CAPITOLO II Il digital storytelling: studio delle competenze e delle diete mediali giovanil
1.2 Le varie tipologie di storie digital
La narrazione, come processo cognitivo, è presente da sempre in ogni organizzazione culturale poiché rappresenta il contesto privilegiato di rielaborazione di dati e informazioni utili ad operare sintesi significative delle rappresentazioni del reale e dell’immaginario, dei modi di pensare, di sentire e di agire di un gruppo sociale. Inoltre rappresenta una modalità fondamentale per elaborare memorie collettive. (De Rossi, 2013, p.101). Ecco come le leggende, i miti, insomma le storie sulle origini della creazione e del mondo, sulla natura dell’uomo e
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del suo operare nella realtà diventano elemento invariabili e riconoscibili nell’insieme delle narrative, che acquistano la funzione di fornire spiegazioni e interpretazioni di fatti e vicende fondamentali per una collettività. Numerosi, in questa direzione, sono i tentativi di utilizzare le narrazioni digitali, mediante la metodologia del digital storytelling, in percorsi di esplorazione/riappropriazione di un territorio e di una storia condivisa. Il digital storytelling definito come la moderna espressione dell’antica arte del narrare (Ohler, 2008) consiste nell’usare media digitali per creare storie arricchite (media rich) da raccontare, da condividere, da preservare.
Da raccontare: proprio come le leggende, le storie digitali soddisfano il primordiale bisogno di narrare il mondo intorno a sé (ambiente, eventi, fatti e i personaggi) e il mondo dentro di sé (interiorità, identità, esperienze di vita) per dare senso agli accadimenti della vita. La narrazione rappresenta un “dispositivo organizzatore” dell’esperienza, che ci costringe a mettere ordine nei nostri pensieri e ad organizzarli in modo comprensibile e condivisibile. Da condividere: le storie digitali, come le leggende, acquistano senso se
condivise dalle comunità. Saper collegare la propria storia alle altre, sulla base di elementi di somiglianza, di contrasto e di riferimenti di altro genere significa legittimare la propria storia in riferimento ad un universo simbolico e culturale condiviso da una determinata comunità.
Da preservare: spesso le storie digitali diventano patrimonio di una comunità, “contenitore di memorie” condivise . Nelle storie giace la memoria dell’esperienza umana di una comunità disposta nel tempo e nello spazio e soggetta ai meccanismi della trattazione narrativa.
L’educazione deve studiare un nuovo aggancio alle forme narrative emergenti per educare i giovani “nativi digitali” e “narratori digitali” a crescere. L’apertura al nuovo mondo narrativo, che li vede protagonisti, può fornisce suggestioni e linee di ricerca inedite. Gli adolescenti e i bambini di oggi sono sempre più digital kids (Ferri, 2011) e come tali portatori di un proprio universo narrativo (linguistico, testuale, iconografico). Allora, la narrazione, e i metodi come il digital storytelling, possono divenire una risorsa, uno strumento di lavoro. Il digital storytelling come metodo per educare a raccontare, educare a raccontarsi, educare a tenere memoria.
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In base alle funzioni a cui le storie assolvono, esse si distinguono in diverse categorie. Le storie digitali classiche 44, nel testo Cookbook di Lambert (2010) elaborato dal Center Digital Storytelling 45, sono suddivise in:
Types of Personal Digital Stories
Story about someone important
Character Stories
Meaningful relationship with someone we love or have been inspired by.
Memorial Stories Remembering those who have passed.
Story about an event in my life
Adventure Stories Travel and personal
adventures.
Accomplishment Stories Life Achievement of goals or life milestones.
Story about a place in my life
A place that has personal meaning.
Story About What I Do Profession, work, hobby, and
career stories.
Other Personal Stories
Discovery Stories The process of learning or uncovering information.
Love Stories Love relationships and
meaningful partnerships Discovery Stories The process of learning or
uncovering information. Tabella 6 Fonte: Lambert, J. (2010). Cookbook. Digital Dinner Press, pp. 5-7
Robin (2006) individua tre gruppi principali di narrazioni digitali che sembrano rimarcare i caratteri tipici del genere della leggenda:
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Il termine storie digitali classiche fa riferimento al modello originale elaborato dal Center for
Digital Storytelling (http://www.storycenter.org/). Il Centro definisce la storia digitale come “a classic
digital story takes the form of a personal narrative presented as a short movie using a series of images, first-person audio narration, and sometimes a music sound track.” (Center for Digital Storytelling, 2010).
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Leggende Storie digitali
(Robin, 2006) Cara tt eri c o m u n
i Carattere personale Personal Narratives
Carattere storico Historical Narratives Carattere educativo Narratives that inform or instruct Tabella 7 Parallelismo tra i caratteri delle leggende e delle storie digitali
Da sempre la narrazione affascina l’uomo e lo rassicura, gli consente, attraverso gli schemi della narrazione, di dare una forma ed un senso agli episodi che gli avvengono intorno, di costruire una “memoria” condivisa, di riportare ad un livello comprensibile eventi che altrimenti rimarrebbero inspiegabili o misteriosi. Accanto all’esigenza primordiale di “raccontare” si assiste all’evoluzione continua degli stili narrativi, e le forme narrative si adattano continuamente ai supporti che le veicolano, e si conformano alle nuove logiche. È successo col passaggio dalla narrazione orale a quella digitale, succederà ancora nel passaggio a nuove forme narrative. Stiamo vivendo in un’epoca di narrazione plurime e intrecciate, di contaminazioni di linguaggi e registri, di spazi di condivisione istantanea non soltanto di testi ma anche di immagini, foto, video che si moltiplicano e che si modificano. Accanto alla consapevolezza che la narrazione ci appartiene e ci circonda, c’è la percezione che la narrazione va condivisa. Ad esempio ogni giorno i social network ci propongono storie di vita, di attualità o di personaggi noti o meno noti. I bambini e i ragazzi, attraverso l’uso di dispostivi mobile (smarthphone) e personal computer (ipad) sono immersi fin da subito, in questo nuovo clima narrativo in cui non soltanto si raccontano storie, ma ci si tiene in contatto, si condivide, si modifica. Grazie alla pervasività dei dispositivi digitali e alla portabilità dei nuovi supporti disponibili, si moltiplicano le possibilità e le modalità di costruzione e di comunicazione delle storie. Si pensi ad esempio ai nuovi scenari narrativi aperti dal mobile .
Ogni volta, narriamo di noi per farci comprendere, per farci accettare all’interno di una comunità e per convincere, per raccontare, per spiegare e per lasciare tracce di noi. La narrazione assume, di conseguenza, un valore umanamente tridimensionale (Demetrio, 2012, p.50):
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ontologico ci costituiamo come soggetti narranti in senso attivo (raccontiamo con tutti i medium che abbiamo a disposizione) e in senso passivo (ascoltiamo, interpretiamo, condividiamo);
gnoseologico apprendiamo reciprocamente scambiandoci storie;
estetico conferiamo ai racconti una forma linguistica, iconica, drammaturgica, scenografica in grado di attrarre l’interlocutore.
La questione narrativa, così come viene posta da Demetrio, si carica di implicazioni che vanno al di là degli aspetti meramente linguistici-letterali. La questione sembra spostarsi su altre frontiere di riflessione come quella etica, metodologica e politica46.
Dal punto di vista etico se la narrazione produce effetti, si fa direttamente autoriale, aggira le mediazioni, all’azione educativa non viene più soltanto chiesto la promozione di una consapevolezza critica, ma di una piena responsabilità di chi non è più solo consumatore di storie, ma diviene consum-attore delle storie stesse che crea e in cui è immerso.
Dal punto di vista metodologico gli strumenti di analisi e di ricerca vanno riadattati per farli funzionare su forme neotestuali fluide, collettive, disarticolate. Cosa significa oggi fare un’analisi di un profilo in Facebook, di un filo di discussione in Twitter, di un social network, di una narrazione digitale?
Dal punto di vista politico la dialettica tra passato e presente, tra disimpegno e convocazione, attiva una cittadinanza partecipata chiedendo alla media literacy di diventare educazione civile.