PARTE 1: L’EPICA ARCAICA
2. I poemi del Ciclo
2.8. Conclusioni: un modulo ricorrente in tutta l’epica?
Sembra che ciascuno dei poemi del Ciclo, fatta eccezione per la Telegonia, contenesse
almeno un racconto profetico o più di uno. In rapporto alle estensioni ridotte che Proclo
attribuisce a questi ἔπη (dal massimo degli undici libri dei Canti Ciprii, meno della metà
dei poemi omerici, ai soli due libri dell’Iliupersis e della Telegonia) il grado di frequenza
sembra almeno pari a quella dei poemi omerici. Ciò potrebbe spiegarsi come sintomo della
generale predilezione per le profezie (e i motivi magici e popolari in genere) che sembra
aver distinto il Ciclo ma, in base alle testimonianze conservate, sembra che almeno ad
alcuni dei poemi del Ciclo non fossero estranei neppure l’uso dell’excursus analettico e del
‚racconto nel racconto‛. Per citare solo due essempi dai ricordati dai sommari di Proclo,
nei Cipria Nestore intratteneva Menelao, dopo il ratto di Elena, narrandogli i miti di
Epopeo e della figlia di Licurgo, di Edipo, della follia di Eracle e di Teseo e Arianna.
307Allo
stesso modo pare probabile che nella Telegonia il dono da parte di Polisseno, re dell’ Elide,
a Odisseo di una coppa istoriata, fornisse il pretesto per un’ἔκφρασις sulle vicende di
Trofonio, Agamede e Augia.
308Si è detto nella sezione precedente (1.6) come la tecnica dell’anacronia, sia analettica
che prolettica, si presenti più sviluppata nell’Odissea, poema più recente, rispetto all’Iliade.
In tal senso, si potrebbe ipotizzare un’ancor maggiore frequenza di tali digressioni
narrative nei poeti νεώτεροι rispetto a Omero. Benché inoltre vi sia totale incertezza
riguardo all’epoca in cui i poemi in questione si fissarono in una sequenza ciclica,
nell’ipotesi in cui ciò fosse avvenuto gi| nella prassi rapsodica,
309excursus ricapitolativi e
anticipativi come quelli menzionati avrebbero rappresentato un utilissimo mezzo di rinvio
e di ripresa tra segmenti poematici e performances narrative in successione nell’ambito
dell’ἀκολουθία τὦν... πραγμάτων che Fozio attribuiva al Ciclo.
310Da un’analisi dei ‚racconti profetici‛ ciclici ricostruiti e da un confronto con gli
omologhi passi omerici conservati, sembra che tali ‚profezie narrative‛ fossero spesso
incastonate all’interno di una serie di scene ricorrenti: il dialogo di Zeus con un’altra
divinità, solitamente femminile, con cui delibera sul futuro degli uomini; il vaticinio di un
veggente troiano sulle future sventure della propria città; le istruzioni o i vaticini su una
307 Procl. Chrest. 114-17 Sev. = Cypr. Argum. 27-9 B.
308 Procl. Chrest. 310-12 Sev. = Teleg. Argum. 4-6 B. È inoltre possibile che nei Cipria un sommario analettico
ricapitolativo del ratto di Elena fosse riportato da Iris nel momento in cui si recava ad avvertire Menelao (Procl. Chrest. 110sg. Sev. = Cypr. Argum. 24sg. B.). Una testimonianza di Dionigi di Alicarnasso (I 68, 2 - 69, 4) lascia pensare che nell’Iliupersis (fr. 1 Bern.) fosse presente un excursus analettico sulle origini e la storia del Palladio.Severyns (1928, pp. 385sg.) ritiene inoltre che nei Nostoi (Argum. 14sg. B.= Procl. Chrest. 297sg. Sev.) Odisseo riportasse a Neottolemo un racconto analettico delle proprie avventure al momento del loro incontro a Maronea. In realtà Proclo e le altre testimonianze del Ciclo conservano memoria di un maggior numero di prolessi e profezie piuttosto che di digressioni analettiche. È difficile stabilire se ciò corrispondesse a un carattere effettivo dei poemi ciclici, differenti dai poemi omerici che facevano invece più largo uso dell’analessi (si pensi solo agli Ἀλκίνου ἀπόλογοι), o se sia dovuto a una selezione più o meno fortuita operata dagli epitomatori: Proclo, ad esempio, avrebbe potuto ritenere più importante segnalare le profezie piuttosto che digressioni analettiche, magari ripetitive o non strettamente funzionali allo sviluppo della trama.
309 Come sostiene Sbardella (2012, cfr. supra p. 111 n. 28).
navigazione o su un νόστος; l’apparizione o l’evocazione dell’ombra di un trapassato. Si
potrebbe quasi pensare a una serie di scene ricorrenti nella poesia orale, più o meno
tipizzate e gi| predisposte per permettere all’aedo di inserirvi una table of contents degli
eventi che si accingeva cantare.
Si è già visto come la maggioranza delle narrazioni profetiche omeriche sembrino
costituire delle prolessi interne o quantomeno miste (in parte interne e in parte esterne) e
almeno in parte dei racconti ante eventum seguiti e replicati da un racconto post eventum,
311una table of contents strutturalmente legata alla narrazione che segue. Per la posizione che
occupavano e i contenuti che è stato possibile ricostruirne, anche la maggioranza dei
racconti profetici ciclici sembrerebbero essere stati concepiti in modo analogo, come
sommari anticipativi dalla funzione prologica. I progetti iniziali di Zeus dovevano, ad
esempio, anticipare e introdurre l’azione dei Cipria e forse di una parte più vasta del Ciclo
troiano; la profezia di Teti ad Achille doveva riassumere ante eventum ‚i fatti riguardanti
Memnone‛, che costituivano la seconda parte dell’Etiopide; i vaticini di Eleno sulla caduta
di Troia, secondo la mia proposta di ricostruzione (vd. supra 2.4), dovevano corrispondere
alla successione dei nuclei narrativi dell’Ilias Parva; le predizioni sui singoli νόστοι
anticipavano, invece, il cammino dei rispettivi eroi. La frequenza con cui tale modulo
narrativo sembra essere stato impiegato, lascia avanzare numerose ipotesi sull’originaria
funzione ricapitolativa e anticipativa che poteva aver rivestito nella produzione orale. Di
tale struttura ricorrente sembra peraltro ancora consapevole il poeta, o un redattore, della
Telegonia, che pare aver costruito l’intero poema come un lungo racconto post eventum che
sviluppava in forma espansa quanto anticipato ante eventum dalla profezia di Tiresia
dell’Odissea.
312Più rari parrebbero essere stati i casi di profezia ‘esterna’: forse la seconda scena di
Διὸς βουλή al termine di Cypria e l’episodio dell’ira di Atena nell’Iliupersis. Ma si ricordi
che la mia ricostruzione è stata condotta, per ragioni di necessità, su un campione ristretto
di attestazioni disponibili e che non si può escludere l’esistenza di altri casi di cui non si
conservino più testimonianze.
Si può infine ricordare come svariati dei vaticini ciclici presi in esame, più degli
analoghi passi omerici, sembrino aver conosciuto una discreta fortuna in epoche
successive, trasformandosi e riadattandosi all’interno di generi letterari altri, primo tra
tutti la tragedia. Allorché, nel V secolo, il teatro eredita i contenuti mitici e talune delle
funzioni sociali che erano state dell’epica,
313il modulo del ‚racconto profetico‛ può essere
stato trasmesso al genere nuovo, perdendo connotazioni proprie e acquisendone delle
altre. Spesso, come si è visto, la ricostruzione di un racconto profetico nel Ciclo è
311 Si è già detto come tale terminologia sia applicabile unicamente in rapporto alla forma scritta dei singoli
poemi e non si possa considerare fissa rispetto a esecuzioni performative aurali. Si è visto d’altra parte come la stessa profezia di Atena sulle sventure della flotta greca fosse usata come prolessi esterna nell’Iliupersis ma forse anche come prolessi interna nei Nostoi, ma è possibile che avesse forme ancora differenti in altri canti del tutto perduti.
312 Sull’ipotesi che questo schema ricorrente (vaticinio ante eventum - narrazione post-eventum), che pare quasi
voler confermare la veridicità della profezia iniziale, abbia conosciuto le proprie originiin un’epica locale legata ai santuari oracolaricfr. conclusione.