CAPITOLO III Il digital storytelling: modelli, progetti ed esperienze a confronto
1. Dana Atchley Digital Storytelling Theater Approccio narrativo 2 Joe Lambert I sette elementi del digital storytelling Approccio narrativo
3. Jason Ohler Le cinque fasi operative della storia e VPS Approccio creativo 4. Roger Schank Story Centered Curriculum Approccio didattico
5. Helen Barret E-portfolio Approccio didattico
Tabella11Elenco degli autori
Potremmo delineare un quadro del digital storytelling a partire dagli approcci utilizzati dagli autori. In particolare emergono tre tipi di approccio:
approccio narrativo: che ridefinisce le dinamiche narrative tradizionali leggendole attraverso le “lenti” delle nuove tecnologie. Pensiamo ad esempio ai sette elementi di Lambert che riprendono gran parte degli studi narratologici tradizionali (Propp, ecc.)
approccio creativo: che enfatizza il momento creativo come ad es. la produzione della storia o la rappresentazione grafica della storia (Visual Portrait Story)
approccio didattico: che studia e sperimenta nuove forme di applicazione del digital storytelling in ambito didattico. Pensiamo ad esempio al curricolo basato sulle storie (Story Centered Curriculum) di Schank o all’e-portofolio di Barrett.
I primi utilizzi del digital storytelling come metodologia narrativa che integra narrazione e nuove tecnologie risalgono a 30 anni fa.
1.1 Dana Atchley e il location based storytelling
La prima ad usare il termine digital storytelling è stata Dana Atchley che all’inizio degli anni Novanta provò, in collaborazione con Joe Lambert, a utilizzare le nuove tecnologie per “rinsaldare i legami sociali ed emotivi di comunità che si sentivano ormai disperse e frammentate nella percezione della propria cultura e prive di elementi comuni di coesione”. Dana Atchley realizzò un sistema interattivo multimediale, presentandolo all’interno di una performance teatrale dove su un grande schermo collocato sullo sfondo del teatro mostrava immagini e filmati di storie di vita. Gli schermi erano due: un piccolo schermo di televisione su cui
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proiettava l’immagine di un fuoco scoppiettante, e uno schermo più grande posto sullo sfondo su cui proiettava immagini e filmati di storie di vita. Dopo queste prime esperienze, i due studiosi, Lambert e Atchley, hanno dato vita a San Francisco, in California, al Center for Digital Storytelling,uno dei centri più accreditati a livello mondiale per lo studio del digital storytelling. Il gruppo di artisti, educatori e professionisti della comunicazione che si è costituito attorno al Centro è riuscito negli anni ad allargare i campi di intervento del digital storytelling a molti contesti che spaziano dalla scuola alle aziende, dall’arte all’impegno politico. Atcheley è stato il primo che ha messo in relazione il digital storytelling con le strategie commerciali incrociando le storie digitali prodotte dai consumatori con le storie con quelle delle aziende e dei prodotti di consumo.
Dana Atchley ha sviluppato quattro applicazioni del digital storytelling:
1. Next Exit è uno spettacolo teatrale interattivo creato sulla base di settanta storie. Atcheley siede su un tronco accanto a un falò digitale e, attingendo da una valigia virtuale composta da settanta storie, crea una selezione unica per ogni pubblico. Questa applicazione del digital storytelling è un esempio di “mescolanza” tra l’arte antica della narrazione e le nuove tecnologie. 2. Storytelling Theater digitale è stato creato in occasione dell’evento “The
world of Coca Cola” tenutosi a Las Vegas nel 1997. È costituito da un museo sulla storia della Coca Cola e da un teatro di narrazioni digitali. Il teatro è il luogo in cui i visitatori del museo possono raccontare le proprie storie sul rapporto con il brand più conosciuto del mondo.
3. Servizi di consulenza creativi forniti da Dana Atchley Productions a vari tipi di aziende. La prima esperienza nei servizi di consulenza è quella offerta a PricewaterhouseCoopers, due società di servizi finanziari che si stavano fondendo. L’intento era quello di sviluppare narrazioni digitali sulla storia delle due società e di condividerle con i rispettivi lavoratori e clienti.
4. Digital storytelling workshop, laboratori creativi di narrazione digitale, per piccoli gruppi, della durata di quattro giorni, per imparare, esplorare le possibilità delle pratiche di narrazione digitale.
1.2 Joe Lambert e il modello del Center for digital storytelling.
La definizione di digital storytelling come "short narrated films" deriva da un workshop realizzato da Dana Atchley all’American Film Institute nel 1993. Questo metodo elaborato da Atchely è stato poi adottato da Joe Lambert che, a metà degli
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anni Novanta, l’ha promosso come metodo di lavoro del Center for Digital Storytelling uno dei centri più accreditati nel settore a livello mondiale. Il Center for digital storytelling è un’associazione non-profit con sede a Berkeley in California che si occupa di organizzare workshop e attività didattiche legate alla pratiche di storytelling attraverso le nuove tecnologie. Durante i workshop di digital storytelling i partecipanti imparano a raccontare la loro storia, realizzando una sorta di autoritratto attraverso la realizzazione di brevi componimenti audiovisivi. L’obiettivo dell’associazione è fornire sia le competenze teoriche basilari per comprendere e per gestire il processo di creazione di una storia sia le nozioni tecniche basilari per utilizzare software come Apple Final Cut, Adobe Premiere per produrre le proprie storie.
Il Center for Digital Storytelling, diretto da Joe Lambert con la collaborazione di Nina Mullen, nel corso degli anni di attività ha raccolto e sviluppato una interessante biblioteca di articoli, materiali e tecniche per lo storytelling che ha poi condensato in un cookbook disponibile nel loro sito61. L’attività didattica e divulgativa del centro si organizza sottoforma di workshop condotti nel mondo, con comunità composte da target differenti (bambini, adolescenti, adulti). Nel corso degli anni questo metodo ha subito leggeri modifiche. Il più recente modello di video composizione prodotto dal Center for digital storytelling e descritto nei dettagli nel manuale d’uso Cookbook 62 comprende i sette principali elementi del “narrare digitale”. Prima dell’ultima versione, la narrazione digitale viene definita come “sequential composing” (Lambert, 2006, p.23) e presentata come una serie di passaggi lineari. Oggi questa definizione è stata eliminata.
Il Center for digital storytelling definisce la digital story una breve video narrazione in prima persona creata combinando voce registrata, immagini fisse e in movimento e la musica o altri suoni; inoltre definisce la figura del digital storyteller come
“chiunque abbia il desiderio di comunicare l’esperienza di vita, idee o sentimenti attraverso l’utilizzo di storia e media digitali. Di solito qualcuno che ha poca o nessuna esperienza precedente nel campo della produzione video, ma può trascorrere alcuni giorni partecipando a un workshop per l’esplorazione e la condivisione di una storia creativa” (Cookbook, 2010)
61
http://www.storycenter.org
62
Esistono numerose versione del Cookbook. Nella tesi si fa riferimento alla versione pubblicata nel 2010.
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Il centro progetta e realizza workshop in giro per il mondo per raccontare, attraverso l’uso di strumenti digitali, storie di vita capaci di riconnettere, creare nuovi legami, sentirsi partecipi di una comunità. Il ricorso alla rete, ai social network, ai blog e al resto permette di condividere le storie, di costruire “contenitori” di storie. La metodologia del digital storytelling si è evoluta, e il Centro ha ridefinito il proprio approccio concentrando l’attenzione sui cosiddetti training packages utili agli educatori e resi disponibili in piattaforme di apprendimento aperte. Un’altra attività interessante del Centro sono casi di studio ossia digital storytells locali e orali su svariati temi come l'organizzazione sindacale, la prevenzione della violenza, l'handicap, i servizi sociali e salute ecc.
Il sito del Center for Digital Storytelling raccoglie storie organizzandole per sezioni (Health and Human Services, Education, Place, Activism, Youth, Identity, Family, ecc..). Ad esempio nella sezione dedicata all’educazione e all’uso delle digital storytells nella didattica ci sono storie che possono essere utilizzate per l'insegnamento della lingua oppure per l’insegnamento dell'educazione artistica.
I sette elementi di Joe Lambert.
Joe Lambert e Dana Atchley hanno individuato 7 elementi alla base di ogni digital storytelling.
Il primo è il punto di vista: tutte le storie dovrebbero essere personali e autentiche e mantenere in ogni parte la prospettiva dell’autore, esprimendo le sue intenzioni e i suoi obiettivi. In secondo luogo è necessaria una “dramatic question” : bisogna esporre qualcosa che valga la pena di essere raccontato e proporre all’inizio della storia domande non banali e sorprendenti a cui si darà risposta alla fine del racconto. Inoltre una storia deve possedere contenuti emotivi coinvolgenti. Ciò è strettamente legato alla scelta di raccontare la storia con il proprio punto di vista, scegliendo di commentare i momenti salienti della narrazione utilizzando la propria voce. Spesso si utilizzano solo immagini e musica, ma l’effetto è sicuramente meno coinvolgente. Allo stesso modo è molto importante la colonna sonora: essa segue e supporta la storia e va ad anticipare quello che accadrà. Il sesto elemento è il riferimento all’economia della narrazione che richiama ad una “pulizia” degli elementi utilizzati e di evitare una sovrabbondanza di immagini e parole. Infine, è necessario un ritmo adeguato alle modalità narrative della storia: è legato all’economia e a quanto velocemente o lentamente prosegue la storia. La vitalità è elemento fondamentale per una buona storia.
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Di seguito si riassumo i sette elementi in una tabella:
I sette elementi di Lambert Descrizione
1. Il punto di vista Il punto di vista principale della storia e la