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III. Obiettivi e Metodo della ricerca …

3.1 Contesto e domanda di ricerca …

Sulla base delle statistiche della Società Italiana di Andrologia, in Italia soffrirebbe di disfunzione erettile il 13% dei maschi tra i 18 e i 70 anni, corrispondente a circa 3 milioni di individui81. Inoltre, sempre secondo le stime fornite da fonti ufficiali che considerano l’attuale tendenza a un progressivo invecchiamento della popolazione, pare che nei prossimi 20 anni, la diffusione della disfunzione erettile sia destinata ad aumentare notevolmente sino a valori addirittura stimati intorno al 50% della popolazione maschile compresa tra i 40 e 75 anni di età (Bevere et al., 2012: xxxi). Anche nel contesto italiano il “gold standard terapeutico” (Bevere et al., 2012: xx) è rappresentato dagli inibitori dell’enzima fosfodiesterasi di tipo 5 come il Viagra e i suoi successori. Stando al rapporto dell'edizione del Quaderno del Ministero della Salute dedicata alla branca andrologica, “una volta riconosciuti, curati o eliminati le cause e i fattori di rischio di disfunzione erettile, il trattamento con gli inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 (PDE5i) è da considerarsi di prima scelta” (Bevere et al., 2012: 81).

Per quanto concerne il mercato dei farmaci, dei 3 milioni di individui che si stima possano soffrire di questo disagio, si é calcolato che circa 450 mila si affidano al trattamento farmacologico (Basile Fasolo, 2004: 2).Secondo quanto riportato dal sito italiano della Pfizer82, nel nostropaese i farmaci orali per la disfunzione erettile sembrano avere un buon successo di vendite: con 60 milioni di compresse vendute in dieci anni e una media di 4.300 pillole di Viagra ogni 1000 uomini oltre i 40 anni, l’Italia si posiziona al terzo posto in Europa per consumo della pillola blu, seconda solo ad Inghilterra e Germania. Nel 2013, la spesa per questi farmaci ha toccato i 170 milioni di Euro, corrispondente al 5,6% del totale

81 Fonte: http://www.andrologiaitaliana.it/content/0823ae17-b69a-4c95-a9d0-e47636f8d6c1/Deficit-Erettile.aspx (cfr. Mianiti, 2009)

82 http://www.pfizer.it/cont/comunicati-stampa/0812/2300/compleanno-per-lapillola-blu-.asp

dei medicinali di fascia C83 (Astuti, 2014; 2016) a cui pero, stando agli studi sul monitoraggio delle terapie, fa da contraltare un elevato livello di drop-out, ovvero di abbandono della cura farmacologicaper una percentuale che raggiunge addirittura il 50% in alcuni studi (Turchi,2011: 3).Oltre all’utilizzo effettivo, la legittimità sociale di questo tipo di farmaci sembra essere abbastanza ampia: sempre secondo una survey finanziata dalla Pfizer84 poco più della metà degli intervistati, con poche differenze tra donne e uomini, considera moralmente accettabile utilizzare un farmaco per migliorare le proprie prestazioni sessuali (53%) o per ristabilire l’armonia sessuale della coppia (57%).

Sul versante dell'eiaculazione precoce, invece, non si dispone di dati pubblici particolarmente informativi sul consumo di farmaci nonostante l'approvazione della dapoxetina, il primo agente farmacologico con specifica indicazione per questo disturbo, sia avvenuta ormai nel 200985. Tuttavia, come si è visto nel precedente capitolo, la letteratura sul monitoraggio delle terapie attesta, proprio in relazione al contesto italiano, un livello di abbandono della terapia farmacologica particolarmente elevato che sfiora addirittura il 90% (Mondaini et al., 2011).

Ciononostante, le fonti andrologiche ufficiali considerano l'eiaculazione precoce “una condizione medica ancora sottostimata e poco trattata, pur essendo la disfunzione sessuale maschile più diffusa con un’incidenza maggiore della disfunzione erettile”86. Sulla base dei dati derivati da studi epidemiologici, si stima che in Italia l'eiaculazione precoce, manifestabile a qualunque età, abbia un’incidenza sulla popolazione maschile tra il 20-30%, vale a dire oltre 4 milioni di uomini, senza differenza per fasce di età. Nonostante tale presunta maggiore diffusione, è la disfunzione erettile a rappresentare il motivo più 83 Medicinali non concessi dal SSN e quindi a carico del cittadino. Sono ovviamente escluse da queste

statistiche le vendite effettuate on-line, pressoché impossibili da rintracciare.

84 “Gli italiani e la sessualità”, realizzato da GPF su un campione rappresentativo di italiani tra i 18 e i 74 anni. Soltanto il 2% degli uomini intervistati dichiara di aver utilizzato un farmaco per la disfunzione erettile, ma un terzo degli intervistati, concentrati soprattutto nelle età centrali (tra i 35 e i 54 anni) dichiara che, se necessario, potrebbe ricorrere al Viagra.

Fonte: http://www.pfizer.it/cont/comunicati-stampa/0812/2300/compleanno-per-la-pillola-blu-.asp

85 Come si è visto nel precedente capitolo, gli altri farmaci utilizzati per la terapia dell'EP, dagli SSRi tradizionali agli anestetici a base di lidocaina, vengono prescritti off-label e dunque è impossibile tracciarne il consumo specifico per questa problematica.

86 Fonte: http://www.benesserecoppia.it/eiaculazione-precoce/3/cose-leiaculazione-precoce.html

frequente di consultazione andrologica (Gentile, 2010: 9; Bevere et al., 2012: 25).

Se nel contesto americano e neozelandese il successo dei blockbuster drugs come il Viagra sembra essere legato ad una legislazione che ne permette una massiccia pubblicizzazione direttamente al consumatore, nel contesto europeo, il mercato farmaceutico è vincolato da una legislazione87 più restrittiva poiché la pubblicità diretta al consumatore è consentita solo per i cosiddetti farmaci “da banco”, non soggetti a prescrizione medica. In Italia, e più in generale in Europa, alla pubblicità diretta viene sostituito il canale delle campagne mediatiche di sensibilizzazione sulle patologie, in questo caso andrologiche. Tale mezzo comunicativo è stato diffusamente utilizzato negli ultimi anni dalle diverse associazioni facenti parte del contesto andrologico italiano88, spesso in collaborazione con importanti case farmaceutiche e organismi istituzionali, come il Ministero della Salute.

A partire da questo breve quadro sulla medicalizzazione farmacologizzata delle disfunzioni sessuali maschili nel contesto italiano, la riflessione che si pone al centro di questo lavoro, informata dagli strumenti concettuali delineati nei precedenti capitoli introduttivi, è stata rivolta ad approfondirei processi di co-costruzione (Casper, Koenig, 1996; Haraway, 1991; Barad, 1998; Jasanoff, 2004; Lock, Nguyen, 2010) che caratterizzano e sorreggono l'espansione diagnostico-terapeutica delle principali problematiche sessuali maschili.

Si è infatti cercato di mettere in luce, limitatamente alla patologizzazione dei disturbi sessuali maschili, alcune delle tensioni e dei meccanismi di adattamento all'interno di quelle configurazioni interdipendenti e processuali che si creano proprio dal rapporto di coproduzione tra diverse dimensioni che dipendono le une dalle altre per il proprio sviluppo: dalle definizioni di salute e malattia e dai dispositivi terapeutici, alle giurisdizioni professionali fino alla stessa costruzione di soggettività incorporate.

87 Per quanto riguarda l'Italia si fa riferimento al Codice comunitario sui medicinali per uso umano – Decreto legislativo n. 219 del 24 Aprile 2006.

Fonte: http://www.medicoeleggi.com/argomenti00/italia2006/19131.htm

88 Le principali sono:la S.I.A. (Società Italiana di Andrologia), la S.I.U. (Società Italiana di Urologia) e la S.I.A.M.S (Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità ).

Una attenzione privilegiata è stata diretta, in particolare, all'interazione (e alla produzione di stabilità reciproca) fra sistemi eziologici, farmaci e autorità professionale. Infatti, dal momento che nella“definizione della malattia” è contenuta la definizione della figura professionale legittimata ad occuparsene (Tousijn, 2000; 2009; Vicarelli, 2010), l'intento che dalle premesse teoriche ha strutturato il lavoro di analisi del materiale empirico è stato quello di trovare un filo conduttore che, muovendo da una prospettiva di conoscenza situata (Haraway, 1991: 590) saldamente ancorata al punto di vista dei professionisti andrologi e psicosessuologi, riuscisse a mettere in luce i meccanismi di mutual shaping tra questi saperi-esperti e il campo più ampio della salute sessuale maschile che essi intendono amministrare.Con questo obiettivo in mente si é deciso di affidarsi allo strumento euristico dei repertori diagnostico-terapeutici, dispositivi al contempo materiali e semiotici (Haraway, 1991; Johnson et al., 2016) intesi come un “prisma attraverso il quale produrre la diffrazione necessaria per destrutturare l'apparente compattezza del discorso scientifico” (Haraway, 1997/2000; cfr. Johnson et al., 2016: 314).

La finalità non è quella di rendere conto delle effettive pratiche diagnostico-terapeutiche in sé, quanto quella di lavorare con le modalità di descrizione, di interpretazione e di definizione di senso prodotte dai professionisti della salute sessuale maschile facendo emergere quindi la dimensione di argomentazione normativa e di autolegittimazione (Orbuch, 1997) del loro operato e del loro ruolo di gatekeeping in relazione a quei disagi della sessualità maschile che, come tante altre problematiche legate alla qualità della vita, hanno subito nel tempo un importante processo di espansione diagnostica altamente medicalizzata e farmacologizzata.