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PARTE 1: L’EPICA ARCAICA

2. I poemi del Ciclo

2.2. Profezie di Eleno e di Cassandra

Dopo il giudizio di Paride, il sommario di Proclo prosegue elencando i seguenti

avvenimenti.

ἔπειτα δὲ Ἀφροδίτης ὑποθεμένης ναυπηγεῖται, καὶ Ἕλενος περὶ τὦν μελλόντων αὐτοῖς

προθεσπίζει, καὶ ἡ Ἀφροδίτη Αἰνείαν συμπλεῖν αὐτ῵ κελεύει. καὶ Κασσάνδρα περὶ τὦν

μελλόντων προδηλοῖ.

Poi (scil.: Alessandro), su ordine di Afrodite, prepara le navi, ed Eleno vaticina loro riguardo le cose a venire, ed Afrodite ordina ad Enea di salpare assieme a lui. E Cassandra mostra in anticipo le cose a venire. 87

Non è specificato il contenuto né del vaticinio di Eleno né delle parole di sua sorella,

l’espressione περὶ τὦν μελλόντων resta estremamente generica. Il fatto che si utilizzi lo

stesso termine per riferirsi a entrambi i discorsi fa pensare che l’epitomatore volesse

sottolineare un’analogia tra i due passi. Non è dato sapere perché il poeta dei Cypria

avesse collocato due scene affini a così breve distanza tra loro, forse a differenza di Omero

nutriva un’effettiva predilezione per le scene di profezia

88

o piuttosto voleva

intenzionalmente sottolineare gli stretti legami intercorrenti tra Cassandra ed Eleno, che,

secondo una versione del mito, erano gemelli e avevano ricevuto da bambini una comune

iniziazione alla mantica nel tempio di Apollo Timbreo.

89

2.2.1. Il testo dell’epitome

Per indicare i due atti profetici, se entrambi si possono definire tali, ricorre tuttavia

a due verbi differenti. Nel caso di Eleno προ-θεσπίζω, lascia pensare a un vaticinio

ispirato. Θεσπίζω è verbo denominativo da θέσπις ‚ispirato dagli dei‛,

90

utilizzato già in

Omero in riferimento all’aedo o al canto,

91

dunque all’ispirazione divina. A partire dai

87 Procl.Chrest. 91-4 Sev. = Cypr. Argum. 9-11 Bern.

88 Tale argomento è addotto da Davies (1989, pp. 38sg.) contro chi attribuiva l’apparente reduplicazione dei

vaticini alla ripetitività e alla scarsa qualità poetica dei Cypria, o piuttosto a un’imprecisione epitomatoria di Proclo. Bethe (1919, col. 2291 e 1966, p. 84), parla addirittura di un ‚Dublette‛ dell’epitomatore influenzato dalle fonti posteriori, in particolare dall’Alessandro di Euripide (cfr. infra), in cui la mantica di Cassandra giocava un ruolo di primo piano.

89 Cfr. Tzetzes ad Lyc. Argum. (II 5, 17sgg. Scheer); Virg. Aen. III 361; Scholl. Eur. Ec. 87 (I 21, 1-3 Schwartz);

Schol. Arn /AD ad Il. VII 44 (I 252, 6-17 Dindorf) = Antikleides FGrHist 40 F 17. I due bambini lasciati assieme nel tempio e addormentatisi si erano risvegliati circondati da serpenti, che, leccando loro le orecchie, avevano trasmesso loro la capacità di comprendere il linguaggio degli uccelli e di tutta la natura vivente. Questa variante del mito è meno nota rispetto a quella per cui Cassandra avrebbe ottenuto autonomamente il dono del vaticinio da Apollo invaghitosi di lei (Aesch. Agam. 1202-12; Lyc. Alex. 1451-60; Apollod. III 12, 5; Hyg. Fab. 93). Non è noto quale delle due versioni fosse presente nei Cypria, ma proprio il parallelismo indicato da Proclo tra le due scene e probabilmente tra le due figure di veggenti lascia pensare che potesse essere la prima. Cfr. Mazzoldi (2001, p. 112) contra Parke (1988, p. 57) e Latte (1939, col. 840). Eleno e Cassandra sono menzionati assieme anche nell’Ecuba di Euripide (87-9) come accomunati dal dono dell’oniromanzia, sebbene la maggior parte delle fonti faccia invece di Cassandra una profetessa ispirata

90 Da da θεός + la radice indeuropea *skw ‚dire, parlare‛, con significato ‘dichiarativo’ (cfr. Mazzoldi 2001, p.

216), conservatasi anche in ἄσπετος ed ἐννέπω. Cfr. Chantraine DELG s.vv.: θεσπέσιος, ἄσπετος ed ἐννέπω.

91 Usato per ἀοιδός in Od. XVII 385, per ἀοιδή in Od. I 328; VIII 498 ed Eur. Med. 425. Cfr. H. Estienne, Thesaurus Linguae Graecae, s.v.: θέσπις e Chantraine, s.v.: θεσπέσιος

tragici e da Erodoto, θεσπίζω e προθεσπίζω sono tecnicismi utilizzati in riferimento alla

profezia quale espressione della voce divina, alla parola degli dei stessi o dei profeti da

loro ispirati.

92

Solitamente peraltro θεσπίζω allude alla fase comunicativa ed espositiva

della profezia, in cui il profeta riferisce i contenuti dei propri vaticini al resto della

comunità,

93

la stessa fase divinatoria che può coincidere con la narrazione profetica.

94

Viene dunque da pensare che Eleno, illuminato dall’ispirazione divina, fornisse

un’anticipazione esaustiva e coerente degli eventi futuri.

Per indicare le parole di Cassandra il verbo utilizzato è invece προδηλόω, non

connesso con la profezia né nell’etimo né nell’uso corrente. Più che il valore profetico,

sembra che Proclo abbia voluto sottolineare la funzione di ‚chiarire in anticipo gli eventi a

venire‛. In tal senso, vi è anche chi ha supposto che Cassandra non avesse la funzione di

profetessa nel Ciclo, come non la aveva in Omero.

95

Altri hanno invece pensato alla prima

attestazione di una Cassandra μάντις proprio nei Cypria.

Se infatti nell’Iliade Eleno è già definito ἄριστος μάντις,96 Cassandra al contrario non manifesta

doti profetiche. Di lei si dice solo che è la più bella delle figlie di Priamo, ‚bella come Afrodite d’oro‛,97 che la sua bellezza ha spinto il giovane Otrioneo alle più folli promesse,98 e che è la prima a

veder ritornare Priamo con il cadavere di Ettore. 99 In tal caso le sue parole vengono recepite molto

bene dagli ascoltatori e uno scolio al passo sostiene in proposito: ἀλλ΄ ἄρα Κασσάνδρη πατέρ΄ εἰσενόησεν, διὰ τὴν συμπάθειαν... οὐ διὰ τὴν μαντείαν· οὐ γὰρ οἶδεν αὐτὴν μάντιν ὁ ποιητής (sc.:

Omero). ἀγωνιᾶ δὲ περὶ ἀδελφοῦ καὶ πατρός.100 Severyns101 legge in quest’affermazione un attacco

della scuola di Aristarco ai Νεώτεροι, intesi come ciclici, per aver fatto della figlia di Priamo una profetessa contro la tradizione omerica.

Le circostanze in cui il poema ciclico colloca i discorsi di Cassandra ‚sui fatti futuri‛

–al momento della partenza di Paride per l’Ellade- sembrano in effetti le stesse in cui fonti

più tarde attribuiscono alla figlia di Priamo delle vere e proprie profezie (cfr. infra).

92 Θεσπίζω è utilizzato da Eschilo a proposito di Cassandra, certamente profetessa ispirata, in Agam. 1210, da

Euripide a proposito di Apollo in Andr. 1162. Meno chiara la natura degli oracoli per cui Sofocle usa θεσπίζομαι in OC. 388. Erodoto lo utilizza per la Pizia (I 47sg.) e per Apollo (VIII 135). Il composto προθεσπίζω è riferito da Eschilo alle predizioni pronunciate dalla Madre Terra in Prom. 211. Cfr. H. Estienne, Thesaurus Linguae Graecae, s.vv.: θεσπίζω e προθεσπίζω.

93 Cfr. Crahay 1968, pp. 219-22 (che vi vede un’opposizione con la componente di volontà espressa da

χράομαι); Crippa 1997, p. 124; Mazzoldi 2001, p. 216 (in rapporto alla Cassandra di Eschilo).

94 La fase ‘comunicativa’ della divinazione, in versi recitativi coincide con quella narrativa nella profezia di

Cassandra delle Troiane di Euripide (cfr. cap. 4.4.2).

95 Bethe 1966, 231sg. 96 Il. VI 6

97 Il. XIII 363-384

98 Cfr. n. supra. Otrioneo la chiede senza dote a Priamo e promette, in cambio, di scacciare gli Achei da Troia.

Muore, invece, sotto la lancia di Idomeneo, che lo schernisce per questo.

99 Il. XXIV 695-708

100 Cfr. Schol. bT ad Hom. Il. XXIV 699 (V 632 Erbse).

101 1928, p.266 e 1950, 587, n. 1. Cfr. anche Rzach 1922, col. 2383; Davies (1989, pp. 38sgg.); Mazzoldi (2001, p.

118). Molti hanno pensato a una recensiorità della tradizione ciclica che fa di Cassandra una profetessa, sotto l’influsso della figura di Eleno che è profeta gi| in Omero (Bouché-Leclercq 1880 [T. II], p. 50; Robert 1922, pp. 988sg. e 997; Davreux 1942, pp. 10sg.), ma in realtà non è detto che la variante accolta dal Ciclo debba essere necessariamente più recente (cfr. Mazzoldi ibid.).

Dunque l’uso del verbo προδηλόω più che negare che le parole di Cassandra costituissero

una profezia, potrebbe al contrario corroborare l’ipotesi che esse costituissero una profezia

estesa e forse di carattere narrativo: l’epitomatore sembra attribuire alla veggente la

funzione di ‚mostrare‛ il futuro, e, per risultare ‚chiarificatore‛, è probabile che il discorso

dovesse godere di una certa ampiezza narrativa, costituendo in tal senso una prolessi più

o meno ampia del seguito del poema, o addirittura di una porzione più vasta del Ciclo.

Certo, l’uso di προδηλόω può apparire paradossale in riferimento a Cassandra, i cui

vaticini saranno in seguito noti per essere tutt’altro che δᾛλοι, ma non è possibile

ricostruire la natura del linguaggio profetico utilizzato da Cassandra nei Cypria.

102

L’espressione di un generico complemento di argomento al neutro plurale περὶ τὦν

μελλόντων (πραγμάτων) fa pensare ad un oggetto di una certa estensione, ad un

‚racconto sui fatti futuri‛ pronunciato da entrambi i veggenti prima che questi si

compissero. D’altra parte nessuno dei due vaticini sembra rivestire alcuna funzione

determinante ai fini dello sviluppo del poema -almeno non nella forma in cui è riassunto

da Proclo-, ma il fatto che l’epitomatore abbia ritenuto necessario menzionarli menzionarli

ugualmente (l| dove invece non nomina neppure l’imbarco e il viaggio di Paride fino a

Sparta) fa pensare che le due scene profetiche avessero un certo peso rispetto all’economia

narrativa del poema. Niente di più plausibile che le due profezie venissero a costituire dei

‚racconti nel racconto‛ al futuro (περὶ τὦν μελλόντων) e che formassero in tal senso due

unit| narrative di cui l’epitomatore non poteva passare sotto silenzio l’esistenza. Resta

tuttavia difficile stabilire tale conclusione sulla sola base del testo di Proclo, che non

specifica neppure la natura di τὰ μέλλοντα in questione . Il contenuto dei due vaticini

può essere ipotizzato soltanto in base a un’analisi del contesto e a un confronto con fonti

più tarde che trattino lo stesso dato mitografico.

Nei Cypria entrambi i vaticini sembrano collocarsi tra la costruzione delle navi di

Paride,

menzionata subito prima, e la partenza del principe per la Grecia. Il vaticinio di

Eleno sembra immediatamente collegato alla costruzione delle navi sia dal καὶ, sia dal

pronome αὐτοῖς, che pare identificare, in funzione anaforica, i beneficiari del vaticinio con

personaggi menzionati nella proposizione precedente. In realt| l’uso del plurale risulta del

tutto inappropriato, giacché soggetto della sequenza precedente è il solo Alessandro, ma è

possibile che si tratti di un riferimento ad sensum a tutti i partecipanti alla spedizione

navale oppure che il pronome sia impropriamente usato in funzione sia anaforica sia

cataforica, riferito ad Alessandro, menzionato prima, e ad Enea, che, come indicato subito

dopo, lo accompagnerà. La profezia di Cassandra pare invece contigua alla partenza di

Paride, non menzionata dal sommario, ma probabilmente sottintesa, dacché subito dopo

Proclo prosegue a narrare direttamente l’arrivo del principe troiano in Ellade:

102 Sul linguaggio di Cassandra nelle fonti cfr. Mazzoldi 2001, part. pp. 201-18 (in Eschilo), 228-41 (in

Euripide), 264-69 (in Licofrone) e 285-90 (appendice: lessico mantico). Se i Cypria costituivano la prima attestazione di una Cassandra profetessa, non sappiamo se la sua μαντεία fosse gi| caratterizzata come oscura e destinata a non essere creduta, o se tali caratteri, noti a partire dai tragici, abbiano avuto origine più tarda. Resta il fatto che anche nel Peana VIII a di Pindaro (cfr. infra), a dispetto dell’iniziale descrizione dei sintomi di delirio (ll. 15-8), il discorso di Cassandra presenta una forma narrativa chiara e intellegibile per il pubblico.

ἐπιβὰς δὲ τᾜ Λακεδαιμονίᾳ Ἀλέξανδρος ξενίζεται παρὰ τοῖς Συνδαρίδαις, καὶ μετὰ ταῦτα ἐν τᾜ ΢πάρτᾙ παρὰ Μενελάῳ·

Giunto, frattanto, nel territorio Lacedemone, Alessandro è ospitato presso i Tindaridi, e, in seguito, a Sparta presso Menelao.

2.2.2. Riprese del vaticinio di Cassandra da Pindaro all’ellenismo

Dopo i Cypria, saranno numerosissime le fonti che collocano profezie di Cassandra,

in minor misura di Eleno, in circostanze simili.

103

Un episodio del tutto analogo narrava

Pindaro nel Peana VIII a, rinvenuto in forma molto frammentaria in un papiro di

Ossirinco,

104

ma purtroppo tale testimonianza non è di grande supporto per la

ricostruzione del vaticinio ciclico. Sembra che anche nel frammento papiraceo la veggente

vaticinasse al momento della partenza di Paride per l’Ellade,

105

che invocasse Zeus quale

responsabile dei mali troiani (14-6),

106

con una concezione che sembra effettivamente

ricondurre al ’piano di Zeus’ dei Cypria, e rievocasse un sogno profetico di morte e fuoco

avuto da Ecuba mentre era gravida di Paride stesso (16-25). Per quest’ultimo elemento la

retrodatazione al modello ciclico resta però incerta.

107

Purtroppo lo stato lacunoso del

papiro non permette in ogni caso di sapere se nel seguito del testo Cassandra vaticinasse

anche sul futuro né si può in tal senso stabilire alcunché sui contenuti cui alluderebbe

l’espressione περὶ τὦν μελλόντων di Proclo.

108

Nelle stesse circostanze vaticina la Cassandra / Alessandra di Licofrone

pronunciando una lunghissima profezia sul ratto di Elena, la guerra di Troia e i νόστοι

degli Achei di cui riconduce le cause alla partenza di Paride per l’Ellade.

109

Non è possibile

stabilire se il grado di espansione del vaticinio licofroneo sia frutto di originale

innovazione del poeta ellenistico, che fa della narrazione profetica un compendio

103 In realt| gi| nell’Iliade, a proposito dell’architetto Fereclo, o, secondo la scuola aristarchea, di suo padre

Armonide (cfr. Schol. Arn. A. ad Il. V 60 [II 12, 48-52 Erbse]; Od. XXII 330sg. e Severyns 1928, pp. 265sg.) si ricorda come ὃς καὶ Ἀλεξάνδρῳ τεκτήνατο νᾛας ἐἸσας / ἀρχεκάκους͵ αἳ π᾵σι κακὸν Σρώεσσι γένοντο / οἷ τ΄ αὐτ῵͵ ἐπεὶ οὔ τι θεῶν ἐκ θέσφατα ᾔδη (Il. V 62-4). Anderson (1997, p. 26) pensa a un riferimento alle stesse profezie narrate nel passo dei Cypria ma si confrontino anche le interpretazioni al passo degli antichi in Schol. Il. V 64 (I 200, 19-36 Dindorf).

104 Frr. 82 G.-H et alii in P. Oxy, V (1908) 51, Col. ii 20. Cfr. Rutherford 2001, pp. 233-38; Mazzoldi 2001, pp.

123-34.

105 Il dato mitografico della partenza di Paride è attestato da uno scolio rinvenuto in un altro papiro (P. Oxy.

2442, fr. 29, 9-12) e identificato da Snell (1962, p. 3) come un commenatrio a questo testo. L’analogia con i

Cypria è sottolineata da Bernabé (1987, p. 39, comm. ad. Cypr. Argum. 11). L’identificazione del personaggio

vaticinante con Cassandra è stabilita sulla base della descrizione iniziale di sintomi di invasamento e di ispirazione entusiastica analoghi a quelli che caratterizzeranno la profetessa nelle fonti posteriori (cfr. Rutherford 2001, p. 235, che valuta però anche le ipotesi di Esaco ed Eleno).

106 Paean. VIII a 15: ευ+ρ*ύ+οπα Κρονίον τέλει **σ++...

107 Cfr. infra n. 112.

108 Pare che anche Bacchilide avesse fatto delle profezie di Cassandra l’oggetto di un carme (Ode 23 Maehler),

spostando però il vaticinio al momento del ritorno di Paride a Troia assieme a Elena. Cfr. Kaeppel 1992, pp. 38-42; Maehler 1997, pp. 167 e 268, ad loc; Mazzoldi 2001, pp. 135sg. Tuttavia l’integrale perdita del testo rende inutile l’apporto del componimento in questione per la ricostruzione del passo ciclico. Anche sul poemetto di Bacchilide si tornerà nel cap. 6.2.

109 Sull’analogia cfr. Hurst in Fusillo-Hurst-Paduano 1991, p. 38; Fantuzzi-Hunter 2001, p. 522sg.; Sens 2010,

dell’intera mitologia panellenica, o se potesse trovare dei precedenti, magari non così tanto

estesi, già nel modello dei Cypria. In ogni caso è ravvisabile un palese contrasto tra il

linguaggio dello σκοτεινὸν ποίημα

110

di Licofrone e il προδηλόω con cui Proclo

caratterizza il vaticinio ciclico.

Prima di Licofrone già Euripide aveva fatto formulare a Cassandra una profezia

analoga nell’Alessandro, spostandola però in un’occasione differente (vd. 4.4.1). La

tragedia narrava come Paride, esposto alla nascita in seguito al sogno infausto di Ecuba di

cui già si narrava nel Peana di Pindaro, fosse stato allevato da un pastore e solo in seguito,

recatosi a corte in una festività per partecipare ad agoni ginnici, fosse stato riconosciuto

dal padre e riammesso a corte come principe. Al momento del suo riconoscimento

Cassandra invasata riconosceva nel suo arrivo il compimento dei presagi infausti della

madre e prediceva le sventure future che da lui sarebbero derivate: le infauste nozze con

Elena, l’attacco degli Achei, la caduta di Troia e la morte dei membri della famiglia reale.

111

Lo spostamento delle circostanze della profezia non cambia la sostanza del suo significato:

la profetessa prevede le tragiche sventure che colpiranno Troia nel momento in cui se ne

inizia a profilare la causa prima. Nei Cypria essa si identificava con la partenza di Paride

per l’Ellade. Nella tragedia del V secolo, in cui è introdotto il motivo mitico

dell’esposizione e del successivo riconoscimento del principe troiano (che Proclo non

menziona nel sommario dei Cypria),

112

l’origine della sciagura risale indietro, al rientro di

Paride a corte e alla scoperta della sua mancata morte da neonato. In ogni caso alla

profezia ciclica περὶ τὦν μελλόντων potrebbero rimandare i contenuti del vaticinio

euripideo, tanto più che alla profezia di Cassandra dell’Alessandro è stato da taluni

attribuito il fr. 1082 Kn. (ζεὺς γὰρ κακὸν μὲν Σρωσί, πᾛμα δ᾿Ἑλλάδι / θέλων γενέσθαι

ταῦτ᾿ἐβούλευσεν πατήρ),

113

che presenta chiari rimandi alla Διὸς βουλή dei Cypria.

2.2.3. Riprese dei vaticini di Eleno e Cassandra nelle fonti latine

Al contrario riprese della profezia di Eleno si riscontrano quasi esclusivamente nella

letteratura latina. Virgilio nel III libro dell’Eneide, fa pronunziare al figlio di Priamo un

lungo ‚racconto profetico‛, che, pur collocandosi in un’occasione totalmente differente e

presentando di certo un differente contenuto, sembra mostrare alcune riprese dalla cornice

della profezia dei Cypria. L’indovino troiano, dopo aver abbandonato Troia per allearsi

110 Suid (λ 827 Adler) s.v.: Λυκόφρων = TrGF I 100 (Lycophron) test. 3 Snell.

111 Questa la ricostruzione che ho proposto nel cap. 4.4.1 servendomi soprattutto dei contributi di Timpanaro

(1996); Di Benedetto (1998 b, pp. 86-106); Mazzoldi (2001, pp. 138-65).

112 Non è dato sapere se la sequenza mitica che ha inizio con il sogno di Ecuba e termina con il

riconoscimento del principe sia stata taciuta da Proclo per una scelta epitomatoria o se effettivamente non fosse ancora presente nel poema ciclico. Il motivo è attestato per la prima volta nell’Alessandro di Sofocle (frr. 91 a-100 a [pp. 147-9] Radt;) e in quello di Euripide (frr. 41 a- 64 [pp. 174-204] Kn.). Una sua retrodatazione al Peana VIII a di Pindaro o addirittura ai Cypria è stata oggetto di ampia discussione. Per un quadro dello

status quaestionis fino a metà del secolo scorso cfr. Jouan (1966, pp. 135-8) che, su una posizione intermedia, fa

risalire il mito dell’esposizione e del ritrovamento ai Cypria, ritenendo però il motivo dei giochi agonali un’innovazione dei tragici. Per una retrodatazione dell’esposizione di Paride, connessa al sogno di Ecuba, a Pindaro cfr. Stinton (1965, pp. 55-7) e Mazzoldi (2001, pp. 133sg.). A un motivo introdotto ex novo dai tragici nel mito troiano su analogia con quello tebano pensa invece Di Benedetto 1998 b, pp. 17sg.

con i Greci, ha seguito Neottolemo, figlio di Achille, in Epiro, dove alla sua morte gli

succede sul trono. Qui lo rincontra Enea, cui Eleno profetizza il futuro e i viaggi che lo

attendono (III 374-462). Se restano innegabili le riprese formali e contenutistiche del

vaticinio virgiliano dalle prescrizioni di Circe a Odisseo (Od. XII 37-141) e dalla profezia di

Fineo in Apollonio Rodio (Arg. II 311- 425),

114

è probabile che il poeta latino avesse presenti

anche altri modelli, quali il vaticinio che lo stesso Eleno ppronunciava nei Canti Ciprii.

Alcuni tratti comuni si rinvengono effettivamente nella cornice.

1. Entrambi i vaticini precedono una spedizione per mare e sembrano funzionali a predirne l’esito (si è detto come Proclo non menzioni esplicitamente l’imbarco di Paride, ma sembri sottintenderlo) 2. In entrambi i casi, è Eleno a vaticinare.

3. In Virgilio, Enea è destinatario del vaticinio e protagonista della spedizione che seguirà. Nei Canti

Ciprii, il primo destinatario è Paride, ma, come si dice subito dopo, Enea parteciperà alla spedizione

per ordine di Afrodite e, se, come si è supposto sopra, l’uso del plurale αὐτοῖς per indicare i beneficiari della profezia è da riferirsi a entrambi i principi troiani, Enea doveva essere presente, anche in questo caso, al vaticinio di Eleno ed esserne, almeno in parte, destinatario assieme a Paride. 4. A differenza di altri oracoli per un imbarco,115 quella di Eleno si presenta come una profezia di tipo

intuitivo, ispirata direttamente da Apollo, che viene evocato in seconda persona dal narratore (ad tua

limina, Phoebe) e di cui Eleno è definito sacerdos,116 il che trova perfetta corrispondenza nel verbo

προθεσπίζω utilizzato da Proclo.

Il vaticinio virgiliano ha l’ampio respiro di un racconto profetico, un Riesenepos narrato al

futuro, il che lascia avanzare delle supposizioni anche sulla natura del modello.

Ma ai fini di una ricostruzione dei due vaticini ciclici il contributo più determinante

viene dal confronto con due opere tarde. Nelle stesse circostanze dei Cypria Eleno e

Cassandra vaticinano nella De excidio Troiae Historia di Darete Frigio. Vi si legge come, per

decidere se inviare una spedizione di Ellade, Priamo avesse convocato i propri figli.

(VI) ...Hortatusque est Priamus liberos suos, ut huius rei principes forent, maxime Hectorem: erat enim maior

natu: qui coepit dicere, velle se quidem voluntatem patris exequi... (VII) Alexander cohortari coepit, ut classis praeparetur, et in Graeciam mittatur... Deiphobus placere sibi dixit Alexandri consilium... Helenus vaticinari

coepit (2) Graios venturos, (3) Ilium eversuros, (4) parentes et fratres hostium manu interiturus (1) si Alexander sibi uxorem de Graecia adduxisset. Troilus minimus natu, non minus fortis quam Hector,

bellum geri suadebat, et non debere terreri metu verborum Heleni. Quod omnibus placuit, classem comparari, et in Graeciam proficisci. Priamus Alexandrum et Deiphobum in Paeoniam misit, ut milites eligerent: ad concionem populum venire iubet. (VIII) ...Priamus dixit naves praeparandas esse, ut eatur in Graeciam: utensilia quoque populo non deesse... Ac mox in Idam sylvam misit, qui materiam succiderent, naves

114 Cfr. ad es. Mooney 1964 p.172 (ad Apoll. Rh. Arg. 317sgg.). Si noti inoltre che Eleno menziona Aeaeae.. insula Circae, assieme all’Inferni.. lacus (III 386), nonché Scilla e Cariddi (420-32), quasi un allusivo rimando al

modello.

115 Si veda la profezia di Idmone per l’imbarco della nave Argo in Apollonio Rodio (Arg. I 425-49).

116 A rigore, quando, nel richiedere l’aiuto delle predizioni di Eleno, Enea si rivolge al cugino elogiando la

sua arte profetica ed elencando le sue competenze, queste sembrano rientrare tutte nella sfera della mantica induttiva (Troiugena, interpres divum, qui numina Phoebi, / qui tripodas, Clarii laurus, qui sidera sentis / et

volucrum linguas et praepetis pinnis: III 359-61). Dopo la richiesta di Enea, l’indovino lo accompagna all’altare

di Apollo e compie quello che è descritto come un sacrificio benaugurale per la partenza (Hic Helenus caesis

primum de more iuvencis, / exorat pacem divom vittasque resolvit / sacrati capitis meque ad tua limina, Phoebe, / ipse manu multum suspensum numine ducit; / atque haec deinde canit divino ex ore sacerdos: III 369-73). Tuttavia non si

specifica se il vaticinio è direttamente connesso all’esame delle vittime sacrificate, e la performance profetica si