IV. 1 “Presa” di Calais e conseguenze in Spagna.
IV.5 Le diffidenze continuano.
Mesi dopo, quando in riferimento agli accaduti di Castello d’if, il granduca di Toscana fu nuovamente additato con diffidenza dalla corte spagnola, il marchese di Denia fu contattato perché sistemasse le cose, perché sondasse le vere inclinazioni del principe e perché mettesse a tacere le maldicenze. Così quando l’anno precedente, l’episodio del principe Doria che attaccò il presidio del Basso mediante cannonate, ne seguirono degli altri che palesarono quanto fosse
preoccupante l’ostinata diffidenza della Spagna nei confronti del granduca, giunse l’ennesima nova che avrebbe dovuto forse dare una svolta alla difficile situazione: quando da Marsiglia giunse notizia dello scontro in Castello d’If tra il Bausset e i soldati di Ferdinando, si chiese al Guicciardini se fossero giunte notizie da Firenze sui fatti, e in particolare uno dei ministri di Corte, argomentando l’accaduto, investigava sulle circostanze: francesco Idiaquez dice ha sentito questa nuova dal medesimo Corriero: mi ha domandati se io ne sapevo niente per altra banda, et se io havevo avviso che le galere di V.A potessero essere già in quel luogo, io gli ho risposto che del successo non havevo avviso alcuno […].190 A Corte erano giunte quindi notizie sul presunto successo delle galere di S. Stefano su quella rocca: li pareva che essendo vero quello che era stato detto che il presidio Italiano in questo Castel Ditt havesse cacciato Bussetto et li suoi soldati non fussi risposta di Sua M.tà: se non molto à proposito et che con esser hora li Italiani signori di tutta quella fortezza non ci era cagione di rinforzare il Presidio.191 Cosicché, secondo i ministri di Filippo II, se Ferdinando, fin a quel momento, era stato fedele alla Spagna, che motivo avrebbe avuto di fortificare quella rocca? Soprattutto a difesa di chi? Quell’avamposto aveva costituito una minaccia per la Spagna e non è superfluo ribadire quanto fosse importante tanto per i francesi quanto per il granduca e non meno per il re cattolico, tanto che quest’ultimo tentò, appoggiandosi ad un tirannello locale Casau, d’impadronirsi di Marsiglia ma senza successo.192
190 Ibidem. 191 Ibidem.
192 tenuto If contro i tentativi della corte di Madrid, stimolati e guidati dal comandante supremo della flotta spagnola nel Mediterraneo, Gian Andrea Doria (1596), ma anche a costo di dissensi e urti con lo stesso Enrico IV per l’espulsione dalla isola-fortezza del presidio francese da parte dei
Inoltre l’azione di Ferdinando, protesa a condurre affari finanziari, lo impegnò senza risparmio di denari nella protezione di quel luogo: l’intenzione del Granduca, quando prese la protettione et la guardia del Castel d’If, fu di fare questo servitio al Re, proibendo con tal mezzo o almeno difficultando agli Spagnoli l’acquisto di Marsiglia, recar maggiore sicurezza à suoi et al rimanente d’Italia. Con questo fine ha camminato sempre senza risparmio di spesa et senza riguardo ad altro pericolo nel quale fosse potuto incorrere.193 In realtà Ferdinando, questo servitio, se lo fece ben fruttare, e se non con denari immediati (anche se gli furono rimborsati sulla base di una serie di trattative che si protrassero fino al 1607) furono gli stimati vantaggi delle nozze di Maria de’ Medici con lo stesso re di Francia (almeno secondo i calcoli iniziali) e non ultimo la nomina nella pace di Vervins del 1598 (dovuta all’opera che Ferdinando prestò a Roma a favore dell’abiura di Enrico IV e al suo riconoscimento al trono di Francia da parte del Papa).
Le diffidenze della Spagna nei confronti del granduca furono senz’altro altalenanti, cosicché il Guicciardini scrisse e riferì, dopo aver letto una missiva tra le sei o le otto spedite il 5 di maggio da Genova per posta di un pedone mandato dal principe Doria e indirizzata al re e ai suoi ministri: […] la quale conferma che li soldati Italiani havevano cacciato di Castel ditt il Presidio francese.194 La notizia fu accolta con giubilo e produsse buoni propositi a tal punto da indurre a credere […]che sia un manifesto segno che V.A. voglia venir
Toscani (1597)impedita la consegna di Marsiglia alla Spagna tentata. Cfr. F. Diaz, G. Galasso op. cit. p. 287.
193 A.S.F., Mediceo del Principato, M.M., f. 314, ins. II, c. 3r. e v. Vedi anche: F. Diaz, G. Galasso, op. cit. p. 286.
à rottura con li francesi,195 oltretutto in coincidenza dello sbarco della polvere mandata da V. Alt.a à donare al Re della quale si è fatto un dir grande fra l’universale già pare che questo Popolo voglia cominciare à convertire le maldicenze che soleva usare contro V.A in lodi et senza saper più avanti dice hora che lei ha tolto quel Castello à francesi per darlo à S.M.tà et che dalla banda di Provenza vuole ancora lei muovere la guerra à Vandomo dalli quali discorsi si può facilmente comprendere quanta sia la leggerezza di questo popolo…la intenzione di qua è di sapere prima quello che V.A voglia fare di questo Castello,196 fatto ciò quasi a voler riconquistarsi la possibilità di una eventuale riconciliazione. In realtà a rilanciare e rincarare le diffidenze e ostilità giunse in Spagna don Carlo Doria, figlio del principe, il quale incaricato di recapitare lettere all’Escurial, aggiunse commenti sull’accaduto di Castello d’If argomentando la mala fede e le ragioni ben diverse della cacciata del Bausset; eppure il mal animo nei confronti di quel castellano furono già chiarite in una lettera di istruzioni inviata l’anno precedente al segretario Camillo Guidi, in cui il granduca commentava la rappresaglia con saccheggio avvenuta allora dei grani di S. Santità et dei nostri197 ad opera dei Martigali e Marsigliesi, e del galeone vassallo sequestrato dal duca di Guisà, il tutto secondo il racconto che ne ebbe Ferdinando dai suoi vassalli Pesciolini mercanti […]che già di tanti anni habitano et negotiano in Marsilia.198 Inoltre le istruzioni inviate per trattare col principe Doria contenevano i mal trattati del Castellano di Castel Ditt199 che si
195 Ibidem. 196 Ibidem.
197 A.S.F. Mediceo del Principato, f. 4637, vol. I, 25 gennaio 1596. Istruzioni del granduca Ferdinando al segretario Camillo Guidi […]su ciò che deve trattare col principe Doria.
198 Ibidem. 199 Ibidem.
riferivano al suo sleale comportamento, e come fin da allora il medesimo fosse considerato un doppiogiochista alla mercé dei provenzali a scapito degli interessi della Spagna.
L’intromissione di Carlo Doria nei maneggi del 1597 valse a cambiar di rotta i sentimenti della Corte nei confronti del granduca tanto che, mesi dopo, il caso divenne centrale nelle questioni diplomatiche spagnole, e l’ambasciatore riferendo le voci che circolavano in corte dichiarava […]dico tutto questo à V. Altezza per che ella sappia la interpretazione che qua sento che si da.200 Ciò che poteva compiacere gli spagnoli era che Ferdinando rompesse con i francesi, ma la “nuova” sul contributo offerto alla Francia e con cui ci si occupò dei marsigliesi in quel momento ostili ad Enrico IV, mise chiarezza, dal punto di vista spagnolo, sulle intenzioni del granduca il quale accettò che fosse il suo ambasciatore ad escogitare un modo per appianare la malevolenza dei ministri di Sua Maestà: tali offizy a volere che habbino vigore et forza pare à me che bisogni che convenghino fatti da persone d’autorità e di confidenza et massime dove le cose non sieno così piane come io temo che non sieno tenute qua quelle di Castel dit ho pensato di valermi per questo effetto del mezzo del Marchese di Denia.201 Ora più che mai il marchese di Denia viene chiamato in causa, la certezza che egli opererà a vantaggio del granduca attraverso la sua protezione viene data dai rapporti intessuti negli anni precedenti tramite lo Spinola e perché […]mostra di esser ben inclinato et stima servitio del principe il mantenersi V.A et tener conto di lei andremo tanto battendo Ambrogio Spinola.202
200 A.S.F. Mediceo del Principato, Legaz. Spagnola, f. 4925, 16 ottobre 1597 201 A.S.F. Mediceo del Principato, Legaz. Spagnola, f. 4925, 17 ottobre 1597. 202 Ibidem.
Pochi mesi dopo l’ostilità non si appiana: ora sono i debiti di don Pietro de’ Medici a esser tirati in ballo: […]con l’accomodamento del Decreto questo Ant° Suares et Gio Luis Vittona esclamano tutto giorno con questi ministri et danno anco memoriali à S.M.tà dicendo che se ella non gli fa pagare di centocinquanta mila scudi che deve loro il S. Don Pietro che è impossibile che essi satisfaccino a un numero infinito di poveri creditori che tengono in questa Corte.203 Il re e i ministri, stanchi delle doglianze che da varie parti sopraggiungevano per gli effetti negativi manifesti del mancato accomodamento della lite “familiare” tra il granduca e suo fratello don Pietro, rincaravano la presa delle lamentele e delle perplessità. Inoltre la crisi finanziaria spagnola, ormai conclamata, inasprì gli animi accrescendo timori e diffidenze verso il granduca, legittimando l’intromissione della corona negli affari patrimoniali del Medici.