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Conte, l' Inter e la coperta corta Il vero handicap è la qualità

ROBERTO CONDIO ROBERTO CONDIO Cento giorni dopo quel «Siamo in ritardo» che dagli Usa

toccò il tempo sul mercato a Marotta e Ausilio, sabato sera Antonio Conte è tornato a lavare in pubblico quei pochi panni sporchi che ha l' Inter in questo avvio di stagione. «Sono preoccupato - ha detto - perché la rosa e ai minimi termini e tra campionato e Champions devo far giocare gli stessi». Il messaggio chiaro alla società ribadisce peraltro ciò che si è sempre detto e scritto: l' Inter è più forte e più solida ma resta più «corta» della Juve che prova a insidiare. Le prime 12 partite stagionali, però, suggeriscono anche altro: la vera differenza è la qualità, più della quantità. Lo dicono i numeri di nerazzurri e bianconeri che misurano il turnover e, di conseguenza, fatica e stress ovvero quel che Conte ha usato come alibi per spiegare l' occasione persa contro il Parma. Inter e Juve hanno finora utilizzato 22 uomini ciascuna, anche se sono solo 19 i nerazzurri titolari. L' Inter guida 10-9 il conto di chi è stato titolare almeno in due terzi di partite, la Juve è però avanti 10-8 tra chi ha giocato almeno i due terzi dei minuti totali (770' su 1156'). Non è l' ora di lamentarsi In equilibrio è anche il peso degli infortuni. Se Conte è

senza Sensi, D' Ambrosio e Sanchez, Sarri ha perso subito Chiellini, ha appena recuperato De Sciglio e Danilo, non ancora Douglas Costa e raramente ha avuto Ramsey. Però, in porta può ruotare Szczesny e Buffon, in difesa non ha ancora impiegato Rugani e per appena 96' Demiral e davanti può addirittura far rifiatare Ronaldo, anche se poi non vince come a Lecce. Tanti, invece, gli insostituibili nerazzurri a cominciare da Handanovic, privo di un vice di rango.

Poi, De Vrij, Skriniar, Brozovic ma soprattutto Sensi. E in attacco ora è un 2002 come Esposito l' alternativa più seria a Lukaku e Martinez. Perché le seconde linee ci sono ma non stanno dando quel che Conte sperava. Ecco perché Biraghi, Bastoni, Lazaro, ma anche Politano e quel Borja Valero usato per miseri 2' finora hanno giocato poco e inciso ancora meno. Che da metà settembre a metà dicembre si dovesse giocare ogni tre giorni era cosa nota. Se l' Inter ha sbagliato calcoli e/o scelte, lamentarsi non serve: arriverà, a gennaio, il tempo per rimediare. Ora, però, c' è da non perdere di vista la Juve: è solo a +1, sbaglia e soffre più del solito. «Testa bassa e pedalare», aveva detto Conte nel suo primo giorno da interista. Ecco, appunto. - c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI IL CASO ansa Antonio Conte, 50 anni.

Se si esce dal campo dell' Rc auto, che è obbligatoria, il rapporto tra premi e Pil è pari all' 1% dice l' Ania In Francia e Germania è al 2,5%. Tra le cause: sottovalutazione dei rischi e contratti troppo complessi

di Roberto E. Bagnoli*

Scarsa percezione dei rischi e dell' utilità della copertura, polizze spesso complesse e poco trasparenti. Sono fra le ragioni alla base della forte sotto-assicurazione che caratterizza l' Italia. Il divario rispetto agli altri paesi europei è evidente soprattutto nei settore dei rami danni diversi dalla rc auto, in cui la copertura è obbligatoria. In base ai dati dell' Ania (Associazione nazionale imprese di assicurazione), nel 2018 il rapporto tra premi non auto e Pil (Prodotto interno lordo) è stato pari per l' Italia all' 1% contro l' 1,9% del Belgio, il 2% della Spagna, il 2,4% della Germania, il 2,5% della Francia, il 2,8% della Gran Bretagna, sino ad arrivare al 7,2% dell' Olanda. Le aree di scarsa penetrazione sono numerose, dallo scarso sviluppo della previdenza complementare (meno di un lavoratore su tre è iscritto ai fondi pensione), all' incidenza molto più elevata rispetto agli altri paesi della spesa sanitaria privata che non viene coperta da fondi sanitari o polizze malattia e resta quindi a carico dei cittadini. Sono circa 40 miliardi di euro l' anno, il 90% del totale, contro il 55% della Germania, il 41% della Francia, il 15% dell' Olanda.

Esiste poi il problema sempre più pressante delle calamità naturali: l' Italia è il

Paese europeo più esposto al rischio di terremoti e alluvioni e quello con la più ampia quota di ricchezza (oltre due terzi) investita in case e immobili. L' 80% delle abitazioni è esposto a un rischio significativo di eventi di vario tipo, ma solo in poco più del 3% dei casi viene protetto da una polizza contro questi rischi. «Nel comparto danni permane il ritardo di protezione del nostro paese rispetto alla media europea - ha sottolineato Fabio Panetta, presidente dell' Ivass (l' Istituto di vigilanza sulle assicurazioni) all' assemblea dell' Ania - e c' è spazio per ridurre significativamente i rischi cui famiglie e aziende sono esposte. Gli strumenti non mancano: uno, di portata generale, è uno sforzo tangibile di piena chiarezza e trasparenza sulle prestazioni offerte dai contratti. Un altro, importante, è l' innovazione nei contenuti e nelle modalità di copertura, come le polizze che si avvalgono di strumenti high tech, quali le scatole nere e i dispositivi portatili, entrati ormai nella vita di fasce sempre più ampie di popolazione, in particolare tra le

le famiglie italiane esposte a una serie di crescenti rischi. Nell' ottobre 2016 l' Ivass, insieme alle associazioni dei consumatori, ha sollecitato le compagnie a una semplificazione delle polizze. Nel marzo 2018 è ritornato ad approfondire questo tema in una lettera al mercato. «La gestione da parte dell' Ivass dei reclami degli assicurati -scriveva l' Istituto di vigilanza - ha messo in luce come un frequente motivo di insoddisfazione della clientela derivi dal fatto che le clausole contrattuali non sono sempre chiare e univoche, soprattutto in tema di garanzie (ciò che è coperto dall' assicurazione) ed esclusioni (ciò che non è coperto). Sovrapposizioni e ridondanze e un linguaggio non sempre comprensibile ostacolano la comprensione del prodotto da parte dell' assicurato e possono essere fonte di conflitto in caso di sinistro». Rispetto ad allora, qualche passo in avanti è stato fatto ma, sottolinea l' Ivass, «sulla semplificazione c' è ancora lavoro da fare. Gli interventi da parte delle imprese hanno portato in più casi a un allineamento solo formale, ma non si sono spinti fino a quella semplificazione del linguaggio che è indispensabile per accrescere la trasparenza dei prodotti. Anche nei casi in cui lo sforzo di revisione è stato più apprezzabile, non può dirsi raggiunta una vera e propria semplificazione dei testi contrattuali e del disegno dei prodotti. L' Ivass intende mettere a fuoco queste e altre criticità ed è impegnata sul miglioramento sostanziale della chiarezza contrattuale».

*www.iomiassicuro.it.