la coinvolge nella vita coesiva del villaggio»; perché «l’uomo alfabeta, l’uomo civilizzato, tende a restringere e a rinchiudere lo spazio nonché a separare le funzioni, mentre l’uomo tribale aveva liberamente esteso la forma del suo corpo in modo da includere in essa l’universo. Agendo come organo del

39 Ivi pp. 99,100. 40 Ivi pp. 111,112.

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cosmo, egli accettava le sue funzioni fisiche come modi di partecipazione alle energie divine»41. Il recupero della capacità di sintonizzarsi con ogni elemento dell’universo vivente, che già esiste nella memoria storica, ci aiuta a rendere di nuovo totale nelle sue funzioni la nostra più vera natura di esseri umani, rimasta per troppo tempo sacrificata e impedita dall’esprimere tutte le sue potenzialità. «E’ anche possibile - prosegue l’autore - che l’estensione elettrica del processo di coscienza collettiva, creando una coscienza senza pareti, possa rendere antiquato il muro del linguaggio. I linguaggi sono balbettanti estensioni dei nostri cinque sensi, in varie proporzioni e in varie lunghezze d’onda. Una simulazione immediata della coscienza supererebbe il discorso in una forma di massiccia percezione extra - sensoriale»42 poiché il linguaggio separa di fatto l’uomo dall’uomo e l’umanità dall’inconscio cosmico43

. Il nostro mondo si viene così configurando come un mosaico vivente dal disegno nuovo, che rinasce in parte da un passato mai completamente dimenticato, capace di dare nuove finalità ad antiche funzioni umane percettive e conoscitive; un mondo in cui si accresce sempre più il bisogno di sapere, di essere informati e di comprendere la realtà complessa che ci circonda, al punto che, in esso i nostri obbiettivi sono la conoscenza e la comprensione dei processi creativi della vita e della società.

L’uomo elettrico o ecologico, come lo definisce Mc Luhan, è l’uomo del campo totale, colui che vive in un’epoca nella quale - «la nuova tecnologia elettrica è tendenzialmente organica invece che meccanica, in quanto estende, anziché gli occhi, il nostro sistema nervoso centrale a tutto il pianeta - Le nostre vite personali e collettive sono diventate processi di informazione proprio perché con la tecnologia elettrica abbiamo posto al di fuori di noi il nostro sistema nervoso centrale»44 - e «su un pianeta ridotto dai nuovi media alle dimensioni di un 41 Ivi, p. 123. 42 Ivi pp.128,129. 43 Ivi p.89 44 Ivi p.142, p.67

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villaggio, persino le città appaiono strane ed eccentriche, forme arcaiche già ricoperte da nuovi modelli di cultura.»45. Si formano così gradualmente ma velocemente le premesse per un rinnovato rapporto autentico con la natura, essa stessa organismo vivente, madre di tutti gli esseri che popolano la terra, di noi uomini, ormai cittadini del mondo, che possiamo infine, con l’ausilio delle tecnologie più moderne, sentirci a casa, in patria, in ogni punto del globo. L’uomo "nuovo", non più costretto a vivere rinchiuso nei ghetti urbani, può riaprirsi finalmente ad una condizione di vita più completa, sacra, e può cercare di ricomporre, non solo a livello mentale, la scissione ormai millenaria che ha lacerato la natura ed il corso della storia dell’Occidente nei due poli perennemente contrapposti del soggetto e dell’oggetto, dell’interno e dell’esterno, della natura e della cultura, in un’unica dimensione simbolica che unisce in sé tutta la ricchezza dell’esistenza. Perché «Nell' implosione dell’era elettrica la separazione tra pensiero e sensazione finisce per sembrare strana quanto la frantumazione della conoscenza nelle scuole e nelle università. Tuttavia fu proprio la capacità di separare il pensiero dall’emozione e di agire senza reagire che liberò l’uomo alfabeta dal mondo tribale degli stretti legami familiari nella vita privata come in quella sociale»46.

L’attuale tentativo di spiritualizzazione della realtà si rende possibile, quindi, solo al termine di un faticoso ma necessario processo millenario di individualizzazione dell’essere umano, che introduce all’autentica convivenza pacifica di tutti nel consorzio mondiale dell’umanità. Viene così messa in risalto la nostra posizione di figli di un’epoca che ci chiede sempre più insistentemente di recitare fino in fondo la nostra parte nella vita, in quanto noi stessi creatori di storia, e di essa, quindi, responsabili. I grandi cambiamenti dei paradigmi scientifici avvenuti nel nostro secolo hanno, infatti, prodotto un totale

45Ivi p.144 46Ivi p.165

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capovolgimento del punto di vista da cui osservare il mondo e le esperienze che lo abitano, soprattutto nella fisica, che ha visto dissolversi le stesse basi sulle quali poggiava dal tempo della sua nascita. La rivoluzione einsteiniana, in seguito alla quale tempi e spazi non appaiono più continui e uniformi come il senso comune era abituato a percepirli ha aperto la via ad un nuovo modo di intendere la realtà. Infatti «I principali elementi d’impatto dei media sulle forme sociali esistenti sono l’accelerazione e lo sconvolgimento. L’accelerazione tende oggi alla totalità, e di conseguenza a distruggere l’idea dello spazio come fattore principale delle organizzazioni sociali»47. L’era elettrica ha unificato il campo dell’esperienza, che risulta così collegato in ogni suo punto. E' il campo elettromagnetico il grande regista della danza dei suoi elementi, che non si intrecciano in maniera casuale, bensì seguono la legge di risonanza che tutti li anima, e ricercano la coesione per costruire i mattoni con i quali l’antico spirito della materia degli alchimisti edifica la trama del mondo. «Uno dei fenomeni più significativi dell’era elettrica consiste nel creare una rete globale che ha molte delle caratteristiche del nostro sistema centrale, il quale non è soltanto una rete elettrica, ma un campo unificato di esperienza»48. Mentre tutte le tecnologie precedenti avevano infatti esteso parti del nostro corpo, si può dire che l’elettricità abbia esteriorizzato il sistema nervoso centrale, cervello compreso. E il sistema nervoso centrale è un campo unificato praticamente senza segmenti»49. Gli individui del ventunesimo secolo fanno tutti parte di un unico organismo che nulla esclude nel continuo gioco di rimandi delle sue molteplici e sfaccettate parti in campo: «Noi viviamo oggi nell’era dell’informazione e della comunicazione perché i media elettrici creano istantaneamente un campo totale di eventi interdipendenti ai quali partecipano tutti gli uomini. Ora questo mondo di azioni reciproche pubbliche ha la stessa interdipendenza

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Ivi p.101

48Ivi p.310 49Ivi p.226

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onnicomprensiva e integrale che aveva sinora caratterizzato soltanto i nostri sistemi nervosi individuali. Questo perché l’elettricità ha carattere organico e rafforza il legame sociale organico mediante il suo impiego tecnologico nel telegrafo, nel telefono, nella radio e in altre forme»50 - e tra questi media se oggi il nostro autore fosse ancora in vita, avrebbe inserito sicuramente anche Internet a cui già sembra far riferimento seppur non esistesse ancora, infatti afferma - «La simultaneità della comunicazione elettrica, tipica anche del nostro sistema nervoso, rende ognuno di noi presente e accessibile ad ogni altra persona esistente al mondo»51. In questo processo di trasformazione abbiamo visto che si viene a creare una rete di informazione globale estesa a tutto il pianeta che possiede i tratti del nostro sistema nervoso centrale e quindi, essendo costituita da un campo unificato di esperienza; come accade nel cervello individuale, essa comunica attraverso la sincronizzazione istantanea di tutte le sue operazioni: ed è la luce ad illuminare il campo totale. «Le nostre estensioni elettriche scavalcano lo spazio e il tempo e creano problemi di coinvolgimento e disorganizzazione per i quali non esistono precedenti. Ci potrà accadere di sospirare con nostalgia rievocando i giorni semplici dell’automobile e dell’autostrada»52

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McLuhan quasi mezzo secolo fa interpretò tutti i media, dall’alfabeto fonetico, alla stampa, al telegrafo, alla radio, all’abbigliamento, alla tv, al denaro come metafore che portano, veicolano e insieme trasformano. E trasformano tutto ciò che toccano: il messaggio, ma anche le realtà umane, sia individuali che collettive. Naturalmente Internet non poteva nemmeno essere immaginato dall’autore al momento della stesura del suo libro, ma sembra esser stato da lui preconizzato, quasi previsto.

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Ivi, p.227

51 Ibidem 52 Ivi, p.109.

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2.5

HYPERTHINKIING:

DALL’EPOCA

ELETTRICA ALL’EPOCA DIGITALE: IL