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Morte di Filippo II.

VI. Fine di un regno; vecchio e nuovo regime.

VI.3 Morte di Filippo II.

Le disposizioni che Filippo II diede poco prima della sua morte, testimoniano la sua amara consapevolezza nei riguardi del suo erede. Come scrisse Francisco de Quevedo, autore spagnolo del XVII secolo: Yo escribo en el fin de una vida y en el principio de otra: de un monarca que acabò de ser rey antes de empezar a reinar.282 Questa critica rivolta a Filippo III fu ciò che suo padre scongiurò decenni prima quando dispose, dal suo capezzale, che fossero i suoi più fedeli ministri (Moura, Chinchon, Idiaquez, Velada) ad attendere al servizio di suo figlio affinché almeno il governo del regno restasse in buone mani.

Una testimonianza di notevole rilevanza ci perviene dal cronista Cabrera de Còrdoba: riuniti il marchese di Velada, ayo del principe, Moura, Garcia de Loaysa, e i confessori del re e di suo figlio, rispettivamente frate Diego de Yepes

280 A.S.F. Mediceo del Principato, leg. Spagnola, f. 4926, 31 luglio 1598.

281 Ibidem. Angelo Bronzino (1503-1572) allievo del Pontormo, fu il ritrattista ufficiale di Cosimo I e il più rappresentativo del Cinquecento fiorentino; suo allievo più autorevole fu l’Allori. Cfr. L. Bellosi, Il ritratto fiorentino del Cinquecento in Il primato del disegno. AA.VV Firenze e la Toscana dei Medici…op. cit. p. 39-83.. Inoltre: La pittura per il Conte di Cincione arrivò benissimo condizionata et da tutti qelli che fino ad hora l’hanno vista è stata giudicata di tanta p.fezione et eccellenza che meriti che l’A.V. non solo perdoni al Bronzino il disgusto che gli ha dato in haver tardato qualche tempo à finirla ma che la deve lodarla et premiarlo di così bell’opera […]. (sic!). Cfr. A.S.F. Mediceo del Principato, leg. Spagnola, f. 4926, 12 settembre 1598.

e frate Gaspar de Còrdoba, costoro, dietro invito del sovrano, redirono una relazione in cui furono indicati i tratti del carattere del futuro monarca. 283 L’heredero si mostrava molto religioso, devoto e onesto. In tutte le sue azioni era moderato, obbediente nei confronti del padre, inoltre, per quanto riguarda la destrezza fisica, era agile nelle attività come la caccia, l’equitazione, la danza e la scherma. Riservato ed introverso, non gli si riconoscevano vizi. I consiglieri concludevano la breve relazione con un invito a proseguire sulla linea adoperata, fino a quel momento, per migliorare le sue capacità perché l’alterigia, che denunciava Velada, non apparisse sequedad y desamor, tratando con màs grato acogimiento a los que llegan a negociar y mostrandoseles màs afable.284 Sebbene alcune testimonianze riportate da autorevoli storici285 ci suggeriscono come le responsabilità del principe nelle questioni di governo fossero di qualche rilievo già dall’inizio del 1597, circa l’autorità del principe nelle questioni di Stato, l’ambasciatore Guicciardini annotava come egli non avesse alcuna franchigia ancora quando il padre, alla fine della sua vita, gli concesse simbolicamente le rappresentanze pubbliche.286 Spesso la sua partecipazione era clandestina ed incoraggiata dal Denia che faceva da tramite al principe il cui timore e soggezione nei confronti del re lo inducevano a fugare le occasioni contigue: […]il sospetto con che Egli va à intromettersi ne negotij per non disgustare il Padre è tale che tampoco non gli gusti l’essersi intromesso senza la

283 Cfr. Cabrera de Còrdoba, Historia de Felipe II, rey de España, Madrid 1876-1877, In S. Martìnez Hernàndez, op. cit. pp. 422-455. Inoltre si veda: Pérez Bustamante, Felipe III: semblanza de un monarca y perfiles de una privanza, Madrid 1950, pp. 43-48. Inoltre il saggio El perfil del rey di Garcìa Càrcel in cui vengono citati i cronistas di Filippo III. In R. Garcìa Carcel (coord.), op. cit. p. 237/245.

284 Ibidem. 285 Ibidem.

286 A.S.F. Mediceo del Principato, legaz. Spagnola, f. 4926, agosto 1598. Si veda anche P. C. Allen, op. cit. pp. 25/30.

notitia et ordine di S.M.tà la quale non può soffrire che si faccia capo ad altri che à Lei, né che si voglia cominciare […]a metterla fra li morti quando all’incontro ella pretende e vuole mostrare d’essere più che mai fra i vivi et con effetto non si arrende, né si affloscia punto, né si fa nulla che non passi per la sua notitia.287 Il principe non proferisce parola senza prima consultare suo padre. Secondo alcuni autori, questo desiderio occulto di governare anche dopo la morte è il segnale che Filippo II fu ben consapevole delle scarse capacità di suo figlio,288 e il timore che alla sua morte corrispondesse la catastrofe del suo regno, lo portò a predisporre accuratamente le sue ultime volontà.

Ormai prossimo alla morte, le preoccupazioni maggiori del sovrano furono le sorti del regno, per questo motivo una serie di disposizioni immediate manifestarono il fermo desiderio che il suo primo ministro attendesse al principe con lo stesso zelo e riverenza che lo avevano contraddistinto in passato: S.M.tà circa il modo del governare questa Monarchia et in particolare affermano […] che habbia raccomandato al Principe il S.r Don Christof°, et pregatolo a servirsi di lui almeno per sino alla età di 25 anni assicurandolo di havere trovato tanta sufficienza et bontà in questo Ministro.289

Già dai primi mesi del 1598 aleggiavano previsioni circa la morte prossima del sovrano che dal canto suo mise tutte le pratiche di governo nelle mani del Moura.

287 A.S.F. Mediceo del Principato, Legazione spagnola, f. 4924, dicembre 1596.

288 Tra questi A. Feros; secondo Martinez Hernàndez le precauzioni dimostrate da Filippo II furono dettate piuttosto dall’istinto protettivo di un padre nei confronti di un figlio che fin dalla nascita aveva dimostrato salute inferma: El informe habia puesto de manifiesto la escasa experiencia politica de un heredero que habia estado demasiado tiempo marginado de los asuntos de estado debido al excesivo celo de un padre màs obsesionado por su salud fisica y espiritual de su ùnico hijo varòn que por su capacidad intelectual y militar. Cfr. S. Martinez Hernàndez, op. cit. p. 438.

I ministri si stringevano attorno al loro re morente, ormai i medici […]calculano la sua vita a giornate grandemente che l’eclissi della luna che sarà alli 16 del presente ne lo debba portare all altro mondo se Dio non fa manifesto miracolo.290 L’Escurial veniva asserragliato; nessuno, oltre i ministri fedelissimi del re, aveva il permesso di introdurvisi. Le notizie dettagliate, sulla morte attesa da un momento all’altro, giungevano anche al Guicciardini che scandiva i momenti dell’evento: la sua morte è openione che non sarà tenuta occulta un hora sola non parendo che ci sia ragione […].291 Da quel momento la corrispondenza s’infittisce, l’ambasciatore assicurava il granduca che quando fosse sopraggiunta la fine […]userò quella maggior diligentia che io possa per farlo sapere quanto prima à V.A […].292 La morte di un re era un fatto di grande importanza; se pure il passaggio dal vecchio al nuovo monarca non prevedeva l’interregno, e non era perciò simboleggiato da cerimonie d’incoronazione,293 era pur certo che non venisse considerata semplicemente una sostituzione di persona fisica. Un momento di passaggio talmente discusso, al tal punto, che si cercarono di creare i presupposti di continuità attraverso la conservazione e rafforzamento delle vecchie cariche: […]ella (Filippo II) per beneficare detti ministri et obbligar il Principe a servirsi di loro procura con ogni fretta et sollecitudine di stabilirli nel servitio di S.A come ha fatto ultimamente dichiarando per camerero maggiore di S.A Don Christ. di Mora il quale se bene serviva prima l’offitio lo faceva senza titolo […].294 Inoltre: […]a Don Gio ha dato titolo di Cavallerizzo

290 A.S.F. Mediceo del Principato, legaz. spagnola, f. 4926, 14 agosto 1598. 291 Ibidem.

292 Ibidem.

293 Cfr. A. Feros, op. cit. p. 110.

maggiore del Principe295 (il Guicciardini erroneamente riportava il nome del vecchio ministro) infatti Feros scrive: Lerma fue capaz de convencer a Felipe II de sus buenas intenciones, y que el resultado de esta audiencia fue su eleccion como caballerizo mayor del Principe. Però si tenemos en cuentos que el nombramiento oficial se produjo en agosto de 1598, y que durante ese ano Felipe II no vio o firmò muchos documentos oficiales, es posible asegurar que el ascenso de Lerma fue el resultado directo del favor del Principe;296 a nota del documento cifrato infatti l’ambasciatore commentava: Al Marchese di Denia vedendolo gia tanto avanti nelle gratie di S.A che non potevano sperare di farli esclusione è da credere che haveranno aiutato ad ottenere il sopradetto carico perchè dovendosi in ogni modo conferire non lo habbia persona di più avvezza intelligenza et ardire et da non si lasciare così facilmente guidare da loro come devono sperare di havere a fare del detto marchese […].297 Il re e i vecchi ministri vollero dunque assecondare il volere del principe, e non è azzardato ipotizzare che probabilmente sottovalutassero l’arguzia del Denia considerandolo erroneamente un personaggio innocuo e poco capace e quindi facile da manovrare. E fu la nomina di quest’ultimo il compromesso che il re e i vecchi ministri approvarono affinché si preservasse loro il potere e non si contrariasse troppo il futuro sovrano che, circa a questa elezione, guardava come al modo di riscattarsi dalle pressanti imposizioni che suo padre gli diede affinché si assicurasse il futuro della Spagna in mano di uomini di già saggiata esperienza. Inoltre: […] et dichiarato Garzia de Loaysa del Consiglio di Stato et della

295 A.S.F. Mediceo del Principato, Leg. Spagnola, f. 4926, 15 agosto 1598. 296 Cfr. A. Feros, op.cit. p. 107.

Giunta et Don Martino Idiaquez secretario particolare del principe;298 sulla prima di queste elezioni si diceva: […]non è dubbio che Don Christ et Don Gio si saranno rallegrati e lo haveranno procurata perchè sendo questo suggetto beneficato et tirato avanti nel tempo che loro hanno governato e tenuto comunissimamente di non sapere in materia di stato ne anco molto nelle altre dove e si habbia la testa sara et per ragione di obbligo et di poco sapere forzato a lasciarsi governare da sopradetti […]299 i quali Moura e Idiaquez tentavano di attuare un disegno ben preciso: disporre l’avvenire in maniera tale che il loro status quo venisse preservato da ingerenze esterne; e il commento immediato dell’ambasciatore fu: […]provvisioni che mostrano chiaramente che questi ministri vecchi collegati insieme procurano quanto possono di non dar adito che altri nuovi suggetti entrino appresso à S. M.tà,300 a tal punto che si commentava come i motivi per i quali don Juan Idiaquez accettò l’incarico di Cavallerizzo maggiore della principessa fu solo […]perchè un altro non vi entra.”301 e ciò per preservarsi la grazia e benevolenza del re e, come si diceva più sopra, per evitare di spartire con altri gli uffici del regno e preservare la continuità del vecchio regime.

Se gli ultimi sforzi furono protesi ad assicurarsi la continuità di un regime prestabilito e collaudato, in realtà la nomina del Denia, considerata da alcuni inoffensiva, ma non da tutti, fu il germe che conclamò la discordanza allorquando la nascita del nuovo regime si trovò sotto gli occhi di tutti: un

298 Ibidem. 299 Ibidem. 300 Ibidem. 301 Ibidem.

passaggio forse di poco conto se non si tengono in considerazione le modalità e i tempi preparatori che l‘hanno prodotto e gli sconvolgimenti che ne seguirono. Durante gli ultimi giorni di vita del sovrano, la Corte e il mondo intero, col fiato sospeso, si chiedevano che cosa sarebbe successo allorquando fosse sopraggiunta l’ora fatale. Una fine che ci si aspettava avrebbe dato risposte immediate sul futuro di Spagna e su tutti quei ministri principali che scongiuravano il cambiamento repentino del governo. Come ebbe a dire il Guicciardini già in agosto, e in riferimento alle scelte fatte dal vecchio re in punto di morte: […]si vede chiarissimamente quanto habbia per massime di tenere tutti li grandi lontani dal Governo di stato […]et anco delli altri carichi principali della corte […]et massime quelli che sono tenuti di certa autorità et reputazione in questi Regni;302 e circa le intenzioni del principe, nel momento in cui avesse sostituito il padre, lo stato d’animo generale rievocava un’atmosfera di tensione precorritrice di tempesta e i commenti approssimativi muovevano piuttosto sul vago: Quello che sia per fare il Principe, et se non ostante che suo padre gli habbia dato questi servitori egli sia per amarli et favorirli quanto ha fatto S.M.tà è cosa molto dubbiosa et difficile a giudicarsi.303 Se certezze nessuno poteva offrirne, le prospettive suggerite dai presupposti erano piuttosto scoraggianti. Come suggerisce Feros Los contemporaneos de Felipe III especialmente aquellos que habitaban en la Corte, deseaban saber què sucederia con los favoritos del viejo monarca. 304 Il duca di Feria già nel 1597 preannunciava la fine imminente dell’autorità di ministri e cortigiani in concomitanza alla

302 Ibidem. 303 Ibidem.

scomparsa del vecchio monarca e come, a compensare i vuoti che si fossero creati, sarebbero stati personaggi di nuova fattura a ricoprirne i vertici.305 Sua Maestà il 2 settembre alle tre del mattino ebbe l’estrema unzione: […]camminandosi assai gagliardamente verso la morte […]cominciava hora a parlar poco, confermano da tutte le parti che sene vada come un Santo sofferendo con incredibile tranquillità et potentia li dolori et travagli della infermità […]et aspettando con estraordinarij segni di devotione et di vera christianità la morte […]si sta aspettando di vedere che effetti partorirà.306

Dopo la morte di Filippo II, Fernando de Toledo, secondo le istruzioni del re, lavò il suo corpo, lo avvolse in un lenzuolo con l’aiuto di don Cristòbal de Moura, privilegio questo che spettava solamente ai membri della camera del re. Dopodiché il nuovo monarca accorse da suo padre per l’ultima volta, prima dell’inumazione. Sul tardi del 13 di settembre, il corpo fu condotto a spalle dai Grandi seguiti da titolati e cavalieri. Alla voce modulata delle monache che intonavano salmi e responsi, e alla penombra dei loro lumi, si accompagnò il feretro fino alla Basilica. Molti furono i caballeros presenti, altrettanti i religiosi. Dopo la messa, officiata dall’Arcivescovo di Toledo, Garcìa de Loaysa, il corpo del re fu consegnato dal marchese di Denia al priore del monastero in presenza del segretario Jerònimo Gassol, e fu deposto nel panteon sotto l’altare dove riposavano già le spoglie dei suoi familiari diretti.307

305 Ibidem.

306 A.S.F. Mediceo del Principato, Legazione spagnola, f. 4926, 2 settembre 1598.

307 A.S.F. Mediceo del Principato, f. 4926, settembre 1598. cfr. anche: Martìnez Hernàndez, op. cit. p. 465; inoltre: J. de Siguenza, La Fundaciòn del Monasterio de El Escorial, Madrid 1988, p. 190.