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Il contesto religioso-confessionale e l’avanzata della Riforma I territori della Confederazione sono coinvolti nelle faccende religiose che agitano il

Parte seconda Contesto e biografia di Yiṣḥaq ben Avraham Troq

Capitolo 1. Dal contesto al testo: la Confederazione polacco-lituana

1.2. Il contesto religioso-confessionale e l’avanzata della Riforma I territori della Confederazione sono coinvolti nelle faccende religiose che agitano il

resto d’Europa sin dall’inizio e le idee riformate ottengono i loro maggiori successi proprio nella fascia orientale della preoccupata Europa cattolica. Infatti, le discussioni legislative, con le Diete e i decreti reali, toccano ben presto il tema dell’avanzata della Riforma nei territori polacchi e lituani, soprattutto a causa delle pressioni provenienti della Chiesa romana. Esempi dell’influenza del clero cattolico sul potere regale sono rappresentati dagli editti reali del 1523 e del 1534, sanciti dal Re polacco e Granduca lituano Sigismondo I (1506-1548), e promossi dai sinodi ecclesiastici. Il primo introduce la pena del rogo per l’importazione di opere considerate eretiche405, mentre il secondo proibisce agli studenti polacchi di frequentare le università in odore di eresia, e agli studenti già iscritti richiede l’immediato rientro in patria. Quest’ultimo decreto non è approvato dalla Dieta e di conseguenza non ottiene effetti importanti. Al contrario, nel 1543 la Dieta di Cracovia garantisce esplicitamente ai cittadini la libertà di studiare in qualsiasi università straniera406. Gli editti di Sigismondo I contro la propaganda protestante non riescono quindi a placare l’infiltrazione di idee riformiste, considerate non ortodosse. In breve tempo, Hussiti, Luterani, Calvinisti e diversi gruppi antitrinitari diffondono le loro convinzioni e raccolgono consensi nella popolazione. A poco valgono anche le decisioni sinodali della Chiesa: l’incontro ecclesiastico di Piotrkow nel 1542 prova a imporre un controllo sulla stampa chiedendo alle autorità locali di requisire i libri considerati eretici nelle librerie e nelle case. Questo è però reso inattuabile dal precedente decreto reale del 1539, che assicura la libertà di stampa in tutto il territorio407.

L’avanzamento e la diffusione delle idee protestanti sono cospicuamente garantiti dall’interesse di alcune potenti personalità, come mostra l’esempio del Duca Alberto di Hohenzollern e della piccola e media nobiltà polacca in cerca di rinnovamento e gelosa del

405 Vd. R. R. Betts, La Riforma in Polonia, op. cit., pp. 256-258.

406 Vd. V. Krasinski, Historical Sketch of the Rise, Progress, and Decline of the Reformation in Poland, vol. I,

London, J. L. Cox and Sons 1838, pp. 128-131.

suo status indipendente e privilegiato408. In quest’ultimo caso, la Riforma rappresenta un fattore di crescita culturale nella misura in cui le nuove idee religiose portano con sé l’emancipazione dalle antiche strutture socio-politiche dominate dal clero. A questo proposito il ‘movimento esecuzionista’ sostenuto dalla nobiltà, il quale rivendica la riappropriazione e la gestione dei terreni allora detenuti dai potenti magnati e dalla Chiesa, si concilia bene con le idee riformiste sul potere ecclesiale. La nobiltà secolarizza e incamera i beni ecclesiastici nei propri territori, recuperando i patrimoni che il clero deteneva precedentemente409. Le rivendicazioni anticlericali della nobiltà traggono una nuova forza dai postulati dottrinali della Riforma, non tanto quella tedesca quanto quella calvinista, come vedremo. La politica della Santa Sede è infatti percepita come conservatrice, soprattutto per le questioni riguardanti i privilegi riservati al clero. Questo atteggiamento non è compatibile con l’impeto di autonomia tipico dalla classe nobiliare. La forma dell’assetto ecclesiastico calvinista, il presbiterianesimo, rappresenta l’idea speculare di quella che la szlachta stava cercando di attuare a livello civile e governativo, con le assemblee regionali e i diversi esercizi di controllo locali eletti autonomamente. Per quanto riguarda la penetrazione delle idee protestanti tedesche è utile indicare il caso dello stato vassallo della Confederazione polacco-lituana, ossia il Ducato di Prussia. Nel 1525 il luteranesimo diventa religione di stato nella provincia polacca della Prussia, grazie all’iniziativa del primo duca prussiano Alberto di Hohenzollern (1490-1568). L’avanzata protestante in Polonia è favorita sia dall’appoggio che il Duca sostiene a favore degli interessi protestanti nel senato polacco, sia dal favore e dall’ospitalità che egli riserva a importanti personalità protestanti in fuga

religionis causa. Alberto di Hohenzollern, inoltre, promuove la diffusione degli scritti e della

dottrina luterani: la stamperia di Königsberg fa uscire dai propri torchi il Piccolo Catechismo di Lutero nel 1530 e, appena quattordici anni dopo, l’Università protestante sorge nella stessa capitale del ducato410.

Intanto, la Santa Sede conduce diversi tentativi per istituire un rapporto solido con il regno polacco-lituano e per esercitare un controllo diretto su di esso in funzione

408 Vd. J. Tazbir, The Commonwealth of the Gentry, in A. Gieysztor, S. Kieniewicz, E. Rostworowski, J. Tazbir,

H. Wereszycki (eds.), History of Poland, op. cit., pp. 185-186.

409 Per ulteriori informazioni sul ‘partito per l’esecuzione dei beni’ vd. C. Madonia, Fra l’orso russo e l'aquila

prussiana, op. cit., pp. 15-16.

antiprotestante. La creazione di un ufficio diplomatico permanente, ossia con l’istituzione della nunziatura apostolica stabile in Polonia (1555), e l’entrata in campo della Compagnia di Gesù nei territori della Confederazione, mostra la preoccupazione della Chiesa per la situazione religiosa e politica411. Il primo collegio gesuita è fondato a Braniewo (1564) dopo un ritardo di oltre un decennio dalle prime disposizioni412. Inoltre,nel 1570 viene inaugurato il primo collegio gesuita nella capitale lituana di Vilna. Questa istituzione detiene il monopolio dell’istruzione e, nel 1578, si trasforma nella prima università del Granducato, grazie ai favori del Re Stefano I Báthory (1576-1586)413.

Con il Cardinale polacco Stanislao Osio (1504-1579), membro attivo del Concilio di Trento e autore di testi apologetici e polemici, e con l’applicazione dei dettami del tridentino, la Chiesa Cattolica cerca di contrastare l’influsso protestante in maniera più sistematica414. Stanislao è particolarmente adatto al compito: egli dedica diversi scritti alla difesa dell’ortodossia cattolica e alla condanna delle tesi riformiste415, come dimostrano gli esempi

della sua opera più conosciuta Confessio fidei catholicæ christianæ (1553-1557) e della

Confutatio Prolegomenon Brentii (1560) rivolta al teologo luterano Johann Brenz (1499-

1570), autore di un importante catechismo luterano e della Confessio Virtembergica (1551)416. I primi effetti dello spirito tridentino sono rintracciabili nel sinodo di Piotrków del 1551, dove il Cardinale presenta proprio la Confessio Fidei Catholicae Christiane. La Chiesa

411 Vd. D. Caccamo, “Il rinnovamento cattolico nell’Europa orientale”, in L. Mezzadri, La Chiesa nell’età

dell’assolutismo confessionale. Dal Concilio di Trento alla pace di Westfalia (1563-1648), Milano, Edizioni Paoline 1988, pp. 221-271, in particolare pp. 227-231.

412 Per le problematiche incontrate dai Gesuiti nei territori polacco-lituani e i rapporti tra il papato e la Polonia

vd. C. Madonia, “Problemi della penetrazione gesuita in Europa orientale”, in A. Biondi (a cura di), Modernità: definizione ed esercizi, Bologna, Clueb 1998, pp. 197-245; C. Madonia, La Compagnia di Gesù e la riconquista cattolica dell’Europa orientale nella seconda metà de XVI secolo, Genova, Name 2002, pp. 11-45.

413 Ibidem, pp. 88-89

414 Vd. al tal proposito il paragrafo ‘The Doctrine of the Counter-Reformation’ di J. Tazbir, contenuto in J.

Tazbir, E. Rostworowski, The Commonwealth of the Gentry, in A. Gieysztor, S. Kieniewicz, E. Rostworowski, J. Tazbir, H. Wereszycki (a cura di), History of Poland, op. cit., pp. 169-395, in particolare pp. 227-234.

415 Per un elenco delle opere del ‘terribile avversario de’ protestanti’ vd. N. S. Bergier, Dizionario

enciclopedico della teologia, della storia della chiesa, degli autori che hanno scritto intorno alla religione, dei concili, eresie, ordini religioni, vol VI, Milano, Carlo Turati Tipografo 1845, p. 520.

416 Vd. J. M. Estes, Christian Magistrate and Territorial Church: Johannes Brenz and the German

di Roma è dunque presente in maniera continua, e le designazioni della Polonia, durante i secoli XVI e XVII, sono state spesso accompagnate da epiteti che pongono l’accento sulla sua figura di baluardo del cattolicesimo417. La religione di Roma rimane la fede di una grande percentuale di popolazione, ma i territori della Confederazione ospitano, o in alcuni casi inglobano, diverse comunità religiose.Inoltre, diventano la meta di diversi gruppi protestanti che vi si rifugiano per sfuggire alle persecuzioni in corso nei loro paesi di origine: il paese si trasforma, a tutti gli effetti, in un’isola di tolleranza nel vasto oceano d’intolleranza religiosa che era il resto d’Europa, e ospita così una varietà di minoranze confessionali le quali godono di libertà sia religiosa sia civile. L’espressione costituzionale giunge nell’atto della Confederazione di Varsavia del 28 gennaio del 1573: l’accordo prevede e garantisce la libertà di espressione religiosa nelle terre della Confederazione418. Data questa eterogeneità, i firmatari dell’atto decidono in questo modo di evitare pericolosi dissensi come quelli che imperversano nei paesi vicini. L’impegno preso è teso a preservare la pace nonostante la presenza di diverse confessioni religiose e a ostacolare scontri sanguinolenti, confische di beni, persecuzioni ed esili ai danni degli appartenenti alle diverse professioni di fede. Inoltre, la promessa riguarda anche il non sostenere alcuna autorità in tali procedimenti, ma al contrario è richiesto l’osteggiamento di queste illiberali iniziative419. La Chiesa prova con

417 Per una panoramica sui diversi appellativi (semper fidelis, antemurale...) vd. N. Davies, God’s Playground,

op. cit., pp. 159-160.

418 C. Madonia sottolinea come l’atto della Confederazione di Varsavia non fu “una proclamazione precoce

dello spirito di tolleranza universale, quanto piuttosto l’affermazione di un principio dettato dal realismo politico: […] ogni nobile, in quanto tale, era ‘cittadino della Repubblica’, libero di fare le sue scelte senza doverne render conto ad alcuno”, vd. C. Madonia, Fra l’orso russo e l’aquila prussiana, op. cit., pp. 17-18. Vd. anche S. Grzybowski, “The Warsaw Confederation of 1573 and Other Acts of Religious Tolerance in Europe”, Acta Poloniae Historica 40/(1979), pp. 75-96.

419 La trascrizione ufficiale si trova in Konstytucyje, statuta i przywileje na walnych sejmach koronnych od

1550 aż do roku 1578 uchwalone, Kraków, M. Szarfenberg 1579, f. 119v-120v. (Costituzioni, statuti e privilegi durante le Commissioni Generali della Corona, dal 1550 al 1578). La pergamena del testo è conservata presso l’Archiwum Główne Akt Dawnych w Warszawie (Archivio Centrale dei documenti storici di Varsavia). Vd. anche la traduzione inglese presente in K. M. Olszer (ed.), For Your Freedom and Ours. Polish progressive Spirit from the 14th century to the present, New York, Frederick Ungar Publishing Company 1981, pp. 131- 133, l’informazione proviene da B. A. Porter, Faith and Fatherland: Catholicism, Modernity, and Poland, New York, Oxford University Press 2011, p. 397, nota 8. Cfr. anche la traduzione inglese in J. Lecler,

scarsi risultati a contestare i principi della Confedeazione, mossa dalla convizione che la stabilità e la pace poteva essere raggiunta con la protezione di una sola confessione, ossia quella cattolica420.

I grandi movimenti politici si rispecchiano così negli aspetti sociali e religiosi: nella Confederazione polacco-lituana, già da prima della Riforma, sono presenti diverse forme di culto. Come abbiamo accennato, sullo stesso suolo convivono Cattolici romani, Armeni, Musulmani, Ortodossi, Hussiti ed Ebrei, sia Rabbaniti sia Caraiti. Da lì a poco si insediano anche diversi gruppi di riformati, tra cui i cosiddetti ‘antitrinitari’. Per quanto riguarda gli armeni, la comunità fa il suo ingresso nei territori polacchi dopo l’ondata di migrazioni seguite al crollo del regno di Armenia del XI secolo. La Chiesa armena assume i primi lineamenti costitutivi durante il XIV secolo, quando Casimiro il Grande (1333-1370) concede nel 1356 lo Ius Magdeburgicum agli Armeni residenti nella città di Leopoli. Questo permette l’autogoverno secondo i propri diritti tradizionali421. I gruppi di religione

musulmana arrivano nei territori polacco-lituani verosimilmente con la popolazione tatara. La prima ondata di migrazione risale al XIV secolo, mentre il XVI secolo rappresenta il culmine della loro prosperità nel territorio, garantita da decreti reali che ne riconfermano lo

status privilegiato di cui erano beneficiari, grazie soprattutto al servizio militare che

garantirono al paese422. La presenza ortodossa è assicurata dai Ruteni della Galizia e da buona parte della popolazione russa della Lituania. I primi riconoscono come capi religiosi i vescovi ortodossi della Galizia; i secondi, sottostanno al metropolita ortodosso di Kiev423.

Toleration and the Reformation, New York, Association Press 1960, vol. I, p. 398 (ed. or. J. Lecler, Historie de la tolerance au siècle de la Réforme, 2 vols. Paris, Aubier 1955).

420 Per un approfondimento sull’opposizione della Chiesa romana nei confronti della Confederazione del 1573

vd. C. Keenan, “Polish Religious Toleration and Its Opponents: The Catholic Church and the Warsaw Confederation of 1573”, in D. Facca, V. Lepri (eds.), Polish Culture in the Renaissance: Studies in the arts, humanism and political thought, Firenze, Firenze University Press 2013, pp. 37-51.

421 Per un approfondimento vd. G. Petrowicz, La Chiesa Armena in Polonia, Roma, Istituto degli Studi

Ecclesiastici 1971.

422 Vd. M. M. Dziekan, History and cultures of Polish Tatars, in K. Górak-Sosnowska (ed.), Muslims in Poland

and Eastern Europe, Warszawa, University of Warsaw. Faculty of Oriental Studies 2011, pp. 27-39; L. Bohdanowicz, “The Muslims in Poland: Their Origin, History, and Cultural Life”, The Journal of the Royal Asiatic Society, 3/(1942), pp. 163-180.

Gli Hussiti provengono dai confini boemi e trovano appoggio, soprattutto nei territori della Grande Polonia, per poter organizzare una propria chiesa autonoma. L’affinità è garantita da precedenti inclinazioni: gli ecclesiastici polacchi, durante la condanna al Concilio di Costanza (1414-1418), erano tra i pochi che presero le difese del teologo e riformatore boemo Jan Hus (1371-1415)424. Sulla questione della comunità ebraica e delle diverse confessioni riformate torneremo successivamente. Questi temi meritano una discussione separata e più approfondita, poiché riguardano la comunità del nostro autore Yiṣḥaq ben Avraham Troqi e le fonti di cui si serve per portare avanti la sua critica alle dottrine cristiane425.

Possiamo dire che il pluralismo religioso e il clima di liberalità trovano la loro espressione nella peculiare forma polacco-lituana d’interconfessionalità. L’ambiente culturale trae dalla grande varietà di idee e dottrine alcune caratteristiche che aiutano a comprendere il milieu in cui si scontrano e incontrano modelli religiosi e dottrine confessionali. Ad esempio, l’influsso delle idee sociniane trova qui un terreno fertile, e le discussioni dottrinali non si placano neppure dopo un primo ordinamento avvenuto con la fondazione dell’Ecclesia minor Fratrum Polonorum. Le minoranze religiose che fanno capo alla dottrina unitariana si dividono in diverse correnti e, come vedremo, saranno in fase di assestamento per buona parte del XVI secolo. Inoltre, l’eredità umanista e il razionalismo critico portano diversi leader religiosi verso un radicale ripensamento delle dottrine religiose e teologiche.