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Viaggio e nozze del re.

VII. Tensioni in Italia.

VII.4 Viaggio e nozze del re.

S.M.tà et la S.ra Infanta partirono avanti hieri, ventuno del presente, per la volta di Valenza dove si condurranno in dicianove giornate di cammino […] fino à che arrivi la Regina à Binaros che è il luogo dove si pensa.406 La procedura cerimoniale del seguito reale prevedeva che i nobili dovessero partire uno appresso all’altro con scansione di un giorno l’uno dall’altro entro dieci giorni dalla partenza del re. Indubbiamente la prassi scongiurava essenzialmente difficoltà di ordine pratico: la malagevolezza e le spese che le città avrebbero dovuto affrontare per accogliere la Corte furono già stimate di gran lunga superiori alle possibilità reali delle stesse.

Il fine del viaggio, assolutamente necessario perché prassi che proclamava ufficialmente il re come il nuovo sovrano, oltre il benvenuto d’accoglienza alla futura regina, prevedeva il tentativo di raccogliere donativi presso le Corti dove i regnanti avrebbero sostato; e ciò attraverso la promozione, presso i sudditi, di quella immagine sovrana di magnificenza e liberalità che annunciava l’occasione per le Corti di avere risposte ai problemi suscitati durante il precedente governo tra il potere centrale e i regni.407

Il giorno della dipartita Sua Maestà accrebbe il suo Consiglio di Stato: Con questa nuova promozione arrivano […]à 19 numero forse non mai più visti in questo Regno et che porterà, a chi haverà a trattare negotij, quella difficultà che si può immaginare et massime in questo tempo che il Re indifferentemente

406 A.S.F. Mediceo del Principato, Legaz. Spagnola, f. 4927, 23 gennaio 1599. 407 Cfr. B. J. Garcìa Garcìa, op. cit. p. 4.

rimette ogni cosa al Consiglio di Stato.408 I quattro nuovi consiglieri: che furono Il Duca dell’Infantado,409 Il Duca di Terra Nuova, Il Conte d’Alva di Lista et il Cardinale di Siviglia […]410 furono invitati a prestare l’abituale giuramento […]et pigliar il possesso del nuovo offizio tre hore avanti che S.M.tà montasse in Carrozza per partire.411

La celerità con cui il sovrano assegnava le nuove cariche, poco prima di partire, faceva balenare l’idea che nulla e nessuno, in sua assenza, avrebbe dovuto scalfire quel piano così ben congegnato. A tal proposito Lerma impegnò in sua assenza alcuni aliados e tra questi suo zio Juan de Borgia, già in qualità di consigliere di Stato, affinché lo informasse, durante la sua assenza, sulla situazione madrilena. Dopo aver detronizzato Loaysa e Portocarrero, e dopo aver ridimensionato gli “spazi” e i “mezzi” di Moura412 e Idiaquez, chi maggiormente avrebbe potuto intaccare il perfezionamento dell’opera lermista era un uomo di grande influenza e che Ramìrez de Prado,413 altro informatore di Lerma, considerava casi diablo. Rodrigo Vàsquez de Arce, presidente del Consiglio di

408 A.S.F. Mediceo del Principato, Legaz. Spagnola, f. 4927, 25 gennaio 1599.

409 Nel documento si legge: Il Duca dell’Infantado uno de più qualificati et stimati Signori di Spagna, si per la grandezza dello Stato […]come per esser il capo della Casa di Mendozza, numerosissima et piena di titolati; E’ questo Signore di età di 60 Anni circa stimato un buonissimoo et prudente Cavaliere, di quella prudenza però non raffinata della esperienza del governo di cose di Stato o di Guerra delle quali egli non ha mai trattate, ma solo atteso a starsene in Sua Casa, con molta reputazione et benevolenza senza comparir pure ne anco in Corte, se non rarissime volte. Cfr. A.S.F. Mediceo del Principato, legaz. Spagnola, f. 4927, 25 gennaio 1599. 410 Il cardinale di Siviglia era prozio di Lerma perché fratello del nonno. Cfr. A.S.F. Mediceo del Principato, Legaz. Spagnola, f. 4927, 23 gennaio 1599.

411 A.S.F. Mediceo del Principato, legaz. Spagnola, f. 4927, 23 gennaio 1599.

412 Cristòbal de Moura fu senza dubbio, fra tutti, il favorito di Filippo II, e pertanto il suo sconfinamento doveva non destar troppo scalpore. Acerrimo nemico del Denia, il Moura ottenne lo stesso trattamento che negli anni precedenti, per sua iniziativa, si preservò al favorito del principe: nel 1600 ottenne il titolo di vicerè del Portogallo, l’anno precedente il “ben servito” si esemplificò attraverso la concessione del titolo di marchese di Castelrodrigo e nell’encomienda dell’ordine di Calatrava; pertanto perdette, subito dopo la morte di Filippo II, l’ufficio di sumiller de corps del re che passò immediatamente a Lerma.

413 Alonso Ramirez de Prado fu stretto collaboratore di Franqueza. Fino alla sua prigionia, avvenuta nel 1606, controllò l’Hacienda real. Cfr. M. Peña, op. cit. p. 257.

Castiglia, rappresentava uno degli avversari più pericolosi, pertanto si rese assolutamente necessario deporlo e sostituirlo. Il tutto doveva compiersi in gran prestezza. La celerità, anche in questo caso, doveva essere foriera di risolutezza e determinazione. L’introduzione immediata di Juan de Zùñiga, conte di Miranda, emanata nello stesso momento, comprovava il tentativo di mortificare lo status di quei membri della Corte castigliana che avrebbero potuto rivendicare, in seguito a questo repentino ribaltamento, e attraverso proteste e sedizioni, le loro prerogative.414 Già presidente del Consiglio d’Italia fino al 1601, membro dallo stesso anno della rinnovata Giunta di Governo, inoltre consigliere di stato, per quanto fosse appartenuto al vecchio regime, la fama di uomo politico abile e d’esperienza gli procurò presso Lerma un ruolo preferenziale.415 Questa nomina presidenziale veniva escogitata dal re e dal suo valido con lungimiranza: secondo le leggi della monarchia il re non avrebbe potuto nominare nuovi membri se non scegliendoli fra una rosa di candidati presentati dalla Camera di Castiglia; in questa maniera, nel 1602, un escamotage giuridico attribuì al presidente, in quanto tale, maggior potere decisionale rispetto agli altri membri.416 Questa manovra diede modo di creare una più compatta squadra di governo di cui Lerma fu il patrocinatore.

414 In seguito alla destituzione, di lì a poco, Rodrigo Vàsquez dopo essersi ritirato “ad un suo villaggetto…assai infelice et scommodo dove il povero huomo già vecchio di più di settanta anni si è morto di dolore” Cfr A.S.F. Mediceo del Principato, legaz. Spagnola, f. 4927, 11 settembre 1599.

415 Molti suoi contemporanei lo consideravano uno de los mejores ministros de su època, la sua esperienza e la sua conoscenza politica ed istituzionale gli procurarono, presso Lerma e Filippo III, rinomanza e simpatia. La stretta collaborazione col valido si confermò con le nozze tra Francisca de Sandoval, figlia di Lerma, e Diego de Zùniga e Avellaneda, duca di Penaranda ed erede di Miranda. Cfr. J. Gelabert, La bolsa del rey. Rey, reino y fisco en Castilla. Barcelona 1997. pp. 35/42.

Il 30 maggio Guicciardini annunciava quali sarebbero stati li Grandi che fossero rimasti a Valenza per le nozze del re e quali i licenziati […]che non hanno servizio preciso nella casa Reale delli quali il Duca dell’Infantado, l’Almirante et altri sen’andarono alle case loro […]fu licenziato anco il Cardinale di Siviglia […] delli Consiglieri di Stato ci resteranno sei, che sono il Duca di Nagera, li marchesi di Denia et Velada, Li Conti d’Alva et di Fuentes et Don Gio de Idiaquez.417

Lo scaglionamento dei Grandi aveva un preciso significato: Miranda ebbe immediatamente l’ufficio di presidente e prontamente avrebbe dovuto ricoprire l’incarico assegnatogli e questo perché: […]le Corti di Castiglia che sono il fondamento et che sole possono porgere sussidio di considerazione a S.M.tà si intende che disgustate di questa lunga assenza procedino molto lentamente.418 La lunga lontananza del re destò sospetti e maldicenze e per questo la mandata del nuovo presidente, coadiuvata dalla presenza dei Grandi di ritorno, avrebbe dovuto esortare i castigliani a pigliar resolutione; ma la situazione si prospettava molto più critica del previsto: Dal Regno di Valenza non ha cavato S.M.tà un soldo, solo Dalli Catalani si fa conto […] sia per cavare da ben trecento mila ducati et altrettanti o poco manco dalli aragonesi se S.M.tà vorrà lor dare qualche soddisfazione.419 Ormai la speranza di introiti cospicui di denaro viene riposta essenzialmente nella nave che veniva per Capitana della flotta delle Indie et portava due milioni et mezzo et fra essi settecentomila scudi per S.M.tà […] se

417 A.S.F. Mediceo del Principato, legaz. Spagnola, f. 4927, 30 maggio 1599. 418 Ibidem.

ne stà con più timore che speranza. 420 L’impellenza di finanziamenti preannunciava la necessità di dover costruire in Biscaglia un’armata atta a contrastare gli inglesi, oltretutto già a Lisbona si parlava di 60 mila morti a causa della peste, e per fronteggiare il nemico su quel versante furono impiegate fanterie spagnole da equipaggiare e supportare finanziariamente. Un’altra urgenza, in quel momento più che mai, fu stimata per lo stato di Milano: Ha anco la Corte fatto partito di cinquecento mila scudi per Milano pagabili in tre o quattro mesi prossimi, per dover servire[…]per occorrenze di quello Stato, et per havervi qualche provisione in evento che li Franzesi volessero turbar le cose di Saluzzo.421