VII. Tensioni in Italia.
VII.5 Contesa tra il Savoia e il Medici.
La questione del marchesato di Saluzzo, rimasta in sospeso con la pace di Vervin, diede un bel da fare non solamente ai diretti interessati quali il Savoia e il re di Francia. La stessa Spagna temette più che mai le ingerenze francesi sull’Italia, e lo stesso Ferdinando, per far si che tutti gli sforzi compiuti fin a quel momento non venissero vanificati, cercò di risolvere quanto prima la sua posizione in Italia, e per far ciò risolse assolutamente necessario riavvicinarsi alla Spagna. Inoltre, affinché venisse rinnovata l’investitura di Siena e Portoferraio, e quindi
420 […]et se questa verrà ricca et à salvamento ancorchè la parte spettante à S.M.tà già deve esser quasi tutta assegnata, sarà nondimeno di molto ristoro, et[…] perchè li Mercanti che già resteranno poco meno che del tutto rimborsati, piglieranno Animo et forse à entrar in nuovi partiti con la Corte, et à soccorrerla di quant’hara bisogno. Cfr. A.S.F. Mediceo del Principato, legaz. Spagnola, f. 4927, 30 maggio 1599.
421 Per la questione di Saluzzo il Papa fu posto come mediatore: il re di Francia incaricò di avviare le trattative in Roma Juan Battista de Tassis. Cfr. A.S.F. Mediceo del Principato, legaz. Spagnola, f. 4927, 30 maggio 1599.
per non perdere un significativo primato nei confronti di Carlo Emanuele I, si diede procura a don Giovanni de Medici, fratello naturale del granduca, affinché col pretesto di risolvere gli uffici di condoglianza per la morte di Filippo II e i rallegramenti per le nozze del nuovo re e dell’infanta, prima di partire per la volta di Spagna, raccolse avvertenze e modalità di procedura che avrebbero dovuto rimarcare le precedenze con correlate opportunità nei confronti del suo antagonista italiano il duca di Savoia che ora, con l’eventualità della risoluzione francese a suo favore, avrebbe potuto far retrocedere significativamente la realizzazione dei progetti del granduca.
I dissapori nei confronti di Ferdinando andavano intrecciandosi a questioni per le quali conveniva procedere con la migliore diplomazia possibile al fine di non urtare oltremisura la “sensibilità” di coloro che, in corte spagnola, dubitavano più che mai della sua lealtà: la questione della lite familiare tra il granduca e don Pietro era ancora aperta; oltre a ciò i progetti di matrimonio della principessa Maria col re di Francia, per quanto non ancora ufficializzati, iniziavano ad allontanare dall’orbita spagnola lo stesso Ferdinando che per questo vedeva, in quel momento, la necessità di accelerare la risoluzione dell’investitura di Siena. I limiti di questa politica ambigua, se pur ad un certo punto moderata, ben presto produsse i suoi amari frutti, e la pace di Lione lo dimostrò ampiamente.
Per comprendere le suggestioni di quei momenti è dunque necessario rileggere gli atteggiamenti preventivi di quegli attori che vi presero parte.
Apparentemente la pubblicazione delle nozze tra Filippo e Margherita d’Austria sembrò far sfumare quei progetti ambiziosi iniziali del granduca di dar in sposa
la nipote Maria al futuro re di Spagna. In realtà la fondata possibilità di un eventuale matrimonio della Medici col re di Francia fu rilevato già l’anno precedente quando l’ambasciatore granducale, attraverso la mediazione dello Spinola e dell’allora marchese di Denia, rilevava l’impegno già accordato del futuro re di Spagna con l’arciduchessa d’Austria e, malgrado ciò, si trattava col futuro duca di Lerma per verificare la possibilità di accomodamento della stessa Maria col principe Filippo. Stando così le cose, la strategia anticipava un ordine d’idee prudenziale: certamente il sigillo che si impresse col matrimonio di Maria in Francia avrebbe fatto perdere al granduca qualsiasi eventualità di riconciliazione in Spagna, ma se tale unione fosse stata percepita come conseguenza di un rifiuto presso quelli che già si sapeva avrebbero contato nel prossimo governo, forse i danni sarebbero stati minori. Oltretutto in quel momento fu avvertito assolutamente necessario sia per Ferdinando che per la Spagna, accostarsi alla Francia in vista di un possibile accomodamento tra il Savoia e il Borbone. Quando Ferdinando dette istruzione al fratello don Giovanni, per quanto riguarda l’incedere diplomatico in Spagna, l’obbiettivo principale era sì l’investitura di Siena422 (che in realtà fu accordata solo sei anni più tardi), ma la valenza politica del tentativo di avvicinamento alla Spagna fu il segnale che non si era certo disposti a rinunciare alla propria libertà d’azione, e quest’autodeterminazione fu ben chiara allorché le modalità d’accoglienza per il principe toscano furono ben preparate ed accordate per tempo tramite il Giucciardini e presso lo stesso duca di Lerma.
422 E’ importante sottolineare come l’investitura di Siena fosse legata al casamento della principessa Maria e che per questo il granduca diede istruzioni affinché lo stesso non venisse ufficializzato fintantoché la questione dell’infeudazione non si fosse risolta. Cfr. A.S.F Mediceo del Principato, legaz. Spagnola, f. 4927, 1 giugno 1599.
E’ ben documentata la contesa tra i Savoia e i Medici dei decenni precedenti nell’intrico di negoziati e contese d’ogni genere al fine di guadagnarsi la supremazia in Italia e porsi, ognuno a scapito dell’altro, come unici tramiti diplomatici europei. Tale controversia produsse parallelamente un attivismo politico e diplomatico che certamente mirava per un verso anche a sottrarsi dalla stringente preminenza spagnola in Italia, cosicché è esauriente quel ruolo che entrambi giocarono sulla rivalità tra Spagna e Francia.423 Le numerose Legazioni da entrambe le parti fatte di ambasciatori, segretari, mercanti in veste di diplomatici congiunti, intellettuali ecc. mostrano quanto la necessità di tenere sempre viva la catena di relazioni ragguardevoli, fosse prerogativa della condizione di subordinazione in cui entrambi vi si trovarono. Il dover dipendere dai due grandi antagonisti rimestava e rinvigoriva antichi dissapori di casata: già dai tempi di Cosimo I l’acquisizione del titolo granducale assegnatogli da Pio V destò non poche preoccupazioni ad Emanuele Filiberto il quale da subito ci tenne fermamente a precisare che certamente nulla sarebbe cambiato sui diritti di precedenza di cui quest’ultimo godeva all’epoca rispetto ai principi d’Italia, forte tra l’altro del dissenso furente della Spagna e dell’Impero che l’elevazione di rango del Medici aveva provocato. In seguito Francesco I ottenne il diploma cesareo di riconoscimento del titolo e il diritto di precedenza nelle cerimonie e in tutti gli atti pubblici e privati a scapito delle dignità degli altri principi italiani.424 Da quel momento la contesa si inasprì maggiormente e tanto più con la
423 Per approfondimenti si veda il saggio di F. Angiolini, Medici e Savoia: contese per la precedenza e rivalità di rango in età moderna. In P. Bianchi, L. C. Gentile (a cura di), op. cit. p. 8/18.
424 Cfr. F. Angiolini, Medici e Savoia…op. cit. p. 3; si veda inoltre: P. Merlin, Emanuele Filiberto. Un principe tra il Piemonte e L’Europa, Torino 1995, p. 343.
successione di Ferdinando del 1587 che definì chiaramente i limiti d’azione degli uni e degli altri.425
Gli anni riesaminati sui documenti dimostrano che le contese in corte madrilena non si arrestarono affatto, piuttosto si inasprirono: le dispute tra le maggiori potenze potevano essere l’occasione di nuove opportunità, cosi come l’occasione di acquisire privilegi in vista di nuovi asseti territoriali.