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Le pelli raramente vengono messe in lavorazione subito dopo la scuoiatura ma sono sottoposte ad un processo di conservazione e conciate solo successivamente. Esse sono inviate in centri di raccolta dove si procede alla selezione, all’elimina- zione del sudiciume, del sangue, dello sterco e all’asportazione del grasso presente sul tessuto sottocutaneo. Il successivo processo di conservazione ha lo scopo di impedire la degradazione della pelle, causata dai microrganismi, che trovano nell’acqua le condizioni ideali di proliferazione. I sistemi di conservazione perse- guono la finalità di inattivare l’azione e lo sviluppo dei batteri attraverso la ridu- zione della quantità di acqua contenuta nella pelle scuoiata. Le pelli possono essere conservate, per lunghi periodi, con i seguenti sistemi:

 Salatura con sale in grani

 Salatura con salamoia

 Salatura mista salamoia-grani

 Essiccamento

Accanto a sistemi di conservazione di lunga durata, le pelli possono anche essere sottoposte a metodi di conservazione, che le preservino per periodi di tempo piut- tosto brevi. Un sistema di conservazione molto diffuso, soprattutto per le pelli ovine, consiste nell’eseguire un piclaggio molto acido. Le pelli possono essere commercializzate semilavorate fino a questo stadio. I primi due sistemi, la salatura con grani di sale e con salamoia, tutt’ora, sono quelli più diffusamente impiegati. Il sistema di conservazione per essiccamento è praticato per le pelli che proven- gono da paesi con condizioni climatiche adatte, ambiente caldo e bassa umidità relativa. Questo sistema si presta particolarmente per la conservazione di pelli sot- tili come le capre. Nella pelle sono contenute le proteine fibrose (cheratina, colla- gene ed elastina), le proteine solubili (albumine, globuline) le cheratine morbide, il sangue e le sostanze grasse. Tra questi il pelo e l’elastina sono i componenti più resistenti all’attacco microbico, seguiti dal collagene, mentre le albumine e le glo- buline sono le proteine attaccabili più facilmente. Anche le sostanze grasse sono sensibili all’azione batterica. Pertanto la decomposizione della pelle non procede alla stessa velocità per tutti i suoi componenti. La degradazione parte dalle aree di

alta attività metabolica e da quelle che contengono i materiali solubili. Il sangue e le proteine morbide localizzate nel follicolo sono i siti privilegiati di una decom- posizione significativa, che genera l’allentamento del pelo. La putrefazione si evi- denzia, inizialmente dal lato carne, che si mostra scivoloso e di coloro giallastro, mentre dalla parte del pelo non si notano variazioni. Dopo qualche ora il pelo si allenta e la sua perdita si evidenzia durante il rinverdimento, galleggia nel bagno e si notano aree della pelle completamente prive di pelo. Le pelli possono subire danni maggiori, se i batteri trovano condizioni favorevoli nell’ambiente del rinver- dimento. Il danno può essere limitato al fiore con problemi di sfioratura ma in casi più gravi possono essere distrutte in profondità aree della pelle molto estese. L’at- tacco batterico può interessare il punto di giunzione tra lo strato fiore alla radice del follicolo del pelo e il corium. Quando la decomposizione procede fino a questo punto il fiore si stacca completamente dalla base della radice del pelo.

3.4.I. Conservazione per salatura

Il sale deve la sua efficacia di agente di conservazione delle pelli alla capacità disidratante e alle sue qualità batteriostatiche esercitate su molte specie microbi- che. Allo scopo di migliorare le capacità batteriostatiche al sale si aggiungono il 2,5% di carbonato sodico e 1,5% di naftalina, percentuali calcolate sul peso del sale. La salatura si può effettuare in due diversi modi. Si cospargono le pelli con sale oppure si trattano le pelli in bottale con una sua soluzione acquosa satura. In ogni caso con questi sistemi le pelli possono essere conservate correttamente per 7-8 mesi, solamente se sono state lavate ed immediatamente salate. La temperatura di stoccaggio non deve superare i 15-18° C e l’umidità relativa non deve essere superiore al 70-80%. A temperature più elevate si verificano azioni idrolitiche e di decomposizione a partire dal fiore, che è la parte della pelle più facilmente attac- cabile, anche per brevi periodi di stoccaggio. La quantità di sale impiegata deve essere tale da garantire una saturazione dell’acqua contenuta nella pelle fino all’85% e inoltre l’acqua in esse contenuta non deve superare il 40-45%.

Salatura con sale in grani

È il più comune sistema di conservazione delle pelli bovine in Europa e negli altri paesi a clima temperato. Consiste nel cospargere con il sale il lato carne delle pelli in modo uniforme, disponendole in pila con il lato carne in alto. L’altezza di cia- scuna pila non deve superare 1,5 metri, per evitare problemi di surriscaldamento. In genere si impiega il 25-30% circa di sale sul peso delle pelli grezze. Dopo una stasi in pila di quasi 1 mese circa, per consentire al sale di diffondere in tutta la sezione della pelle, si procede alla selezione. Durante questo periodo dalle pelli fuoriesce una salamoia rossastra con conseguente perdita di peso, che può arrivare al 10% del peso delle pelli scuoiate, lavate e sgocciolate. Alcune specie batteriche resistenti, presenti nel sale marino, possono dare macchie rosse o variamente co- lorate sul lato carne. La loro presenza è indicativa di una decomposizione in atto che danneggerà la pelle. Nel caso di pelli che perdono pelo questi organismi pos- sono attaccare anche il fiore. Le pelli salate, rispetto a quelle fresche, si rinverdi- scono più facilmente grazie all’effetto disidratante esercitato dal sale sulla struttura fibrosa e alla sua azione solubilizzante sulle albumine, globuline e sui proteogli- cani, che per tale motivo si solubilizzano più facilmente nell’operazione di rinver- dimento.

Salatura per immersione in salamoia

È il metodo di conservazione più diffuso negli Stati Uniti soprattutto per le pelli bovine pesanti. Il vantaggio principale di questo sistema è rappresentato dalla mag- giore produttività rispetto ad altri tipi di salatura; pertanto l’ammortamento del ca- pitale è inferiore. Gli impianti, adibiti al processo di conservazione delle pelli, sono generalmente molto razionali. Le pelli scuoiate, sono inviate automaticamente dall’ambiente di macellazione ad una macchina che le deterge dalla stercatura, dal sangue e dal sudiciume. Successivamente arrivano alla scarnatrice, la cui azione completa la rimozione del sudiciume, oltre all’eliminazione del tessuto sottocuta- neo, che può essere recuperato per la produzione di sostanze grasse. Le pelli scar- nate, dopo la rifilatura, sono trattate, in bottali, aspi o betoniere con una soluzione salina per 12-24 ore. Il processo si considera ultimato quando la soluzione salina ha completamente attraversato le pelli. A questo punto esse vengono scaricate,

pressate e selezionate. Si aggiunge per sicurezza, una piccola quantità di sale in grani, si pesano e si spediscono. La prescarnatura e la rifilatura comportano una diminuzione di peso della pelle del 20% circa rispetto ad un metodo di conserva- zione convenzionale con sale. È ovvio che tale fatto si ripercuoterà sul prezzo delle pelli. La prescarnatura offre alcuni vantaggi, quali la diminuzione dei tempi di sa- lamoiatura, consente l’impiego di minori quantità di sale, cosa vantaggiosa dal punto di vista dell’inquinamento ambientale, permette di recuperare dal tessuto sottocutaneo sostanze grasse di migliore qualità ed infine le operazioni di rinver- dimento e calcinaio avranno una durata inferiore. Questo sistema, tuttavia, in con- fronto alla salatura convenzionale effettuata con sale in grani, non offre la stessa sicurezza, qualora le pelli debbano essere stoccate per lunghi periodi

3.4.II. Conservazione per essiccazione

Questo metodo si applica nei paesi caldi ed asciutti e dove generalmente non c’è grande disponibilità di sale. Una pelle perfettamente essiccata ha un contenuto di umidità del 10-15%, valore al quale l’inibizione dell’attività batterica è assicurata. Si adatta particolarmente a pelli sottili come quelle di rettili, di capre e di pelli per pellicceria. Le condizioni di essiccamento devono essere controllate attentamente per evitare che si verifichi un asciugamento troppo lento oppure che le pelli siano sottoposte a temperatura troppo alte. Nel primo caso l’acqua rimane negli strati interni della pelle per il tempo sufficiente a produrne la decomposizione. Nel se- condo caso le temperature troppo alte provocano un asciugamento veloce degli strati esterni della pelle, che diventano duri e cornei impedendo così l’allontana- mento dell’acqua dagli strati interni. La conseguenza è l’insorgere di fenomeni putrefattivi. Temperature troppo alte, soprattutto nel caso in cui le pelli siano espo- ste direttamente ai raggi solari, generano fenomeni di gelatinizzazione delle pro- teine. In questo caso i danni prodotti sono gravi e si evidenziano nel corso del rinverdimento, sotto forma di buchi presenti su tutta la superficie. In generale il rinverdimento delle pelli conservate per essiccazione è molto più difficoltoso e lungo delle pelli salate fresche oppure salate ed essiccate.

Essiccamento sul suolo

Si stendono le pelli sul suolo con il lato carne verso l’alto. In queste condizioni la ventilazione non è uniforme e l’asciugamento non è omogeneo. Un altro svantag- gio è rappresentato dall’insudiciamento delle pelli.

Essiccamento a telaio

Le pelli vengono inchiodate su telai verticali. Con questo sistema si ha un’ottima circolazione d’aria su tutta la pelle ed un’evaporazione omogenea. Questo sistema si può eseguire sia all’ombra, con innegabili vantaggi, oppure al sole.

Essiccamento a tenda

Le pelli vengono stese lungo il fiore su di un filo metallico teso tra due aste. I vantaggi di questo sistema consistono nell’asciugamento omogeneo, lo svantaggio sta nella formazione della piega lungo il fiore.

3.4.III. Conservazione per essiccamento e salatura

Le pelli sono salate prima di essere sottoposte all’essiccamento. L’azione batterica è contenuta a livelli minimi dal sale durante l’essiccamento e la sua presenza im- pedisce alle fibre di incollarsi l’una all’altra. Inoltre il sale rende le pelli salate secche più facilmente rinverdibili rispetto alle pelli secche. Se le pelli secche o salate secche devono essere piegate per l’imballaggio, conviene piegarle prima che esse siano completamente asciugate. La piegatura di pelli molto dure causa la scre- polatura del fiore e la rottura delle fibre.

3.4.IV. Metodi di conservazione a breve termine

Questi sistemi si propongono di garantire la preservazione delle pelli dalla putre- fazione per almeno 6-7 giorni dopo la macellazione in modo da poterle raccogliere e trasportarle dal macello alla conceria. In questi casi si praticano sistemi che non implicano l’impiego di prodotti chimici tossici per gli operai o che pongano pro- blemi per gli effluenti, come per esempio grandi quantità di sale, normalmente impiegate nei sistemi tradizionali di conservazione.

Il metodo di conservazione a breve termine più diffuso è il congelamento. Esso si può applicare se il tempo che intercorre tra la scuoiatura e la lavorazione non è più lungo di 6-7 giorni. Le pelli vengono raffreddate, dopo aver rimosso il sangue, a una temperatura di 2°C. La catena del freddo non deve essere interrotta durante il trasporto e lo stoccaggio. Questo sistema presenta il grande vantaggio dell’elimi- nazione del sale. La qualità delle pelli finite conservate in questo modo è buona; esse risultano più morbide e hanno una maggiore resa superficiale, rispetto a quella ottenuta conservando le pelli con metodi tradizionali. La conservazione per con- gelamento presenta però alcuni limiti:

 Il macello deve essere vicino alla conceria

 Il grezzo deve essere lavorato non più di 2 settimane dopo la macellazione

 Le pelli grezze non possono essere acquistate in quantitativi molto grandi anche quando sarebbe economicamente vantaggioso

 Il costo del trasporto è più elevato poiché bisogna utilizzare camion refri- gerati

 Il consumo di energia può diventare proibitivo se le pelli vengono stoccate in conceria per più di 1 settimana

3.4.V. Piclaggio di conservazione

Le pelli, dopo le operazioni di rinverdimento, calcinaio e scarnatura, sono decalci- nate e macerate. Segue il piclaggio di conservazione, che rispetto a quello conven- zionale eseguito nelle lavorazioni conciarie, presenta un pH di fine processo molto più basso. Questo tipo di conservazione è applicato soprattutto per le pelli di mon- tone, destinate alla produzione di abbigliamento. L’operazione dura circa tre ore, vale a dire, il tempo necessario per permettere al sale e all’acido di attraversare completamente la sezione della pelle. A fine piclaggio le pelli vengono scaricate dal bottale, sgocciolate, selezionate per taglia e difetti, successivamente imballate molto accuratamente, in modo che non si asciughino. In tal modo si eviterà la cri- stallizzazione del sale, evento che può provocare danni del fiore. La temperatura di stoccaggio ha una grande influenza sulla qualità delle pelli piclate. Le pelli piclate, conservate per parecchi mesi possono presentare un ingiallimento, indice

di un’iniziale idrolisi, già a partire da una temperatura di 25°C. A temperature su- periori, l’acidità può causare danni molto seri che comportano perdita di sostanza dermica e valori di resistenza fisica molto bassi. Il piclaggio di conservazione ga- rantisce da fenomeni di putrefazione provocati da batteri ma non dal problema delle muffe, che si possono presentare sulle pelli in maniera estesa, dopo lo stoc- caggio di qualche mese, sottoforma di macchie verdastre o nerastre.

3.4.VI. Concia di conservazione

Da qualche decennio le pelli sono importate allo stato wet-blue. Questo stato di conservazione offre a chi importa il vantaggio di eliminare dal suo processo di lavorazione le fasi di riviera e di concia, che contribuiscono in maniera decisiva all’inquinamento dell’acqua e del suolo e al consumo di notevoli quantità di acqua. I paesi detentori della materia prima preferiscono commercializzare le pelli semi- lavorate per aumentare l’occupazione e per valorizzare le loro risorse. Anche la concia al vegetale costituisce un sistema di conservazione e di commercializza- zione delle pelli53. Da non molti anni ha fatto la comparsa sul mercato, in quanti- tativi modesti una pelle trattata con un nuovo tipo di concia di conservazione. Ci si riferisce alle pelli in wet-white, conciate con sostanze esenti da cromo e da altri metalli pesanti. L’importanza di questa nuova tecnologia risiede nel fatto, che con- sente di eliminare l’impiego del cromo e quindi determina la sua scomparsa dalle acque di scarico e dagli articoli prodotti. Il wet-white non è però molto stabile ai climi caldi, pertanto il trasporto e lo stoccaggio in tali condizioni sono piuttosto problematici, nel senso che una pelle in questo stato nel tempo subisce una certa degradazione.

Concia al cromo (wet-blue)

Le pelli per produrre il wet-blue vengono conciate, generalmente a pieno spessore (si spacca dopo concia). Le pelli dopo essere state conciate e scaricate dal bottale rimangono a riposo almeno per 24 ore, dopo di che sono pressate per eliminare il bagno in eccesso. Possono essere spaccate oppure no a seconda delle richieste

dell’acquirente e successivamente selezionate per taglia, difetti, colore della cro- matura; in genere si preferiscono le pelli che hanno la nuance bluastra molto chiara. Il wet-blue viene imballato in modo tale che non si formino pieghe e che non prenda aria. Se le pelli si asciugano in questo stato difficilmente si riesce a sba- gnarle perfettamente successivamente.

Concia con tannini vegetali (concia al vegetale)

Le pelli di montone e di capre che arrivano dall’India e dal Pakistan sono conciate al vegetale. A differenza delle pelli al cromo esse sono asciutte. Si presentano di coloro molto chiaro con una nuance beige. Dopo le normali operazioni di riviera, vengono conciate con estratti tannici e tannini sintetici. Generalmente si impiega estratto di mimosa e alla fine del processo di concia, le pelli vengono colorite con estratto di mirabolano insieme ad un tannino sintetico molto acido. Nello stesso bagno si aggiungono sostanze ingrassanti; questo trattamento elimina le macchie di ferro e conferisce alle pelli il gradevole e caratteristico colore giallastro. Ven- gono poi messe a cavalletto, ritenute a mano dal lato carne per la rimozione dell’ac- qua, lucidate sul lato fiore con un cilindro in cristallo, asciugate, selezionate e spe- dite. Dopo la sbagnatura, estremamente agevole per la natura idrofila dei tannini naturali, prima di procedere alla normali operazioni di riconcia al cromo, queste pelli devono essere deconciate in superficie, per eliminare il tannino in eccesso, che provocherebbe un eccesso di reattività troppo spinta del cromo sul fiore. Gli agenti deconcianti più usati sono il solfito di sodio, il bicarbonato di sodio e il borace.

Concia con sostanze aldeidiche e tannini sintetici (wet-white)

Dopo le operazioni di riviera, condotte in modo convenzionale, le pelli sono pre- conciate con sostanze aldeidiche. Si raggiunge una temperatura di contrazione di 72-73°C. Si procede poi alla rasatura. Siccome queste pelli sono generalmente de- stinate alla produzione di metal-free leather, richiesto soprattutto dalle industrie automobilistiche, esse verranno riconciate per questo motivo con composti orga- nici. Si riconciano pertanto con tannini naturali, tannini sintetici, composti polime- rici. Le pelli metal-free sono degradabili molto più facilmente rispetto a quelle al cromo.