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Parte II: La dimensione economica della “chiusura del cerchio”

4. Proposte per favorire lo scambio di beni prodotti in linea con i principi dell’economia circolare

4.3. Contesto nazionale

Panoramica sui principali strumenti di finanza sostenibile e la loro diffusione

Le “obbligazioni verdi”, o Green Bond, sono strumenti finanziari relativamente nuovi, che hanno co-nosciuto un tasso di crescita straordinario dal 2007 a oggi, e la cui emissione è legata a progetti che hanno un impatto positivo per l’ambiente, come l’efficienza energetica, la produzione di energia da fonti pulite, l’uso sostenibile dei terreni ecc. Inizialmente, le nuove obbligazioni erano emesse in via principalmente da istituzioni finanziarie sovranazionali, come la Banca mondiale o la Banca Europea per gli Investimenti. In seguito, si sono diffusi, sul mercato anche titoli emessi da banche, singole aziende, municipalità e agenzie statali.

interesse sociale e permettono di coniugare, nelle scelte di investimento, obiettivi economici individuali con quelli valoriali di interesse generale.

Attraverso i Sustainable Bonds, invece, viene offerta agli investitori l’opportunità di accostare i loro obiettivi finanziari con quelli di sostenibilità sociale e ambientale, per sostenere progetti soste-nibili nei paesi membri beneficiari. Questi progetti sono finalizzati alla riduzione della povertà e allo sviluppo di diversi settori quali, ad esempio, istruzione, sanità, agricoltura e infrastrutture.

Alcune iniziative in tema di finanza sostenibile da parte dei principali soggetti operanti sul mercato

Banche: secondo l’Osservatorio Banche e Green Economy, guidato dall’ABI, le banche italiane hanno

erogato prestiti a sostegno di progetti di produzione di energia da fonti rinnovabili per circa €27

mi-liardi tra il 2007 e il 2014, di cui €18 miliardi per il solare fotovoltaico. Gli investimenti di

efficienta-mento energetico hanno un grande potenziale, soprattutto nel settore immobiliare, ma incontrano numerosi ostacoli.

Mercato dei Capitali: nella classifica internazionale sulle borse azionarie più trasparenti in materia di sostenibilità, Borsa Italiana è risultata 19ma su 45 nel 2016, migliorando di 11 posizioni rispetto al-l’anno precedente. In termini di guadagni derivanti dalle imprese coinvolte nella green economy, Borsa Italiana si colloca al decimo posto su scala mondiale. Inoltre, sono stati realizzati numerosi strumenti innovativi per incoraggiare l’accesso ai mercati finanziari da parte delle PMI. Attualmente, in Italia

ri-sultano investiti €738 milioni in obbligazioni a sostegno di progetti di lotta al cambiamento climatico.

Investitori istituzionali: alla fine del 2015 gli asset gestiti con criteri di investimento sostenibile e

respon-sabile (SRI) ammontavano complessivamente a €616 miliardi, pari a circa il 6% del mercato SRI europeo.

Private Equity (PE): l’integrazione dei fattori ESG (Environmental, social and governance) tra i cri-teri di selezione degli investimenti e nell’attività di gestione dei fondi di PE è sempre più diffusa. La so-stenibilità viene percepita come una delle chiavi per accrescere “valore” delle PMI oggetto di investimento.

Assicurazioni: più del 22% del mercato assicurativo italiano è rappresentato da compagnie che hanno sottoscritto i Principi per l’Assicurazione Sostenibile, promossi dalle Nazioni Unite.

Finanza Pubblica: Cassa Depositi e Prestiti, l’istituto nazionale di promozione, ha posto lo sviluppo sostenibile del Paese al centro del proprio nuovo piano strategico.

Metriche: dal 2016, gli indicatori del BES (per un Benessere Equo e Sostenibile, sorta di precursore degli SDGs) affiancheranno il PIL nella legge di bilancio come barometro per misurare la crescita so-stenibile del Paese.

Dialogo nazionale per la finanza sostenibile

L’approvazione, nel 2015, degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals -SDGs) dell’ONU e dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici impongono una nuova spinta al-l’innovazione nel settore finanziario. In risposta al nuovo quadro, nel febbraio 2016 è stato lan-ciato il Dialogo Nazionale per la Finanza Sostenibile, allo scopo di fare il punto sulle pratiche in essere, identificare le sfide strategiche e proporre le opzioni di politiche che consentano di effettuare un salto di qualità a partire dai numerosi e promettenti segnali di cambiamento attuali. Il Dialogo è stato promosso dal Ministero dell’Ambiente insieme ad altri Ministeri ed Autorità e si è articolato in una serie di gruppi di lavoro che hanno coinvolto esperti ed esponenti del settore fi-nanziario e del mondo della ricerca. L’iniziativa è stata organizzata in partenariato col Programma Am-bientale delle Nazioni Unite (UN Environment), che ha arricchito il dibattito con la propria esperienza internazionale.

Inoltre, l’Italia partecipa attivamente al Gruppo di Studio per una Finanza Verde (Green Fi-nance Study Group) creato dal G20 ed è membro della Task Force per la trasparenza finanziaria sui temi del cambiamento climatico attivata dal Comitato per la Stabilità Finanziaria (Financial Stability Board). A fronte di tali risultati, il Rapporto pubblicato da Forum mette in luce una serie di difficoltà, tra cui: • la mancata attribuzione di un prezzo alle esternalità ambientali può rovesciare il profilo

di rischio/rendimento di un’operazione finanziaria in termini di sostenibilità;

• il limitato accesso ai mercati finanziari , specialmente per le PMI, ostacola la loro partecipa-zione al processo di trasformapartecipa-zione dell’economia in senso sostenibile;

• i processi di decisione finanziaria non tengono ancora in adeguata considerazione le sfide di lungo periodo, come il cambiamento climatico;

• l’opinione pubblica italiana non è ancora sufficientemente informata sulla rilevanza delle minacce ambientali per la solidità dell’economia e del sistema finanziario;

• la cultura finanziaria nel Paese non riconosce sufficiente importanza alle competenze profes-sionali e alle conoscenze necessarie a rispondere all’imperativo dello sviluppo sostenibile

A partire da tali criticità, il Rapporto individua alcune linee direttrici di intervento, tra cui: • quadro regolamentare favorevole;

• stimolare l’innovazione finanziaria nelle aree prioritarie;

• rafforzare le capacità, la consapevolezza e le conoscenze. Attività di Confindustria

Per tentare di dare un contributo al superamento di tali difficoltà, a marzo 2017Confindustria ha or-ganizzato un convegno con il quale si intendeva dar vita a un portale informativo sulla finanza cli-matica, con l’obiettivo di garantire un fattivo coinvolgimento delle eccellenze del sistema industriale italiano attraverso strumenti “facilitatori” in grado di ridurre le asimmetrie informative delle imprese (spesso di medie e piccole dimensioni) per agevolarne l’interessamento e la partecipazione.

Riteniamo opportuno riproporre il tema dal momento che a oggi non si ritiene che i limiti sopra indi-viduati siano stati superati, ma allargando il tema non solo agli aspetti climatici, ma agli aspetti ambientali in generale, visto anche il contesto europeo di riferimento, nel quale si sta cercando appunto di individuare un campo di applicazione ben più ampio. L’idea originaria, da rilanciare in questa sede, è di uno sportello telematico dovrebbe basarsi su un pro-tocollo di intesa tra Confindustria (in rappresentanza di oltre 150.000 imprese) e gli enti istituzionali re-sponsabili, con l’obiettivo di identificare le informazioni, i riferimenti documentali ed i riferimenti presso gli enti eroganti relativi ai principali strumenti internazionali per la finanza sostenibile e la cooperazione. Confindustria avrebbe il compito di progettare e sviluppare d’intesa con gli Enti Istituzionali lo spor-tello informativo sul proprio sito web, mentre agli Enti istituzionali spetterebbero il compito di fornire a Confindustria le indicazioni di contenuto e le indicazioni per il loro aggiornamento.

La struttura del contenitore informativo deve essere semplice, classificando gli strumenti sulla base dei canali multilaterali e/o bilaterali di attivazione. Ad esempio: “Il Green Climate Fund” “La Banca Mon-diale” “La Banca Africana di Sviluppo” “La Banca Interamericana di Sviluppo” “La Banca Asiatica di Sviluppo” “La Banca Europea di Ricostruzione e Sviluppo”.

Iniziative di questo tipo potrebbero fornire un contributo utile per favorire quindi l’incontro tra do-manda (investitori) e offerta (finanziatori) e una migliore conoscenza dei progetti di finanziamento.