• Non ci sono risultati.

Modelli di misurazione a livello macro

Parte II: La dimensione economica della “chiusura del cerchio”

2. Come misurare l’economia circolare

2.2. Modelli di misurazione a livello macro

Circle Economy, Circularity gap31

Circle Economy [2] ha recentemente pubblicato sulla misurazione fisica della circolarità a partire da valutazioni semplificate del metabolismo globale, ovvero del flusso di materiali attraverso il sistema economico. Il metabolismo globale è stato calcolato in base all’estrazione di risorse necessarie al sod-disfacimento delle esigenze della società.

Le risorse sono suddivise in quattro macro-categorie (minerali, metalli, combustibili fossili e biomassa) e vengono misurate a partire dalle finalità con cui sono state estratte e distribuite, a partire da sette tipologie di esigenze della società: abitazioni e infrastrutture, alimentazione, mobilità, beni di con-sumo, servizi, sanità, comunicazione.

La metrica proposta da Circle Economy calcola il “livello di circolarità” globale (Global Circulari-tyMetric) come il rapporto tra i beni e i materiali rimessi in circolo rispetto al totale di beni e mate-rie in input. Quest’ultimo valore è a sua volta calcolato come la somma tra matemate-rie estratte e materiali rimessi in circolo. Il complementare a cento della Global CircularityMetric è definito come Circularity Gap. Secondo questa metodologia, la circolarità può essere calcolata in modo aggregato, o suddivisa per tipologia di esigenze della società. Tale suddivisione è diparticolare rilevanza quando si considerano

Figura 6: The Circularity gap [2]

le possibili strategie volte a colmare il Circularity Gap, che sono appunto divise per tipologia di esigenza.

Unione Europea, Resource Efficiency Scoreboard32e pacchetto di indicatori per l’economia circolare33

A livello europeo, Eurostat e l’Agenzia Europea per l’Ambiente, nell’ambito della “Tabella di marcia verso

un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse”34[20] hanno sviluppato il “Resource Efficiency

Sco-reboard” [12], un pacchetto di indicatori finalizzati a misurare l’efficienza e la circolarità nell’uso delle risorse da parte dei paesi europei. Tale strumento propone 32 indicatori suddivisi in 3 diversi livelli: • Lead indicator: indicatore principale che misura la produttività delle risorse in base al

rap-porto PIL/consumo nazionale di materie (espresso in euro/tonnellata);

• Un quadro di indicatori complementare (Dashboard indicators) costituito da macro in-dicatori di consumo e produzione di materiali, acqua, terra e carbonio che, concentrandosi su un unico stock o flusso di risorse, permettono di misurare gli impatti sull’ambiente, il capitale naturale e gli ecosistemi [20];

• Indicatori tematici (Thematicindicators) che permettono di monitorare i progressi verso gli obiettivi dell’Unione Europea e valutare l’efficacia delle azioni sui temi al centro della Tabella di marcia.

Nell’ambito del Piano d’azione per l’eco innovazione [21], inoltre, la Commissione europea ha messo a punto un pacchetto di indicatori [13] per misurare le performance dei propri stati membri in diverse

32 The Resource Efficiency Scoreboard

33 Circular Economy Indicators

34 La “Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni. Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell'impiego delle risorse” definisce le tappe fondamentali e le relative azioni necessarie nel breve periodo per la transizione dell’economia europea verso un modello di crescita sostenibile ed efficiente sotto il profilo delle risorse entro il 2050. Inoltre, il documento offre un quadro di riferimento nel quale le azioni fu-ture possono essere elaborate e attuate in modo coerente e che illustra come le politiche interagiscano e si basino una sull’altra.

aree che contribuiscono, direttamente o indirettamente, al raggiungimento di un modello di econo-mia circolare. Tali indicatori, il cui database è disponibile sul sito Eurostat, possono essere raggruppati nelle seguenti aree:

• Gestione sostenibile delle risorse: questo insieme di KPI permette di monitorare, il processo di transizione dei sistemi economici nazionali verso modelli circolari, ovvero la riduzione della loro domanda di risorse primarie e delle loro pressioni sull’ambiente, localmente e all’estero, e il conse-guente aumento nella sicurezza delle risorse. Tra gli indicatori che costituiscono questo dataset vi è il consumo domestico di materie prime (DMC) (tonnellate pro capite), la produttività delle risorse (PIL/DMC) e i rifiuti solidi urbani prodotti e riciclati (chilogrammi pro capite).

• Comportamento sociale: questo insieme di indicatori riflette la consapevolezza, l’impegno e la partecipazione dei cittadini nell’economia circolare. Il coinvolgimento dei cittadini, il cambiamento del comportamento e delle norme sociali sono, infatti, parte integrante del successo di una transizione economica circolare. In particolare, tra i KPI utilizzati si trova la percentuale di cittadini che hanno scelto di non acquistare nuovi prodotti preferendo tipologie alternative di prodotto (prodotti rigene-rati, prodotti in affitto, utilizzo di pratiche di condivisione) (percentuale di rispondenti al questiona-rio), il livello di diffusione dei temi di economia circolare tra i media (Numero di articoli pubblicati) e il numero di imprese e dipendenti nel settore delle riparazioni di computer e articoli domestici. • Operazioni di business: questo insieme di indicatori descrive le attività di eco-innovazione che

mirano al cambiamento e all’adattamento dei modelli di business secondo i principi di un’economia circolare. Tra gli indicatori utilizzati vi sono le tipologie di finanziamento ricevute dalle aziende per implementare pratiche di economia circolare (% di aziende rispondenti al questionario per tipolo-gia di finanziamento ricevuto), la disponibilità di informazioni per accedere a finanziamenti in am-bito di economia circolare (% di aziende rispondenti al questionario per livello di disponibilità delle informazioni) e la percentuale di aziende che hanno introdotto innovazioni volte al riciclaggio dei prodotti a fine vita e all’estensione della vita utile dei prodotti.

Nell’aprile 2017, la Commissione europea, per adempiere agli impegni presi con l’adozione del “Piano d’Azione per l’Economia Circolare” [22], ha sviluppato un ulteriore pacchetto di indicatori per moni-torare i progressi compiuti dai propri paesi membri verso un’economia circolare [14].

Il sistema sviluppato, disponibile per paese, è costituito da 10 indicatori riconducibili alle seguenti aree tematiche:

• produzione e consumo; • gestione dei rifiuti;

• materie prime seconde;

• competitività, innovazione, economia.

Altri modelli macro-economi di valutazione della circolarità35

A livello macro sono stati sviluppati numerosi studi che, attraverso l’utilizzo di modelli macro-econo-mici, stimano le implicazioni e le opportunità, in termini di crescita economica, creazione di lavoro ed efficientamento nell’uso delle risorse, derivanti dalla transizione verso un modello di economia circo-lare. Poiché per molti aspetti legati alla transizione circolare non risultano disponibili serie storiche di dati, tali studi, non potendo utilizzare approcci empirici basati sull’esperienza, spesso, utilizzano si-mulazioni “ex ante” per valutare le probabili conseguenzemacroeconomiche di una tale transizione. I modelli macroeconomici utilizzati per misurare il “valore” attuale e potenziale dell’economia circo-lare possono essere suddivisi in 2 categorie [23] :

• Il primo approccio, definito modellizzazione contabile prevede lo sviluppo di scenari, basati sul-l’opinione degli esperti, riguardanti la circolarità delle materie prime o lo sviluppo tecnologico in uno o più settori. I cambiamenti che caratterizzano tali scenari sono modellati autonomamente, ossia non dipendono dall’implementazione di una particolare politica. I benefici economici, sia in termini di ri-sparmi sui costi ottenuti attraverso l’uso ridotto di materiali, sia in termini di creazione di posti di lavoro, sono quindi stimati.

• Il secondo approccio prevede l’uso di modelli economici quantitativi: modelli di calcolo del-l’equilibrio generale (CGE) e macro-econometrici (ME). Questi modelli permettono di rappresentare in maniera esplicita il ruolo che i prezzi svolgono nel determinare l’offerta e la domanda di prodotti, materie prime e, risorse naturali. Inoltre, i modelli multisettoriali, inclusi tutti i modelli CGE e alcuni modelli ME, sono basati su una matrice di contabilità sociale (SAM) sottostante che tiene conto dei flussi economici nell’intera economia. Tali modelli permettono quindi di identificare le potenziali in-terazioni e ricadute di una politica su settori diversi da quelli inizialmente interessati.

Un esempio di applicazione del primo approccio è dato dagli studi pubblicati da Green Alliance [15][16] che quantificano le opportunità, in termini di nuovi posti di lavoro, derivanti dalla transizione verso un modello di economia circolare in Gran Bretagna ed in Italia, Polonia e Germania rispettivamente. La metodologia sviluppata in entrambi gli studi è la medesima e si basa su una prima analisi del-l’economia e della situazione del mercato del lavoro a livello locale per competenze richieste e per re-gione, compresi i trend futuri [24]. Successivamente, tale analisi viene confrontata con le stime di

posti di lavoro aggiuntivi che potrebbero essere creati dai settori impattati dall’economia circolare (ri-fabbricazione, riparazione, riciclo, terziarizzazione e bioeconomia), ossia quelli che riconducono le per-sone disoccupate sul mercato del lavoro invece di spostare semplicemente lavoratori da una attività esistente verso una nuova occupazione. Il modello di stima, basato sui dati statistici attualmente di-sponibili e sui risultati ottenuti da interviste con esperti, è stato simulato su 3 scenari al 2030, che si differenziano per il livello di ambizione in merito all’economia circolare [16]:

• Scenario 1: Nessuna nuova iniziativa. Tale scenario prevede un ristagno nell’economia circo-lare in cui non si hanno nuove iniziative di economia circocirco-lare, ma semplicemente la continuazione delle attuali politiche.

• Scenario 2: Tasso di sviluppo corrente. In questo scenario avviene una graduale transizione verso l’economia circolare in cui lo sviluppo di nuove politiche avviene allo stesso ritmo degli ultimi anni. • Scenario 3: Trasformazione. Tale scenario prevede una trasformazione significativa verso

l’eco-nomia circolare, con tassi di sviluppo più veloci rispetto agli attuali.

I dati di occupazione netta stimati per ogni scenario di economia circolare vengono successivamente confrontati con gli attuali dati di disoccupazione per calcolare gli effetti che si avrebbero in termini di riduzione della disoccupazione.

Lo studio “Growth within: a circular economy vision for a competitive Europe” svilup-pato dalla Ellen MacArthur Foundation in collaborazione con il McKinsey Center for Business and En-vironment, utilizza una metodologia riconducibile alla seconda categoria di modelli macroeconomici. In particolare, lo studio analizza gli effetti, in termini di impatto occupazionale, crescita economica (PIL) e costi legati agli impatti ambientali, della transizione verso l’economia circolare su tre aree che rap-presentano insieme il 60% della spesa delle famiglie europee e l’80% dell’uso delle risorse [7]: mo-bilità, cibo e alloggi.

Per ognuno di questi settori, attraverso una vasta ricerca bibliografica, lo studio definisce lo scenario al 2030 abilitato dallo sviluppo tecnologico disponibile a cinque anni. Tale scenario, successivamente, è stato validato attraverso interviste con esperti dell’industria e del mondo accademico al fine di ga-rantire che le presunte leve di miglioramento tecnologico ipotizzate fossero tecnicamente e commer-cialmente fattibili e sufficienti a descrivere un nuovo modello operativo circolare. Lo scenario circolare delineato per ciascun sistema, quindi, non rappresenta il percorso di sviluppo più probabile bensì uno stato futuro possibile dal punto di vista tecnologico.

Successivamente, per quantificare l’impatto legato alla transizione verso lo scenario circolare, ossia gli effetti dei cambiamenti tecnologici e delle politiche di regolamentazione ipotizzate, lo studio applica un modello di calcolo dell’equilibrio generale (CGE) standard estendendolo attraverso modelli espli-citi legati al trasporto privato, alle abitazioni private e alla produzione alimentare [24].