VIII. La questione di Saluzzo.
VIII.2 Diffidenze ed aspettative.
Senza dubbio le ambizioni di Enrico IV miravano a conservarsi, con Saluzzo, un passo naturale sull’Italia, nonché sbarrare il “cammino spagnolo” verso il nord;448 e rinunciarvi sarebbe stato ammissibile solo nel caso in cui la ricompensa, controparte di un tale baluardo, avesse equiparato il valore materiale e strategico del marchesato.449 La Spagna, a causa di questa eventualità, cercò di evitare che tale accordo, tra i due vicini di casa, si stipulasse senza la sua discreta supervisione perché nel mirino francese, che ancora supportava i ribelli delle
446 Ibidem. 447 Ibidem.
448 Cfr. P. C. Allen, op. cit. Pp. 89/116.
449 A tal proposito nel dicembre del 1599 Carlo Emanuele si diresse in Francia per trattare direttamente con Enrico IV. Per approfondimenti: J. L. Cano De Gardoqui, op. cit. p. 33/40.
Fiandre, c’erano alcuni territori della Franca Contea che, se le fossero stati ceduti, avrebbero costituito un ostacolo al transito per il nord delle truppe spagnole.450 I maggiori potentati italiani si schierarono chi a favore dell’impresa del Savoia, perché in questa maniera il pericolo francese potesse venir scongiurato, e chi a sfavore, perché una pressione francese sull’Italia, secondo alcuni, avrebbe fatto da contrappeso all’egemonia spagnola e ridimensionato gli equilibri di forza. Lo stesso Papa, chiamato in causa come mediatore, non fu provvisto dell’ovvietà inequivocabile di fronte ai pretesti e alle strumentalizzazioni degli uni e degli altri signori italiani. Fu la necessità del tempo richiesto che scandì gli eventi e che fece affiorare e rafforzare assensi e dissensi.
Esortazioni giungevano al Papa: ammonimenti, suggerimenti pro e contro l’impresa del Savoia. La questione coinvolse l’universale attraverso reti di spionaggio e informatori fortuiti e privati.451 I contrasti tra Enrico IV e Vittorio Emanuele, intervallati da tentativi di accomodamento, puntualmente venivano boicottati o rincarati dalla Spagna appoggiata dai suoi sostenitori italiani. Il timore di un declassamento del potere ispanico in Italia favorì una velata diffidenza nei confronti del Savoia. Allo stesso modo anche chi riconosceva la legittimità delle rivendicazioni francesi su Saluzzo, nutriva non pochi sospetti
450 In quel momento il passaggio via terra per le Fiandre era di vitale importanza: gli inglesi costituivano una barriera via mare per quei possedimenti spagnoli, e una vera e propria minaccia per la stessa Spagna.
451 E’ da sottolineare la diffidenza spagnola nei confronti del Papa: nell’ottobre dell’anno successivo, per la risoluzione della pace, il pontefice mandò a Parigi un suo legato, il cardinale Aldobrandini che successivamente sarebbe giunto in Spagna. Il Guicciardini comunica al granduca come la venuta del legato fosse assolutamente indesiderata perché li Spagnoli ritengono di non aver bisogno di consiglio e ne di persuasione altrui. In realtà l’ostilità degli spagnoli viene spiegata con la venuta del duca di Savoia il quale ce l’ha con il Papa del quale dice: partialissimo de Franzesi et che egli desidera d’introdurli in Italia per fini suoi particulari et per abbassamento della potenza di questa Corona. Cfr. A.S.F. Mediceo del Principato, Legaz. Spagnola, f. 4927, 8 ottobre 1600.
verso il principe italiano certamente ispirato dal proprio tornaconto stimato nel potere e prestigio a scapito degli altri signori italiani, e che una simile impresa gli avrebbe certamente assicurato.452
Le argomentazioni fornite al Papa a favore della Francia, perché il Marchesato di Saluzzo (è) membro antiquissimo della corona di Francia, anche in questo caso rievocavano le antiche gesta: […]sapendosi bene che quando li Imperatori havevano le grandezze, i Papa bisognava che togliessero le confirmationi da loro et che gli obedissero, et come prima il Regno di Francia hebbe posanza, cessorno quelle Imperiali […]et cominciò la Chiesa de Iddio.453 Così come: […]quando Desiderio Rè delli Longobardi volse infestare il Papa, l’arme francese aiutò, liberò, ampliò la Chiesa Santa, honorò et obbedì il Sommo Pontefice et lo fece servire, et obbedire da tutti.454 Le più accorate ed esplicite motivazioni andavano a sostegno dell’elemento compensatore al fardello ispanico, quello che sarebbe servito da fattore riequilibrante di forza: […]se francesi con contrappeso al potentissimo Re di Spagna sono esclusi dal suo genero (Vittorio Emanuele I), dall’ingresso de Italia, chi non obbedirà et servirà i spagnoli, qual Principe in Italia, quali forze contrasteranno alla potenza spagnola, qual Stato, qual paese satiava l’ingordigia loro et acquieterà i pensieri del S.r Duca di Savoia et l’ambitione del Infanta Sua Moglie […] Ha tolto S.A. al Rè suo cugino il Marchesato di Saluzzo membro del Regno di Francia, ha privo li italiani della speranza et aiuti de i francesi, ha dato al Rè di Spagna suo suocero il libero possesso dell’Italia, ha ridotto i Principi con queste
452 A.S.T. Marchesato di Saluzzo, 4^ categoria, mazzo 10, n° 12, anno 1599 “Discorso al Papa contra il Duca di Savoia sovra l’impresa di Carmagnola et Centallo”. Anonimo.
453 Ibidem. 454 Ibidem.
attioni in giusto timore, et il Pontefice in diffidenza e in somma seminano la zizzania.455
Vittorio Emanuele aveva dunque il suo asso nella manica: occupava geograficamente un punto strategico importante sia per la Francia che per la Spagna tanto che entrambi i sovrani, per evitare che l’ago della bilancia propendesse a favore dell’altro, non esitarono ad assumere un atteggiamento conciliante nei riguardi del Savoia. Entrambe contrarie ad iniziare nuovamente le ostilità, e rompere così la pace stipulata l’anno precedente, fu l’interesse bivalente su Saluzzo a sancire il primato del duca in Italia osteggiato, in primis, da Ferdinando I il quale, proprio in quegli anni, concertava a Parigi i negoziati per il matrimonio tra Enrico IV e Maria de’ Medici456 convinto, in questa maniera, di ottenerne una promozione di rango a danno del Savoia che dal canto suo non aveva mai nascosto l’ostilità nei riguardi del principe toscano già quando pochi mesi prima incaricò il suo ambasciatore a Madrid perché facesse di tutto affinché don Giovanni de’ Medici, in occasione dei festeggiamenti per le nozze del re, non venisse accolto in corte secondo gli onori dovuti ai Grandi.457 Ora Vittorio Emanuele tentava con ogni mezzo di ostacolare l’unione della
455 Ibidem.
456 A.S.F. Mediceo del Principato, Legazione spagnola, f 4927, 1599. Vedi anche: F. Angiolini, Medici e Savoia…op. cit. p. 11/13. Cfr. E. Fasano Guarini, Ferdinando I de’ Medici, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma 1996, vol. XLVI, p. 269.
457 Lo stesso don Pietro de’ Medici inizialmente osteggiò l’ingresso onorifico del fratello don Giovanni, poi esortato ad assumere una condotta accomodante e conciliante dal Guicciardini; anche in questo caso fu il duca di Lerma, appoggiato dall’Idiaquez, a risolvere che il Medici venisse coperto come era dovuto ai Grandi: “Que par la voluntad que tiene al Gran Duque ya Don Ju.n su hermano, y los buenos officios que à ca ha hecho D. Pedro en ello, Le manderà S. Mag.a cubrir en las audiencias que le diere en su Aposento, però que se ha de contentar con esto, sin in ala Cappella, ni pretender mas en partes tan publicas como ella.” Lettera firmata da Francesco Idiaquez (anche se le trattative furono condotte da Juan Idiaquez). Inoltre è importante sottolineare come fu la contessa della Valle assieme alla duchessa di Lerma ad aver appoggiato il granduca di Toscana in quest’impresa. Cfr. A.S.F. Mediceo del Principato, Legazione spagnola, f. 4927, lettere 4/8 febbraio 1599.
nipote del suo avversario con il re di Francia facendo sapere che il re si sarebbe imparentato chiaramente con un Duca mercante e il Principe dei banchieri, con la certezza che questi appellativi, in corte, avrebbero sortito l’effetto sperato.458 Gli avvenimenti successivi non dettero però ragione al Savoia dato che l’attendibilità delle diffidenze nei confronti di Vittorio Emanuele in Francia e Spagna paiono ovvie nell’atteggiamento che i due sovrani tennero nei confronti del toscano: Giovanni de’ Medici fu ricoperto in corte spagnola secondo gli onori dovuti ai Grandi, così come Enrico acconsentì al suo matrimonio con la Medici. L’atteggiamento conciliante dei due sovrani, nei confronti del granduca, ammette considerazioni equivoche circa l’affidabilità del Savoia nei negoziati che lo videro protagonista quasi indiscusso in quei momenti di tensione massima dato che le due potenze si resero ben conto che da come si fossero giocate le carte si sarebbe determinato inevitabilmente il futuro dei loro Regni.