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"CONTESTI VIRTUALI E DIPENDENZA, IL VUOTO DI RELAZIONI NELL'ERA DIGITALE"

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“ Les Amants”, Renè Magritte, 1928

«Quando analizziamo la persona

le strappiamo la maschera

e scopriamo che quello che sembrava individuale,

alla base è collettivo»

Carl Gustav Jung, “La struttura dell'inconscio”

(2)

2

INDICE

INTRODUZIONE p.6

PRIMA PARTE:

RIVOLUZIONE INTERNET UN FENOMENO AD ELEVATA COMPLESSITA’ SOCIALE

CAPITOLO I: LE RADICI DEL NUOVO: BREVE STORIA DELLA RETE: NASCITA, DIFFUSIONE E

PREVISIONI p.11

1.1 LA COMUNCAZIONE MEDIATA DAI COMPUTER

(CMC) p.22

1.2 IL MODELLO RSC(REDUCED SOCIAL CUE ) p.24 1.3 IL MODELLO SIDE (SOCIAL IDENTITY

DE-INDIVIDUATION) p.26

1.4 IL MODELLO SIP (SOCIAL INFORMATION

PROCESSING) p.28

1.5 I NUOVI STUDI: LA CYBERPSICOLOGIA p.30

CAPITOLO II:TEMPO E SPAZIO NELL’ERA

DIGITALE p.32

2.1 LA CONCEZIONE DEL TEMPO: IL CONTRIBUTO

DI J.T FRASER p.35

2.2 LA CONCEZIONE DELLO SPAZIO: LA TEORIA

(3)

3

2.3 IL CYBERSPAZIO: IL NON LUOGO DELLA

VIRTUALITA’ p.49

2.4 L’EPOCA ELETTRICA E IL VILLAGGIO GLOBALE: IL TEMPO E LO SPAZIO PERMARSHALL

MCLUHAN p.60

2.5 HYPERTHINKIING, DALL’EPOCA ELETTRICA ALL’EPOCA DIGITALE: IL CONTRIBUTO DI DE

KERCKOVE p.68

SECONDA PARTE: PSICOPATOLOGIA DELLE CONDOTTE ONLINE

CAPITOLO III: SEMPRE CONNESSI SEMPRE PIU’

SOLI p.74

3.1 LA SOLITUDINE TRA CONTESTI REALI E

CONTESTI VIRTUALI p.79

3.2 LA SOLITUDINE NELLA VITA TRA REALE E

VIRTUALE SECONDO ZYGMUNT BAUMAN p.82

3.3 SOLITUDINE, AMICIZIA E SOCIAL NETWORK p.88 3.4 SOLITUDINE COME ISOLAMENTO

SPONTANEO:ILFENOMENO HIKIKOMORI OLTRE IL

GIAPPONE p.103

3.5 PRO ANA: L’ANORESSIA AI TEMPI DI INTERNET p.107

CAPITOLO IV: TUTTI O QUASI DIGITALIZZATI p.110

4.1 SUL TRENO CON LO SMARTPHONE p.112

(4)

4

4.3 STADI TECNOLOGICI E CICLO DI VITA DELLA

FAMIGLIA DIGITALE p.127

4.4 L’INFANZIA DIGITALE: IN CERCA DI BASI

SICURE p.132

4.5 ADOLESCENZA SENZA CONFINI p.143

4.6 ADULTESCENZA: UN NUOVO IBRIDO p.156

4.7 SENESCENZA: ESSERE ANZIANI NELL’ERA

DIGITALE p.164

CAPITOLO V: I.A.D: DROGATI DA INTERNET p.172

5.1 INTERNET COME SOSTANZA p.174

5.2 EVOLUZIONE DIAGNOSTICA DELL’I.A.D p.179

5.3 I MODELLI TEORICI p.183

5.4 GLI STUDI IN ITALIA DI CANTELMI ET. AL p.197 5.5 ULTERIORI RICERCHE E ULTERIORI CRITERI

DIAGNOSTICI p.208

5.6 IL TEMPO TRASCORSO IN RETE COME CRITERIO

DIAGNOSTICO p.212

5.7 LA TRANCE DISSOCIATIVA DA VIDEOTERMINALE p.214 5.8 PREDISPOSIZIONE E SOGGETTI A RISCHIO p.217 5.9 STRUMENTI DI VALUTAZIONE E INCIDENZA DEL

DISTURBO p.219

(5)

5

CAPITOLO VI: MODELLO DI ATTACCAMENTO DISORGANIZZATO E DISSOCIAZIONE NEI MONDI VIRTUALI: LO STUDIO SULL’USO PROBLEMATICO DI INTERNET NEI GIOCHI DI RUOLO ONLINE DI

SCHIMMENTI ET.AL p.223

6.1 I GIOCHI DI RUOLO ON LINE p.226

6.2 I POZZI PSICHICI p.228

6.3 DENTRO LO STUDIO p.231

6.4 GLI STRUMENTI DI INDAGINE p.233

6.5 RISULTATI p.238

CONCLUSIONI p.246

BIBLIOGRAFIA p.253

SITOGRAFIA p.266

(6)

6

INTRODUZIONE

“Il sintomo è una risposta sana ad un contesto di comunicazione insano”

Gregory Bateson, “Verso un’ecologia della mente”

’elaborato si pone l’obbiettivo di discutere, attraverso

un’accurata ricerca bibliografica, con un approccio alla complessità che permette di formulare nuove ipotesi, uno dei temi più dibattuti di questi tempi: quello dell’equilibrio della società in bilico tra mondo online e mondo offline, entrando passo dopo passo nel vivo della questione, evidenziando quindi anche le implicazioni più critiche della rivoluzione digitale, ovvero la “superficializzazione” delle informazioni e della comunicazione, la “fragilizzazione” dei rapporti umani, la psicopatologia della condotta online fino ad arrivare alla dipendenza da internet; una vera e propria sindrome: la cosiddetta IAD (Internet Addiction Disorder).

Nel 1995, provocatoriamente, lo psichiatra Ivan Goldberg1, propose l’introduzione all’interno del DSM di questa nuova sindrome e dei suoi criteri diagnostici: è stato questo studioso infatti a coniarne il termine ed il suo prezioso contributo iniziale ha fornito impulso a tutte le ricerche successive. Oggi l’esistenza del disturbo non è più in dubbio e si diagnostica con un test specifico: l'Addiction Internet Test. L’ IAD è un disturbo ossessivo-compulsivo; la dipendenza dalla rete fa parte dei disturbi del controllo degli impulsi e presenta molte similitudini con altri tipi di dipendenze non da sostanza, come appunto il gioco d’azzardo patologico, il compulsive shopping, ed anche con i veri e propri abusi di sostanze. Ci sono due tipi di internet-addicted: chi ha già manifestato prima altri disturbi psicologici, come ad

1Story about Dr. Ivan K. Goldberg and the Internet Addiction Disorder in “The New

Yorker”, January 13, 1997 p. 28

(7)

7

esempio quelli dell’umore, d’ansia, della condotta alimentare, del controllo degli impulsi, ma anche disturbi di personalità fino a veri e propri quadri psicotici, e chi non ha mai presentato, almeno apparentemente, psicopatologie. Nel primo caso, aver già sofferto di altri disturbi facilita ogni tipo di assuefazione, dalla droga all’alcool, al gioco d’azzardo, al sesso, al web: in altre parole, si diventa dipendenti da un certo tipo di stimolazione esterna. Nel secondo caso, invece, sono i primi contatti con la “sostanza” (la Rete) ad accendere il bisogno, il quale successivamente si alimenterà, si auto manterrà e si intensificherà ad ogni successiva “assunzione”, cioè ad ogni collegamento. L’anno successivo anche la statunitense Kimberly Young2, ricercatrice dell’Università di Pittsburgh, Bradford, sostenne l’esistenza degli Internet Addiction Disorder, parlando di essi in un quotidiano il 6 dicembre 1996. La Young affermò che, alla base della dipendenza da Internet, è sempre presente qualche forma concreta o no di fuga. Molte persone che sviluppano la IAD sono depresse e sole, inibite da bassa autostima, ansia, insicurezza; hanno sovente una vita sentimentale problematica, oppure un lavoro o relazioni sociali insoddisfacenti. Con Internet riescono almeno in apparenza a eludere le proprie difficoltà: trovano rifugio e conforto in un mondo in cui si conversa a qualsiasi ora del giorno e della notte, un mondo in cui si diventa subito amici e, per incontrarsi, non è necessario vestirsi bene né salire in auto per recarsi da qualche parte. Nel porto sicuro del cyberspazio si condividono i pensieri più profondi, si affermano le opinioni più decise, si raggiunge una miriade d’interlocutori in modo assai più veloce e disinvolto; soprattutto, è possibile tenere celata la propria identità: si può essere chiunque si scelga di essere, ci si può comportare come meglio aggrada. La fuga, tuttavia, è solo temporanea: una volta spento il computer, i problemi di ogni giorno si riaffacciano e si aggravano. Ciò spinge le persone dipendenti a rituffarsi nel mondo di Internet: vi tornano sempre più frequentemente

2K.S.Young, Psychology of computer use: XL. Addictive use of the Internet:case that

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8

e per periodi sempre più lunghi, per placare le sensazioni dolorose risvegliatesi. La Young inoltre elaborò il modello “ACE” acronimo di Accessibiliy, Control and Exicitement, per spiegare i comportamenti ossessivo-compulsivi relativi alla categoria “net-compulsion”. Anche in Italia la discussione e lo studio sulla dipendenza da Internet sono ampiamente avviati, ed il primo lavoro pubblicato nel nostro paese che risale al 1998, si deve allo psichiatra Tonino Cantelmi.3

Per la finalità sovraesposta l’elaborato è suddiviso in due parti. La prima parte cura gli aspetti “più sociologici” del fenomeno, dalle sue origini fino ad arrivare allo scenario attuale, passando in rassegna alcuni autori selezionati per la rilevanza e la coerenza dei loro contributi con gli argomenti trattati, in particolar modo per quanto concerne il cambiamento dei contesti spazio-temporali che l’individuo ha dovuto fronteggiare ad ogni salto tecnologico. La seconda parte invece, avvalendosi dei contributi degli esperti del settore cura gli aspetti “più psicologici” legati alla presenza dei nuovi ed ambigui contesti virtuali. Verranno infatti affrontati il tema della solitudine e del vuoto di relazione nel tempo del “tutti connessi”, verrà inquadrata la IAD e la sua evoluzione, verranno analizzate la famiglia digitalizzata e le criticità legate alla sfida educativa nell’era digitale, fino ad arrivare all’approfondimento dello studio di Schimmenti et

al.4, il quale prendendo le mosse dalla teoria dell’attaccamento è riuscito a far emergere una stretta correlazione della IAD con il modello di attaccamento disorganizzato e gli stati dissociativi.

Nell’elaborato i pensieri degli studiosi si intrecciano: emergeranno matrici comuni, fili conduttori, convergenza o differenza di opinioni, punti di forza e di debolezza delle varie teorie. Qual è la vera relazione dell’individuo con “il muro di vetro” e quanti e quali sono gli impatti

3T.Cantelmi, M.Talli, I.A.D. Internet Addiction Disorder,“Psicologia

Contemporanea”, 150, 1998

4A. Schimmenti, F. Guglielmucci, C. Barbasio, A. Granieri, Attachment

Disorganization and Dissociation in Virtual Worlds: a Study on Problematic Internet Use among Players of Online Role Playing Games, in “Clinical

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9

positivi e negativi della tecnologia digitale nella sua vita? Per poter fornire una risposta adeguata sono state indispensabili tutte le prospettive e le visioni degli autori passati in rassegna. Attraverso la lettura di ogni punto di vista sono emerse le dinamiche sia evidenti che sottese tra mondo reale e mondo virtuale, dinamiche utili per poter proporre in conclusione delle linee guida, delle best practices per la prevenzione di comportamenti a rischio. La rapidità di sviluppo delle nuove tecnologie, sempre più diffuse infatti, ha contribuito in modo molto significativo a trasformare radicalmente comunicazione, stili di vita e comportamenti individuali. Internet ha cambiato il modo di lavorare, di divertirsi, di informarsi e di comunicare. La Rete presenta agli individui un alta probabilità di rimanervi invischiati, di sviluppare un uso psico-patologico di internet, caratterizzato dall’incapacità, da parte del soggetto, di esercitare un controllo su questa attività, provocando un impoverimento delle attività quotidiane, creando difficoltà sociali, psicologiche, scolastiche, lavorative.

Puntare nuovamente il dito verso i temi dell’educazione, della genitorialità e dell’insegnamento sembra scontato ma è indispensabile. Dell’autorità e dell’autorevolezza detenuta un tempo da questi capi saldi della crescita sembra non esserci rimasto niente, i genitori e gli insegnanti di vecchio “stampo” generazionale, i cosiddetti “immigrati

digitali” sembrano muoversi in una fitta nebbia dimenandosi

goffamente nella ragnatela di Internet. Gli adulti catturati e trasportati in contesti virtuali, inusuali e completamente nuovi si mostrano ora tecnofobi e nostalgici di quel piccolo mondo antico ed autentico ove sono cresciuti, ora tecnodipendenti per predisposizione, per adattamento, per slancio narcisistico, o come emergerà dallo studio di Schimmenti, per difendersi dai ricordi legati al trauma dell’attaccamento. Le menti e le vite di tali soggetti sono connesse online ventiquattro ore su ventiquattro, entrando in tal modo, più che in una rete, nel tunnel della vera e propria dipendenza.

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PRIMA

PARTE

RIVOLUZIONE

INTERNET:

UN FENOMENO

SOCIALE AD

ELEVATA

COMPLESSITA’

(11)

11

CAPITOLO I

LE RADICI DEL NUOVO

BREVE STORIA DELLA RETE: NASCITA,

DIFFUSIONE E PREVISIONI

“Laddove nel Rinascimento era il senso della vista

a guidare l’evolversi delle arti, dell’economia, della società, oggi tocca al tatto prenderne il posto e rispondere alle sollecitazioni di un’elettricità pervasiva e sempre più – appunto – tangibile”

(Derrick de Kerchove)

er comprendere le odierne evoluzioni della comunicazione digitale è da ritenersi utile fare un salto nel passato, ai tempi della progettazione dei computer. Questa ebbe inizio negli anni cinquanta e nel decennio successivo portò alla realizzazione di elaboratori di dati; anche se enormi questi primi elaboratori avevano in sé l’embrione di quella che sarebbe divenuta la tecnologia futura. A metà degli anni Sessanta, l’informatico Leonard Kleinrock, del MIT, e il fisico Donald Davies, del British National Phisical Laboratory, progettarono in maniera indipendente schemi analoghi di una forma primitiva dell’odierna Internet, anche se avevano in mente obbiettivi diversi. Siccome all’epoca i computer erano unità centrali ingombranti e costose, molti ingegneri ritennero che convenisse studiare il modo di indurli a comunicare tra loro e condividere le risorse. Un’equipe di

P

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ricercatori finanziati dall’Arpa (Advanced Research Project Agency)1 si mise a lavoro e, nel dicembre del 1969, vennero collegati quattro computer che riuscirono a comunicare da un angolo all’altro del paese. ARPANET, come fu chiamata la rete, era costituita da computer della Stanford University, dell’Università dello Utah, dell’ Università della California a Los Angeles e dell’università della California a Santa Barbara. Nel 1972 era cresciuta sino ad includere diciannove computer sparsi in tutti gli USA. Benché ancora nessuno se ne rendesse conto, una delle innovazioni tecnologiche più rivoluzionarie dell’epoca moderna stava nascendo, almeno in parte, a causa delle paranoie della guerra fredda. Uno sviluppo piuttosto paradossale: Arpanet fu all’origine dell’odierna Internet, un’immensa rete di reti che ora comprende centinaia e centinaia di milioni di computer di 250 distinti paesi. Il primo computer fu fabbricato dalla Apple nel 1976, e negli anni Ottanta grazie ai linguaggi di programmazione Basic e MS-DOS e in seguito da Windows tutti i PC erano potenzialmente collegabili, e naturalmente furono collegati. Fu tolta la limitazione di Internet agli usi militari ed istituzionali cosicché a migliaia di utenti fu reso possibile collegarsi ad Internet; nacque la posta elettronica, la quale dava la possibilità di scambiarsi lettere in tempi brevissimi.2

Tuttavia il reale fenomeno di massa di Internet inizia negli anni Novanta grazie all’introduzione del www (World Wide Web) realizzato da Tim Berners Lee: viene messo a disposizione degli utenti uno spazio elettronico e digitale, grazie alla memoria di speciali computer denominati server web, i quali hanno la peculiare

1Ente a cui nel 1958 il Presidente degli Stati Uniti Dwight Eisenhover affidò i

compiti di coordinare tutta la ricerca spaziale e militare,convinto che gli scienziati fossero uno dei beni più preziosi per gli Stati Uniti, garantendo così che il paese non restasse più indietro nella tecnologia militare rispetto ai rivali sovietici. In realtà L’Arpa non neutralizzò la minaccia spaziale sovietica, perché l’anno successivo la neonata Nasa la privò della gran parte dei fondi e in pratica della sua stessa ragion d’essere. Bisogna aspettare un decennio affinché L’ARPA torni sulla scena questa volta da protagonista

2M. Buchanan, Nexus, Perché la natura, la società, l'economia, la comunicazione

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caratteristica di poter permettere la pubblicazione di contenuti multimediali (testi, immagini, audio e video) oltre che un mezzo per la distribuzione di software e la fornitura di particolari servizi sviluppati dagli utenti stessi3. Chiunque oggi possieda un PC o un qualsiasi altro dispositivo mobile che permette la connessione ad Internet e i correlati programmi e possieda quindi il cosiddetto spazio web, può nel rispetto delle leggi vigenti nel paese in cui ha sede il server web, pubblicare qualsiasi contenuto multimediale, distribuire programmi e fornire servizi di qualsiasi tipo attraverso il web. I contenuti ed i software del web, infatti sono costantemente online quindi ininterrottamente fruibili da chiunque disponga del cosiddetto browser web, il programma che permette, come dice il nostro caro verbo, di navigare. Internet e il World Wide Web cui ha dato origine rappresentano non solo una delle invenzioni più straordinarie della nostra civiltà, ma anche una pietra miliare nella storia sociale poiché ha comportato, come tutti ben sappiamo enormi cambiamenti sociali e culturali in tutto il mondo.

Internet si espande ogni minuto, ogni secondo sempre più, il che significa che i computer, i cellulari, i tablet collegati in rete aumentano con una velocità impressionante, esponenziale e casuale. Internet ha avuto in pratica un’espansione più rapida del telefono ai primi del Novecento.

Peter Drucker, docente di scienze sociali in California, uno tra i più brillanti esperti di economia aziendale dell’ultimo cinquantennio, paragona il computer alla macchina a vapore e ritiene che la rivoluzione informatica sia oggi al punto in cui era la rivoluzione industriale negli anni Venti dell’Ottocento. I mutamenti più importanti prodotti dalla rivoluzione industriale, osserva, non si dovettero direttamente alla macchina a vapore, ma ad un'altra grande invenzione resa possibile dal nuovo motore: la ferrovia. Analogamente egli è convinto che a cambiare il mondo del XXI secolo non saranno i

3T.Cantelmi ,M.B.Toro, M.Talli, Avatar-Dislocazioni mentali,personalità

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computer o Internet, ma un’innovazione più recente: il commercio elettronico. «Il commercio elettronico sta alla rivoluzione dell’informatica come la ferrovia sta alla rivoluzione industriale; è uno sviluppo completamente nuovo, completamente inedito e completamente imprevisto. Come la ferrovia centosettant’anni fa, l’e-commerce ha creato un boom tutto suo, che sta modificando rapidamente l’economia, la società, la politica» affermava lo studioso quindici anni fa4. Infatti ad oggi nel 2014 la casa di aste online eBay e tutti i siti di acquisti simili hanno già rivoluzionato il modo di comprare e vendere prodotti. Tali società guadagnano miliardi di dollari l’anno, così come i social network Facebook e Twitter nonché il motore di ricerca Google. Tutti i maggiori quotidiani e riviste sono ormai disponibili on line, e nelle maggiori banche oltre la metà delle spese è destinata alla messa a punto di servizi bancari in linea. Internet fornisce attualmente impiego a milioni di persone, ed è quindi il datore più importante dei settori assicurativo e immobiliare. Ma non basta. Le transazioni tra aziende e consumatori rappresentano solo un quinto del commercio elettronico totale; le altre, cioè il grosso dell’e-commerce, si svolgono tra aziende.

«… la Rete sta diventando rapidamente il mercato di beni, servizi ed idee più grande, dinamico, attivo e febbrile che il mondo abbia mai visto»5, osservava Gerstner, amministratore delegato dell’IBM. Altrettanto entusiasta fu Alberthal, ex direttore generale dell’Electronic Data Systems Corporation: «Ormai sappiamo che questo cambiamento epocale è destinato a durare … nel prossimo decennio assisteremo a una delle più grandi rivoluzioni tecniche della storia, nel corso della quale i mercati geografici del mondo si trasformeranno in un unico organismo dinamico e complesso».6

4

P. Drucker, Beyond the information devolution, “Atlantic Monthly”, 284, ottobre 1999, pp. 47-57.

5 IBM’s Gerstner speaks on e-commerce, “Newsbytes News Network”, 19 Marzo

1988.

6L. Alberthal, The Once and future craftsman culture, in D. Leebaert (a cura di),

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Mi permetto di dire che le previsioni di Drucker, Gerstner ed Alberthal si sono di gran lunga realizzate, andando ben oltre ciò che affermavano pressappoco venti anni fa.

Tuttavia per quanto casuale ed accidentale sembri la mappa di Internet, in essa vi è un ordine nascosto. Lo stesso tipo di ordine si rivela anche altrove: Internet non è l’unica rete alla base della rivoluzione informatica. Certamente è un’entità concreta, fisica, una vasta rete di computer collegati, ed è quindi, in fondo, puro hardware. Del resto esiste in contemporanea il World Wide Web. Quest’ultimo a differenza del primo è qualcosa di etereo, un’immensa rete di pagine web collegate da link ipertestuali, cioè da quegli spazi del web, il cyberspazio, su cui si clicca per essere trasportati altrove. In un certo modo il World Wide Web è il volto di Internet, poiché è in questa ragnatela che la maggior parte degli utenti interagisce con la rete dei computer. Anche il Web cresce, come Internet, in maniera incontrollata, quasi casuale. Chiunque può aggiungere in qualsiasi momento ad un sito i documenti che vuole condividere e collegarli ad altri siti. Mentre scrivo miliardi e miliardi di pagine sono connesse da link ipertestuali in una rete di straordinaria grandezza: sembra impossibile che possa esistere in tutto ciò un ordine, tuttavia molti studi e ricerche sul tema hanno confutato la tesi mostrando che sia Internet che il World Wide Web hanno una struttura comune ed universale, e che dietro la loro apparente casualità si cela molto ordine.7

Internet è una fra le poche invenzioni dell’uomo che lui stesso non capisce fino in fondo. Ciò che è iniziato come mezzo di trasmissione elettronica delle informazioni, tra computer grandi come una stanza, si è trasformato in una valvola di sfogo onnipresente e infinitamente sfaccettata dell’energia e dell’espressività umana. Intangibile e al tempo stesso in metamorfosi costante, Internet diventa più grande e

7La curva della Legge di Potenza e il calcolo del “diametro del Web” usata

dall’equipe di Barabàsi in M. Buchanan,Nexus, Mondadori Editore, Milano, 2003, pp.97, 98.

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più complesso ogni secondo che passa. Rappresenta una fonte di bene inesauribile, ma anche di male potenzialmente terrificante, e stiamo iniziando solo ora a vedere il suo impatto reale sul mondo.

«Internet è il più grande esperimento di anarchia della storia» – affermano E. Schimdt e J. Cohen, rispettivamente Executive Chairmain di Google e Direttore di Google Ideas, nel loro libro “The New Digital Age” – «ogni minuto centinaia di milioni di persone creano e fruiscono di una quantità indicibile di contenuti digitali offerti da un mondo online non propriamente vincolato alle leggi terrestri. Questa nuova possibilità di libera espressione e di libera circolazione delle informazioni ha generato, nel tempo, il ricco panorama virtuale che conosciamo oggi. Pensate a tutti i siti web che avete visitato finora, a tutte le mail inviate e a tutte le storie lette online, alle nozioni apprese e alle fandonie incontrate e liquidate come tali – pensate a tutte le relazioni instaurate, ai viaggi organizzati, ai lavori trovati e ai sogni nati, coltivati e realizzati proprio grazie a questa piattaforma. Riflettete un attimo anche su quello che consente la mancanza di un controllo dall’alto: truffe online, bullismo, gruppi di hater, chat di terroristi. Ecco a voi Internet, il territorio senza governo più grande del mondo». 8

Più tale spazio virtuale si espande, più è destinata a cambiare la nostra comprensione di quasi ogni aspetto della vita, dalle piccole azioni della quotidianità a questioni di rilevante importanza ed interesse che hanno a che fare con l’identità, le relazioni fino ad arrivare alla nostra stessa sicurezza. Attraverso il potere della tecnologia, ostacoli e problemi con cui l’individuo si scontra da sempre come ad esempio la ristrettezza delle informazioni, le distanze geografiche, le differenze linguistiche, iniziano a decadere, lasciando spazio ad una nuova ondata di potenziale creativo. L’adozione di massa di internet è il motore di una delle trasformazioni sociali, culturali e politiche più entusiasmanti della storia, e a differenza di altri periodi di

8E. Schmidt, J. Cohen, La nuova era digitale, la sfida del futuro per cittadini

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cambiamento questa volta gli effetti sono globali. Tale rivoluzione tecnologica è indubbiamente la prima e l’unica che permetterà a tutti o quasi di possedere, sviluppare e diffondere contenuti in tempo reale senza ricorrere ad intermediari.

La diffusione delle tecnologie per la comunicazione è progredita ad un ritmo senza precedenti: nel primo decennio del XXI secolo, il numero di tutte le persone collegate ad Internet è passato da 350 milioni ad oltre due miliardi; il numero di possessori di cellulari è cresciuto da 750 milioni ai quasi sei miliardi attuali, l’adozione di questi dispositivi si sta diffondendo anche negli angoli più remoti del pianeta e in certe zone continua ad accelerare sempre più. Entro il 2025, la maggior parte della popolazione mondiale sarà passata, nello spazio di una generazione, da non aver alcun accesso a informazioni prive di filtro a poterle invece reperire tutte grazie ad un dispositivo che può stare nel palmo di una mano. Se il tasso di innovazione tecnologica rimarrà costante, presto la maggior parte degli otto miliardi previsti di abitanti della terra sarà online e ad ogni livello della società connettersi sarà sempre più economico e facile in maniera sostanziale, già di questi tempi è difficile immaginare una vita senza dispositivi mobili. La modalità in cui interagiamo con gli altri e quello in cui vediamo noi stessi continueranno ad essere influenzati e stimolati dal mondo online che ci circonda9.

A mano a mano che l’uso di questi dispositivi cresce, lo stesso fanno la loro velocità e la loro capacità computazionale: la legge di Moore, regola empirica del settore tecnologico, ci dice che i microprocessori, ovvero la spina dorsale di ogni dispositivo, raddoppiano la loro velocità ogni 18 mesi. Questo sta a dire che nel 2025 un computer sarà 64 volte più veloce di quanto lo è adesso nel 2014. Secondo un’altra previsione che deriva da una legge della fotonica riguardante la trasmissione delle informazioni, la quantità di dati che provengono dai

9E. Schmidt, J. Cohen, La nuova era digitale, la sfida del futuro per cittadini,

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cavi a fibra ottica, la forma di connessione più rapida, raddoppia all’incirca ogni nove mesi. Nonostante queste ipotesi incontrino dei limiti, la promessa di crescita esponenziale sprigiona possibilità grafiche e di realtà virtuale che renderanno l’esperienza online veritiera quanto la vita reale, o magari anche meglio.10

Infatti le prossime fasi della nostra rivoluzione tecnologica promettono di trasformare in realtà una serie di concetti un tempo fantascientifici dell’immaginario popolare, ad esempio l’auto senza guidatore, movimenti robotizzati indotti dalla sola forza del pensiero, l’intelligenza artificiale e la realtà aumentata totalmente integrata, la quale promette una sovrapposizione visiva di informazioni digitali nel nostro ambiente fisico. Innovazioni del genere, quindi si integreranno al nostro mondo naturale: la stragrande maggioranza di noi si troverà sempre più spesso in condizione di vivere, lavorare ed essere governata in due mondi contemporaneamente. Nel mondo virtuale sperimenteremo quasi tutti un certo grado di connettività, rapidissima ed associabile a più dispositivi, mentre nel mondo fisico e reale dovremo invece continuare a lottare con la geografia, la casualità della nascita in un paese ricco o in un paese povero, contro la sfortuna ed il destino, i lati buoni e cattivi della natura umana. Mondo reale e mondo virtuale quindi potranno limitarsi a vicenda, potranno entrare in conflitto o potranno rendere più intensi e più rapidi fenomeni di svariato genere. Che dire poi del ruolo fondamentale della rivoluzione digitale, del suo impatto sulla concentrazione e riallocazione del potere?

Lo studio di “ciò che tiene unita la società” ha assunto sfumature differenti a seconda del contesto di riferimento e dell’aspetto teorico o empirico su cui è stato posto l’accento interpretativo (Toscano,2010)11. Secondo Ferrarotti, nell’attuale società dell’informazione, che ha non solo una produzione di massa e un

10

Ibidem

11M.A Toscano, Zoon politikon,Volume 2 - Politiche sociali e partecipazione, Unipi,

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19

consumo di massa, ma anche una cultura di massa, l’ordine sociale è tenuto insieme dai flussi comunicativi in tempo reale. La società dell’informazione è una società storicamente inedita, basata sulla comunicazione elettronicamente assistita.12 I flussi comunicativi in tempo reale sono quindi ciò che tiene unita la nostra società. Secondo un altro sociologo spagnolo, Manuel Castells, la comunicazione mobile multimodale può realmente influire sia sulla politica che sulla cultura locale e globale: i governi sono indifesi di fronte alla capacità di mobilitazione che i cittadini possono ora dimostrare grazie ad un potere di coesione che va al di là del contatto fisico o dell’informazione controllata13

. Comunicare ovunque, comunicare in tempo reale e con la mediazione della tecnologia è quindi parte costitutiva delle società moderne a tutti i livelli, da quello culturale a quello politico, da quello individuale a quello sociale.

La diffusione delle tecnologie informatiche e della connettività tendono a strappare il potere allo Stato ed alle Istituzioni mettendolo in mano agli individui: oggi l’accesso all’informazione e ai nuovi canali comunicativi significa nuove opportunità per partecipare, acquisire potere e dirigere il corso della propria vita in maniera più attiva. L’esempio più comune e più significativo di questa traslazione di potere è la diffusione a livello planetario della connettività grazie agli smartphone con connessione ad internet. Tramite questi dispositivi da tenere in tasca, che adesso si trovano anche a buon prezzo e quindi sono abbastanza accessibili, ci sarà per molti la possibilità di essere ascoltati, tenuti in considerazione e presi sul serio, di conseguenza i governi, anche i più autoritari si troveranno di fronte a popolazioni che, grazie alla conquista di sempre più maggiori connessioni, risulteranno più difficili da gestire, reprimere, controllare ed influenzare. Basti pensare alla rivoluzione dei giovani Egiziani e la loro voglia di occidentalizzazione fomentata anche grazie alla

12

F.Ferrarotti, Manuale di sociologia, Ed. Laterza, Roma, 2006.

13 M.Castells, Comunicazione, Potere e Contropotere nella network society,

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diffusione di Internet e della vita virtuale. Del resto nel corso della storia, l’avvento di nuove tecnologie dell’informazione ha spesso conferito maggiore potere a ondate successive di persone a scapito delle alte sfere tradizionali, che fossero il re, l’elite o la Chiesa. Se ci proiettiamo invece verso gli scenari futuri delle relazioni internazionali agli Stati occorrerà mettere in pratica due versioni della propria politica nazionale ed internazionale: una per il mondo fisico e reale, l’altra per quello virtuale che esiste online. A volte questo politiche potrebbero risultare contraddittorie – « i governi potrebbero avere la mano pesante in uno dei due regni ed invece consentire un determinato comportamento nell’altro regno; potrebbero farsi la guerra nel cyberspazio ma allo stesso tempo mantenere la pace nel mondo reale - e tuttavia rappresenterebbero per gli Stati dei tentativi di gestire le nuove minacce e sfide alla loro supremazia lanciate dalla connettività planetaria».14 Del resto per l’individuo-cittadino essere online significa entrare in possesso di identità multiple che può utilizzare sia nel mondo fisico che in quello virtuale. Probabilmente, visto le prerogative, le identità virtuali finiranno per rimpiazzare le altre, perché le tracce che lasciano online restano in eterno. Quindi in un certo senso dovranno entrare in vigore nuove forme di responsabilità collettiva poiché noi tutti, attraverso i nostri post, le mail, le chat e in generale tutto ciò che condividiamo online contribuiamo a formare le identità virtuali degli altri. Per concludere in futuro nessuno, dalla persona più potente alla più debole, resterà isolato da quelli che in molti casi si riveleranno cambiamenti di portata storica.

Questo trasferimento del potere ai singoli individui avrà come risultato un mondo più facile e sicuro o più difficile e pericoloso? Siamo certi che tutte queste concezioni tecnologiche sbalorditive, tutte queste incredibili novità, contribuiranno solamente a migliorarlo questo mondo, come affermano i due leader di Google?

14E.Schmidt, J. Cohen, La nuova era digitale, la sfida del futuro per cittadini,

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21

Il futuro sarà intriso di questioni globali complesse che riguardano, fra l’altro, la cittadinanza, il modus governandi degli Stati, la privacy e la guerra, sarà necessario affrontare sia le problematiche sia le soluzioni che l’allargamento della connettività comporta. Occorre quindi far luce sul rapporto dell’uomo con la tecnologia e sul controllo di essa da parte di quest’ultimo ad ogni stadio della sua evoluzione, cercando le modalità più opportune su come questi cambiamenti inevitabili promossi da essa debbano svolgersi. Come interagisci l’individuo con la tecnologia? Come vi si adatta? Come la può implementare per un suo buon uso all’interno del proprio ambiente in ogni parte del mondo? E’ essenziale sottolineare che nell’era digitale vi è estremamente bisogno di una mano umana che faccia da guida, che tenga ben fermo e saldo il timone: pur con tutte le numerose possibilità che le tecnologie della comunicazione forniscono, il fatto che esse siano usate a fin di bene o per scopi malvagi dipende solo e soltanto dagli individui. Il discorso che le macchine prenderanno il sopravvento sull’uomo e assumeranno il controllo del mondo è solo leggenda: quello che accadrà in futuro dipende e dipenderà esclusivamente da noi e dalla nostra capacità di mantenere un ordine in questa doppia vita tra mondo reale e mondo virtuale nella maniera più positiva ed intelligente. Ad oggi l’uso della Rete sempre più spasmodico e per taluni quasi delirante lascia ben poco spazio alla definizione di ordine. La vita offline è scandita da un ordine apparente: la carenza e talvolta la totale assenza delle relazioni interpersonali vere e genuine, quelle relazioni faccia a faccia dotate di empatia, riconoscimento e di fisicità reca all’individuo non poca sofferenza; il sentirsi soli seppur in mezzo ad una Rete di portata straordinaria non può che generare corto circuiti emozionali e caos interiori.

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1.1 LA COMUNCAZIONE MEDIATA DAI

COMPUTER (CMC)

“Ogni sintomo è una forma di comunicazione, perciò va inteso o condannato per se stesso: esso rivela un contesto di disagio di cui il sintomo stesso

è campanello d’allarme non solo per la singola persona, ma per tutti coloro che nel medesimo sistema si relazionano ed interagiscono”

Paul Watzlawick

'avvento di Internet ha causato una vera e propria

metamorfosi nella comunicazione tra le persone: essa si è trasformata nei suoi canali e nei suoi codici, tanto che gli strumenti di relazione tra i comunicanti appaiono infiniti e le distanze impercettibili. Analizzare come sono cambiati i meccanismi comunicativi, definendo le modalità che ormai sono parte della pratica quotidiana, ci può essere di aiuto per comprendere come i bisogni psicologici e relazionali di ciascuna persona possano essere soddisfatti più o meno da questa nuova realtà virtuale.

E’ necessario osservare tale evoluzione dei codici comunicativi come un processo che ha a che fare con la relazione computer-mediata, ovvero in un contesto che è facilitatore di contatti ma che nello stesso tempo ostacola lo sviluppo di competenze ed abilità nelle relazioni dirette e reali. Lo studio della fruizione di Internet ha permesso di tracciare gli aspetti psicologici degli utenti del Web durante le fasi di avvicinamento e di pratica delle “connessioni” e di mettere in evidenza che molti disturbi psicologici possono sì trovare nel Web un canale di espressione, ma è pur vero che tale modalità espressiva e comunicativa può solo tamponare illusoriamente certe problematiche

L

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ed a lungo termine risulta incapace di offrire un contenimento equilibrato a certe distorsioni psicologiche.

La comunicazione mediata dai dispositivi informatici ha in gran parte sostituito le vecchie modalità di comunicazione tradizionali. Tale comunicazione mediata dai computer può apparire un fenomeno relativamente recente, essendosi diffusa nelle case da circa una ventina di anni con la nascita del World Wide Web, tuttavia gli studi sistemici su di essa risalgono agli anni Ottanta, anche se alla fine degli anni Sessanta e Settanta apparvero alcuni particolari studi pionieristici. Ritengo interessante ed utile per i ragionamenti che saranno affrontati successivamente fornire una breve panoramica delle teorie principali della Computer Mediated Communication(CMC)15 sviluppatesi durante quegli anni.

15T. Cantelmi, M.B.Toro, M.Talli, Avatar-Dislocazioni mentali, personalità tecno

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1.2 IL MODELLO RSC (REDUCED SOCIAL

CUE)

uesto approccio è stato elaborato negli anni Ottanta dalle sociologhe Sproull e Kiesler (1986)16. Esse ipotizzarono che la CMC, a causa delle caratteristiche intrinseche al tipo di tecnologia adottata, potesse offrire una larghezza di banda limitata rispetto alla comunicazione faccia a faccia. Molte informazioni sugli interlocutori infatti non possono venire trasmesse, con la conseguenza che le presenze sociali nel gruppo risultano livellate e ridotte tra di loro. Da questa capacità assai ridotta di informazioni da condividere derivano due conseguenze generali:

- La maggiore libertà di espressione: le persone che interagiscono via computer sono isolate dalle regole sociali e questo le fa sentire al sicuro dal controllo e dalle critiche ;

- La maggiore violazione delle norme sociali: le persone interagiscono via computer tendono più frequentemente ad adottare comportamenti disfunzionali, come l’uso di insulti e di termini aggressivi (flaming), che le autrici considerano essere tipico di questo media.

L’approccio RSC è stato piuttosto criticato: è stato contestato il metodo con cui gli studi sono stati condotti: venivano impiegati per lo più gruppi sperimentali, composti da studenti che sperimentavano la CMC in laboratorio senza mai essersi incontrato prima, e a cui veniva chiesto di portare a termine un compito. Inoltre L’RSC è stato accusato di determinismo tecnologico in quanto faceva derivare la povertà sociale della comunicazione direttamente dalle caratteristiche intrinseche della tecnologia, cioè dalla sua ristretta ampiezza di banda, concependo la presenza sociale solo come una quantità di informazioni da trasmettere. Da ultimo, uno dei fenomeni che

16

L.Sproull, S.Kiesler, Reducing social context cues: Electronic mail in

Organizational Communication, in “Organizational Behavior and Human Decision

Processes”, 37, 1986, 157-187.

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l’approccio RSC stentava a spiegare era l’alta frequenza con cui la comunicazione mediata da computer veniva usata per scopi ricreativi. Se la CMC fosse stata realmente povera socialmente, come sarebbe stato possibile dare il via ad una comunicazione da sempre ricca di contenuti sociali e personali?

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1.3 IL MODELLO SIDE(SOCIAL IDENTITY

DE-INDIVIDUATION)

'approccio SIDE (Social Identity DE-individuation), nato nei

primi anni Novanta, contesta principalmente all’approccio precedente la confusione tra la dimensione sociale e quella interpersonale. La larghezza di banda di un mezzo di comunicazione non ha niente a che fare con la capacità di trasmettere indici sociali che, invece, sono più frequentemente deducibili da altri contesti informativi (Spears, Lea, 1992).17 Come ad esempio:

- Le informazioni che fanno da cornice ad un messaggio, per il sesso o l’appartenenza istituzionale;

- Le conoscenze precedenti relative agli interlocutori;

- Le deduzioni fatte a partire dalla situazione comunicativa, per esempio l’argomento del social forum a cui si partecipa.

Secondo questo approccio la comunicazione mediata da computer non determina né la scomparsa delle norme sociali né comportamenti devianti, anche se alcuni codici tipici della comunicazione interpersonale, soprattutto come quelli non verbali come le espressioni del volto e gli effetti visibili delle emozioni, vengano assai limitati. Tali carenze vengono non di rado colmate attraverso invenzioni di nuove strategie comunicative: prendiamo ad esempio l’uso delle faccine, le emoticons, o degli “adesivi” su Facebook per i messaggi, o i post di immagini condivise sul diario di Facebook. Tutte queste invenzioni quindi si sono poste l’intento di portare la comunicazione mediata da computer allo stesso livello di empatia e comprensione della comunicazione dal vivo.

17R.Spears, M.Lea, “Social influence and the influence of the social in computer

mediated communication”, in L.Lea(a cura di), Contexts of computer mediated communication, Hemel-Hempstead, Harvester Wheat-sheaf, 1992, pp. 30-65.

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27

L’attenzione al contesto sociale, piuttosto che alla larghezza di banda, allontana questo secondo approccio da un’impostazione deterministica: se è vero che la comunicazione mediata da computer comporta una “de-individuazione” ed un certo “anonimato visivo”, le conseguenze a livello sociale variano ampiamente a seconda del contesto dell’interazione.

(28)

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1.4

IL

MODELLO

SIP

(SOCIAL

INFORMATION PROCESSING)

l modello SIP (Social Information Processing) sostiene, al contrario della RSC, che la comunicazione mediata da computer possieda caratteristiche tali da poter essere considerata “iperpersonale”: essa risulterebbe infatti sovraccaricata di contenuti sociali, nel senso che le relazioni si svilupperebbero in una modalità “ più stereotipicamente sociale” che nelle interazioni faccia a faccia (Walther, Burgoon, 1992)18.

Gli individui quindi tenderebbero a classificare se stessi e gli altri in categorie sociali in una modalità ancora più netta di quanto accada regolarmente nella vita reale offline. Questa tendenza comporta una predominanza dell’identità sociale su quella personale. Questo non sarebbe valido solo per chi riceve un messaggio, ma anche per l’emittente stesso, il quale tenderebbe a presentarsi agli altri in maniera predeterminata, avendo modo di preparare con cura la propria persona online e di censurare o accentuare alcune caratteristiche o elementi. Tale processo, definito selective o optimized

self-presentation (Walther, 1996)19si accentua maggiormente nelle comunicazioni online di tipo asincrono, nelle quali il tempo per costituire il messaggio è maggiore. La comunicazione asincrona, inoltre dà la possibilità di poter scegliere quando partecipare alla discussione, con il risultato che, il più delle volte, gli interlocutori hanno sia più tempo che più voglia di dedicarsi a curare gli aspetti relazionali e sociali della comunicazione. Tale modalità comunicativa è rischiosa poiché permette di creare persone ideali e stereotipate e ciò

18 J. Walther, J. Burgoon, Relational communication in computer-mediated

interaction, “Human Communication Research”, 19, 1, 1992, pp. 50-88.

19

J. Walther, J. Burgoon (1996), Computer-mediated communication: Impersonal,

interpersonal, and hyperpersonal interaction.,“Communication Research”, 23, 3–

43.

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avviene in sempre più con crescita esponenziale, in quanto una volta avviato il processo di costruzione sociale della realtà (Berger, Luckmann, 1966)20, gli interlocutori non hanno più la minima intenzione di deludere le aspettative altrui, tendendo a confermare altresì quelle che hanno sugli altri.

20P. Berger, T.Luckmann, The social construction of reality, New York, Garden

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1.5 I NUOVI STUDI:

LA CYBERPSICOLOGIA

a comprensione dello sviluppo e degli effetti dei nuovi media rappresenta una sfida centrale per la società moderna. Come evidenzia Norman (2007): «La tecnologia ci pone di fronte a problemi fondamentali, che non possono essere superari basandoci su quanto abbiamo fatto in passato. Abbiamo bisogno di un approccio più tranquillo, più affidabile, più a misura d’uomo»21

.

La cyberpsicologia nasce proprio da questa esigenza e promette di rivoluzionare radicalmente la stessa comprensione dell’uomo contemporaneo. Di che cosa si occupa allora la cyberpsicologia? Il campo di indagine della cyberpsicologia include tutti i fenomeni psicologici che si associano o che impattano con la tecnologia. Il termine “Cyber” deriva dal vocabolo “cibernetica”, ovvero la scienza che studia i principi di funzionamento e le realizzazioni di macchine automatiche, generalmente elettroniche, in grado di simulare le funzioni degli organismi viventi. Ovviamente il vocabolo “psicologia” rimanda alla scienza che si occupa dei fenomeni della vita affettiva e mentale dell’uomo. Pertanto la cyberpsicologia studia i fenomeni psicologici umani nel contesto dell’interazione uomo-macchina.22 Gli studi di ricerca che seguono questa corrente si concentrano soprattutto sull’impatto della Rete sulla psicologia individuale e gruppale dei suoi frequentatori. Gli argomenti più frequentemente trattati sono: l’identità online, la psicopatologia internet correlata, la psicoterapia mediata dai computer, le caratteristiche della CMC (v. sopra), le applicazioni del Web in ambito lavorativo, educativo,

21

D.A. Norman, The design of future thinghs, Basic Books, New York, 2007.

22T.Cantelmi M.B.Toro,M.Talli, Avatar-Dislocazioni mentali, personalità tecno

mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, Ed. Magi, Roma, 2010, p.22

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formativo. Ancora: tali studi affrontano argomenti quali i cyber crimini come la cyber pedofilia o il cyber bullismo.23 Con la nascita dei social network come Facebook e di tutti i nuovi strumenti di informazione come YouTube ed i blog, la cyberpsicologia ha dovuto modificare e in alcuni casi inventare nuovi strumenti per indagare sui nuovi fenomeni che si stanno diffondendo.

Le patologie stanno cambiando con il cambiare della società, ed è scontato che cambino anche i pazienti. Gli psicologi quindi devono sempre tenersi aggiornati sulle nuove modalità operative ed interpretative.

Come afferma Cardaci (2001): «La cyberpsicologia ha offerto ed offre un momento di desacralizzazione della psicologia tradizionale. Oggi abbiamo capito che l’aspetto virtuale esiste anche nella realtà cosiddetta reale, offline, il faccia a faccia è sempre più proiettato su aspetti di virtualità e causalità, che costituiscono la realtà dell’uomo post-moderno. La cyber-psicologia ci parla di online research, di laboratori virtuali, di questionari online con i quali attraverso risposte rapide si rivelano caratteristiche della personalità».24

Altro scopo della cyberpsicologia è quello di cercare di prevedere il futuro dei nuovi media, per capire quali saranno in grado di modificare, ancora, il nostro modo di esprimerci e relazionarci. Particolare rilevanza inoltre è rivestita dal tema della sicurezza dei minori e la loro protezione. La Rete, infatti, accanto a contenuti di tipo educativo e ricreativo, ne offre altri, purtroppo inadatti e pericolosi per i piccoli utenti. Basti pensare all’ingente numero di siti che offrono materiale pornografico e pedopornografico, a tutti quei siti che istigano all’odio, alla violenza ed al razzismo, sino ad arrivare ai siti creati per adescare i piccoli con messaggi accattivanti da coloro usano il mezzo telematico per scopi illeciti.

23 Ibidem.

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CAPITOLO II

TEMPO E SPAZIO

NELL’ERA DIGITALE

“Ogni nuovo medium sconvolge con la sua accelerazione la vita e gli investimenti di intere comunità … … abbiamo esteso il nostro sistema nervoso centrale in un abbraccio globale che, almeno per quanto concerne il nostro pianeta, abolisce tanto il tempo quanto lo spazio”

Marshall McLuhan

e migliaia di funzioni e applicazioni fornite dal web provocano condizioni peculiari e soggettive negli utilizzatori, accomunati da una dis-percezione del tempo e dello spazio che possono alterare i sensi e le capacità fino a sviluppare vere e proprie psicopatologie. Tali disturbi sono stati definiti web dipendenze perché caratterizzati da aspetti propri dei comportamenti di dipendenza. Internet, social network, tablet, smartphone, chat, blog e chi più ne ha più ne metta … Le nostre identità sono imperniate sull’uso del web, sul confronto continuo con questa piattaforma di cose collegate tra loro, entrata prepotentemente e velocemente nelle nostra routine quotidiana. Giorno dopo giorno all’interno di questa metropoli innovativa, sperimentiamo nuove modalità di relazione con gli altri ma anche con noi stessi, fino ad arrivare al superamento del confine del Sé e alla possibilità di attivare appunto, modalità patologiche di utilizzo e di rapporto con Internet.

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Come afferma Lavenia, Internet è «lo strumento con cui si può attivare la “dipendenza”: la rete non è altro che sintomo di un disagio, di un comportamento adattivo disfunzionale che crea malessere ma che in quel contesto e in quel sistema rappresenta la soluzione migliore che la persona sia riuscita a “trovare” per se stessa»1

. Ecco perciò l’importanza di delineare l’evoluzione del concetto di identità in un contesto completamente mutato e trasformato, contesto appunto che comporta una concezione sia del tempo che dello spazio nuova, alterata, lontana da quella concezione storica che da sempre l’essere umano ha portato sia dentro sé, sia nelle sue relazioni che nelle sue interazioni. Negli ultimi decenni, ovvero dalla presa di potere del mondo virtuale, tempi e luoghi si sono commutati, adattati, ma quanto l’individuo si è adattato? Si è adattato forzatamente ed inconsapevolmente, impattando con i suoi ritmi originari e regolari legati alla natura. I luoghi in cui l’individuo abita, gli spazi in cui si deve muovere e in cui si trova a relazionare hanno smarrito la loro simbolicità autentica ed accanto ai vecchi luoghi ne sono sorti dei nuovi, attraenti, accattivanti, proprio come lo spazio virtuale. Luoghi confortevoli dove il benessere e la felicità sono effimeri ed illusori e dove la solitudine non sembra esistere. Riguardo al mondo virtuale, è giusto affermare che in questo i concetti di luogo, di spazio e di relazione si sono trasformati e si riflettono infatti nella vita della comunità virtuale, comunità sui generis che ha la possibilità di incontrarsi in certi luoghi peculiari e di porsi in relazione con gli altri in ogni istante e da qualsiasi parte del mondo. Ecco che anche qui l’antica comunità dove ci si guardava negli occhi sembra essere stata spazzata via da Internet e dai suoi spazi virtuali, ed insieme ad essa anche il suo originario significato legato alla costruzione di identità collettive, quale luogo di solidarietà e di conflitto, di discussione e di contrattazione, dove tutti gli individui si trovavano di fronte l’uno all’altro con le emozioni a portata di mano. L’individuo odierno ha

1G.Lavenia, Internet e le sue dipendenze, dal coinvolgimento alla psicopatologia,

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un’alterata concezione spazio temporale della propria esistenza: egli vive ancorato al presente, un presente “veloce”, un presente che per le tecnologie informatiche avanzate è intriso di futuro ma che di fatto non lo è. Nei paragrafi successivi sarà analizzato il punto di vista di alcuni illustri autori in riferimento appunto a questa rivoluzione spazio-temporale che ha colpito l’individuo dell’era digitale

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2.1 LA CONCEZIONE DEL TEMPO: IL

CONTRIBUTO DI J.T FRASER

l fine di esplorare i cambiamenti e le trasformazioni che hanno investito la concezione del tempo è opportuno a mio avviso citare un singolare studioso: Julius Thomas Fraser. Egli fa delle interessantissime osservazioni su come il tempo pervada e determini qualunque manifestazione della vita, intrecciando rotazione della terra, ritmi biologici, scelte sociali; queste sono tratte da uno dei suoi libri più popolari: “Time. The Familiar Strange”, 1987 (tradotto in italiano da L. Cornalba col titolo “Il tempo: una

presenza sconosciuta”, Feltrinelli 1991).

Fraser dopo studi tecnico-scientifici (e diversi brevetti di giroscopi, sensori, circuiti a microonde), si rivolge allo studio del tempo con metodo profondamente interdisciplinare. Nel 1966 fonda l’International Society for the Study of Time (ISST), un’associazione che riunisce chi si interessi del tempo dal punto di vista della fisica o della psicologia, della sociologia o dell’analisi letteraria, del montaggio filmico o degli strumenti di misurazione, della biologia o della musica.

Nel testo citato sopra, lo studioso afferma che le culture delle società complesse sono segnate dall'oscuramento del senso del futuro e del passato. Oscuramento che può essere considerato il prodotto della crisi della percezione della responsabilità dell'uomo verso la storia. Crisi che è il frutto della rottura dell'equilibrio tra il tempo sociale e quello noetico e del conseguente predominio del primo: l'affermazione del tempo sociale o socio-temporalità caratterizza le società complesse. Il tempo noetico o nootemporalità è la concezione del tempo tipica della condizione dell'uomo e nasce dal fatto che gli esseri umani «sono capaci di comprendere il mondo nei termini di un futuro e di un passato distanti, e non solo nei termini delle impressioni sensoriali del

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presente” e che le loro azioni nel presente sono influenzate dalla consapevolezza della morte, che appare come “un ingrediente essenziale del tempo dell'uomo maturo, i cui orizzonti si estendono senza limiti nel futuro e nel passato»2. Il tempo che dal futuro attraverso il presente scorre verso il passato è il telaio che tesse l'ordito della vita umana nel mondo e orienta tutte le domande e le risposte di senso degli uomini maturi emersi alla coscienza. Infatti almeno in Occidente, la vita trova il senso nella storia, fatta di memoria e di progetto del futuro.

Il tempo è un mistero, esso cela e svela il senso della vita umana. Il limite della morte è stato la prima esperienza che ha fatto prendere coscienza all'uomo dell'esistenza del tempo e scoprendo il tempo, l'uomo si è scoperto inquieto. Il tempo si è mostrato subito come qualcosa di inarrestabile e invincibile, per questo da subito l'uomo ha cercato di dominare o di distrarsene con ogni mezzo. La socio-temporalità è la socializzazione del tempo, espressa nella sincronizzazione delle azioni collettive, senza le quali nessuna società può esistere. Il tempo sociale è fondato sul presente sociale che è il tempo necessario alle persone per agire di concerto, si forma attraverso la comunicazione che unisce i membri di un gruppo sociale e la sua ampiezza dipende dalla velocità dei processi di comunicazione. Quando i messaggi venivano portati dai corrieri a cavallo il presente sociale era molto esteso, mentre ora grazie ad Internet e gli sms che viaggiano ad altissima velocità esso è molto ristretto. La socio-temporalità dovrebbe armonizzarsi con la nootemporalità onde evitare di mettere in pericolo l'originalità di ogni individuo e la sua identità storico culturale. Oggi stiamo assistendo ad una dilatazione del tempo sociale, indispensabile ai bisogni delle economie e delle culture della nostra società. Il presente diventa l'unica dimensione esistenziale significativa per gli individui: la storia è diventata un impaccio perché è molto più semplice garantire «la

2J.T. Fraser., Time, The Familiar Strange(1987) trad. in it. da L. Cornalba, Ed.

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collaborazione tra persone prive di senso storico, che non tra popolazioni con storie diverse e solitamente antagoniste».3

Rispetto al tempo stiamo vivendo una trasformazione radicale: c'è un'esigenza profonda ad omogeneizzare le singole culture, per questo serve un tempo che abbia eliminato i tempi locali e quelli individuali. Avviene così, attraverso una serie di cambiamenti, soprattutto sul piano sociale e produttivo, un'abolizione del giorno e della notte, del feriale e del festivo: i calendari, lo strumento che serviva a regolare il tempo, sono stati annullati.

Ecco così che tutte le persone e i giovani soprattutto, perdono sempre più memoria e progettualità sulla propria vita, mentre c'è molto più spazio per una dimensione sociale che tende ad alienare i singoli individui attraverso i potenti mezzi di comunicazione e una forte omologazione. Ciò significa che tutto è contemporaneo (ciò che avviene in America, o in Asia giunge in casa nostra in tempo reale, senza distanze, come se appartenesse direttamente alla nostra esistenza), il tempo non ha più uno sviluppo lineare, ma sta subendo una spazializzazione: tanti istanti permangono gli uni accanto agli altri, senza legami di causalità o corrispondenza. Non c'è più un tempo nel quale poter ricomprendere la propria vita, perché questa viene percepita come un insieme di opportunità poste le une accanto alle altre. Anche il lavoro ha subito una frammentazione a favore di una maggiore resa, così come le città sono attive 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Ognuno si costruisce un calendario personale con pause, lavoro e tempo libero in base ai propri interessi di guadagno, riposo, sociali. Questa tendenza va contro l' uomo, contro la sua dimensione storica in divenire, egli non è più in grado di individuare il "filo logico" che guida la sua vita. È la scansione temporale che deve ridurre, indicare il senso dei giorni che passano attraverso la sua scansione armonica. «Tutti i calendari scandiscono il tempo perché esso produca senso, il calendario porta alla coscienza la governabilità del tempo e quindi

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della propria vita. E alla contrapposizione festa-feria si accosta l'alternativa giorno-notte. Anche qui i limiti si stanno sempre più assottigliando e confondendo»4.

Per l’individuo il vissuto della vita come un progetto, come costruzione di una storia dotata di senso sull'asse passato, presente e futuro è in piena crisi e il suo sguardo è fermo alla dimensione del presente, inteso come hic et nunc, e la realizzazione personale è sentita prevalentemente nella sua accezione minimale di un benessere soggettivo ed in po' egoistico.

Le nuove tecnologie, oggi reperibili a buon mercato, si stanno diffondono rapidissimamente, rese status symbol dalla società, percepite come indispensabili ad una “sana” integrazione nel mondo. Ecco che il tempo oltre ad essere assottigliato e confuso nelle strette e insufficienti 24 ore, viaggia ad una velocità supersonica. Gli individui e i giovani in special modo, percepiscono la libertà in questo circolare nello spazio infinito del web ma inconsapevolmente sono rinchiusi nella gabbia della “sociotemporalità”; la routine si dispiega tra eccessi di consumo, liberismo sfrenato e comunità globali. La società odierna ci obbliga a vivere affannosamente al ritmo del “turbocapitalismo” appellativo che l'economista statunitense Edward Luttwak ha dato alla nuova epoca postindustriale e riassunto in questa formula: Turbo-capitalismo uguale privatizzazione più deregolamentazione più globalizzazione.5

Tutti noi viviamo in una dimensione temporale a più sfaccettature, a più velocità, a più dicotomie e la scansione del tempo risulta essere assai diversa se ad esempio confrontiamo il tempo frenetico dei nativi

digitali con il tempo dei “lentissimi” immigrati digitali, ovvero gli

adulti con i quali interagiscono maggiormente, quali genitori e

4Citazione di una parte dell'intervento del Prof. Mario Pollo, sociologo attento alla

condizionE giovanile in Italia, durante il convegno svoltosi a Verona nel 1999 “I

giovani, il tempo e la cultura della notte”.

5

E.Luttwak., Turbocapitalism, tr. Italiana “La dittatura del capitalismo: dove ci

porteranno il liberismo selvaggio e gli eccessi della globalizzazione, Mondadori,

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insegnanti. Questi ultimi viaggiano mentalmente ad un'altra velocità e, proprio perché ogni società ha gli adolescenti che si merita, non c'è da sorprendersi che la scuola talvolta abbia la sensazione di “inseguire” i ragazzi per conquistarne l'attenzione. E' così che i libri subiscono sempre più l'impari concorrenza dei nuovi strumenti di intrattenimento e di informazione, che tanto posto e tanto tempo sembrano occupare nei pomeriggi che gli studenti dovrebbero trascorrere a studiare.6 Il mondo di oggi è il mondo della velocità, della raggiungibilità istantanea, del tutto e subito, della globalizzazione e del consumismo sfrenato; mondo atemporale, aspaziale, e come ben sappiamo tutto ciò è stato reso possibile dall'uso delle nuove tecnologie informatiche dell'era della comunicazione di massa. E' lo scontro fra una civiltà della lentezza, quella dei genitori e degli insegnanti, e una civiltà della velocità, quella giovanile tecnologizzata, basato sulla sempre più parziale condivisione dei valori tradizionali, di cui gli adulti di oggi sembrano goffi depositari.

«Siamo cronologicamente, e forse anche ideologicamente distanti da quell'entusiasmo militante che, secondo il Konrad Lorenz de “L'Aggressività”, faceva sì che gli adolescenti si fissassero, in una sorta di imprinting umano, su un ideale qualsiasi, e lo portassero avanti, anche a costo della propria vita, integrandosi istintivamente in un gruppo. Questa teoria sembra davvero fuori luogo: non perché si confaccia alla situazione contemporanea, anzi, ma perché presuppone, negli adolescenti, un innamoramento per ideali che essi, oggi, potrebbero possedere solo se li scaricassero da un sito internet».7 Internet è l'impalcatura su cui si erge la gioventù del terzo millennio, i cosiddetti “nativi digitali” e i “mobile born”, perpetuamente affaccendati tra social network, smartphone, tablet, ipad, e-book, shopping on line... Fino a che punto gli strumenti informatici sono impiegati con coscienza?

I giovani di oggi si incontrano sui social network con appellativi

6 P.G. Coslin, Adolescenti da brivido, Armando Editore, Roma, 2012, p. 8.

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inventati, in anonimato o muniti di webcam, discutono sui loro moti interiori, condividono foto, video, ideali e condotte talvolta rischiose, hobbies, paure, passioni, e con un click decidono se “Accettare

un'amicizia o rifiutarla” o se un post è degno di un “mi piace” ; vi si

accordano per incontrarsi in “carne ed ossa”; quindi vi sarebbe un pre-incontro virtuale e successivamente ma non sempre, un pre-incontro reale; in un dispiegarsi temporale velocissimo, chattano, si incontrano. Esemplifico con un esempio banale, il primo che mi è venuto in mente: basta tornare indietro di un paio di decenni per verificare che ciò non accadeva, per programmare le uscite gli amici si riunivano in casa, in piazza o al “fatidico barretto”, in una parola “relazionavano”. E' in corso un mutamento del tessuto sociale, non più coeso come un tempo. Anche la vita comunitaria è meno intensa, perché le zone intorno alla città tendono a trasformarsi in aree dormitorio di espansione urbana. Le piazze dei paesi non sono più i luoghi di incontro di un tempo e anche i giovani stanno meno in strada. Come confermano alcune ricerche i luoghi e i locali del paese diventano tappe di partenza per il “nomadismo” verso la città.

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2.2 LA CONCEZIONE DELLO SPAZIO: LA

TEORIA DEI NON LUOGHI DI AUGE’

iamo quindi di fronte ad un individuo non solo privo di orologio al polso (ironizzando viene da dire che anche il povero orologio da polso è stato spiazzato dall’orario visibile sul display dello smartphone…), ma ahimè privo anche della bussola. A causa della società postmoderna e iperglobalizzata, turbo e rapida egli ha smarrito le fondamentali coordinate spaziali.

L’individuo del Terzo millennio non fa altro che altalenarsi tra luoghi e nonluoghi8 ed è proprio dall'incrocio di questi che nascono problemi e fraintendimenti dal punto di vista spaziale e temporale: la percezione degli spazi quindi condiziona la percezione del tempo, talvolta viene preferita o imposta la finzione e la sensazione dell'istantaneità e dell'ubiquità non sono altro che un'illusione della comunicazione. Questi soggetti attraverso l'uso compulsivo degli strumenti informatici hanno sostituito in abbondanza la comunicazione alla relazione e tale condotta è molto pericolosa. I veri luoghi sono quelli in cui è possibile tessere relazioni sociali, amicizie, legami, soprattutto la “relazione vera” nella sua essenza di “legame” necessita di spazio e di tempo. Ma qual è allora il tempo reale? Quali nessi con i non luoghi? Se la comunicazione ha spodestato la relazione, ne ha assunto le vesti ma è solo una contraffazione mal riuscita allora gli individui e soprattutto le nuove generazioni a cui il futuro appartiene saranno destinati alla solitudine?

Per la trattazione di questo argomento trovo utile se non necessario collegarmi e ripercorrere il pensiero dell'antropologo M. Augè, il quale con la sua teoria dei non luoghi ci restituisce un interpretazione accattivante e predittiva sulle condizioni dell'individuo nella società attuale e futura. L'autore definisce i nonluoghi in contrapposizione ai

8 M. Augè., Nonluoghi , Elèuthera, Milano, 1993.

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