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Conclusioni e spunti di miglioramento

Parte II: La dimensione economica della “chiusura del cerchio”

3. Misurare l’economia circolare a livello industriale in Italia

3.3. Conclusioni e spunti di miglioramento

Questo studio è nato con l’obiettivo di quantificare il valore dell’Economia Circolare per il tessuto in-dustriale italiano dando voce al settore manifatturiero nazionale e fornendo alle aziende un possibile set di indicatori utili a misurare e monitorare i risultati e i progressi fatti per il raggiungimento del nuovo modello economico ha messo in luce alcuni aspetti significativi.

-200.000 300.000 800.000 1.300.000 1.800.000 2.300.000

Italia Consorzio Italia Consorzio Italia Consorzio Italia Consorzio Italia Consorzio 2012 2013 2014 2015 2016

Quantità totale di rifiuti inviati a riciclo Quantità di rifiuti inviati a recupero energetico (t) Quantità totale di rifiuti inviati a discarica (t)

Figura 24: Rifiuti plastici in Italia; 2012-2016; CONAI

N.B. I dati relativi alle quantità inviate a discarica e a riciclo si riferiscono al totale del materiale di imballaggio immesso al consumo in Italia. I dati relativi ai rifiuti inviati a riciclo da gestione consortile si riferiscono al materiale proveniente da superficie pubblica (rifiuti dome-stici in convenzione) e da superficie privata.

I dati relativi ai rifiuti inviati a recupero energetico sono stati stimati tramite analisi merceologiche sui flussi in ingresso in impianti autorizzati. Il totale dei rifiuti immessi al consumo in Italia è stato determinato sommando il quantitativo inviato a recupero energetico, il quanti-tativo inviato a riciclo e il quantiquanti-tativo smaltito tramite discarica; la non perfetta corrispondenza rispetto al totale dei rifiuti da imbal-laggio immesso al consumo in Italia può essere legata ad arrotondamenti o a quantitativi di rifiuti in stoccaggio dagli anni precedenti.

In primo luogo è necessario sottolineare come l’intervento del legislatore attraverso sistemi di incen-tivi e disincenincen-tivi legati ad esempio al prezzo delle materie prime seconde, allo smaltimento dei rifiuti e ai flussi di importazione ed esportazione delle materie sia fondamentale per indirizzare ed avviare la transizione verso un modello circolare permettendo così di passare dalla teoria dell’economia cir-colare alla pratica. In questo contesto, la disponibilità di informazioni ed indicatori in grado di misu-rare e monitomisu-rare i progressi raggiunti in ambito economia circolare risulta imprescindibile per poter supportare e guidare lo sviluppo di politiche coerenti ed efficaci.

In secondo luogo, a livello metodologico si può notare come la fase di approvvigionamento e consumo di materie prime, oggetto di studio del presente lavoro, ed in particolare i flussi e i quantitativi di ma-terie prime seconde, sia quella attualmente presa in considerazione anche nel Documento del Go-verno sugli indicatori di circolarità (vd paragrafo 2.4) , per disponibilità dei dati e facilità di rappresentazione del fenomeno, al fine di fornire una prima rappresentazione e quantificazione del li-vello di applicazione dell’economia circolare in Italia.

Inoltre, a valle della raccolta e dell’analisi dati effettuate, Assocarta e le relative industrie nazionali di cui sono rappresentanti in larga percentuale (>90%) appaiono ben posizionate per quanto riguarda l’at-tuazione di meccanismi di economia circolare. Nello specifico, l’applicazione dell’economia circolare per Assocarta e l’industria cartiera italiana risulta facilitata dalla disponibilità di materia prima seconda a bassi prezzi rispetto alla materia prima vergine e dall’esperienza decennale maturata nel campo della raccolta della carta da riciclare e nello sviluppo di tecnologie e processi per il riciclo. Entrambi questi fattori sono indice della maturità dei mercati di materia prima seconda dell’azienda cartiera italiana. Nell’ipotesi di una possibile prosecuzione o estensione dello studio e di un coinvolgimento delle as-sociazioni che ad oggi non sono state incluse e di altre filiere del mercato italiano, sarebbe inoltre pos-sibile il calcolo di indicatori di scenario quali:

•Indice di produzione: misurazione dell’incidenza dell’utilizzo di materie prime seconde rispetto al

to-tale della produzione, a livello di singola filiera e aggregato dei settori analizzati.

•Valore di materie prime seconde: analisi dell’andamento del mercato relativo alle materie prime

se-conde in termini di domanda (volumi), offerta (disponibilità e prezzi), principali attori a livello (inter)nazionale.

•Incidenza sul valore aggiunto: analisi dell’andamento dell’incidenza dell’Economia Circolare a

Inoltre, una ricerca più estesa relativamente alle dinamiche di domanda-offerta dei mercati nazionali ed internazionali di materie prime e seconde potrebbe permettere una migliore valorizzazione del-l’Opportunity Index che attualmente risulta un indicatore poco rappresentativo e perde il suo poten-ziale di strumento per individuare un punto di ottimo economico tra i volumi di acquisto di materie prime seconde e vergini. Infatti, ad oggi è solo possibile osservare un andamento statico basato sui prezzi e sui volumi di acquisto passati, e non articolato su scenari possibili futuri. Un’analisi più ap-profondita del legame tra prezzo delle materie prime seconde e quantità di materia prima seconda per-metterebbe di sviluppare diversi scenari sui quali elaborare potenziali soluzioni legate all’economia circolare.

Infine, riteniamo necessario evidenziare come lo sviluppo della circular economy rappresenti altresì una leva virtuosa per il processo di decarbonizzazione dell’economia, per cui il complemento dello studio sugli indicatori richiede l’elaborazione di specifici indicatori di circolarità relativi a tutte le fasi del ciclo di vita di un bene, di un servizio o di un asset; l’analisi andrebbe effettuata a partire dalla fase di approvvigionamento delle materie prime sino alla fase di gestione del fine vita in tutte le sue forme (riuso, riciclo, recupero e smaltimento dei rifiuti o riconversione e decommissioning di un asset), ana-lizzata solo in maniera parziale in questo studio. La misurazione degli impatti e del livello di circola-rità di tutta la filiera permetterebbe di aumentare la comprensione e di avere una visione più globale della circolarità dei settori industriali analizzati, in termini fisici (ossia di risorse in gioco), in termini economici, nonché in termini di sostenibilità ambientale e sociale dei processi produttivi.

Ai fini dell’estensione dell’analisi sono già disponibili alcuni strumenti standardizzati cui è possibile attingere per l’individuazione di criteri metodologici che consentano di valutare l’impatto dell’intero ciclo di vita di un bene o servizio:

Carbon Footprint di prodotto per quantificare tutte le emissioni di gas a effetto serra

coin-volte nel ciclo di vita di un prodotto, con l’approccio LCA (Life Cycle Assessment) che analizza gli ef-fetti sull’ambiente “dalla culla alla tomba” (ISO 14067:2018)

Water Footprint per analizzare i consumi idrici lungo il ciclo di vita di un prodotto attraverso lo

standard ISO 14046

Organisation and Product Environmental Footprint (OEF/PEF) che codificano ed

armoniz-zano le metodologie di valutazione multi-impatto del ciclo di vita del prodotto e dell’organizza-zione, come definite nella Raccomandazione 2013/179/UE; tali metodologie vengono anche utilizzate per la valutazione e la comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti dal Made in Italy per il rilascio del marchio Made Green In Italy

Indici di prestazione energetica, a livello micro o meso (di filiera), che consentono di conside-rare le azioni di efficientamento energetico al fine di quantificare la riduzione dei consumi di mate-rie prime (DLgs 102/2014).

4. PROPOSTE PER FAVORIRE LO SCAMBIO DI BENI PRODOTTI IN LINEA CON