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PARTE 1: L’EPICA ARCAICA

2. I poemi del Ciclo

2.5. L’ira di Atena

Stando all’epitome di Proclo, la presa e la distruzione di Troia sarebbero state

narrate nell’Iliupersis, anch’essa, come l’Etiopide, attribuita ad Arctino.

215

Nel corso del

sommario non sono nominati profezie né oracoli, vi è un passo però che, come si è detto,

lascia pensare alla presenza di un racconto prolettico sotto forma di progetto divino.

2.5.1. Un passo enigmatico nel sommario di Proclo

Nel corso del racconto del sacco di Troia e delle efferatezze commesse dai Greci,

Proclo ricorda come:

1. Μενέλαος δὲ ἀνευρὼν Ἑλένην ἐπὶ τὰς ναῦς κατάγει, ΔηἸφοβον φονεύσας. Κασσάνδραν δὲ Αἴας ὁ Ἰλέως216 πρὸς βίαν ἀποσπὦν συνεφέλκεται τὸ τᾛς Ἀθην᾵ς ξόανον. ἐφ᾽ ᾧ παροξυνθέντες οἱ

Ἕλληνες καταλεῦσαι βουλεύονται τὸν Αἴαντα. ὁ δὲ ἐπὶ τὸν τᾛς Ἀθην᾵ς βωμὸν καταφεύγει καὶ διασῴζεται ἐκ τοῦ ἐπικειμένου κινδύνου.

Menelao, trovata Elena, la porta alle navi dopo aver ucciso Deifobo. Aiace figlio di Ileo, conducendo via Cassandra con la forza, trascina assieme a lei il simulacro di Atena. Sdegnati da ciò i Greci decidono di lapidare Aiace, ma questi fugge presso l’altare di Atena e si salva dal pericolo imminente.217

Il sommario prosegue quindi a narrare le conseguenze dell’empio atto di Aiace:

2. ἔπειτα ἀποπλέουσιν οἱ Ἕλληνες, καὶ φθορὰν αὐτοῖς ἡ Ἀθην᾵ κατὰ τὸ πέλαγος μηχαν᾵ται. poi i Greci si imbarcano, e Atena progetta per loro la rovina in mare. 218

Sembrerebbe, dunque, che gli Achei abbiano preso il mare. Invece Proclo prosegue

riprendendo a narrare il sacco e le azioni dei Greci ancora a Troia:

3. καὶ Ὀδυσσέως Ἀστυάνακτα ἀνελόντος, Νεοπτόλεμος Ἀνδρομάχην γέρας λαμβάνει. καὶ τὰ λοιπὰ λάφυρα διανέμονται. Δημοφὦν δὲ καὶ Ἀκάμας Αἴθραν εὑρόντες ἄγουσι μεθ᾽ ἑαυτὦν. ἔπειτα ἐμπρήσαντες τὴν πόλιν Πολυξένην σφαγιάζουσιν ἐπὶ τὸν τοῦ Ἀχιλλέως τάφον.

E dopo che Odisseo ha ucciso Astianatte, Neottolemo prende Andromaca come premio e il rimanente bottino viene spartito. Demofonte e Acamante ritrovano la nonna Etra e la conducono assieme a loro. Dopo aver dato fuoco alla città, (sc.: i Greci) sacrificano Polissena sulla tomba di Achille. 219

Tale alterazione cronologica è una versata quaestio negli studi sulle epitomi di Proclo

e sui poemi del Ciclo. Molti hanno pensato a un problema della tradizione manoscritta

delle epitomi,

220

alcuni hanno pensato di risolverlo invertendo quelle che sopra ho indicato

215 Procl. Chrest. 239 Sev. = Il. Exc. Argum. 1sg. Bern. ; Il. Exc. test. 1 Bern. = Eus, Chron. Ol. 4 (II 80 Schöne;

vers. armena).

216 La discrezione dell’articolo in ὁ Ἰλᾛος per Ὀϊλᾛος è ricordata come peculiarit| di alcuni dei νεώτεροι

rispetto a Omero in Schol. Hom. Il. II 527-31 (I 299, 22-6 Erbse)

217 Procl. Chrest. 259-65 Sev. = Il. Exc. Argum. 14-8 B 218 Procl. Chrest. 266sg. Sev. = Il. Exc. Argum. 19sg. B. 219 Procl. Chrest. 268-74 Sev. = Il. Exc. Argum. 20-3 B.

220 Effettivamente il passo in questione si situa in un punto critico del Codice Veneto A, l’unico esemplare che

abbia conservato i sommari dei poemi ‚post-iliadici‛, dall’Etiopide alla Telegonia. La conclusione di quella che ho definito sezione 2 (Chrest 267 Sev.) si trova al termine di un folium (6 v), la sezione 3 (268-74 Sev.) al principio di un altro (4 r). L’intero fascicolo che contiene le epitomi è per di più in condizioni critiche e i suoi

come sequenze 2 e 3, o alterando l’ordine del testo con altre soluzioni analoghe, per

concludere il sommario del poema con la partenza e l’ira di Atena.

221

Altri hanno preferito

mantenere l’ordine del testo tradito, spiegando la sequenza 2 come una precisazione sullo

stupro di Cassandra introdotta da un copista o una nota di commento erroneamente

incorporata nel testo.

222

Non è mancato chi invece ha chiamato in causa la frequente tendenza dei poemi

ciclici ad aprire ‚finestre su tempi diversi da quelli del racconto primario con squarci sia

sul futuro che sul passato‛.

223

Alcuni hanno pensato a un flashback: dopo la partenza,

durante la tempesta scatenata contro i Greci da Atena (2) sarebbero state rievocate le

atrocità da loro commesse nel corso del sacco (3).

224

Ma sembra più convincente l’ipotesi di

un’anticipazione:

225

dopo il sacrilegio di Aiace (1) si inseriva in forma prolettica il racconto

delle conseguenze nefaste che ne sarebbero seguite dopo la partenza (2). Poi riprendeva il

racconto del sacco (3). In seguito lo stesso Proclo, o forse una sua fonte o un copista delle

epitomi, avrebbe riportato la sequenza 2 nel corso del sommario senza segnalarne la

natura prolettica, come se fosse stata parte del racconto primario del poema.

A ulteriore riprova di quest’ultima ricostruzione, Debiasi confronta lo speculare

esordio del sommario dei Nostoi:

Ἀθην᾵ Ἀγαμέμνονα καὶ Μενέλαον εἰς ἔριν καθίστησι περὶ τοῦ ἔκπλου. Atena induce Agamennone e Menelao ad una lite riguardo alla partenza. 226

carte intermedie contenenti i sommari di altri poemi e sull’appartenenza di quella che io ho definito sez. 3 all’epitome di un altro epos la cui sezione precedente sarebbe andata perduta. La supposizione fu ripresa da Tychsen 1807, p. LXX; Michaelis 1879, pp. 481-88, part. 488, e altri. Si pensò a un’Iliupersis di Lesche menzionata da Pausania (X 25, 5 = Il. Parv. fr. 10 B.), alla quasi ignota Iliupersis di Sacada(Athen. XIII 610c =

Il. Pers. test. 3 B.) o addirittura a quella di Stesicoro(PMGF 196-205, S 88-147). Tuttavia a partire dall’800 si fece strada la convinzione che il Ciclo non contenesse altri poemi paralleli all’Iliupersis di Arctino, che sarebbero risultati ridondanti. Fu determinante in tal senso l’affermazione di Fozio (Bibl. 319 a 30 [V 157 Henry] = Procl. Chrest. 20 [I 2, 36 Sev.] = Cycl. Ep. test. 22 Bern.), secondo cui τοῦ ἐπικοῦ κύκλου τὰ ποιήματα διασῴζεται τοῖς πολλοῖς... διὰ τὴν ἀκολουθίαν τῶν ἐν αὐτ῵ πραγμάτων. Hiller (in Bursians

Jahresberichte, 9 [1881], Band 26, pp. 128-31), il quale obietta anche che, in rapporto all’usus scribendi di Proclo,

l’epitome di un altro o anche di altri due poemi (es: Iliupersis di Lesche + Iliupersis di Stesicoro) non sarebbe bastata ad occupare un intero folium. Su tutta la questione, la situazione codicologica del primo fascicolo del

Ven. A e le varie proposte di ricostruzione della critica dal ‘700 agli inizi del ‘900 cfr. Severyns 1953, III 1, pp.

77-98.

221 La semplice alterazione delle sequenze (2) e (3) così come enucleate sopra è stata proposta da Westphal

1866, p. 240. A un’inversione tra la sequenza 2 (Chrest. 266sg. Sev: ἔπειτα ἀποπλέουσιν οἱ Ἕλληνες, καὶ φθορὰν αὐτοῖς ἡ Ἀθην᾵ κατὰ τὸ πέλαγος μηχαν᾵ται.) e la frase conclusiva della sequenza 3 (Chrest. 273- sg. Sev.: ἔπειτα ἐμπρήσαντες τὴν πόλιν Πολυξένην σφαγιάζουσιν ἐπὶ τὸν τοῦ Ἀχιλλέως τάφον.), entrambe inizianti per ἔπειτα, pensò Lehrs (Literarisches Centralblatt für Deutschland 1874, coll. 665-9, part. 668), soluzione fu accolta da Kinkel (1887, p. 50) e Allen (1912, p. 108), nelle rispettive edizioni del Ciclo.

222 Cfr., ad es. Schreiber 1876, pp. 308-15; Wissowa 1884, pp. 198-209; Severyns 1953, III 1, p. 98.

223 Debiasi 2004, p. 137, che rimanda in proposito a Bethe 1929, pp. 139sg. e a Kullmann 1960, pp. 212-4 e

225sg.

224 Nagy 1979, p. 25; Burgess 2001, p. 203, n. 81 225 Davies 1989 a, p. 73; Debiasi 2004, p. 137 226 Procl. Chrest. 279sg. Sev. = Nost. Argum. 3 B.

Dunque, in una sorta di polarit| tra πέρσις e νόστος, l’Iliupersis anticipava proletticamente

parte dei ritorni, mentre i Nostoi si aprivano ancora a Troia con la messa in atto della

vendetta della dea.

Sulla natura della prolessi dell’Iliupersis si possono avanzare diverse ipotesi. È

possibile che fosse anticipata in terza persona dal narratore esterno, in modo analogo

all’excursus prolettico di Il. XII 13-35 sulla tempesta che abbatterà il muro degli Achei

dopo la loro partenza.

227

Oppure avrebbe potuto essere narrata in forma di profezia da un

personaggio del mito. In tal senso, se come dice Proclo φθορὰν αὐτοῖς ἡ Ἀθην᾵...

μηχαν᾵ται, è possibile che lo stesso μηχαν᾵ν della dea potesse assumere la forma di una

previsione narrativa, come avveniva per la βουλὴ Διός nell’Iliade e probabilmente nei

Cipria, e che il pubblico venisse a conoscenza della tragica sorte che attendeva i Greci per

bocca della dea stessa.

228

2.5.2. Apollodoro

Un indizio in tal senso potrebbe venire da quanto afferma Apollodoro, che

introduce però tale tema nel momento in cui i Greci sono già in mare. Dopo la lite tra i due

Atridi, Menelao, come è detto anche nell’Odissea, salpa assieme a Nestore, Diomede e altri,

Agamennone resta invece a Troia per tentare di ingraziarsi la dea con sacrifici.

..Ἀγαμέμνων δὲ θύσας ἀνάγεται καὶ Σενέδῳ προσίσχει... ἀνάγονται καὶ περὶ Σᾛνον χειμάζονται. Ἀθην᾵ γὰρ ἐδεήθη Διὸς τοῖς Ἕλλησι χειμὦνα ἐπιπέμψαι. καὶ πολλαὶ νᾛες βυθίζονται. Ἀθην᾵ δὲ ἐπὶ τὴν Αἴαντος ναῦν κεραυνὸν βάλλει...

..Dopo aver compiuto i sacrifici, Agamennone salpa e approda a Tenedo... ripartono e, nei pressi di Tenos, sono colti da una tempesta: Atena infatti aveva pregato Zeus di suscitare una tempesta contro i Greci. Molte navi colano a picco. Atena colpisce con un fulmine la nave di Aiace... 229

Sembra che Atena riesca a far scoppiare la tempesta, nel corso di un colloquio con Zeus,

un tipo di scena gi| noto all’epica e sede ideale per una prolessi narrativa. Proclo sia nel

sommario dell’Iliupersis che in quello dei Nostoi menzionava l’ira di Atena mentre i Greci

sono ancora a Troia, Apollodoro lo fa invece mentre sono già in mare. Tuttavia l’aoristo

ἐδεήθη riferito alla richiesta della dea, può ben intendersi con valore di anteriorit| (la

Ciani lo traduce per l’appunto con un trapassato prossimo), lasciando pensare a una

227 I versi in questione costituiscono la prolessi di più ampia portata (cfr. introduz. § 3) presente nel poema.

Sbardella (2012, pp. 172-6) postula per il sommario retrospettivo e prospettico di Il XII 1-35 una funzione di ripresa narrativa e introduzione della tranche recitativa che sarebbe seguita. È incerto se una funzionalità analoga si potrebbe ipotizzare per una o più scene analoghe presenti nel Ciclo. Si potrebbe pensare a una prolessi introdotta dal modulo νήπιος + ἔμελλε / ἔμελλον (cfr. Duckworth 1933, pp. 7-9 e 11-14 e Di Benedetto 1998 a, pp. 24-34), che ben si sarebbe attagliato a sottolineare la stupidità di Aiace.

228 In alternativa si potrebbe pensare a una profezia di Calcante, il quale, sia in Apollodoro (Ep. V 25) che in

Quinto di Smirne (Posthom. XIV 361-64), metteva in guardia i Greci a proposito dell’ira di Atena e del naufragio che li attendeva in mare. Nel testo di Proclo non vi è però alcun cenno a predizioni dell’indovino. Inoltre secondo lo stesso Apollodoro (ibid.) in quell’occasione Calcante avrebbe denunciato l’empiet| di Aiace contro Cassandra e Atena scatenando l’ira degli Achei, da cui l’Oileo si sarebbe salvato rifugiandosi presso l’altare della dea. Al contrario Proclo narra quest’episodio (sez. 1) prima di menzionare la scena probabilmente prolettica dell’ira di Atena (sez. 2).

richiesta già rivolta a Zeus in precedenza, che in un testo di carattere epitomatorio, per

ragioni di semplicità, viene rievocata soltanto dopo, quale causa della tempesta.

2.5.3. Riprese in Euripide e in Quinto di Smirne

D’altro canto, sebbene non mi risulta sia mai stato notato, è ben noto un altro testo

greco in cui lo spettatore viene a conoscenza degli infausti ritorni che attendono i Greci

proprio per bocca di Atena adirata e per di più mentre questi sono ancora a Troia e si

accingono a spartirsi le schiave nemiche. Si tratta del singolare incipit delle Troiane di

Euripide.

Il prologo si articola in due sezioni. Nella prima (1-47), Poseidone sembra pronunciare un tipico prologo espositivo euripideo: fornisce in un lungo monologo delucidazioni sugli antefatti (le mura di Troia che egli stesso ha costruito insieme ad Apollo, la il cavallo di legno, la presa della città, la morte di Priamo, il sacrificio di Polissena) e inquadra la situazione presente (i Greci prossimi a partire per l’Ellade, l’imminente spartizione delle prigioniere troiane), indicando infine al pubblico Ecuba che sta avanzando in quel momento sulla scena.

Una seconda sezione (48-97) si apre poi con l’ingresso di Atena. La dea giunge con proposte di pace per Poseidone230 e domanda, nel corso di una disticomitia, l’aiuto del dio per procurare un

‚amaro ritorno‛ all’esercito acheo. Alla domanda del dio sulle ragioni che la spingano, ella replica:

70 75 80 85 90 95 ΑΘΗΝΑ ΠΟ΢ΕΙΔΨΝ Αθ. Πο. Αθ. Πο. Αθ. Πο. Αθ. Πο. οὐκ οἶσθ΄ ὑβρισθεῖσάν με καὶ ναοὺς ἐμούς; οἶδ΄͵ ἡνίκ΄ Αἴας εἷλκε Κασάνδραν βίᾳ. κοὐδέν γ΄ Ἀχαιὦν ἔπαθεν οὐδ΄ ἤκουσ΄ ὕπο. καὶ μὴν ἔπερσάν γ΄ Ἴλιον τ῵ σ῵ σθένει. τοιγάρ σφε σὺν σοὶ βούλομαι δρ᾵σαι κακὦς. ἕτοιμ΄ ἃ βούλᾙ τἀπ΄ ἐμοῦ. δράσεις δὲ τί; δύσνοστον αὐτοῖς νόστον ἐμβαλεῖν θέλω. ἐν γᾜ μενόντων ἥ καθ΄ ἁλμυρὰν ἅλα; ὅταν πρὸς οἴκους ναυστολὦσ΄ ἀπ΄ Ἰλίου. καὶ Ζεὺς μὲν ὄμβρον καὶ χάλαζαν ἄσπετον πέμψει͵ δνοφώδη τ΄ αἰθέρος φυσήματα· ἐμοὶ δὲ δώσειν φησὶ πῦρ κεραύνιον͵ βάλλειν Ἀχαιοὺς ναῦς τε πιμπράναι πυρί. σὺ δ΄ αὖ͵ τὸ σόν͵ παράσχες Αἴγαιον πόρον τρικυμίαις βρέμοντα καὶ δίναις ἁλός͵ πλᾛσον δὲ νεκρὦν κοῖλον Εὐβοίας μυχόν͵ ὡς ἅν τὸ λοιπὸν τἄμ΄ ἀνάκτορ΄ εὐσεβεῖν εἰδὦσ΄ Ἀχαιοί͵ θεούς τε τοὺς ἄλλους σέβειν. ἔσται τάδ΄· ἡ χάρις γὰρ οὐ μακρὦν λόγων δεῖται· ταράξω πέλαγος Αἰγαίας ἁλός. ἀκταὶ δὲ Μυκόνου Δήλιοί τε χοιράδες ΢κῦρός τε Λᾛμνός θ΄ αἱ Καφήρειοί τ΄ ἄκραι πολλὦν θανόντων σώμαθ΄ ἕξουσιν νεκρὦν. ἀλλ΄ ἕρπ΄ Ὄλυμπον καὶ κεραυνίους βολὰς λαβοῦσα πατρὸς ἐκ χερὦν καραδόκει͵ ὅταν στράτευμ΄ Ἀργεῖον ἐξιᾜ κάλως. μὦρος δὲ θνητὦν ὅστις ἐκπορθεῖ πόλεις͵ ναούς τε τύμβους θ΄͵ ἱερὰ τὦν κεκμηκότων͵

230 Il dio, a differenza che nell’Iliade, è presentato come protettore dei Troiani. Cfr. Fontenrose (1967), e la

ἐρημίᾳ δοὺς αὐτὸς ὤλεθ΄ ὕστερον. ATENA POSEIDONE AT. PO. AT. PO. AT. PO. AT. PO.

Non sai l’affronto che hanno fatto a me e al mio santuario?

Sì, lo so. Fu quando Aiace trascinò fuori Cassandra con la violenza. E gli Achei non gli fecero né gli dissero nulla.

E dire che hanno distrutto Ilio grazie a te...

Esatto. Per questo ho deciso di chiedere il tuo aiuto per sistemarli a dovere.

Tutto quello che vuoi. Che intendi fare?

Voglio procurare loro un ritorno, come dire?, disagevole. Mentre sono ancora sulla terraferma o in mare?

Durante la navigazione da Ilio verso le loro case. Sì, Zeus manderà un uragano e grandine in quantità e raffiche di tenebrosa tempesta. A me darà il fulmine per colpire gli Achei e bruciare le loro navi. Tu, dal canto tuo, devi far sì che il mare Egeo sia tutto un mugghiare di cavalloni e gorghi. Riempi di morti le insenature dell’Eubea. Imparino gli Achei a rispettare in futuro i miei templi e a venerare gli altri dèi.

Così sia. È un favore che ti faccio senz’altro. Metterò in subbuglio l’Egeo in tutta la sua distesa. Le scogliere di Micono, le rocce di Delo, Sciro, Lemno e il capo Cafereo riceveranno gli innumerevoli cadaveri dei morti. Forza: va sull’Olimpo a prendere i fulmini dalle mani di tuo padre e attendi la partenza della flotta argiva. Pazzo chi distrugge Stati, templi e tombe, sacri asili dei morti, facendo il deserto: prima o poi morirà.

Ai vv. 69-71 in forma di sticomitia è presentata una sorta di profezia sul passato che

individua le cause di un male futuro. I due brevi discorsi di 78-86 e 87-91 rappresentano di

fatto due ‚racconti al futuro‛ della tempesta, brevi ma dettagliati: Atena descrive i

fenomeni meteorologici della tempesta, Poseidone le sue conseguenze, i morti e la

dispersione dei cadaveri. Peraltro i vv. 78-81 e 92sg. sembrano alludere, in forma

sommaria e allusiva, anche un’altra scena divina: Atena ha domandato, o domander|, a

Zeus i fulmini e, con ogni probabilità, ha già esposto o esporrà, anche a lui le proprie

macchinazioni. La stessa scena cui allude pure Apollodoro.

Rispetto ai canoni del teatro euripideo tale prologo presenta una lampante

anomalia: se il monologo di Poseidone svolge il ruolo di narrazione analettica degli

antefatti e contestualizzazione dell’azione scenica che è tipica del prologo espositivo, il

dialogo con Atena costituisce un singolare caso di prolessi esterna. Euripide inserisce in

quasi tutti i suoi prologhi una prolessi, che là dove il προλογίζων πρόσωπον è una

divinità si risolve sovente in una profezia. Si tratta però quasi sempre di una prolessi

interna, atta ad anticipare i contenuti del dramma stesso. Qui al contrario i due dèi

predicono eventi ἔξω τᾛς τραγῳδίας,

231

una funzione normalmente demandata alla

profezia finale pronunciata nell’esodo, spesso dal deus ex machina. Sul prologo euripideo,

la profezia in prologo, la natura eccezionale di questo prologo e le relative questioni

drammaturgiche si tornerà nella sezione sulla tragedia (capp. 4.3.1 e 4.3.1.3). Qui mi

limiterò a fare presenti i risvolti che assume tale passo tragico in quanto possibile ripresa

di un modello epico.

I critici hanno cercato le soluzioni più disparate per spiegare l’anomalia di questo

prologo / esodo anticipato.

232

Ma a mio avviso un ruolo importante potrebbe aver giocato

in tal senso l’influsso di un modello epico. Aristotele annovera anche le Troiane, come il

Filottete (vd. supra 2.4.3) tra le tragedie che si sarebbero potute ‚ricavare‛ dalla Piccola

Iliade,

233

ma si possono cogliere notevoli analogie anche con l’Iliupersis: confrontando la

tragedia euripidea e la corrispettiva porzione del sommario di Proclo si può notare che gli

episodi del mito sono presentati all’incirca nello stesso ordine. Alla violenza di Aiace su

Cassandra, menzionata dagli dèi nel prologo (71sg.) come già compiuta, seguono le

macchinazioni di Atena, che anche nella tragedia danno luogo a una piccola prolessi sulla

futura partenza dei Greci. Seguiranno quindi, nello stesso ordine del testo epico, la

spartizione delle schiave troiane, l’uccisione di Astianatte, l’assegnazione di Andromaca,

vedova di Ettore, a Neottolemo. Differiscono soltanto taluni particolari, quali

l’anticipazione del sacrificio di Polissena, che nel prologo della tragedia è narrato da

Poseidone tra gli antefatti gi| compiuti, mentre nell’epitome di Proclo è collocato a

conclusione dell’Iliupersis,

234

o la posticipazione al terzo episodio della tragedia del

ricongiungimento tra Elena e Menelao, che invece nell’Iliupersis ciclica aveva luogo prima

ancora della violenza di Aiace su Cassandra.

235

Ma su entrambe tali ‚variazioni‛ sembra

richiamare l’attenzione Poseidone nella prima sezione del prologo, ricordando che dopo il

sacco d Troia Elena si trova ancora assieme alle altre prigioniere Troiane (34sg.) e che

Ecuba ignora la già avvenuta morte di Polissena sulla tomba di Achille (39sg.). Forse,

tramite il suo προλογίζων πρόσωπον, Euripide voleva specificare e rendere note agli

spettatori le leggere differenze da lui introdotte rispetto a una fonte epica che doveva

essere probabilmente già nota.

236

Al poema di Arctino potrebbe risalire il modello anche

delle narrazione profetica di Atena sul naufragio,

237

e la collocazione di una prolessi

esterna nel prologo piuttosto che nell’esodo, se anomala rispetto alle convenzioni della

tragedia, potrebbe riprendere, per l’appunto, l’ordine con cui le scene si susseguivano nel

modello epico. Il dialogo con Zeus, cui Atena pare alludere, doveva svolgersi sull’Olimpo

232 In questa sede è sufficiente ricordare l’ipotesi di Anderson (1997, p. 168) per cui Euripide, avendo la

possibilità di mettere in scena il solo episodio della spartizione delle prigioniere troiane, si sarebbe servito di referenze analettiche e prolettiche ‚in translating the monumental scale and composite nature of the

Ilioupersis myth from the epic poems to the Athenian stage‛. Di fonti epiche delle Troiane scrivono anche Di

Benedetto (1998 b, pp. 5-17) e Davidson (2001, pp. 65-79), ma entrambi si soffermano sulle riprese dall’Iliade e dalle numerose prolessi della caduta di Troia in essa contenute, facendo anche cenni all’epica ciclica -più alla

Piccola Iliade che all’Iliupersis- ma liquidando la questione per l’insufficienza del materiale disponibile. 233 Cfr. Arist. Poet. 1459b 1-7. La traduzione ‚si potrebbe ricavare‛ per ποιεῖται è di Gallavotti. Sono peraltro

ben noti altri contatti testuali tra la tragedia euripidea e il poema di Lesche: cfr. Di Benedetto 1998 b, pp. 8.

234 Tro. 39sg.. Più ampi rimandi all’episodio si trovano ai vv. 260-70 e 622-9. 235 Procl. Chrest. 259sg. Sev. = Il. Exc. Argum. 14sg. B.

236 Cfr. Anderson 1997, p. 164.

237 Davidson (2001, pp. 73sg.) riporta piuttosto il dialogo euripideo tra Atena e Poseidone a dei possibili

modelli omerici: (1) lo ‚scenario‛ omerico di Poseidone che ottiene da Zeus il permesso (Il. VII 459-63) e poi effettivamente procede (Il. XII 27sgg.) a distruggere il muro difensivo degli Achei con il Diluvio; (2) l’incontro di Atena e Apollo, militanti su fronti opposti, in Il VII 22sgg. Ma non è noto se sullo stesso ‚schema‛ epico fossero improntate analoghe scene di dialogo tra Atena e Poseidone gi| presenti nell’epica perduta.

e non poteva essere rappresentato sulla scena tragica, ma è possibile che fosse invece

presente nella fonte epica.

Un dialogo tra Atena e Zeus dopo il sacco di Troia e prima della tempesta si trova

nei Posthomerica di Quinto di Smirne (XIV 419-71), dove non vi è però prolessi narrativa.

Atena, adirata, si reca da Zeus (419-26) e gli rivolge un discorso colmo di sdegno. Minaccia di lasciare l’Olimpo e rinnegare il padre se la blasfemia degli Elleni non sar| riscattata (433-5), rievoca il sacrilegio di Aiace (435-9) e invoca la vendetta di Zeus (439-42). Il dio acconsente a prestarle il fulmine e le altre armi forgiategli dai Ciclopi e la autorizza a procedere (444-8). Segue la descrizione delle armi (449-51), della vestizione di Atena (452-60) e della sua discesa dall’Olimpo, mentre il cielo si oscura, nella gioia di Zeus (460-5).

Atena si reca quindi da Iris e le ordina ‚di portarsi / dal cielo su per il mare tenebroso fino a Eolo perché i Venti, tutti insieme, gravidi di tempesta, / giungessero all’aspro Cafareo, di l| dagli Achei / incessantemente incalzando, e gonfiassero il mare / con impeto tremendo infuriando‛ (46/-71).238 Il

comando è riassunto dal poeta in discorso indiretto. Iris si reca da Eolo (471-9) e gli ripete gli ordini di Atena, questi libera i venti da una caverna sul mare e ripete loro l’ordine di far scoppiare la tempesta presso il Cafereo (479-87).

Segue la narrazione della tempesta (485-610), nel corso della quale si specifica che Atena sarà coadiuvata da Poseidone (XIV 507sg.), e della morte di Aiace Oileo (530-99).

L’azione divina si articola dunque in due scene: il dialogo tra Atena e Zeus e gli ordini di

Atena a Iris, riportati poi ad Eolo, che sembrano espletare una funzione analoga a quella

della scena di Atena e Poseidone delle Troiane.

239

Quinto non pone in bocca agli dèi alcun

racconto prolettico della tempesta, se non una breve e fugace prolessi nel comando

ripetuto da Atena a Iris e da Iris a Eolo, ma, come si è già detto, lo Smirneo è solito variare

i contenuti mitici rispetto alle fonti cicliche e generalmente tende a limitare l’estensione

delle profezie e a non dare loro forma narrativa, almeno là dove si tratta di prolessi

interne, probabilmente per evitare l’effetto di ripetizione tra vaticinio ante eventum al

racconto post eventum che in un poema ormai trasmesso in forma scritta sarebbe risultato

inutile e ridondante.

240

2.5.4. Variazioni sul tema nell’Odissea

Tuttavia la scena di dialogo tra Atena e Zeus riporta alla memoria almeno altre due

ben note scene epiche, i dialoghi tra Poseidone e Atena nei due concili divini di Od. I 26-

102 e V 1-49, in entrambi i quali si trovano inserite previsioni prolettiche. Anche nel

238 Posthom. XIV 468-71: οὐπανόθεν προέκην ἐς Αἴολον ἄμβροτον Ἶριν / ὄφρ΄ Ἀνέμους ἅμα πάντας

ἐπιβρίσαντας ἰάλλᾙ / ἐλθέμεναι κραναοῖο Καφηρέος ἔγγυθεν ἄκρων / νωλεμέως χριμφθέντας ἀνοιδᾛναί τε θάλασσαν / λευγαλέᾙς ῥιπᾜσι μεμηνότας.

239 Non è dato sapere quali delle tre scene (Zeus e Atena; Atena e Poseidone; Iris ed Eolo) fossero presenti

nell’epica ciclica. Anche Virgilio nell’Eneide (I 36sgg.), menziona Eolo in una scena di tempesta analoga in cui sembra rifarsi al famoso modello della tempesta dei Nostoi: Giunone rievoca appunto la tempesta suscitata da Atena contro gli Elleni, prima di persuadere ella stessa Eolo perché scateni i venti suscitando un analogo disastro contro la flotta di Enea. Virgilio sembra rimandare implicitamente a un modello letterario forse appartenente all’epica ciclica (cfr. Vian 1963-9, Tome III, p. 169).

240 Cfr. § 2.3.3. Diversamente ricorre talvolta a tale modulo narrativo per le prolessi esterne: in Posthom. X