cambiamento Marina Piano
CONCLUSIONE PLENARIA
Paolo Bellotti - Comune di Alghero, già FGP del Ministero della Giustizia
- Tema delle regole nel rapporto tra Carcere e Università: quando si chiedono regole precise e formalizzate, sembra un bene ma in realtà può non essere un bene. Molti risultati si ottengono forzando un po' le regole.
- Proposte operative: 1) forte esigenza di andare oltre la CNUPP, si pensava ad un coordinamento più ampio che includa CESP e altre realtà che operano dentro il carcere (filiera dello studio); 2) richiami positivi sulla sessione del libro, l’idea è piaciuta. Possiamo pensare ad una giornata italiana della produzione letteraria penitenziaria? 3) idea del carcere come risorsa del territorio, idea di carcere aperto a seminari universitari aperti al pubblico
Emmanuele Farris - Delegato del Rettore per il Polo Universitario Penitenziario, Università di
Sassari
- Se questo evento può avere un valore fondativo, la prima proposta è quella di replicare un “Dentro & Fuori” nazionale a cadenza almeno biennale; oltre alla possibilità ad eventi regionali annuali;
- Emerge forte l’esigenza di un coordinamento delle filiere d’istruzione e formazione in carcere, per cui si può pensare ad un protocollo CESP-CNUPP-DAP e tavoli dell’istruzione e formazione in tutti gli istituti penitenziari in cui sia attiva un sezione di scuola superiore e un PUP;
- Altrettanto importante è dare forza alle iniziative per le detenute, sostenendo un network di esperienze e azioni a loro favore, a livello nazionale;
- Infine questo workshop sottolinea la necessità di creare dei PUP condivisi da più istituzioni e non sostenuti solo da accordi bilaterali tra Università e Direzioni Penitenziarie o PRAP. Quindi un modello con più attori, che coinvolga le Università, i PRAP, il sistema EPE, ma anche i TS e gli enti per il diritto allo studio universitario, per incidere a 360 gradi sul percorso formativo dei detenuti, sia dentro che fuori dal carcere.
Monica Cristina Gallo - Garante diritti persone private della libertà personale, Comune di Torino
- Buona pratica di progetti per detenute
Marianna Madeddu - Funzionario Giuridico Pedagogico, Casa di Reclusione di Tempio Pausania,
Ministero della Giustizia
- Commissione didattica che noi già convochiamo potrebbe essere integrata dagli universitari - Avere da parte delle Università indicazioni sulla raccolta dati
Alvise Sbraccia - Dipartimento di Scienze Giuridiche, Università di Bologna
- Dati che hanno un problema non tanto come raccolta quanto di elaborazione. C’è poi un problema di pubblicazione dei dati. Nell’ipotesi di un accordo quadro tra CNUPP e DAP un nodo essenziale è l’accessibilità ai dati per quanto attiene la ricerca. Il valore è simbolico ma anche psicologico. La condivisione sarebbe dimostrazione pratica di non averne troppa paura.
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Franco Prina - Dipartimento Culture, Politica e Società, Università di Torino; Presidente della
Conferenza Nazionale Universitaria dei Poli Penitenziari
- Questo workshop dimostra come l’Università in rapporto al carcere sia opportunità NON SOLO di offerta formativa universitaria. Quindi il dialogo CNUPP-DAP è un dialogo a tutto campo. Questa ricchezza di contenuti ha avuto il limite di limitare i momenti di dibattito. Separando di volta in volta le questioni, le modalità di questo confronto sono auspicabili. - Siamo in una fase in cui dobbiamo consolidare questo rapporto tra università e amm.ne
penitenziaria. Alcuni problemi (trasferimenti, sistemazione in sezioni e locali adeguati; modalità dei contatti coi docenti; accesso alle risorse librarie e informatiche, etc) sono al di sopra del singolo istituto e richiedono una sistematizzazione ad alti livelli, per cui è necessario un livello di interlocuzione superiore. L’Università è un servizio (pubblico) che ha dei clienti. Chi non eroga i servizi dovuti deve essere richiamato, e il comportamento corretto. Altrettanto se all’interno degli istituti dei servizi o diritti dovuti non sono soddisfatti, bisogna innescare un sistema di valutazione di questa negazione di diritti e servizi. C’è un problema e va affrontato.
- La CNUPP si impegna a rafforzare questo essere un di più della sola didattica universitaria, facendoci risorsa, come terza missione, per la formazione del personale penitenziario. Siamo interessati al tema della ricerca, possibilmente su interessi condivisi. Altrettanto la progettazione e sperimentazione di soluzioni innovative in ambito penitenziario.
Giusy Boeddu - Direttore Ufficio Locale Esecuzione Penale Esterna, Nuoro
- I confini sono stati ridotti rispetto al solo studio universitario. Qui il mondo del lavoro si è incontrato con l’accademia. Nei due tavoli a cui ho partecipato è stato possibile intravvedere quelle possibilità che difficilmente si possono realizzare se non ci si incontra. Queste due parti se non dialogano perdono entrambe dei pezzi.
- Tradotto nella pratica: 1) tesi di ricerca, noi abbiamo necessità di una meta-conoscenza, in questo l’Università ci può aiutare ad esempio a spiegare alle comunità quale sia il ritorno degli interventi che noi eroghiamo. Quando noi per necessità semplifichiamo, perdiamo informazioni preziose; 2) tirocinio: permettono di unire teoria e pratica, Uniss ha sia la laurea triennale sia la specialistica, quindi rappresenta una risorsa. All’università permetterebbe di soddisfare un bisogno formativo; 3) la valutazione degli interventi: dobbiamo capire e comunicare se e quanto i nostri interventi sono efficaci.
Anna Grazia Stammati - Presidente CESP - Centro studi scuola pubblica; Coordinatrice nazionale rete
delle scuole ristrette
- Un livello intermedio tra nazionale (CNUPP e DAP) e quello locale (commissione didattica d’istituto), sarebbe quello regionale come quello già attivo tra PRAP Umbria e CESP. Ovviamente ci vuole chi è presente attivamente per far funzionare gli accordi. Ruolo importante dell’Università per: 1) formazione dei docenti che lavorano negli istituti penitenziari; 2) ricerca per indagini approfondite di tipo metodologico-didattico sugli studenti in carcere.
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Adriano Pischedda – Studente universitario, Università di Firenze, presso la Casa di Reclusione di
Alghero (SS)
- Volevo rappresentarvi il mio percorso di studi: sono detenuto dal 1999. Dopo che ho iniziato gli studi (diploma di perito industriale) volevo anche abbandonare. Mi sono fidato dei docenti che mi hanno spronato per continuare. L’importanza dello studio l’ho capita dopo che avevo studiato, oggi se sono qui davanti a voi è grazie a questo. Grazie a questo percorso di studi è avvenuto un miglioramento. Dopo il diploma ho iniziato il percorso universitario, che è stato molto ostacolato, con numerose perdite di tempo. Quello che chiedo sia all’università che all’amm.ne penitenziaria è di rendere più agevole, fluido e veloce l’accesso e il percorso di studi.
Salvatore Monti - Volontario CARITAS presso la Casa di Reclusione di Alghero (SS)
- Molti detenuti richiedono spazi, aule per lo studio, miglioramento della logistica per studiare meglio. Alcuni detenuti hanno chiesto di essere trasferiti ad Alghero per studiare ma non hanno trovato risposte adeguate alle loro esigenze. Il mio auspicio è che se c’è la possibilità di trasferire esperienze utilizzando strumenti didattici nuovi (cosa non possibile nella CR Alghero) queste istanze arrivino a chi ha ruoli decisionali. L’amm.ne penitenziaria dovrebbe essere più stimolata ad intervenire.
Claudia Zito - Docente CTA Cagliari presso la Casa Circondariale di Uta (CA)
- Nelle varie occasioni di 5 anni vedo sempre mancare uno spazio che faccia emergere le criticità dello studio in carcere. L’auspicio è di avere coraggio di creare uno spazio di confronto sulle criticità quotidiane. Dobbiamo colmare la distanza tra teoria e prassi, soprattutto il superamento di regole che sono un ostacolo ad uno studio proficuo.
- Migliorare il raccordo tra diversi enti d’istruzione.
Filippo Dettori - Delegato del Rettore per le disabilità e i disturbi d’apprendimento, Università di
Sassari
- Il lavoro di delega è faticoso e complesso. Noi abbiamo uno statuto ma dobbiamo dare gambe ai vari contenuti per passare dalla carta alla prassi. Ma spesso si fa fatica a gestire questa complessità. Continuiamo ad insistere affinché ci siano fondi per questi settori. - Come ricercatore sulla didattica mi metto a disposizione per costruire dei protocolli che ci
consentano di erogare didattica di qualità. Dobbiamo migliorare la formazione dei docenti universitari.
- Crediamo in un’Università inclusiva.
Ornella Oggiano – Studentessa del Corso di Laurea in Scienze della Politica e
dell’Amministrazione, Università di Sassari
- Mi sono avvicinata al mondo delle carceri in Honduras, ho visto una realtà molto dura. Mi piacerebbe che venisse migliorata l’interazione e la sinergia tra Università e detenuti.
Luisa Pandolfi - Dipartimento di Storia Scienze dell’Uomo e della Formazione, Università di
175 - Come cdl abbiamo una convenzione per svolgimento di tirocini e tesi di laurea in ambito
penitenziario.
- Bisogna documentare le buone pratiche che si svolgono all’interno degli istituti.
Paola Sechi - Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Sassari
- Con riferimento ai tirocini il dip. Giurisprudenza ha la convenzione con la CC Bancali, vogliamo attivarla con la CR Alghero;
- Le tesi di ricerca sono tante, sia di studenti liberi sia di studenti detenuti. Carmine Aquino finita la pena lavora in uno studio di consulenza legale;
- Mi trovo in disaccordo sulle regole da forzare, rilevo troppa vaghezza delle norme in ambito penitenziario che lasciano campo ad interpretazioni soggettive.
Andrea Borghini - Delegato del Rettore per il Polo Universitario Penitenziario, Università di Pisa
- La nascita della CNUPP con due assemblee annuali che hanno coinciso con eventi specifici, e questo evento che ha caratteristiche di originalità, rappresenta un modello che vorremmo replicare in Toscana, nel decennale del PUP Toscano.
Marina Piano - Responsabile dell’Area Misure e Sanzioni di Comunità, Ufficio Locale di
Esecuzione Penale Esterna, Nuoro; Presidente CROAS Sardegna
- Necessità di creare il tessuto di trame forti nella comunità. La proposta è quella di invitare per un prossimo evento il settore profit, le imprese che mancano in questo workshop. E che sono un riferimento per il reinserimento sociale.
Francesca Torlone - Dipartimento di Scienze della Formazione, Scienze Umane e della
Comunicazione Interculturale, Università degli Studi di Siena
- È da educare anche l’azienda rispetto al penitenziario, per superare stereotipi e pregiudizi. Questo avrebbe tante potenzialità.
- La proposta è, dato che si pensa a Toscana 2020, perché non diamo già un programma di lavoro che preveda la messa a fuoco di questi interessi di lavoro, dandoci delle priorità. Poi a Firenze si definisce l’implementation plan di questo percorso.
Pietro Buffa - Provveditore Regionale Amministrazione Penitenziaria Lombardia, Ministero della
Giustizia
- Sostegno alla persona una volta uscito (per lo studio ma non solo) - Nel nord Italia già esistono imprese in carcere
- La domanda di attività in carcere è una cosa seria; per i PUP sarebbe opportuno costruire reparti omogenei e porsi molto prima il problema dell’uscita dal carcere.
Nicoletta Malesa - Presidente CAM del Nord Sardegna, Sassari
- la prima proposta, operativa e attuativa, concerne la possibilità di formare detenuti e condannati/imputati in regime di esecuzione penale esterna, laureandi e/o laureati, che, intrapreso e terminato il percorso formativo all’interno del CAM (servizio che si occupa di tutela secondaria delle donne e dei minori) possano diventare, a loro volta, operatori che si occupino del recupero degli autori di violenza nelle relazioni intime (la collaborazione
176 riguarderebbe solo ed esclusivamente il lavoro all’interno delle carcere o con detenuti in esecuzione penale esterna);
- la seconda proposta è da inserirsi nell’ambito della ricerca, in quanto non presenta precedenti in Italia: intendiamo avviare un processo di rilevazione della recidiva degli autori di comportamenti violenti in detenzione extra o intra muraria, strutturata in sottocategorie, suddivise per periodo e fasce di rilevazione di interesse (ulteriori specifiche verranno meglio strutturate dopo eventuale firma di protocollo tra CAM, Università, Carceri, UEPE e ulteriori partner da individuare);
- la terza proposta riguarda la possibilità di introdurre, all’interno dell’ambito Universitario e rivolta agli studenti, una specifica formazione relativa al lavoro condotto con gli uomini autori di comportamenti violenti, che vada a completare la divulgazione sul percorso specifico suddetto e dia seguito allo stesso