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Inquadramento generale delle principali tecnologie per la prevenzione e la gestione

Parte III: Analisi tecnologica e impiantistica funzionale a “chiudere il cerchio”

1. Inquadramento generale delle principali tecnologie per la prevenzione e la gestione

Come evidenziato nella parte I al paragrafo 2.1, la Commissione europea, con le nuove direttive in ma-teria di economia circolare, pone in capo agli Stati Membri degli obiettivi importanti ed ambiziosi in ter-mini di riciclo e recupero dei materiali, al fine di ter-minimizzare il conferimento in discarica. Come più volte evidenziato, l’industria italiana, per sua stessa natura trasformatrice, abituata a dover massimizzare le materie prime importate e carenti nel nostro Paese, già applica da tempo tecnologie con la finalità di pre-venire per quanto più possibile la formazione di rifiuti e di favorire la gestione virtuosa degli stessi. Tale atteggiamento propositivo nei confronti dell’innovazione tecnologica da parte delle imprese ita-liane è stato ribadito anche dall’Istat nel report triennale sull’innovazione, il quale afferma che nel pe-riodo 2014-2016 “il 48,7% delle imprese industriali e dei servizi con 10 o più addetti ha introdotto innovazioni, una quota in aumento di 4 punti percentuali rispetto agli anni 2012-2014”. Inoltre, l’Istat aggiunge che è proprio “l’industria il settore con la maggiore propensione innovativa con il 57,1% di imprese innovatrici, in aumento di 7 punti rispetto al triennio precedente e, in particolare, per quasi tutte le grandi imprese industriali l’innovazione si conferma un aspetto centrale delle scelte

strategi-che aziendali (91,8%, +1,7% rispetto al 2012-2014)”50.

Pertanto, nonostante l’impegno già messo in campo dall’industria in questi anni, questa deve conti-nuare a guardare verso l’innovazione tecnologica, prestazionale e di processo tenendo in considera-zione diverse linee direttrici nell’ottica dell’economia circolare, tra cui:

• l’innalzamento qualitativo dell’efficienza dei processi produttivi, sia per quanto riguarda l’utilizzo della materia prima in ingresso, che la conseguente generazione di rifiuti;

• il favorire l’adattamento di tali processi, o l’implementazione di nuovi, all’utilizzo di materie prime derivanti da operazioni di recupero o riciclo;

• il miglioramento delle caratteristiche qualitative delle materie prime ottenute da operazioni di recu-pero o riciclo, puntando sull’innovazione e l’efficientamento dei processi coinvolti in tali operazioni. Pertanto, la sfida tecnologica guarda sia ai processi produttivi, che alle operazioni di raccolta, recu-pero e riciclo dei materiali e dei residui con l’obiettivo comune di mantenerne quanto più a lungo possibile il valore all’interno del sistema produttivo e, di conseguenza, ridurre la produzione di rifiuti. A tal proposito, in tabella 3.1 riportiamo una lista non esaustiva delle principali tecnologie utilizzate

per quanto riguarda le operazioni di recupero di materia e di energia applicate dalle imprese mani-fatturiere e dai gestori ambientali.

Focus sulla gestione dei rifiuti in plastica e riciclo chimico

Tra le varie filiere del recupero e del riciclo, da analizzare in maniera particolare vi è sicuramente quella legata ai rifiuti plastici data la complessità e la varietà del materiale e, soprattutto, la crescente at-tenzione che tali rifiuti stanno ricevendo a livello politico ed istituzionale. In tal senso, si fa riferimento, ad esempio, alla Strategia sulla Plastica pubblicata dalla Commissione Europea lo scorso gennaio o alla proposta di direttiva sulla riduzione e messa al bando della plastica monouso in discussione a

li-Recupero di materia Recupero di energia

Recupero solventi • Distillazione frazionata • Utilizzo (ad esempio in

cementifici) di combustibili alternativi derivanti da:

• impianti di trattamento meccanico biologico dei rifiuti urbani (cd. “Combustibili Solidi Secondari”)

• triturazione e selezione di pneumatici fuori uso • essiccazione dei fanghi di

depurazione

• impianti di riciclo delle plastiche (Plas-mix) • Termovalorizzazione con

recupero di energia e di calore tramite

teleriscaldamento

Recupero metalli • Frantumazione (ad esempio

nel caso di rifiuti

da costruzione e demolizione) • Selezione materiali valorizzabili: • Deferrizzazione tramite elettrocalamita • Vagliatura

Recupero Inerti • Soil washing

• Bioremediation • Ripristini ambientali Recupero plastiche post-consumo • Selezione: • Vagliatura e scanner di rilevazione ad alto contenuto tecnologico51 • Produzione di nuova materia prima seconda: • Estrusori • Impianti di filtraggio Recupero fanghi Recupero carta e cartone • Compostaggio

Tabella 3.1 – Principali tecnologie utilizzate nelle operazioni di recupero di materia ed energia

51 “Scanner” per il rilevamento, l’identificazione e separazione di carta e plastica, sommati a magneti e induttori per il rilevamento, l’identificazione e separazione dei ma-teriali ferrosi, il tutto derivante da raccolta differenziata urbana.

vello europeo, come accennato alla Parte I, paragrafo 2.

Pertanto, per quanto riguarda le operazioni di gestione da poter effettuare sui rifiuti plastici queste es-senzialmente si suddividono in tre categorie: l’incenerimento, il riciclo meccanico e il riciclo chimico. In particolare, la maggior parte dei rifiuti plastici viene sottoposta al riciclo meccanico, il quale è ca-ratterizzato da una catena di processo molto semplice e lineare che prevede operazioni di separazione, triturazione, macinazione, addensamento, lavaggio, granulazione ed estrusione a seconda della qualità e natura del materiale in ingresso (omogeneo o eterogeneo). Da questa sequenza di operazioni è pos-sibile ottenere dal rifiuto una materia prima seconda che poi verrà impiegata in altre produzioni. Al contrario, per quanto riguarda il riciclo chimico, nonostante il nome, esso racchiude, oltre a tratta-menti chimici, anche trattatratta-menti di natura termica come la pirolisi (trattamento termico in assenza di ossigeno) o la gassificazione (trattamento termico con basse concentrazioni di ossigeno).

Essenzialmente il riciclo chimico si basa sul processo per il quale si va a scomporre il polimero del ri-fiuti plastico nelle sue molecole originali, ossia i monomeri o altre sostanze chimiche a seconda della tipologia di trattamento scelto, tramite un reazione di depolimerizzazione, inversa rispetto alla clas-sica reazione di polimerizzazione utilizzata nella produzione dei polimeri della plastica. Grazie a que-sto processo, che può essere ottenuto tramite diverse tipologie di trattamento (chimico o termico), è possibile andare a produrre combustibili e composti chimici ad alto valore aggiunto. I materiali che at-tualmente più si prestano a questa tipologia di recupero sono il PET (polietilene tereftalato) e il nylon, in quanto hanno un alto contenuto di idrocarburi pesanti più facilmente degradabili tra loro.

Alla luce di tali caratteristiche, il riciclo chimico si colloca perfettamente come metodo in grado di chiu-dere il cerchio ed inserirsi pienamente nel contesto dell’economia circolare, in quanto, rispetto al metodo meccanico, permette di lavorare con cariche maggiormente eterogenee e parallelamente, si potrebbero uti-lizzare le miscele di idrocarburi ottenuti dalla depolimerizzazione come alternativa ai combustibili fossili. Nella sua applicazione pratica non bisogna però trascurare la fattibilità economica del processo, poi-ché, per la sua piena operatività, sono necessarie apparecchiature e composti chimici a prezzi signi-ficativi e non trascurabili. Proprio quest’aspetto fa si che rimanga un business di minori dimensioni rispetto ad altri metodi di recupero.

non pienamente avanzato della tecnologia e della non sufficiente ricerca scientifica nel settore e auspi-chiamo che si possa continuare a investire in questa direzione piuttosto che puntare, a livello politico e isti-tuzionale, su misure eccessivamente restrittive e vincolanti riguardanti le produzioni dei articoli in plastica, che rischierebbero, sopratutti se applicati in tempi brevi, di colpire in maniera significativa numerose imprese.

2. CAPACITÀ IMPIANTISTICA NAZIONALE