PARTE 1: L’EPICA ARCAICA
2. I poemi del Ciclo
2.4. La Piccola Iliade e i χρησμοί sulla caduta di Troia
2.4.1. Proclo e Apollodoro
Esiste una complessa tradizione sui vaticini che dettavano le condizioni necessarie
perché Troia cadesse, alcuni attribuiti a Calcante, altri ad Eleno. Scarna è la testimonianza
che dà in proposito Proclo nel sommario della Piccola Iliade di Lesche di Lesbo:
179μετὰ ταῦτα Ὀδυσσεὺς λοχήσας Ἕλενον λαμβάνει, καὶ χρήσαντος περὶ τῆς ἁλώσεως τούτου Διομήδης ἐκ Λήμνου Υιλοκτήτην ἀνάγει.
In seguito, Odisseo tesa un’imboscata, cattura Eleno, e dopo che questi ha vaticinato riguardo la presa della
città, Diomede riporta indietro Filottete da Lemno.180
La formulazione dell’epitome è piuttosto generica. L’espressione utilizzata per indicare
l’argomento del vaticinio di Eleno (περί + un nomen actionis) potrebbe far pensare a una
previsione ‚per esteso‛ della presa di Troia. Ma è abbastanza chiaro che un nesso causale
lega il genitivo assoluto alla proposizione che segue, tanto che si potrebbe liberamente
tradurre ‚in seguito ai suoi vaticini sulla presa (della città), Diomede riporta indietro
Filottete da Lemno‛. L’epitome prosegue, per l’appunto, con il racconto dell’uccisione di
Paride per mano di Filottete.
Differente è la versione dell’Epitome di Apollodoro (V 8-10).
[8]181 ...Κάλχας θεσπίζει οὐκ ἄλλως ἁλῶναι δύνασθαι Σροίαν, ἄν μὴ τὰ Ἡραχλέους ἔχωσι
συμμαχοῦντα τόξα. ταῦτα ἀκούσας Ὀδυσσεὺς μετὰ Διομήδους εἰς Λᾛμνον ἀφικνεῖται πρὸς
Υιλοκτήτην, καὶ δόλῳ ἐγκρατὴς γενόμενος τὦν τόξων πείθει πλεῖν αὐτὸν ἐπὶ Σροίαν...
[8] ...Calcante profetizza che Troia non potrà essere conquistata se non con l’aiuto dell’arco di Eracle. Udito ciò, Odisseo insieme con Diomede si reca da Filottete, a Lemno, si appropria dell’arco con l’inganno e persuade l’eroe a imbarcarsi per Troia...
Segue il racconto della guarigione di Filottete e della morte di Paride per sua mano.
Continua poi:
[9] ..τούτου (sc. Ἀλεξάνδρου) δὲ ἀποθανόντος εἰς ἔριν ἔρχονται Ἕλενος καὶ Δηίφοβος ὑπὲρ τὦν Ἑλένης γάμων. προκριθέντος δέ τοῦ Δηιφόβου Ἕλενος ἀπολιπών Σροίαν ἐν Ἳδᾙ διετέλει. είπόντος δὲ Κάλχαντος Ἕλενον εἰδέναι τοὺς ῥυομένους τὴν πόλιν χρησμοὺς , ἐνεδρεύσας αὐτὸν Ὀδυσσεὺς καὶ χειρωσάμενος ἐπὶ τὸ στρατόπεδον ἤγαγε· *10+ καὶ ἀναγκαζόμενος ὁ Ἕλενος λέγει πῶς ἄν αἱρεθείη ἡ Ἴλιος, (1) *καὶ+ πρὦτον μὲν εἰ τὰ Πέλοπος ὀστ κομισθείη παρ᾿αὐτούς, (2) ἔπειτα εἰ Νεοπτόλεμος συμμαχοίη, (3) τρίτον εἰ τὸ διιπετὲς παλλάδιον ἐκκλαπείη· τούτου γάρ ἔνδον ὄντος οὐ δύνασθαι τὴν πόλιν ἁλῶναι.[9] Alla morte di Alessandro, scoppia una contesa fra Eleno e Deifobo per le nozze con Elena. Elena sceglie Deifobo, e allora Eleno abbandona Troia e va a vivere sull’Ida. Poiché Calcante aveva affermato che Eleno conosceva gli oracoli che proteggevano la città, Odisseo tese un agguato a Eleno, lo fece prigioniero e lo condusse nel campo greco;
[10] Eleno è costretto a rivelare il modo in cui potrà essere conquistata Ilio: (1) come prima cosa dovranno essere portate presso i Greci le ossa di Pelope, (2) in secondo luogo Neottolemo dovrà prendere parte
179 Detto variamente di Mitilene (Procl. Chrest. 206sg. Sev. = Il. Parv. Argum. 1, 1 B.) o di Pirra (Il. Parv. testt. 3;
6 B.). Sulle varie attribuzioni cfr. Ercolani 2006, pp. 106 e 111. Sulla possibile esistenza di altre opere omonime cfr. Il. Parv. testt. 8-11 B. e Bernabé 1984.
180 Procl. Chrest. 211-13 Sev. = Il. Parv. Argum. 1, 6sg. B.
181 Indico tra parentesi quadre la numerazione dei paragrafi secondo l’edizione di Scarpi, tra parentesi tonde
alla guerra, (3) in terzo luogo il Palladio dovrà essere rubato: infatti, finché il Palladio rimaneva dentro la città, questa non poteva essere conquistata.
Apollodoro presenta due episodi distinti, che sembrano entrambi corrispondere almeno in
parte a quello narrato da Proclo.
Nel primo caso (V 8) è Calcante e non Eleno a formulare la profezia. Ma per il resto
le due versioni sembrano affini: in entrambi i casi la profezia è seguita dal rientro in
battaglia di Filottete. Il nesso causale tra il vaticinio e l’azione che segue è qui
ulteriormente esplicitato dal participio congiunto ταῦτα ἀκούσας. Apollodoro specifica
inoltre più chiaramente il contenuto della profezia: il generico περὶ τᾛς ἁλώσεως starebbe
dunque per οὐκ ἄλλως ἁλῶναι δύνασθαι Σροίαν, ἄν μὴ τὰ Ἡραχλέους ἔχωσι
συμμαχοῦντα τόξα.
Nel secondo caso (V 9sg.) invece, come nella versione di Proclo, è Eleno il
depositario dei χρησμοί che proteggono la citt|, sebbene sia nuovamente Calcante a
intervenire per suggerirne la cattura. Tuttavia stavolta è il contenuto dei χρησμοί che
sembra differente. Inoltre la cattura di Eleno e i suoi vaticini sono messi in relazione con le
nozze di Elena e Deifobo, e hanno dunque luogo dopo la morte di Paride per mano di
Filottete e, dunque, dopo l’arrivo a Troia e la guarigione di quest’ultimo.
182Molte altre fonti oscillano con estrema variet| nell’attribuire ora a Calcante ora a
Eleno uno o più di questi quattro χρησμοί (Filottete, Neottolemo, ratto del Palladio, ossa
di Pelope)
183ed è difficile stabilire in tal senso quale potesse essere il dettato del poema di
Lesche. Kullmann inserisce nella sua lista di profezie del Ciclo ben due vaticini: la profezia
di Calcante, secondo la quale occorre catturare Eleno che conosce τοὺς ῥυομένους τὴν
πόλιν χρησμοὺς (Apoll. Epit. V 9) e l’annuncio di Eleno, una volta catturato, sulle
condizioni cui è legata la caduta di Troia, per cui fa riferimento al testo di Proclo e di cui
182 Severyns (1928, p. 337, n.7) ritiene che Apollodoro seguisse la Piccola Iliade nei paragrafi V 9sg. a proposito
dei χρησμοί di Eleno ma non in V 8 a proposito di quello di Calcante. Implicitamente sembra ritenere tale versione più antica e imputa (ibid. p. 333) a una decadenza del genere epico la svalutazione della figura di Calcante rispetto al ruolo attribuitogli da Omero: nell’Iliade (I 71sg.) l’indovino era stato guida della flotta troiana, mentre nei Cipria è sostituito in tal compito da Telefo (Procl. Chrest. 132sg. Sev. = Cypr. Arg. 41sg. B. cfr. anche Schol. Hom. Il I 71a [I 31 Erbse] = Cypr. fr. 22 [II] B.); nella Piccola Iliade non è neppure capace di fornire i vaticini che faranno cadere Troia, sicché Odisseo è costretto a catturare Eleno. In realtà il mito della cattura di Eleno presenta elementi ancestrali affini a quello della consultazione di Proteo (cfr. infra 2.4.4)
183 Le fonti più antiche tendono ad attribuire ad Eleno almeno il vaticinio su Fillottete: Backyl. fr. 7 Snell-
Maehler; Soph. Phil. 604sgg., 1337sgg. (cfr. infra); Eur. Phil. argum. iii a (pp. 827sg.) Kn. e fr. 795 Kn.; non è noto il ruolo del vaticinio nel Filottete di Eschilo. Al contrario Quinto Smirneo attribuirà a Calcante, in ordine inverso rispetto al Ciclo, la profezia su Neottolemo (Posthom. VI 57sgg.) e la sua aristìa contro Euripilo (VII 412sgg.), poi quella su Filottete (IX 412sgg.) e la sua guarigione da parte di Podalirio (IX 465sgg.); a Eleno la sola profezia sul Palladio (X 346-9). Trifiodoro (40-8) attribuisce a Eleno gli oracoli su Neottolemo e sul Palladio, senza fare menzione né di Filottete né del ruolo di Calcante. In Ditti Cretese (IV 18) Eleno, catturato su indicazione di Crise (passato dalla parte dei Greci) e non di Calcante, vaticina sulla data della caduta di Troia di cui i traditori Enea e Antenore saranno gli artefici. Non parla né di Filottete, ritornato già in precedenza (II 47: secondo Fry 2004, p. 149, n. 158, Ditti ne ignora volutamente l’oracolo), né di Neottolemo, anch’egli gi| arrivato (IV 15), né del Palladio, il cui segreto sar| svelato ai Greci da Antenore (V 5). Ma in seguito ut Heleno placuerat (V 9, cfr. infra n. 188) Epeo costruisce il Cavallo di legno. Sulla diversità della versione di Ditti cfr. Fry 2004, p. 192, n. 84 e p. 207, n. 46. Sugli oracoli in questione cfr. anche Con. Narr. 34; Tzetz. Posthom. 571-9; Chil. VI 508-15; Servio ad Virg. Aen. II 166.
identifica il contenuto come ‚Herbeiholung des Philoktet und des Neoptolemos‛).
184La sua
ipotesi appare in effetti confermata dall’analisi del seguito delle due epitomi.
In Apollodoro, il racconto della profezia di Eleno è seguito puntualmente
dall’esecuzione delle sue istruzioni da parte dei Greci: soltanto un breve cenno al trasporto
delle ossa di Pelope (V 11) e poi un più dettagliato racconto dell’arrivo a Troia di
Neottolemo e della sua vittoria contro Euripilo figlio di Telefo (V 11sg.), nonché del ratto
del Palladio da parte di Odisseo e Diomede (V 13).
Non molto dissimile è il seguito del sommario di Proclo della Piccola Iliade.
μετὰ ταῦτα Ὀδυσσεὺς λοχήσας Ἕλενον λαμβάνει, καὶ χρήσαντος περὶ τᾛς ἁλώσεως τούτου... (1) ..Διομήδης ἐκ Λήμνου Υιλοκτήτην ἀνάγει. ἰαθεὶς δὲ οὗτος ὑπὸ Μαχάονος καὶ μονομαχήσας Ἀλεξάνδρῳ κτείνει· καὶ τὸν νεκρὸν ὑπὸ Μενελάου καταικισθέντα ἀνελόμενοι θάπτουσιν οἱ Σρὦες. μετὰ δὲ ταῦτα ΔηἸφοβος Ἑλένην γαμεῖ. (2) καὶ Νεοπτόλεμον Ὀδυσσεὺς ἐκ κύρου ἀγαγὼν τὰ ὅπλα δίδωσι τὰ τοῦ πατρός· καὶ Ἀχιλλεὺς αὐτ φαντάζεται. Εὐρύπυλος δὲ ὁ Σηλέφου ἐπίκουρος τοῖς Σρωσὶ παραγίνεται, καὶ ἀριστεύοντα αὐτὸν ἀποκτείνει Νεοπτόλεμος. καὶ οἱ Σρὦες πολιορκοῦνται. (4) καὶ Ἐπειὸς κατ᾽ Ἀθηνς προαίρεσιν τὸν δούρειον ἵππον κατασκευάζει. (3) Ὀδυσσεύς τε αἰκισάμενος ἑαυτὸν κατάσκοπος εἰς Ἴλιον παραγίνεται, καὶ ἀναγνωρισθεὶς ὑφ᾽ Ἑλένης περὶ τᾛς ἁλώσεως τᾛς πόλεως συντίθεται κτείνας τέ τινας τὦν Σρώων ἐπὶ τὰς ναῦς ἀφικνεῖται. καὶ μετὰ ταῦτα σὺν Διομήδει τὸ παλλάδιον ἐκκομίζει ἐκ τᾛς Ἰλίου. (4) ἔπειτα εἰς τὸν δούρειον ἵππον τοὺς ἀρίστους ἐμ βιβάσαντες τάς τε σκηνὰς καταφλέξαντες οἱ λοιποὶ τὦν Ἑλλήνων εἰς Σένεδον ἀνάγονται. οἱ δὲ Σρὦες τὦν κακὦν ὑπολαβόντες ἀπηλλάχθαι τόν τε δούρειον ἵππον εἰς τὴν πόλιν εἰσδέχονται, διελόντες μέρος τι τοῦ τείχους, καὶ εὐωχοῦνται ὡς νενικηκότες τοὺς Ἕλληνας. .185
In seguito, Odisseo tesa un’imboscata, cattura Eleno, e dopo che questi ha vaticinato riguardo la presa (della città)...
(1) ...Diomede riporta indietro Filottete da Lemno. Questi, curato da Macaone, combattendo in singolar tenzone uccide Alessandro . Dopo che il cadavere è stato maltrattato da Menelao, i Troiani lo recuperano e lo seppelliscono. In seguito a tale evento, Deifobo sposa Elena.
(2) Ed Odisseo, dopo aver portato Neottolemo da Sciro, gli dona le armi del padre: e gli appare il fantasma di Achille. Frattanto Euripilo figlio di Telefo giunge in soccorso dei Troiani, si distingue per la gloria, ma poi Neottolemo lo uccide. E i Troiani sono assediati.
(4) Ed Epeo, secondo un piano proposto da Atena, costruisce il Cavallo di legno.
(3) Odisseo, sfiguratosi, penetra a Troia come spia e, riconosciuto da Elena, pianifica assieme a lei la presa della città. Uccisi poi alcuni dei Troiani, ritorna alle navi. A seguito di ciò, assieme a Diomede trasporta il Palladio fuori da Troia.
(4) In seguito, fatti entrare i guerrieri migliori nel Cavallo di legno, gli altri Elleni, incendiate le tende, si imbarcano verso Tenedo. I Troiani, credendo di essersi sbarazzati dei propri guai, accolgono il Cavallo di legno all’interno della citt| dopo aver rimosso una porzione delle mura e festeggiano come se avessero sconfitto gli Elleni.
La profezia di Eleno è immediatamente legata all’arrivo di Filottete, il primo evento
successivo in ordine cronologico, ma non si dice che egli vaticini specificamente e
unicamente ‚sull’arrivo di Filottete‛, bensì ‚sulla presa‛ della citt|. E tutto il seguito del
sommario di Proclo sembra costituito da una sequenza di eventi determinanti per la presa
della citt|, o quantomeno funzionali ad essa: (1) l’arrivo di Filottete, ma anche (2) l’arrivo
184 1960, pp. 222sg. nn. 12 e 13
di Neottolemo, (3) le due incursioni di Odisseo a Troia, finalizzate a rubare il Palladio,
186nonché, per certi versi, anche la costruzione del cavallo, che si frappone tra i punti (2) e (3)
anticipando la sequenza (4), il racconto della messa in atto dello stratagemma. Proclo
interrompe il sommario sull’ingresso del cavallo in citt|, in realt|, in base ai frammenti
sembra che il poema proseguisse narrando e l’intero racconto dell’ἅλωσις di Troia, in
sovrapposizione narrativa con l’Iliupersis di Arctino.
187D’altra parte, se dall’epitome si
deduce che Diomede si recava a prendere Filottete a Lemno per adempiere al vaticinio di
Eleno, non si vede nessun’altra ragione se non quello stesso vaticinio perché Odisseo si
dovesse recare a prendere Neottolemo a Sciro o perché entrambi dovessero introdursi a
Troia e rubare il Palladio. È più improbabile che Eleno vaticinasse a proposito della
costruzione del cavallo di legno, che secondo il sommario di Proclo è frutto dei
suggerimenti di Atena a Epeo.
188Forse anche nella Piccola Iliade gli oracoli costituivano una triade: (1) una profezia su
Filottete, (2) una su Neottolemo, (3) una terza sul ratto del Palladio. Apollodoro (o la sua
fonte), che, per ragioni di carattere narrativo, ha collocato il vaticinio di Eleno dopo la
morte di Paride e le nozze di Elena e Deifobo, potrebbe essere stato costretto a escludere
dai suoi oracoli il vaticinio su Filottete e ad attribuirlo a Calcante, e, nella necessità di
mantenere intatta la struttura triadica dell’oracolo,
189potrebbe avervi sostituito quello
sulle ossa di Pelope.
186 In realtà, si tratta di due incursioni separate: durante la prima, nota già a Omero (Od. IV 244-58), Odisseo
entra travestito da mendicante ed è riconosciuto dalla sola Elena. Durante la seconda entra assieme a Diomede e ruba il Palladio. Apollodoro (Epit. V 13) menziona invece un’unica incursione, seguendo forse, a quanto sostiene Severyns (1928, p.351), la versione che dello stesso episodio dava l’Iliupersis di Arctino. Lesche potrebbe avere in seguito sdoppiato l’episodio in due spedizioni separate. Sulla recenziorità e la frequente dipendenza di Lesche da Arctino cfr. Debiasi (2004, pp. 129sgg.), e già prima Monro (1884, pp. 32- 6), Severyns (1928, pp. 328-70) e Kullmann (1960, pp. 215-20 e 360). Le cronologie antiche per Arctino di Mileto oscillano tra la prima Olimpiade (760-59 a.C., Euseb. Chron. II 78 = Aeth. test. 2 B.) e l’ottava (708-5 a.C., Clem. Alex. Strom. I 21, 131 = Aeth. test. 5 B.). Dionigi di Alicarnasso (I 6, 8 = Aeth. test. 7 B.) lo definisce παλαιώτατος ποιητὴς e si ricordi la tradizione che ne fa un allievo di Omero. Il floruit di Lesche è invece collocato al terzo anno dell’Olimpiade trentesima (658/7 a.C.) da Eusebio (Chron. 94 b Helm = Il. Parv. test. 5 Bern.), che lo ritiene contemporaneo di Alcmane. Tuttavia, secondo lo stesso Severyns (ibid. p. 349), le due spedizioni in questione dovevano essere collegate e funzionali una all’altra anche nell’Ilias Parva. In tal senso le ho qui classificate come un’unica unit| narrativa.
187 È in effetti poco convincente la sutura ipotizzata da Proclo per cui la Piccola Iliade sarebbe terminata con la
decisione dei troiani di introdurre il Cavallo di legno in città (Chrest. 234-7 Sev. = Il. Parv. Argum. 1, 20-3 B.), ma l’effettivo ingresso del simulacro in citt| sarebbe avvenuto solo all’inizio dell’Iliupersis (Chrest. 241sgg. Sev. = Il. Exc. Argum. 3sgg. B.). Sulle sovrapposizioni dei due poemi cfr. supra p. 116 n. 31). Se si volesse suporre invece una ‘cucitura’ del Ciclo gi| nella prassi rapsodica, si potrebbe ipotizzare la creazione di versioni alternative dei due poemi adattate all’inserzione nella successione ciclica, analogamente a quanto supposto da Sbardella (2012, pp. 212-5) per l’Etiopide (cfr. § 2.3, p. 144 n. 144).
188 In realt| esiste una tradizione che attribuisce l’idea del cavallo a Eleno (Dikt. Cret. V 9; Con. 34; Palaiph.
16) come pure un’altra che la ascrive a Calcante (Virg. Aen II 176-88; Q. Smyrn. XII 1-20), oltre che a Odisseo (Apoll. Epit. V 14 Philostr. Her. 34; Libanio Laud. VIII 2, 14; Schol. [Arn/A] Il. II 278 [244sg., 73-8 Erbse]), ma, almeno stando a quanto afferma Proclo, nessuna di queste versioni sembra corrispondere alla Piccola Iliade.
189 Anche gli scolii a Licofrone (ad Alex. 911 [II 193, 18-25 Scheer]) riportano tre vaticini, ma ancora
2.4.2. Altre varianti
Può risultare di supporto il confronto con altre due fonti. Una ὑπόθεσις di una
Ἰλιάς Μικρά è stata individuata nel testo di un papiro della collezione Rylands e, sebbene
la critica non sia unanime nello stabilire se si tratti del poema di Lesche o di un’opera
omonima,
190la sua testimonianza può risultare in ogni caso indicativa. La sezione iniziale è
mutila e manca il racconto diretto della profezia di Eleno, ma nella parte leggibile del testo
si rinviene, in ordine inverso rispetto alle narrazioni di Proclo e Apollodoro, un racconto
del ratto del Palladio (ll. 1-6) seguito da quello dell’arrivo di Neottolemo a Sciro (ll. 6-12).
Sembra che le prime righe esordiscano:
᾿
Οδυσσεὺς καὶ Διομήδη+ς εἰσελθόντες εἰς ,ε} Ἴλι*ον, ὅπως ἐκκλέψωσιν+ τὸ τᾛς Ἀθηνς οὐράνι*ον ἄγαλμα, τοῦτο Ἑλ+ένου πάλιν αὐτοῖς εἴπαν*τος, ... (etc)Odisseo e Diomede, recatisi a Troia per rubare la statua celeste di Atena, poiché questo aveva detto
loro Eleno, ... (etc.)191
Il nesso causale tra il vaticinio e il ratto del Palladio sembra dunque inequivocabile.
192Purtroppo nulla di altrettanto esplicito si legge a proposito di Neottolemo, forse
semplicemente per omissione dell’epitomatore.
2.4.3. Riferimenti alla profezia di Eleno nel Filottete di Sofocle
D’altro canto uno dei più antichi resoconti del vaticinio di Eleno, forse quanto sia
pervenuto di più vicino ad una citazione dell’oracolo, si ritrova nel Filottete di Sofocle.
Occorre in proposito ricordare da un lato la notizia di Ateneo (VIII 277) per cui ‚Sofocle
amava il Ciclo epico così tanto che compose interi drammi ispirandosi ai suoi miti‛,
193dall’altro quella di Aristotele (Poet. 1459 b) che parla del Filottete come di una delle
numerose tragedie che si sarebbero potute ‚ricavare‛dalla Piccola Iliade.
194In tal senso un
confronto con il testo tragico sembra doveroso ai fini di una ricostruzione della fonte epica
perduta.
Nel dramma sofocleo la cattura e la performance profetica di Eleno sono dapprima
narrate a Neottolemo da un falso mercante inviato da Odisseo. In tal caso l’oracolo è
riportato in discorso indiretto e in forma epitomatoria (610-13): ὃς δὴ τά τ΄ ἄλλ΄ αὐτοῖσι
πάντ΄ ἐθέσπισε͵ / καὶ τἀπὶ Σροίᾳ πέργαμ΄ ὡς οὐ μή ποτε / πέρσοιεν͵ εἰ μὴ τόνδε
190 Severyns (1928, p. 475 [Thèse XI]) lo riteneva addirittura un sommario più completo di quelli di Proclo e
Apollodoro. Al contrario Bernabé (1984, p. 148), confrontando altri argomenti, attribuisce il sommario del
Pap. Ryl. ad un’altra Piccola Iliade, probabilmente seriore rispetto a quella di Lesche. 191 P. Rylands 22, 1sg., saec. I (prim. ed. Hunt) = Il. Parv. Argum. 2, 1sg. B.
192 Ciò contraddice la supposizione di Vian (1969, Tome III, p. 208 [N.C. ad X 350]) che il legame tra il ratto
del Palladio e la profezia di Eleno sia seriore.
193 Athen. Deipn.VIII 277 = Soph. test. 136 Radt = Cycl. test. 18 Bern.: ἔχαιρε δὲ οφοκλᾛς τ ἐπικ κύκλῳ,
ὡς καὶ ὅλα δράματα ποιᾛσαι κατακολουθὦν τᾜ ἐν τούττῳ μυθοποιίαι. Sulla dipendenza di Sofocle dal Ciclo cfr. Radt 1983, p. 198.
194 In realtà due tragedie omonime furono composte anche da Eschilo (frr. 249-57 R.) e da Euripide (frr. 787-
803 Kn.) e Gallavotti (1974, p. 192), a proposito della testimonianza di Aristotele, ricorda un altro dramma di Sofocle intitolato Υιλοκτήτης ἐν Σροίᾳ e forse incentrato sull’uccisione di Paride. Ma, dal momento che Proclo menziona il prelievo di Filottete da Lemno tra gli episodi dell’Ilias Parva, è assolutamente legittimo prendere in considerazione come ripresa del poema epico perduto anche il dramma a noi pervenuto.
πείσαντες λόγῳ / ἄγοιντο νήσου τᾛσδ΄ ἐφ΄ ἧς ναίει τὰ νῦν (Tutto il veggente si mise a
predire e, quanto alla rocca / di Troia, che non c’era altra speranza / di prenderla, se non
dopo aver persuaso costui / e averlo riportato dall’isola in cui adesso vive).
La forma è
chiaramente quella di un oracolo condizionato (..οὐ μή... εἰ μή...).
Ma il resoconto più completo dell’oracolo è esposto in seguito da Neottolemo a
Filottete.
195 1330 1335 1340 ὺ γὰρ νοσεῖς τόδ΄ ἄλγος ἐκ θείας τύχης͵ Φρύσης πελασθεὶς φύλακος͵ ὃς τὸν ἀκαλυφᾛ σηκὸν φυλάσσει κρύφιος οἰκουρὦν ὄφις. Καὶ παῦλαν ἴσθι τᾛσδε μή ποτ΄ ἅν τυχεῖν νόσου βαρείας͵ ἕως ἅν αὑτὸς ἥλιος ταύτᾙ μὲν αἴρᾙ͵ τᾜδε δ΄ αὖ δύνᾙ πάλιν͵ πρὶν ἅν (1) τὰ Σροίας πεδί΄ ἑκὼν αὐτὸς μόλᾙς͵ καὶ (2) τὦν παρ΄ ἡμῖν ἐντυχὼν Ἀσκληπιδὦν νόσου μαλαχθᾜς τᾛσδε͵ καὶ (3) τὰ πέργαμα ξὺν τοῖσδε τόξοις ξύν τ΄ἐμοὶ πέρσας φανᾜς. Ὡς δ΄ οἶδα ταῦτα τᾜδ΄ ἔχοντ΄ ἐγὼ φράσω. Ἀνὴρ γὰρ ἡμῖν ἔστιν ἐκ Σροίας ἁλούς͵ Ἕλενος ἀριστόμαντις͵ ὃς λέγει σαφὦς (1) ὡς δεῖ γενέσθαι ταῦτα· καὶ πρὸς τοῖσδ΄ ἔτι͵ (2) ὡς ἔστ΄ ἀνάγκη τοῦ παρεστὦτος θέρους Σροίαν ἁλὦναι πσαν· ἥ δίδωσ΄ ἑκὼν κτείνειν ἑαυτόν͵ ἥν τάδε ψευσθᾜ λέγων. 1330 1335 1340Tu soffri di questa malattia per fatalità divina,
perché sei incappato nel guardiano di Crise, nel serpente che nascosto sorveglia il sacrario a cielo aperto.
E sappi che non avrai sollievo mai da questo grave male, fin quando il sole, sempre lo stesso, sorga di qua e di nuovo tramonti di là,
se (1) di tua volontà non andrai alla piana di Troia, e (2) grazie ai figli di Asclepio che sono fra noi non sarai curato dal male e (3) non avrai conquistato la rocca con questo arco e insieme a me.
Come io sappia che le cose stanno così, ti stò per dire. Abbiamo un prigioniero preso a Troia, Eleno,
un grande profeta, il quale dice con chiarezza
(A) che ciò deve avvenire, e poi ancora (B) che è necessario che Troia cada questa stessa estate
da cima a fondo; in caso contrario è disposto a farsi ammazzare, se quanto dice risultasse falso.
L’intero testo in questione rappresenta la versione della profezia riportata da
Neottolemo. Il fatto che solo ai vv. 1336 sgg. egli ne indichi la fonte, non esclude che
l’intero passo rappresenti una citazione del vaticinio di Eleno. Le interpretazioni del
195 All’oracolo di Eleno fa nuovamente allusione Neottolemo (839-42) per controbattere al Coro di marinai,
che vorrebbe persuaderlo a rubare l’arco di Filottete, nel corso di un dialogo lirico. I versi pronunziati dal giovane sono peraltro quattro esametri dattilici, sovente utilizzati nel dramma attico come versi distintivi dei responsi profetici: cfr. Pretagostini 1995-96, pp. 164sgg. Tuttavia il responso è citato soltanto come punto di partenza di un ragionamento personale di Neottolemo, e, a dispetto della probabile comunanza di metro, non sembra possibile leggervi una citazione diretta dell’oracolo della Piccola Iliade né di altra fonte epica.
passato e previsioni del futuro esposte ai vv. 1326-35 sono infatti ricondotte alle parole del
veggente attraverso i due ταῦτα anaforici di 1336 e 1339. Il testo riportato da Neottolemo
può essere così schematizzato:
cornice profezie sul passato profezie ante eventum
1326-8 (A) cause del male di
Filottete 1329-35 1330sg. 1332 133sg. 1334sg.
(A) guarigione di Filottete e sue condizioni:
(0) sorgere e tramontare del sole (retorica)
(1) arrivo a Troia (2) cura degli Asclepiadi (3) conquista della rocca con l’arco 1335 allusione a profezia su Neottolemo 1336-8 cattura e profezia di Eleno
1339 (A) rimando a predizioni di 1326-
35
1339-41 (B) caduta di Troia l’estate
successiva 1341sg. garanzie di veridicità
da parte di Eleno (Rinkomposition)
Dapprima vi è una sezione di profezia sul passato (1326-8), che individua le cause
del male di Filottete in un’ἀσέβεια
196contro il tempio della ninfa Crise. Segue una
previsione del destino di Filottete, un oracolo condizionato formulato come un periodo
ipotetico: all’apodosi che annuncia la guarigione dell’eroe (μή.. ἅν... 1329-35), seguono tre
protasi che ne determinano le condiciones sino quibus non. Una prima protasi ha valore
esclusivamente retorico-poetico (ἕως ἅν... αἴρᾙ͵... δ΄ αὖ δύνᾙ, vv.1330sg.), ne seguono altre
tre, con valore di temporali dell’anteriorit| associate in un enunciato trimembre (πρὶν ἅν..
μόλᾙς͵ καὶ... μαλαχθᾜς..͵ καὶ.. φανᾜς), corrispondenti ad una triade di condizioni dettate
a tale guarigione: 1- l’andata a Troia di propria spontanea volontà, 2- la cura da parte degli
Asclepiadi, 3- la conquista di Troia assieme all’arco di Eracle e allo stesso Neottolemo.
197Anche qui una struttura triadica sebbene differente da quella esposta dalle fonti analizzate
sopra. Talune di queste previsioni risultano peraltro imprecise rispetto a quanto si dirà nel
seguito del dramma: Filottete guarir| gi| prima della presa di Troia e, nell’esodo della
tragedia, Eracle ex machina preannuncerà che a curarlo sarà Asclepio in persona e non i
suoi figli (1437sg.). Ma, se incoerente rispetto alla tragedia, tale previsione è assolutamente
196 Pucci (in Avezzù-Pucci-Cerri 2003, pp. 307sg. [ad Phil. 1327sg.+) parla di ἀμαρτία.
197 Pucci (2003, pp. 308sg. [ad 1329-35]) nota come ai vv. 1345-7 la tripartizione è ripetuta nella forma di invito