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PARTE 1: L’EPICA ARCAICA

2. I poemi del Ciclo

2.6. Due profezie di νόστοι

Nella sezione dedicata ai poemi omerici si sono già esaminate ben due narrazioni

profetiche di νόστοι presenti nell’Odissea: i vaticini di Tiresia a Odisseo e di Proteo a

Menelao. Una disamina delle epitomi dei poemi ciclici lascia supporre che profezie di tal

genere dovevano essere ricorrenti anche in altri canti di ritorni oggi perduti.

246

Il poema ciclico noto con il titolo di Nostoi, che segue l’Iliupersis nell’epitome di

Proclo, narrava i ritorni a casa degli eroi greci dopo la guerra di Troia. Probabilmente

ciascuno dei singoli ritorni costituiva in origine materiale rapsodico autonomo (come

dimostra il caso dell’Odissea) che in seguito un poeta, ricordato dalla tradizione con il

nome di Agia di Trezene, raccolse assieme e li riorganizzò in un unico epos.

247

Secondo Andrea Debiasi ‚i Nostoi al pari e forse più degli altri componimenti del

Ciclo, potevano segnalare, sia pure in forma breve e sotto forma profetica, alcuni sviluppi

occidentali, a maggior ragione plausibili in relazione ad eroi non più fermi a Troia, ma

errabondi in larga parte per mare‛.

248

Lo studioso è interessato ai soli ‚sviluppi

occidentali‛, ma di certo si può pensare a ‚finestre profetiche‛ sui ritorni in genere. Si è

visto come il Riesenepos rappresenti uno dei temi più ricorrenti della narrazione profetica.

È d’altro canto probabile che un ruolo importante nella formazione dei canti di ritorno,

almeno nella fase iniziale in cui questi si svilupparono separatamente, sia stato svolto dalle

numerose tradizioni eziologiche epicoriche che riconnettevano le origini di insediamenti

locali o centri cultuali alle spedizioni di eroi reduci da Troia,

249

e la profezia rappresenta

246 Il νόστος di Menelao era narrato anche nel poema di Agia, ma non è noto se vi si facesse menzione della

profezia di Proteo. Proclo ricorda soltanto che Menelao viaggiò in Egitto con cinque navi superstiti (Chrest. 285-7 Sev. = Nost. Argum. 6sg. B.) e che tornò a casa dopo che Oreste aveva ucciso Egisto (Chrest. 303 Sev. =

Nost. Argum. 18sg. B.), in perfetta corrispondenza con quanto vaticinato da Proteo nell’Odissea, ma nulla dice

di quanto gli sia accaduto in Egitto, forse per evitare di evidenziare ripetizioni nell’epitome, dove l’Odissea è collocata dopo i Nostoi (cfr. Procl. Chrest., 306 Sev. = Teleg. Argum. 1 B. = Od. cycl. test. 3 Bern.). Per la stessa ragione è incerto se il poema di Agia narrasse anche il ritorno di Odisseo, benché Proclo non ne faccia menzione. Pausania (X 28, 7 = Nost. fr. 3 B.) ricorda la presenza di una nekyia nei Nostoi e se, come ritengono alcuni (Monro 1883, p. 319; Severyns 1928, pp. 385sg.; Bernabé 1987, p. 95; Burgess 2001, pp. 142sg.), si trattava della stessa catabasi di Odisseo, è possibile che anche qui fosse presente una profezia di Tiresia. Sull’’Odissea ciclica’, intesa come una versione alternativa del poema atta a inserirsi in una narrazione continuativa del Ciclo troiano cfr. anche scholl. Od. XVI 195 (II 627, 17 Dindorf); XVII 25 (II 635, 9 Dindorf) =

Od. Cycl. testt. 1-2 B.; Burgess 2001, p. 16; Sbardella 2012, pp. 200sg., che la identifica con la versione recitata

dai Pisistratidi. Come al solito, resta incerto se sia Odissea che Nostoi siano stati ‘tagliati’ e resi compatibili a una sequenza ciclica già in una fase secondaria della prassi rapsodica o risultino tali solo nella rappresentazione a posteriori degli epitomatori.

247 Cfr. in proposito Debiasi 2004, pp. 229sgg.: ‚È Agia con ogni probabilit| uno, forse l’ultimo e più

sistematico dei molteplici autori di Nostoi rapsodici, componimenti informati a sviluppi isolati, come illustra l’esempio dell’Odissea, collocata nel Ciclo dopo l’opera di Agia. Egli dunque può avere raccolto e rielaborato materiale abbozzato in orditi più antichi‛. Su Agia autore dei Nostoi cfr. Procl. Chrest. 277sg. Sev. = Nost. Arg. 1 B.; Nost. test. 4 B. e fr. 8 B. Ben poco è noto del poeta trezenio, ‚a mere name‛ lo definisce Huxley (1969, p. 162). All’esistenza di altri poemi intitolati Nostoi fa allusione la Suida (*ν 500 Adler+ s.v.: νόστος = Nost. test. 2 B.). Opere omonime sono effettivamente attribuite a Eumelo di Corinto (= Eum. test. 13 B. = Nost. test. 3 B.) o a un autore di Colofone (Nost. fr. 16 falsum B.).

248 Debiasi 2004, p. 244.

249 Numerose tradizioni eziologiche di tal genere, forse legate a varianti epicoriche, sono ricordate nella

uno degli espedienti ideali per riconnettere tali sviluppi eziologici al racconto del mito

eroico.

Dalle epitomi di Proclo e Apollodoro è possibile ricostruire due profezie di tal

genere, ma certamente ve ne erano molte altre di cui non si conserva testimonianza.

250

2.6.1. Profezia del fantasma di Achille ad Agamennone

Nel sommario di Proclo, a proposito del νόστος di Agamennone si legge:

τὦν δὲ περὶ τὸν Ἀγαμέμνονα ἀποπλεόντων Ἀχιλλέως εἴδωλον ἐπιφανὲν πειρ᾵ται διακωλύειν προλέγον τὰ συμβησόμενα.

Allorché gli uomini di Agamennone stanno per partire, il fantasma di Achille appare e tenta di trattenerli, preannunciando loro gli eventi a venire.251

Il verbo προλέγω non lascia dubbi sul fatto che si tratti di una scena di vaticinio,

forse di carattere narrativo, e l’oggetto generico al neutro plurale (τὰ συμβησόμενα) lascia

supporre una predizione di molteplici eventi, forse alquanto estesa, ma si è visto come la

terminologia dell’epitome non risulti sempre indicativa e non possa essere addotta come

argomento probante. Proclo non specifica quali fossero gli «eventi a venire» predetti

dall’ombra di Achille ad Agamennone, quali predizioni nefaste potevano essere addotte

per sconsigliare la partenza. Seguendo l’epitome, si ha l’impressione che il poema

proseguisse narrando i destini di vari membri della flotta achea che avevano seguito

Agamennone.

252

1. Subito dopo la menzione della profezia di Achille si legge:

εἶθ᾽ ὁ περὶ τὰς Καφηρίδας πέτρας δηλοῦται χειμὼν καὶ ἡ Αἴαντος φθορὰ τοῦ Λοκροῦ. Dopo sono descritti la tempesta presso le rupi Caferidi e la rovina di Aiace Locrese.253

Nostoi ciclici. Più avanti si valuter| l’ipotesi di una profezia di Teti o di Eleno sulla fondazione del regno di

Molossia da parte di Neottolemo. È possibile che il ciclo conoscesse anche altre tradizioni eziologiche legate ai ritorni di eroi greci o alle fughe di eroi troiani. Sulle fondazioni in Epiro dello stesso Eleno, la cui adesione alle fila dei Greci era narrata nella Piccola Iliade (cfr. § 2.4) cfr. infra. p. 181 e n. 280. Nella stessa Piccola Iliade (fr. 21 [IV] B.) si narrava della fuga di Enea in Tracia e della metonomasia di Aino in suo onore. Debiasi (2004, pp. 161-77) ritiene che di fondazioni occidentali del figlio di Anchise si narrasse anche nell’Iliupersis. Nei Nostoi (Argum. 7-9 B. = Procl. Chrest. 288-90 Sev.; Apoll. Epit. VI 2-4 e 19) si narravano le peregrinazioni di Calcante e di altri indovini greci nell’entroterra dell’Asia Minore, cui forse si riconnettevano gi| le fondazioni dei santuari di Claro e Mallo, note in seguito alla Melampodia pseudo-esiodea (frr. 278 e 279 M.- W., cfr. Löffler 1963, pp. 46-51; Cingano 2009). Sull’effettiva tradizione di sepolture di indovini mitici (‚cimitero iatromantico‛) a Claro cfr. Printz 1979, pp. 16-34; Scheer 1993, pp. 153-271; Talamo 1992, pp. 219- 44; Ragone 2005, pp. 45 e 61.

250 Si è già detto della presenza di una Nekyia nei Nostoi e dell’eventualit| che presentasse risvolti mantici (cfr. supra n. 246). Forse episodi di profezia o di evocazione necromantica ricorrevano anche nel νόστος degli

indovini (cfr. n. supra), cfr. Huxley 1969, pp. 164sg.; Davies 1989 a, pp. 77sg. Sofocle (fr. 373 Radt apud Dion. Hal. Ant. Rom. I 48, 2), Nevio (frr. 3 e 13a Morel) ed Ennio (frr. 17-8 Vahlen) facevano pronunciare ad Anchise vaticini sul destino di Enea, che potrebbero risalire all’ Iliupersis. Debiasi (2004, pp. 161-77, 198sg., 218, part. nn. 289 e 290) ipotizza la presenza di profezie sul destino dello stesso Enea, di Andromaca e di Antenore nella Piccola Iliade.

251 Procl. Chrest.. 291-3 Sev. = Nost. Argum. 9-11 B.

252 Sulla separazione degli Atridi e della flotta achea cfr. § 2.5. 253 Procl. Chrest.. 294sg. Sev. = Nost. Argum. 12sg. B.

Si è detto nel precedente capitolo della tempesta scatenata da Atena. E si può

effettivamente supporre che il naufragio e l’ira della dea costituissero un pericolo

sufficiente per tentare di scoraggiare l’imbarco degli Achei.

2. Inoltre, se la profezia era rivolta in particolare ad Agamennone, è legittimo supporre

che il defunto Achille tentasse di distogliere l’Atride dal ritorno predicendogli anche il

tradimento tramato da Clitemestra ed Egisto e la morte che lo attendeva in casa. A tale

episodio Proclo fa per l’appunto riferimento al termine del sommario dei Nostoi:

ἔπειτα Ἀγαμέμνονος ὑπὸ Αἰγίσθου καὶ Κλυταιμήστρας ἀναιρεθέντος ὑπ᾽ Ὀρέστου καὶ Πυλάδου τιμωρία καὶ Μενελάου εἰς τὴν οἰκείαν ἀνακομιδή.

(Seguono) poi l’assassinio di Agamennone ad opera di Egisto e Clitemestra, vendicato da Oreste e Pilade, e il ritorno a casa di Menelao.254

L’uccisione di Agamennone è inoltre raffigurata a rilievo su una coppa in terracotta di III

sec. a.C. la cui didascalia rimanda esplicitamente ai Nostoi di Agia.

255

Dell’episodio della profezia di Achille, invece, non sembrano rimaste altre

testimonianze dirette, salvo una curiosa osservazione dell’anonimo Sul sublime:

ἄκρως δὲ καὶ ὁ ΢οφοκλᾛς ἐπὶ τοῦ θνᾚσκοντος Οἰδίπου καὶ ἑαυτὸν μετὰ διοσημίας τινὸς θάπτοντος πεφάντασται͵ καὶ κατὰ τὸν ἀπόπλουν τῶν Ἑλλήνων ἐπὶ τἀχιλλέως προφαινομένου τοῖς

ἀναγομένοις ὑπὲρ τοῦ τάφου...

È alta anche la fantasia di Sofocle, quando Edipo morente si dà sepoltura tra segni soprannaturali o

quando Achille appare sulla propria tomba ai Greci che stanno per salpare... 256

Nota la predilezione di Sofocle per il Ciclo, di cui si è detto in precedenza (cfr. § 2.4.3), non

stupisce che il tragediografo, anche in questo caso, si sia rifatto a un episodio tratto dal

poema arcaico. Il passo sofocleo cui allude l’anonimo Sul Sublime apparteneva

probabilmente alla Polissena. Questo attesta infatti un frammento del Περὶ θεῶν di

Apollodoro di Atene:

...΢οφοκλᾛς ἐν Πολυξένῃ τὴν Ἀχιλλέως ψυχὴν εἰσάγει λέγουσαν (fr. 523 R.)· Ἀκτὰς ἀπαίωνάς τε καὶ μελαμβαθεῖς

λιποῦσα λίμνης ἦλθον ἄρσενας χοὰς Ἀχέροντος ὀξυπλᾛγας ἠχούσας γόους...

...Sofocle nella Polissena fa dire all’anima di Achille (fr. 523 R.): Ho lasciato le rive oscure, vuote di canti gioiosi,

della palude, le acque infeconde dell’Acheronte che risuonano di gemiti acuti...257

La tragedia doveva trattare il sacrificio della principessa troiana Polissena, figlia di

Priamo, sulla tomba di Achille.

258

Anche nell’Ecuba di Euripide, che sembra aver ripreso il

254 Procl. Chrest.. 301-3 Sev. = Nost. Argum. 17-9 B.

255 Nost. test. 4 B. = fr. 10 B. = Vas Homericum (prim. ed. Robert, Jahrb. D. Arch. Inst. 39, 1919, 66sg.,): [κατὰ τὸν

ποιητὴν] Ἀ[γίαν] ἐκ τὦν [Νό]στων Ἀχα[ι]ὦν. θάνατος Ἀγαμέμ*νο+νος etc. Cfr. anche Severyns 1928, pp. 403-5 (con tavola illustrata); Sinn 1979, p. 101 e LIMC s.v.: ‚Agamemnon‛ N° 93.

256 Ps.-Long. De Subl. 15,7.

257 Soph. fr. 523 R. = Apoll. Athen. FGrHist 244 F 102 a [2] = Porph. ap. Stob. 1, 418, 8sgg. Wachsmuth. La tr. it.

dei frammenti di Sofocle è di G. Paduano, della prosa introduttiva di Apollodoro è mia.

dramma sofocleo in questione,

259

si narra (vv. 35-44), sotto forma di rimando a un evento

extra-scenico, come il fantasma dell’eroe fosse apparso dopo il sacco di Troia per

pretendere il sacrificio della vergine quale decima del bottino.

Proclo colloca invece il sacrificio di Polissena nell’Iliupersis,

260

in un momento

precedente del mito, senza porlo in alcuna relazione con l’apparizione di Achille. Forse

l’episodio era narrato in origine anche nei Nostoi, ma fu espunto da una successione

organica del poemi del Ciclo, o delle loro epitomi,

261

per evitare un effetto di ridondanza.

Tuttavia prima dei tragici, nessuna delle fonti letterarie e figurative del sacrificio di

Polissena fa esplicito riferimento a un’apparizione di Achille

262

e l’argomento ex silentio

può far supporre che sia stato soltanto Sofocle il primo ad associare due episodi mitici

originariamente indipendenti: l’apparizione e la profezia dell’εἴδωλον, riprese dai Nostoi, e

il sacrificio di Polissena, ripreso dall’Iliupersis.

In ogni caso che più di un frammento della tragedia sofoclea sembra ripreso proprio

dalla profezia di Achille. Il fr. 525 Radt (ἀπ᾿αἰθέρος δὲ κἀπὸ λυγαίου νέφου; «...dall’aere

e dalla fosca nube...»)

263

pare riconducibile alla descrizione della tempesta che stava per

investire gli Achei.

Altri frammenti sembrano invece riferirsi alle predizioni della morte di

Agamennone. A una veste senza buco per la testa, quale quella che, nella versione più

nota del mito, Clitemestra utilizza per uccidere lo sposo,

264

parrebbe riferirsi il fr. 526 R.

(χιτών σ᾿ἄπειρος, ἐνδυτήριον κακὦν; «...chitone senza via di scampo, vestitore di

mali...»). L’Etymologicum Genuinum

265

cita il suddetto verso della Polissena sotto la voce

ἄπειρος ed è indicativo che lo stesso aggettivo sia utilizzato per definire il medesimo

chitone ‚senza via d’uscita‛

266

anche nell’Oreste di Euripide (....πόσιν ἀπείρῳ περιβαλοῦσ΄

ὑφάσματι / ἔκτεινεν)

267

e nell’Agamennone di Eschilo (ἄπειρον ἀμφίβληστερον͵ ὥσπερ

ἰχθύων͵ / περιστιχίζω͵ πλοῦτον εἵματος κακόν).

268

Il fr. 527 R. (παράρυμα πόδος /

«...rifugio del piede...»),

269

richiama invece la definizione di πρόδουλον ἔμβασιν ποδός

259 Sulla Polissena come modello dell’Ecuba cfr. Calder 1966, part. pp. 53-6 e Mossmann 1944, pp. 45-7. 260 Procl. Chrest.. 273sg. Sev. = Il. Exc. Argum. 22sg. B.

261 Sulla questione dell’unit| del Ciclo cfr. supra pp. 115sg. nn. 28 e 31.

262 Oltre che nell’Iliupersis, l’episodio era trattato nella Piccola Iliade (test. 7 B.; cfr. Paus. X 25, 9), in Stesicoro

(PMGF 28 = I.G. XIV [Kaibel] 1284, 7 [cfr. Sadurska 1964, pp. 28sg.]) e in Ibico (PMGF 307 = Schol Eur. Hec. 41 *I 17, 4sg. Schwartz+). I due temi appaiono connessi per la prima volta soltanto nell’Ecuba.

263 Soph. fr. 525 R. = Schol. L ad Ap. Rh. II 1120 (206, 17 Wendel). Per l’attribuzione alla descrizione della

tempesta cfr. Hartung 1851, p. 49 (che attribuiva però la predizione a Cassandra); Pearson 1917, vol. II, p. 167; Calder 1966, p. 49 e Radt TrGF 4, p. 406.

264 Cfr. Aesch. Agam. 1125-9 e 1379-92.

265 Soph. fr. 526 R. = Etym. Gen. AB = Etym. Mag. 120, 47 s.v.: ἄπειρος.

266 Cfr. LSJ s.v. ‚ἄπειρος‛: «...in Trag. freq. of garments etc., in which one is entangled past escape, i.e. without outlet».

267 Or. 25sg. A parlare è Elettra προλογίζουσα. Il verso è citato dallo stesso Etymologicum Genuinum sotto la

voce ἄπειρος assieme a quello della Polissena.

268 Agam. 1382sg. A parlare è l’assassina Clitemestra. Cfr. Fränkel, 1950, vol. III, pp. 649sg. (ad loc.). L’affinit|

con il frammento della Polissena e con il succitato passo dell’Oreste è stata evidenziata da Pearson (1917, vol. II, pp. 167sg.) e Radt (TrGF 4, p. 407).

269 Soph. fr. 527 R. = Hesych. (π 652 Hansen) s.v.: παράρυμα. Sulle ipotesi di attribuzione alla profezia della

utilizzata dall’Agamennone eschileo

270

per indicare i calzari da lui deposti prima di

entrare, ignaro, nel palazzo dove lo attende la morte.

Resta incerto quale ruolo svolgesse e quale collocazione avesse la profezia di Achille nell’ambito della tragedia. La funzione pare quella di una ‘profezia finale’ (vd. 4.2) atta a vaticinare eventi extra

tragoediam, posteriori alla chiusura dell’azione scenica ambientata a Troia. Forse lo spettro appariva

per formulare il suo infausto vaticinio nell’esodo,271 allorché il sacrificio era già compiuto e i Greci si

accingevano a partire, e svolgeva in tal senso un ruolo analogo a quello di un deus ex machina. D’altra parte una profezia finale simile si trova anche nell’esodo dell’Ecuba di Euripide, dove il re trace Polimestore, citando un oracolo di Dioniso, prevede non solo la morte della regina troiana ma anche l’uccisione di sua figlia Cassandra e dello stesso Agamennone.272

I contenuti ricostruiti per il vaticinio sofocleo sembrerebbero in ogni caso

confermare le ipotesi proposte per il modello ciclico. Lo spettro rivolgeva ad Agamennone

predizioni riguardanti (1) il viaggio (la tempesta che lo attendeva in mare) e (2) il suo

destino ultimo (la morte per mano di Egisto e della sposa infedele).

273

Non è possibile

stabilire quale fosse l’ampiezza del vaticinio, ma anche senza postulare una narrazione

profetica estesa, sembra che essa costituisse in ogni caso una table of contents del νόστος di

Agamennone, un sommario ante eventum del suo ritorno e del suo destino ultimo.

2.6.2. Profezie sul ritorno di Neottolemo

Nell’epitome di Proclo si trova riferimento anche a un altro possibile episodio di

profezia, nel racconto del νόστος di Neottolemo, il figlio di Achille.

Νεοπτόλεμος δὲ Θέτιδος ὑποθεμένης πεζᾜ ποιεῖται τὴν πορείαν· καὶ παραγενόμενος εἰς Θρᾴκην Ὀδυσσέα καταλαμβάνει ἐν τᾜ Μαρωνείᾳ, καὶ τὸ λοιπὸν ἀνύει τᾛς ὁδοῦ καὶ τελευτήσαντα Υοίνικα θάπτει· αὐτὸς δὲ εἰς Μολοσσοὺς ἀφικόμενος ἀναγνωρίζεται Πηλεῖ.

Neottolemo, su consiglio di Teti, intraprende il viaggio a piedi; e, giunto in Tracia, incontra Odisseo a Maronea. Compie poi il resto del viaggio e, morto Fenice, lo seppellisce. Giunto poi presso i Molossi, è riconosciuto da Peleo. 274

ipotizzava un riferimento alla stessa veste di fr. 526 R., citando in proposito Aesch. Choeph. 983 (πέδας τε χειροῖν καὶ ποδοῖν ξυνωρίδα) e Lyc.. Alex. 1102 (κροσσωτούς ῥαφάς). Non mancano tuttavia ipotesi alternative come quella di Hartung (1851, ad loc.) che attribuiva il frammento a una descrizione della processione di Polissena verso il sacrificio, paragonata a una marcia nuziale.

270 Aesch. Agam. 945.

271 Cfr. Weil 1868, p. 204. Su questa e altre ricostruzioni cfr. infra 4.1. In ogni caso l’anticipazione eventi extra tragoediam corrisponderebbe alla funzione di una profezia finale (cfr. 4.2).

272 Hec. 1258-81. Sull’analogia tra i due vaticini cfr. Mossmann 1944, pp. 45-7.

273 A quanto si deduce dai frammenti, la morte vaticinata da Achille ad Agamennone nella Polissena

riprendeva la versione comune ai tragici che si trova attestata per la prima volta in Eschilo: Agamennone è ucciso con l’inganno da Clitemestra nel bagno con una veste che non lascia fuoriuscire la testa. Al contrario, in base alla figurazione vascolare (cfr. supra p. 177) pare che nei Nostoi ciclici l’episodio si consumasse secondo una versione differente, più affine a quella narrata dall’ombra dello stesso Agamennone in Od. XI 405-34 (cfr. supra 1.3.2 e 1.4.5): uno scontro armato tra gli uomini di Agamennone e quelli di Egisto nel corso di un banchetto, durante il quale Egisto uccideva l’Atride e Clitemestra la sua concubina Cassandra. Ma il fatto che Sofocle abbia ripreso una versione differente del mito dell’uccisione, non significa che non possa aver ripreso dallo stesso modello l’episodio della profezia di Achille.

Un resoconto più dettagliato dell’episodio si ritrova in un passo gi| esaminato

prima dell’Epitome di Apollodoro.

Ἀγαμέμνων δὲ θύσας ἀνάγεται καὶ Σενέδῳ προσίσχει, Νεοπτόλεμον δὲ πείθει Θέτις ἀφικομένη

ἐπιμεῖναι δύο ἡμέρας καὶ θυσιάσαι, καὶ ἐπιμένει. οἱ δὲ ἀνάγονται καὶ περὶ Σᾛνον χειμάζονται. Ἀθην᾵

γὰρ ἐδεήθη Διὸς τοῖς Ἕλλησι χειμὦνα ἐπιπέμψαι. καὶ πολλαὶ νᾛες βυθίζονται.

Dopo aver compiuto i sacrifici, Agamennone salpa e approda a Tenedo; sopraggiunge Teti che persuade

Neottolemo a rimanere lì per due giorni a fare sacrifici, ed egli rimane. Gli altri ripartono e, nei pressi di Tenos,

sono colti da una tempesta: Atena infatti aveva pregato Zeus di suscitare una tempesta contro i Greci. Molte navi colano a picco.275

Né Proclo né Apollodoro utilizzano esplicitamente termini ascrivibili al linguaggio

profetico (il primo usa il verbo ὑποτίθημι, il secondo πείθω e il sostantivo ὑποθήκαι).

276

Ma si è gi| parlato delle doti mantiche di Teti e della probabilit| che ella fosse ‘narratrice’

di un racconto profetico gi| nell’Etiopide. Niente di più probabile che la dea, madre di

Achille e nonna di Neottolemo, apparisse per avvertire il nipote della tempesta in arrivo,

in quanto presaga della collera di Atena che preparava il naufragio della flotta achea. Pare

che la dea (1) invitasse Neottolemo a compiere sacrifici (come si ricava da Apollodoro) e

che (2) lo esortasse a proseguire il ritorno a piedi (come afferma Proclo). Due temi, le

prescrizioni di sacrifici e le istruzioni per il ritorno, attestati nella profezia di Proteo e in

quella di Tiresia.

Sui vaticini sul ritorno di Neottolemo è nota però anche un’altra tradizione. Come si

è in parte visto nella sezione dedicata ai poemi omerici (1.4.4), gli scolii all’Odissea

conservano un altro racconto della vicenda, risalente a Eratostene e forse filtrato da

Aristarco.

277 Νεοπτόλεμος κατὰ κέλευσιν Θέτιδος ἐμπρήσας τὰ ἴδια σκάφη πεζὸς ἄνεισι. χρησθεὶς δὲ ὑπὸ Ἑλένου͵ ἔνθα ἂν ἴδοι οἶκον ἐκ σιδηρῶν θεμελίων͵ τοίχων δὲ ξυλίνων καὶ ὀρόφου ἐρεοῦ͵ ἐκεῖ μένειν͵ ἐλθὼν εἰς τὴν Παμβὦτιν λίμνην τᾛς Ἠπείρου͵ καὶ τοὺς ἐγχωρίους εὑρὼν δόρατα πήξαντας καὶ χλαίνας ἄνωθεν καταπετάσαντας καὶ οὕτω σκηνοῦντας͵ συμβάλλει τὸν χρησμόν. καὶ πορθήσας τὴν Μολοσσίαν ἐξ Ἀνδρομάχης ἴσχει Μολοσσὸν͵ ἀφ΄ οὗ καὶ τὸ γένος ἐστὶ τὦν ἐν Μολοσσίᾳ βασιλέων͵ ὡς ἱστορεῖ Ἐρατοσθένης (FGrHist 241 F 42).

Neottolemo, per ordine di Teti, dato fuoco alle proprie navi, si incammina a piedi. Eleno gli aveva

vaticinato (scil. a Neottolemo) che si fermasse là dove avesse visto una casa dalle fondamenta di ferro, dalle mura di legno e dal tetto di lana. Giunto al lago Pambrotide, in Epiro, e trovati gli indigeni che, infissi a terra

delle lance e stesevi sopra delle coperte, dimoravano così sotto le tende, comprese il senso dell’oracolo e, conquistata la Molossia, ebbe da Andromaca Molosso, dal quale discende la stirpe dei re di Molossia, come racconta Eratostene (FGrHist 241 F 42).278

275 Apoll. Epit. VI 5.

276 Gli scolii all’Odissea (cfr. infra) parlano di κέλευσις. In tal senso tale scena non era presa in considerazione

come profezia da Kullmann. Ma riguardo al genitivo assoluto Θέτιδος ὑποθεμένης si ricordi come nell’Epitome di Apollodoro a proposito del viaggio di Odisseo all’Ade si dica che l’eroe πλεύσας τὸν Ὠκεανόν, σφάγια ταῖς ψυχαῖς ποιησάμενος, μαντεύεται παρὰ Σειρεσίου, Κίρκης ὑποθεμένης. La stessa terminologia del nostro passo ricorre in un’altra epitome in riferimento alle prescrizioni di Circe di Od. X 504-40, lunghe e articolate ‚istruzioni divine‚ che costituiscono una parziale anticipazione ante eventum del successivo racconto del libro XI (cfr. cap. 1.5.5).

277 Così ritiene Severyns 1928, p. 383

La fonte in questione menziona due distinte indicazioni profetiche: l’ordine (κέλευσις) di

Teti, noti pure a Proclo e ad Apollodoro, e i χρησμοί di Eleno, noti, a quanto dice lo scolio,

a Eratostene e menzionati, in forma meno dettagliata, anche da Pausania.

279

Stando allo

scolio, sembra che Teti ordinasse al nipote di tornare a piedi e non per mare, mentre

l’indovino gli dava indicazioni sul luogo in cui stabilirsi. Ma, sebbene la presenza del

veggente troiano traditore al seguito di Neottolemo sembri risalire a una tradizione molto

antica, peraltro ben radicata in Epiro, dove Eleno è ricordato in connessione con il

santuario di Dodona e con le fondazioni di diverse città,

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nessuna fonte attribuisce

esplicitamente questo vaticinio di Eleno ai Nostoi di Agia. Non è dato sapere se Proclo e

Apollodoro abbiano omesso di farne parola per una scelta epitomatoria o se tale motivo

mitico non risalga effettivamente a una tradizione più tarda o differente rispetto a quella

degli ordini di Teti. La situazione di ‚doppio vaticinio‛ postulata dallo scolio potrebbe

effettivamente rispecchiare la trama del poema ciclico,

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ma è anche possibile che invece

nella variante ciclica, alternativa a quella nota a Eratostene, fosse la sola Teti a vaticinare e

che ella stessa indirizzasse Neottolemo verso la terra dei Molossi. In questa sede, dal

momento che mi sto limitando ad analizzare testimonianze esplicite del Ciclo, mi limiterò

a prendere in considerazione questa seconda ipotesi.

È possibile che la predizione di Teti costituisse una table of contents del νόστος e del

destino di Neottolemo e che in tal senso si spingesse anche oltre, pronunciando profezie

sul seguito del viaggio, sul ritorno a casa e sul destino ultimo dell’eroe.

Si veda in proposito come le tappe e gli eventi fondamentali del νόστος e della vita

di Neottolemo siano narrati da Apollodoro.

Νεοπτόλεμος δὲ μείνας ἐν Σενέδῳ δύο ἡμέρας ὑποθήκαις τῆς Θέτιδος εἰς Μολοσσοὺς πεζᾜ ἀπᾚει μετὰ Ἑλένου, καὶ παρὰ τὴν ὁδὸν ἀποθανόντα Υοίνικα θάπτει, καὶ νικήσας μάχᾙ Μολοσσοὺς βασιλεύει, καὶ ἐξ Ἀνδρομάχης γεννᾶ Μολοσσόν. Ἕλενος δὲ κτίσας ἐν τᾜ Μολοσσίᾳ πόλιν κατοικεῖ... Πηλέως δὲ ἐκ Υθίας ἐκβληθέντος ὑπὸ τὦν Ἀκάστου παίδων καὶ ἀποθανόντος, Νεοπτόλεμος τὴν βασιλείαν τοῦ πατρὸς παρέλαβε. καὶ μανέντος Ὀρέστου ἁρπάζει τὴν ἐκείνου γυναῖκα Ἑρμιόνην κατηγγυημένην αὐτ῵ πρότερον ἐν Σροίᾳ, καὶ διὰ τοῦτο ἐν Δελφοῖς ὑπὸ Ὀρέστου κτείνεται.

Neottolemo rimane due giorni a Tenedo per consiglio di Teti, poi, a piedi, insieme a Eleno, si dirige verso il paese dei Molossi; durante il viaggio Fenice muore e lui lo seppellisce; vince in battaglia i Molossi e ne diventa re; da Andromaca282 gli nasce un figlio che chiama Molosso. Nella Molossia

Eleno fonda una città e vi si stabilisce... Peleo viene scacciato da Ftia dai figli di Acasto e muore: