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CAPITOLO IV Il profilo del giovane consumatore mediale

2006 2009 2011 Persone con diete solo audiovisive

3. Il consumo mediale e le esperienze “didattiche” di narrazioni digitali realizzate.

Come già accennato nel precedente capitolo le esperienze di produzioni delle narrazioni digitali sono tutte realizzate nell’ambito delle attività di ricerca del Laboratorio ERID dell’Università degli Studi di Foggia. Le esperienze sono state diverse in relazione al progetto o al PON di riferimento. Ai fini della ricerca ne sceglieremo due tra le più significative.

1. Progettazione di una narrazione digitale nella scuola dell’infanzia dell’ Istituto Comprensivo – Polo 2 di Carmiano (Lecce)

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2. Progettazione di una narrazione digitale sulla dieta mediale nell’ambito del Master Nuovi Media e Formazione (III edizione) – sede di Bari.

Inoltre si analizzeranno i dati rilevati da un questionario sulla dieta mediale somministrato a 100 studenti delle classi terze della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo Galateo di Lecce.

1.Il progetto per la costruzione di una narrazione digitale nella scuola dell’infanzia nasce nell’ambito di un PON di 30 ore dal titolo “Innovare la didattica dell’Italiano: le narrazioni digitali” destinato alla formazione di 20 docenti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo di Carmiano. Le docenti della scuola dell’infanzia hanno dimostrato interesse, sin dalle prime lezioni, e hanno manifestato la volontà di costruire, in parallelo, al proprio percorso di formazione, una narrazione digitale insieme ai bambini delle terze classi della scuola dell’infanzia (3 anni). Il calendario delle attività di formazione consultabile negli allegati forniti in fondo alla tesi prevedeva un test ex ante di rilevazione delle competenze possedute dai docenti prima dell’avvio del corso, un test in itinere per verificare l’efficacia e l’effettiva aderenza del percorso di formazione alle esigenze dei docenti e un test ex-post per valutare le competenze in conclusione del corso. Tutti e tre i test rilevavano le competenze dei docenti in riferimento a tre aree: 1.area delle conoscenze informatiche; 2.area della didattica dell’italiano; 3. Area sulle narrazioni digitali. Inoltre era prevista una quarta sezione sulla rilevazione delle aspettative e delle proposte o dei suggerimenti.

Le attività didattiche proposte ai docenti erano di due tipi: frontali e laboratoriali.

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Alla fine di ogni attività venivano consegnate delle schede didattiche simili ad un diario del docente denominate appunto “Diario di bordo” (si rimanda alla Sezione Allegati). Il modello didattico delle schede cerca di intervenire sulle dinamiche che, come abbiamo sottolineato, possono favorire un’integrazione tra competenze tradizionali possedute dai docenti e nuove competenze da maturare nell’ambito del corso. In tal senso, rispetto alle dinamiche complessive che regolano l’utilizzo di tali strumenti, le schede di attività si concentrano su tre aspetti specifici: il livello tecnologico, il livello personale, il livello comunitario.

Livello tecnologico

Attraverso un processo di alfabetizzazione reciproca, docenti e studenti familiarizzano con le funzionalità degli strumenti e le loro implicazioni.

Livello personale

L’obiettivo è quello di stimolare una riflessione sul ruolo che i nuovi media svolgono nella vita dei ragazzi, cercando di evidenziare e approfondire quei bisogni interiori (di comunicazione, di socialità, di riferimento adulto, ecc.) a cui tali media rispondono.

Livello comunitario

Attraverso una riflessione sul comportamento proprio e altrui, i docenti e i ragazzi co-costruiscono, attraverso dinamiche comunitarie, contenuti digitali (audio, video, foto) da ricombinare nella forma della narrazione digitale.

L’approccio generale si avvale di tecniche didattiche che privilegiano la partecipazione attiva dei discenti e dei docenti al processo di formazione, coinvolgendoli in prima persona nella costruzione di una narrazione digitale. Rispetto ai metodi passivi e frontali cambia radicalmente l’obiettivo dell’intervento che non è più centrato sul veicolare nozioni, conoscenze e saperi, ma mira a facilitare una riflessione condivisa sul proprio comportamento e a creare nuova conoscenza a partire dalla propria esperienza. I principali strumenti di lavoro, particolarmente utili per favorire la partecipazione degli allievi e l’attivazione delle dinamiche collaborative sono: il gioco di ruolo, il brainstorming, lo studio di caso, il lavoro di gruppo, lo storyboard e le mappe concettuali.

Dal punto di vista più strettamente metodologico, la proposta ipotizza un modello integrato che consiste nel pensare il digital storytelling come un’attività distribuita

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in più incontri (10 incontri). Un approccio che, introducendo i nuovi media nella didattica, crea un ambiente formativo basato sulla creatività, sull’autonomia e sulle competenze tecniche, focalizzando l’attenzione sulla relazione e il dialogo tra pari, favorendo lo scambio e la collaborazione.

Le docenti della scuola dell’infanzia di Carmiano, stimolate dalle attività di formazione ed interessate a mettere in pratica ciò che stavano apprendendo, hanno deciso di produrre alcune narrazioni digitali con i bambini di 3 anni delle terze classi. Il lavoro presenta alcune caratteristiche che rinviano al panorama teorico di riferimento della ricerca. In particolare i bambini hanno prodotto materiali creativi ed originali utili in fase di montaggio della storia digitale. Nello stesso momento i docenti acquisivano competenze tecnologiche, ad esempio nell’uso dello scanner, per la scansione dei disegni dei bambini e per la loro trasformazione in formato digitale.

Figura 12 Disegni originali prodotti dai bambini e inseriti nella narrazione digitale”Orco Fifone”

Inoltre i docenti hanno dovuto assistere i bambini durante la registrazione dell’audio della storia. Da un punto di vista della ricerca anche in questo caso i bambini sono stati stimolati a produrre materiali digitali (audio) e contemporaneamente i docenti hanno acquisito competenze tecnologiche e hanno migliorato il loro livello di “familiarità” con i microfoni, i programmi per l’editing dell’audio, la conversione dei file, ect.

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Figura 13 Registrazione audio della storia “Orco fifone”

2.Nel corso del Master Nuovi Media e Formazione (III edizione) gli studenti della sede di Bari (n.10) hanno prodotto narrazioni digitali utilizzando il protocollo d’osservazione (vedi Capitolo III).

Le attività sono state organizzate in 10 lezioni: 3 di lezione frontale introduttive al tema del digital storytelling, 2 lezioni per la presentazione e la compilazione del protocollo d’osservazione; 5 lezioni per la produzione della narrazione digitale sulla dieta mediale propria o di un piccolo gruppo (famiglia, lavoro).

Si riporta un esempio di protocollo di osservazione compilato.

PROT O C LLO D’ O SS ER V AZ IONE DI G IT AL S TOR YT ELLI N G Fasi Descrizione

1. Obiettivo dell’osservazione L’obiettivo è di comprendere la differenza nelle modalità di approccio ai media (nonché la scelta del medium utilizzato) tra tre soggetti di età diversa: zio, sorella e mamma.

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3. Soggetti da osservare Tre soggetti nati in epoche differenti. Un primo di 32 anni, un secondo di 35 anni, e una terza di 10 anni osservati nei loro comportamenti quotidiani. Al termine del periodo di osservazione (circa 3 giorni ciascuno) i tre report sono stati compilati e comparati per arrivare a delle conclusioni.

4. Tempo di osservazione Tre giorni di osservazione per ogni soggetto.

5. Modalità di osservazione Osservazione diretta, il più possibile distaccata, di situazioni e comportamenti per arrivare ad una descrizione, abbastanza esaustiva, del fenomeno indagato.

6. Strumenti d’osservazione Utilizzo di strumenti come carta e penna per annotare i comportamenti “mediali” dei soggetti, fotografie istantanee e alcune brevi riprese video. Macchina fotografica digitale; foto istantanee (12 per soggetto), video (3 frammenti per soggetto).

7. Media da osservare Computer, cellulare, televisione.

8. Comportamenti da osservare L’attenzione della ricerca è mirata

esclusivamente ad alcuni

comportamenti della vita quotidiana dei soggetti interessati in relazione ai media (vedi sopra): lettura delle notizie, comunicazione tra pari, gestione del tempo libero.

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9. Altre note Al termine del lavoro i frammenti digitali sono stati raccolti in una pendrive e, sulla base di questi ultimi, si è proceduto alla stesura di un canovaccio narrativo e di una storyboard.

Tabella 18 Esempio di protocollo d’osservazione compilato

Al termine del lavoro di compilazione del “protocollo d’osservazione” si procede allo stesura di un canovaccio narrativo.

Di seguito un esempio di canovaccio narrativo sulla dieta mediale di una famiglia.

La dieta digitale della mia famiglia.

Nella mia famiglia ci sono modi differenti di rapportarsi ai media e alle nuove tecnologie. Mio padre preferisce leggere il quotidiano nel classico formato cartaceo, legge libri, guarda poco la tv solo per programmi sportivi, telegiornali, programmi di politica; egli fa uso di un vecchio cellulare soltanto per ricevere chiamate. Egli non ha alcun interesse per le nuove tecnologie, non utilizza mai il computer e non naviga in internet; ha una casella di posta elettronica che rimane inesplorata.

Poi c’è mia madre: da un po’di tempo ha cominciato a navigare in internet ed ha scoperto ace book. Lei usa molto la sua mail soprattutto per lavoro; ha un cellulare di vecchia generazione che usa solo per chiamare e inviare sms. Mia madre guarda poca tv e lo fa nelle ore pomeridiane, non legge quotidiani ma in compenso ama leggere libri.

Veniamo ai giovani.

Mia sorella è netbook dipendente da quando ha “scoperto” il computer e ne ha voluto uno tutto suo. Lei usa il pc soprattutto per navigare in internet, chattare su ace book ed msn, guardare film e ascoltare radio in streaming, scaricare musica ed ascoltarla, e talvolta anche per studiare! Guarda la tv nelle ore pomeridiane e serali e legge qualche libro ogni tanto. Mia sorella fa uso di un cellulare di vecchia generazione solo per scambiare sms.

Infine, ci sono io. Mi piace utilizzare il computer, navigo in internet abitualmente per interesse, mi piace leggere opinioni, recensioni, informarmi sulle ultime novità in ambito tecnologico; leggo giornali online, scarico musica, film, programmi… insomma se ho bisogno di qualcosa mi rivolgo alla rete. Guardo poca tv, perlopiù satellitare, nel primo pomeriggio e talvolta nelle ore serali per seguire su canali tematici programmi specifici. Possiedo un cellulare di ultima generazione ma di “fascia bassa”e raramente lo uso per realizzare foto e video.

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Il canovaccio narrativo risulta utile per la creazione di uno storyboard digitale (realizzato con Comic Life) che rappresenta la sequenza di contenuti digitali (audio, testo, immagini, video) da inserire nella narrazione digitale:

Figura 14Storyboard digitale realizzato con il software Comic Life.

Ecco un esempio di trasformazione dello storyboard in narrazione digitale realizzata come un resoconto etnografico.

Figura 15Immagini estratte dalle narrazioni digitali sulla dieta mediale realizzate nell’ambito del Master Nuovi Media e Formazione – Università degli Studi di Bari

Le narrazioni digitali sulla dieta mediale sono state analizzate attraverso una scheda di lettura suddivise in cinque settori:

1. Analisi della struttura della storia. Si tratta di un’analisi tradizionale che