Capitolo 2. La figura di Gesù nella Sifrut ha-vikkuaḥ medievale
2.1.4. Sefer Yosef ha-Meqanne
2.1.5.1. Gesù e la Legge
I riferimenti critici al rapporto tra Gesù e la Legge si trovano già nella prima parte del Sefer Niṣṣaḥon Yašan, e in particolare quando è affrontata l’interpretazione cristiana di Geremia. I Cristiani sostengono che nel trentunesimo capitolo di Geremia (Ger 31, 30 o 31, 31) si trovi una prefigurazione profetica su Gesù e sulla sua nuova legge, la quale sostituirebbe la ormai vecchia e superata legge mosaica224. Il Sefer Niṣṣaḥon Yašan riporta la citazione matteana contenuta nel quinto capitolo (vv. 17-19), al fine di contrastare l’asserzione cristiana: קופ ןאכ :(אל א׳׳ל ׳רי) השדח תירב הדוהי תיב תאו לארשי תא יתרכו ר םינימה ןי דלונשמש אבנתנ ושי לע םירמאו תחת םתליבט ץמשו השדח הרות םהל ןתב ב ר י תלימ ת םה הנה םהירבד יפל :הבושת .תבשה תחת ןושאר םויו זכמ ב ןכש םתרות תא םי בותכ ב םתועיט רפס אלא םיאיבנה ירבדו חשמ תרות לטבל יתאב אל רמא ומצעב ושי יכ לטבמה לכו ,השמ ירבדמ רבד רסחי אלו ץראו םימש ופולחיו םמילשהל בד חא ר ד תוכלמנ ארקי רסח השמ ירבדמ םימש ׳ה ׳תמ) (טי זי 225 .
Io stabilirò un nuovo patto con la casa d’Israele e con la casa di Giuda (Geremia 31, 30 o 31, 31). Qui, gli spavaldi eretici dicono che la profezia riguarda Gesù il quale, dal tempo della sua nascita, avrebbe dato loro una nova Torah, l’abominio del loro battesimo al posto della circoncisione, e la domenica al posto dello Shabbat. Risposta: con queste parole loro contraddicono la loro Torah, poiché è scritto nel loro libro degli errori che Gesù stesso ha detto: non sono venuto a distruggere la legge di Mosè o le parole dei Profeti, ma per portarle a compimento/completarle. I cieli e la terra passeranno, ma neppure una cosa della legge di Mosè passerà. Chi dunque trasgredirà una delle parole di Mosè, sarà chiamato minimo/ultimo nel regno dei cieli (Matteo 5, 17-19).
Le parole di Gesù sono usate per sovvertire la rivendicazione cristiana, in base alla quale la legge di Gesù prenderebbe il posto della legge mosaica. L’argomento è rafforzato da altre citazioni bibliche, provenienti da Geremia e dai Salmi, in cui la Torah di Mosè appare insovvertibile e insostituibile. La stessa citazione neotestamentaria è usata più avanti, assieme al suo parallelo in Luca 16,17, per perseguire il medesimo obiettivo e dimostrare la validità eterna della Torah:
224 Questa interpretazione è rigettata anche in trattati polemici precedenti. E.g.: nella quarta ‘porta’ del Sefer
Milḥamot ha-Šem e nella sezione 65 del Sefer Yosef ha-Meqanne. Vd. J. Rosenthal, Sefer Milḥamot ha-Šem, op. cit., pp. 81-82 e J. Rosenthal,Sefer Yosef ha-Meqanne, op. cit., p. 70.
םהל רמא ןכל השדח הרות ןתנו ושי אבש יפל :םינימה םירמוא :(די ׳א ׳שי) ׳וגו ישפנ האנש םכידעומו םכישדח ׳ה םלועל ביתכ אהו .הבושת .לטבית התעמו הנה דע התייהש הרות התואב םכל יד רמולכ ,הז ךרבד ׳הת) אצנ יק ׳׳ ט פ ןכו ,(ט ךיטפשמ לכ םלועלו תמא ךרבד שאר דוד קדצ ירשא רומזמב ךרד ימימת .(סק ט׳׳יק ׳הת) המו ןירקופש םינימה םירמואו קהש ונתוא אנוש ה׳׳ב תאו וניתותבש תאו ונידעומ ראשו תבשה רומשל דוע ונל ןיאו היעשי רמא ןכש ,םידעומ ,׳וגו ישפנ האנש םכידעומו םכישדח םכל ןיאו התואב דוע קיזחהל ות הר , ה בד וק ונב ורמשו םוי ןושאר מכ נו ו וכלו ירחא ד םתד יכ םהל בישהל ונל שיו .ונל שיו .ומל םירמוא ךכ .ונלש השדחה ת ץראו םימש םא :רמאו ,תמא רבדכ ומייקל אלא ןשיה תא רותסל אב אל ומצעב ושי ירהש ,ץפח הב ןיא השדחה (חי זי ׳ה ׳תמ הושה ,ז׳׳י ז׳׳ט ול) ולטבתי אל םיאיבנ ראשו השמ ירבד ולטבתי 226 .
L’anima mia odia i vostri noviluni e le vostre feste stabilite (Isaia 1, 14). Gli spavaldi eretici dicono che Egli disse loro questo proprio perché Gesù è venuto e ha dato una nuova Torah, cioè: ne avete avuto abbastanza di quella Torah, che è esistita fino ad adesso, ed ecco, ora sarà abolita. Risposta. È scritto: per sempre, o Signore, la tua parola è stabile (Salmi 119, 89), e Davide aggiunse: la tua parola è verità dall’inizio, e ognuno dei tuoi giudizi è eternamente giusto (Salmi 119, 160). Gli eretici audaci dicono che Dio odia noi, i nostri Shabbatot e le nostre feste, e che quindi non dovremmo continuare a osservare lo Shabbat e le altre feste, per questo Isaia disse: l’anima mia odia i vostri noviluni e le vostre feste stabilite, quindi voi non dovete più rispettare quella Torah: unitevi a noi e osservate la domenica, come noi, e seguite la nuova religione. Noi possiamo rispondere loro, mostrando che Dio non desiderava la loro nuova religione, e anche Gesù non è venuto per distruggere la vecchia, ma per confermarla come vera; infatti dice: anche se i cieli e la terra passeranno, le parole di Mosè e degli altri profeti non passeranno (Luca 16, 17 // Matteo 5, 17-18).
Le pretese interpretative dei cristiani sono contestate con le stesse parole di Gesù. Egli, sia con le parole sia con le azioni, conferma la validità della legge mosaica e rispetta i suoi precetti, come un ebreo. Inoltre, il comportamento di Gesù ha una duplice finalità polemica per il Sefer Niṣṣaḥon Yašan: conferma le sue parole e crea un precedente, sulla cui base anche i cristiani contemporanei dovrebbero osservare i comandamenti come ha fatto lo stesso Gesù. Sono diverse le sezioni in cui si rimprovera ai Cristiani di non osservare ciò che Gesù stesso ha comandato ed esemplificato con la sua condotta. L’occasione si ripresenta nei commenti delle stesse pericopi nella seconda parte del trattato227. In questa seconda parte, è l’incontro e il dialogo tra Gesù e il ‘giovane ricco’, riportati in Marco 10, 17-21 e in Matteo 19, 16-21, a prestarsi per la stessa rivendicazione di Gesù come ebreo osservante:
226 Ibidem, HEBREW TEXT, p. 52.
המ ,בוטה יבר :ול רמאיו ויליא ןנחתיו תוערוכ םייכירבב דחא םדא ושי לא ץריו ,ךרדב ושי אציו :םהל בותכ התא ןיא .ודבל םיהלא םא יכ בוט ןיא ?בוט ינארקת המל :ול רמאיו ושי ול ןעיו ?אבה םלועה ייח לחנאש השעא קש דע ךערב הנעת אל ,בונגת אל ,ףאנת אל ,חצרת אל תווצמה תא עדוי ?ךמא תאו ךיבא תא דבכ ,קושעת אל ,ר תוכמ .תושעל ךל שי תחא דוע :ול רמאיו ,ובהואו ובבחמ היה ושיו .ירוענמ יתרמש הז לכ תא ,יבר :רמאו ול הנע זי/׳י ׳רמ) ירחא ךלו םימשב רצוא ךל היהיו םיינעל ןתו ךל רשא לכ תא - ,הליבט השעו ךל רמא אל ,וישכע .(אכ הויצ תוינומדק תווצמ אלא אבה םלוע ייחל וחיטבה תווצמה ןתואבו ,ול 228 .
È scritto nei loro [libri]: Gesù uscì in strada e un uomo corse vero di lui, cadde sulle ginocchia, si prostrò davanti a lui e gli disse: Rabbi buono, cosa devo fare per ottenere la vita nel mondo a venire? Gesù rispose a lui e disse: perché mi chiami buono? Non c’è un buono, ma solo Dio. Tu non conosci i comandamenti: non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo, non truffare, onora tuo padre e tua madre? Egli rispose a lui e disse: Rabbi, io ho osservato tutto questo dalla mia giovinezza. Gesù sentì affetto per lui, l’amo e gli disse: devi fare ancora una cosa. Vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli, [poi] vieni con me (Marco 10, 17-21). Ora, egli non disse: vai e battezzati, ma gli ordinò di osservare le antiche miṣvot, e in base a queste miṣvot gli promise la vita nel mondo a venire.
Le condizioni per ottenere la vita eterna sono elencate da Gesù e rispecchiano quelle ebraiche: per la salvezza è necessario rispettare le miṣvot di Mosè. Questa immagine di Gesù
come ebreo osservante, che è stata finora tratteggiata, è in contrasto con quella che segue. Il
Sefer Niṣṣaḥon Yašan riporta l’episodio in cui Gesù guarisce il lebbroso e ordina di andare
dal Sacerdote per offrire un sacrificio, così come è ordinato dalla Legge. Dopo aver riportato i versi evangelici di Matteo 8, 1-4, si trova il seguente commento:
ונברק איבהל ןהכה לא ךליל ערוצמ ותואל הויצ עודמ יל תאלפנ ,התעו . ךליל ךירצ היה המל ודי לש אפרתנש ןויכ ןוגכ השאה ןמ דלונש רחא ויפ לע תישענ תחא וליפא הרותבש תווצמ ראש לכ תא םיאור ונא ןיא ,דועו ?ןהכל ריתהש המכו ומכ תוריחאו םיאלכו ריזחו הלימו תבש האלהו אוהה םויהמ תישענ אל המצע תאזו .ותאיב רחא 229 .
Ora, sono sorpreso da questo comandamento, rivolto al lebbroso, di andare dal sacerdote e portare il suo sacrificio. Dato che lui fu curato da Gesù, perché sarebbe dovuto andare dal sacerdote? Inoltre, dal momento della sua nascita, non abbiamo visto che lui abbia osservato nessun altro comandamento della Torah, come
228 Ibidem, HEBREW TEXT, p. 129. 229 Ibidem, HEBREW TEXT, p. 116.
quelli che riguardano lo Shabbat, la circoncisione, il maiale e il mischiare le specie, così come altre cose, infatti ha permesso alle persone di trasgredire, dopo la sua venuta. Inoltre, persino questo comandamento non è osservato da quel giorno.
Qui Gesù viene presentato come un trasgressore che permette di violare le leggi mosaiche. Inoltre, ciò che è richiesto da Gesù in questa occasione è in contraddizione con ciò che egli dichiara successivamente, nel dialogo con i Farisei sulla profanazione dello
Shabbat (Matteo 12, 1-12), operato dai suoi discepoli. In particolare, le parole contenute in Matteo 12, 7 si prestano all’accusa di incoerenza:
אפירש ערוצמ ותואל הויצ אוהש וניאר אלהו ,ןברקו חבזב ץפח וניא אוהש רמולכ ,חבז אלו יתצפה דסח רמא ןברק איבהלו ןהכל ךליל
230
?
[Gesù] disse: io voglio misericordia, e non sacrifici (Cfr. Matteo 12, 7), vale a dire che lui non voleva nessun sacrificio, come può essere compatibile con il comandamento, appena menzionato, dato al lebbroso che è stato curato, di portare un sacrificio.
Il Sefer Niṣṣaḥon Yašan esprime lo stesso biasimo per le parole di Gesù in riguardo alla licenza di violare il riposo dello Shabbat e si chiede come possa permetterlo:
בישה עודמו .הרופחמ אלו ראבמ אל תבשב המהב םוש תולעהל םיאשר םילארשי ןיאש םימעה כלכ יולג ךכש תבשב הכאלמ תושעל םהל ריתמ היה ךכבו ?ךכ םהל
231
.
Lo sanno tutti che agli Ebrei non è permesso sollevare nessun animale di Shabbat, né da un pozzo né da un fosso. Perché allora risponde così a loro? Dicendo questo, lui permise a loro di lavorare durante lo Shabbat.
Gesù consente di ignorare la prescrizione sabbatica e sembra non avere nessun riguardo per le consuetudini ebraiche. Il Sefer Niṣṣaḥon Yašan lo ripete quando commenta la richiesta fatta da Gesù all’uomo che voleva seguirlo. Dopo aver riportato le parole di Gesù contenute in Matteo 8, 21-22, l’autore commenta:
230 Ibidem, HEBREW TEXT, p. 120. 231 Ibidem, HEBREW TEXT, p. 120.
ג הוצמ ןיא אלהו ?ךיבא רובקלמ חנה רפוס ותואל רמאש וזמ הלודג הער שי יכו לכו םיירכנ םיתמ רובקלמ הלוד
םדא לש ויבא ןכש
232
.
C’è qualcosa di peggio di quando dice a quello scriba: desisti dal seppellire tuo padre? (Cfr. Matteo 8, 22) Poichè non c’è miṣvah più grande di quella di seppellire i parenti morti, e questo vale soprattutto per il padre di un uomo.
La richiesta radicale di Gesù appare crudele e si allontana dalle consuetudini ebraiche sul rispetto per i morti.
Come si vede, emerge un’immagine ambigua di Gesù. Infatti, da una parte egli è descritto come un ebreo osservante, attento al rispetto delle prescrizioni mosaiche e proclamatore della loro eterna validità; dall’altra egli è ritratto come un trasgressore che incita all’abbandono delle miṣvot e dispensa i suoi seguaci dalla loro osservanza. Questo tipo di approccio non è nuovo nelle polemiche anticristiane, come è stato già notato in precedenza233. La necessità di combattere le pretese cristiane travalica la logica di un ritratto coerente. È chiaro che l’obiettivo non è quello di presentare Gesù e il suo rapporto con la legge, bensì quello di screditare le sue azioni e le sue parole in base alla necessità polemica contingente, su cui si modella la strategia da adottare a seconda dei casi.
2.1.5.2. La divinità di Gesù
Il tema della divinità di Gesù ricopre un ruolo centrale nel testo. Come la nostra tabella ha evidenziato, i capitoli dedicati alla confutazione di questa dottrina cristiana sono molti, ma qui ci si concentrerà solamente su alcuni passaggi utili alla nostra indagine. Nelle seguenti pagine si esporranno le stretegie argomentative utilizzate dal Sefer Niṣṣḥon Yašan per combattere la rivendicazione cristiana della divinità di Gesù sulla base della vicenda della tentazione, dell’utilizzo dell’appelativo ‘figlio dell’uomo’ da parte di Gesù, delle occasioni in cui egli ammette la sua distanza da Dio e quelle in cui si rivolge a Dio.
232 Ibidem, HEBREW TEXT, p. 121.
L’episodio della tentazione di Gesù è riportato tenendo conto della versione matteana (Mt 4, 1-11) e il commento critico alla vicenda è molto simile a quello del Sefer Milḥamot
ha-Šem234. Il comportamento di Gesù non può essere considerato divino e nemmeno all’altezza di quello adottato dalle figure bibliche di Mosè e di Elia. Mosè, nonostate fosse umano, di carne e sangue (םדו רשב היהש השמ)235, affrontò lodevolmente il digiuno e ricevette l’aiuto di Dio. Oltre che rivelarsi inferiore a Mosè, Gesù mostra chiaramente la sua natura umana proprio perché ebbe fame, bisogno inconcepibile nell’essere divino.
L’umanità di Gesù si manifesta anche attraverso le sue stesse parole. Il Sefer Niṣṣḥon
Yašan utilizza i passi in cui Gesù ricorre all’appellativo di ‘figlio dell’uomo’ per
esemplificare la considerazione che egli ha di sé e della sua missione. Gesù è un uomo, consapevole della sua limitatezza e della sua distanza da Dio. Il Sefer Niṣṣḥon Yašan collezione diversi passaggi contenenti dialoghi in cui Gesù si definisce ‘figlio dell’uomo’, quindi esplicitamente umano e non divino:
חולסל ץראב לשומ םדא ןב שי יכ ועדת רובעבל ,ךל םוק :הטמה לע בכושה הדישה לעבל ושי רמאש םהל בותכ ושי רמא זא .תואטח שי םילעוש :םהל רמאו [...] .(ו ׳ט ׳תמ) ךתיב לא ךלו ךתטמ תא אשו ךל םוק :הדישה לעבל דוע .(חנ ,ט שקול) ישאר תא םישהל לכואש המב עקרק יל ןיא םדא ןב ינאו םיניק םימשה ףועלו תורופח םהל רפוס אביו .תרפ רהנל רבעמ ךליו ויתוביבס תובר תותיכ ושי אריו :שוקרמ רפסב םהל בותכ ךלא :רמאיו דחא אוה םיהלא םא [...] (כ חי ח ׳תמ) ׳וגו תורופח םהל שי םילעוש :ושי ול הנע .םש ךלת רשא תומוקמה לא ךירחא לכבש ןויליג ןוועב וניצמש ומכ ,םדא ןב ומש ארקנש ושיב ויה םירבדה וליא לכו [...] ?םאדא ןב ומצע ארק המל יפ ,םדא ןב ומצע תא ארק ומצע אוה וליפא םוקמ אמוה יל 236 .
È scritto nei loro [libri] che Gesù disse all’uomo afflitto dai demoni, che era sdraiato sul letto: alzati e cammina, affinché sappiate che il figlio dell’uomo ha autorità in terra di perdonare i peccati. Quindi Gesù gli disse: alzati, cammina, prendi il tuo letto e vattene a casa tua (Matteo 9, 6). […] E disse loro: le volpi hanno le tane e gli uccelli del cielo hanno i nidi, ma io, il figlio dell’uomo, non ho un posto dove poggiare la mia testa (Luca 9, 58). Inoltre, è scritto nel loro libro di Marco: quando Gesù vide una grande moltitudine attorno a lui, attraversò l’Eufrate, e uno scriba arrivò e disse: ti seguirò dovunque andrai. E Gesù gli rispose: le volpi hanno le tane etc.
234 Vedi il paragrafo dedicato al trattato e J. Rosenthal, Sefer Milḥamot ha-Šem, op. cit, pp. 144-145. Per
un’ottima sintesi delle differenze strategiche e argomentative presenti nei due trattati sull’episodio della tentazione rimando all’analisi di M. Ochs, Mattheaus Adverus Christianos, op. cit., pp. 188-191.
235 D. Berger, The Jewish Christian Debate, op. cit., HEBREW TEXT, p. 114. 236 Ibidem, HEBREW TEXT, pp. 117-118.
(Matteo 8, 18-20). […] Ora, se lui era Dio, perché chiamò se stesso ‘uomo’? […] Tutte queste parole si riferiscono a Gesù, che fu chiamato ‘figlio dell’uomo’, come è scritto nei Vangeli, poiché lui chiamava se stesso ovunque ‘figlio dell’uomo’, fili homo.
L’utilizzo del termine ‘figlio dell’uomo’ dimostra quindi l’esclusiva identità umana di Gesù e non un rapporto privilegiato e men che meno un’identità con il divino. Il Sefer
Niṣṣḥon Yašan giunge alla stessa conclusione di fronte alle parole che Gesù pronuncia in
occasione del discorso escatologico ai suoi discepoli:
הנעו .אוהה םויה היהי יתמל םיתמה תייחת לע ושיל וידימלת ולאשש שוקרמ רפס לש ישימח רפסב םהל בותכ ויש ימ ןיא :ושי םהל ודבל ׳ה םא יכ םדא ןב םוש אלו המור יכאלמב אלו תוירבה לכב העש התואו םוי ותוא עד םיבהואה םדאה ינב הארא התע :אנהוי לש ישימח רפסב ביתכו .תוהולאה ןמ ומצע תא איצוהו ,(בל ד ג׳׳י ׳רמ) ׳י ןנחוי הושה) ינרגש רשאו ינא לבא ידבל ינניאו ,לאה תושרב יניד ןידא הצרא םאו ,יתוא דועו .(ל ׳ה ,דכ גכ ד׳ (גל אל ׳ה ןנחוי ׳שה) ינרגיש לאה רמאו ומצע לע דיעה יכ םישנא ודיעה יכ בותכ 237 .
È scritto nel quinto libro del libro di Marco, che i discepoli di Gesù gli chiesero quando sarebbe arrivato il giorno della risurrezione dei morti. Gesù rispose a loro: nessuna creatura conosce il giorno e l’ora, neanche gli angeli in alto, neanche i figli dell’uomo, ma solo Dio (Marco 13, 4 e 32). Lui quindi si esclude dalla categoria della divinità. È scritto nel quinto libro di Giovanni: ora i vedrò quegli uomini che mi amano, e se vorrò, effettuerò il mio giudizio con il permesso di Dio. Ma io non sono solo, ma sono io e colui che mi ha mandato (Giovanni 14, 23-24; 5, 30). Inoltre, è scritto che delle persone fidate hanno affermato che testimonia su sé stesso, dicendo: ‘Dio mi ha mandato’ (Giovanni 5, 31-33).
Con queste parole è lo stesso Gesù a mettere in chiaro la sua distanza da Dio, ammettendo di non conoscere ciò che conosce Dio, di essere stato mandato da lui, e quindi di essere un semplice ‘messaggero’. La sua estraneità alla divinità viene così dimostrata dal
Sefer Niṣṣḥon Yašan non senza il soccorso di fonti extra-evangeliche, come nel caso che
segue:
237 Ibidem, HEBREW TEXT, pp. 138-139.
יתעמש ינודא ,ושיל רמאו דחא םדא ול אבו םימ התשו םחל לכאו םימ לש ןייעמ לע בשוי היה ושי :םהל בותכ דלונש םדאל ול יוא :ושי ול הנע .יקחודמ יל רוזעל לוכי התאו הולא התאש וחקפב ת ,ןהב תוארל לוכי אלו םייניע היימתב ?םיהלא תויהל לוכי יתייה ,רחא םדאכ םדו רשב יל שיש האור התאש ומכ 238 .
Gesù era seduto alla sorgente dell’acqua, e mangiava del pane e beveva dell’acqua. Arrivò un uomo e disse a Gesù: mio signore, ho sentito che tu sei Dio e che puoi aiutarmi con i miei problemi. E Gesù rispose: guai a quell’uomo che nacque con gli occhi, ma che non può vederci. Dato che hai visto che io ho carne e sangue, come ogni altro uomo, come posso essere io Dio?
D. Berger non rintraccia fonti o paralleli per questo aneddoto, né nella letteratura ebraica precedente, né in quella cristiana239, ma il Sefer Niṣṣḥon Yašan non sembra dubitare della sua attendibilità e notorietà, tanto da riportarlo e quindi reputarlo utile a i fini polemici.
Le occasioni in cui Gesù prega e si rivolge a Dio rappresentano un’altra prova della sua mancata divinità. Infatti, sia le parole di Gesù sulla croce, sia quelle durante le ultime ore della sua vita, diventano un’occasione per dimostrare come Gesù stesso abbia avuto la necessità di rivolgersi a Dio. Così facendo, Gesù prende distanza dalla divinità:
מ קוחר ינתבזע המל ילא ילא .ותיילת תעב ורמא ושי הז רומזמ :םינימה ןירתופ :(ב ב׳׳כ ׳הת) יתגאש ירבד יתעושי קוחר ינתבזע המל יתוא האר ילא ילא םינימה ירפסב בותכ ןכ ומכ שיו ,ינתבזע המל ינידקופ ילא ילא םהירפסבו וה םיהלא יכ רמאת ךיאו ,אטוח אוהש הדומ ומצעב ושי יכ האור ךנהו .יתאטח ירדב יתעושימ ושיש אצמנ םג ?א קידצ היה אל כ׳׳א ,םיהלא ובזעש המ לע ןנולתמ היה 240 .
Dio mio, Dio mio, perché mi ha abbandonato? Perché sei così lontano dall’aiutarmi e dalle parole del mio pianto? (Salmi 22, 2) Gli eretici dicono che Gesù ha pronunciato questo Salmo nel momento della sua impiccagione, e nei loro libri [è scritto infatti]: Dio mio, Dio mio, ricordami, perché mi ha abbandonato? Così come è anche scritto nei loro libri eretici: Dio mio, Dio mio, guardami. Perché mi ha abbandonato? Perché le parole della mia trasgressione sono lontane dalla mia salvezza? Ecco, tu vedi che Gesù stesso ammise di essere un peccatore, e come puoi dire che era Dio? Troviamo anche che Gesù chiede che Dio lo perdoni, quindi lui non può esser stato un uomo giusto.
238 Ibidem, HEBREW TEXT, p. 140. 239 Ibidem, p. 326.
La richiesta di aiuto rivolta a Dio è rilevante per il proposito polemico del testo, in quanto da sola può dimostare la non identità con Dio, l’incapacità di Gesù e il suo riconoscersi peccatore. Allo stesso modo, sia la preghiera di intercessione recitata durante l’ultima cena, sia la preghiera di Gesù nel Getsemani diventano indizi della sua mancata divinità. Il Sefer Niṣṣḥon Yašan commenta così ciò che Gesù disse a Pietro, riportando i passaggi contenuti in Luca 22, 31-32:
הולא ומצע היה םאו .(בל אל ב׳׳כ ׳קול הושה) ךימי רצקלמ ׳ה ןמ שקבא ושי ינאו ךתימהל שקבמו קסעתמ ןטשה ארק אל ומצעב אוהש ,דועו ?םירחאמ ול שקבל ךירצ היה המ לש חולש וא דבע וא איבנ םא יכ הולא ומצע תא םוקמ 241 .
Satana è coinvolto e chiede la tua morte, ma io, Gesù, pregherò Dio [affinché freni] la brevità dei tuoi giorni (Luca 22, 31-32). Se lui stesso fosse stato Dio, perché avrebbe dovuto chiedere ad altri per [salvare] Pietro? Inoltre, lui non chiama se stesso Dio, ma solo profeta, servo o messaggero di Dio.
Queste sono le prove che il Sefer Niṣṣḥon Yašan porta per dimostrare come Gesù non si sia considerato Dio, né proclamato tale. Sono i suoi stessi atti e le sue stesse parole a confermare questo assunto, anche nel commento della preghiera nel Getsemani si legge:
םהל בותכ : [...] .ללפתאש דע הזב ובש :וידימלת לא רמאיו ,םינמש איג ומשש רפכב וידימלת םע ושי אבשכ ] ?ןנחלו תולחל ךירצ היה יכו ?ושי ללפתמ היה ימ ינפלו ,ונממ הז סוכ ריבעהל ויבא ינפל ללפתמ היהש ,דועו [... םאו ,תווש תונוצרה ויה אל ,ןכ םא ,ךנוצרכ םא יכ ינוצרכ אהי אל רמאו .ינא אלו ינממ ריבעהל לוכי התא רמולכ םיהלא וניאש אצמנ םהל תונוצר יתש 242 .
È scritto nei loro [libri]: quando Gesù, con i suoi discepoli, arrivò nel villaggio, il cui nome era Getsemani, disse ai suoi discepoli: sedetevi qui, affinché io preghi (Cfr. Marco 14, 32; Matteo 26, 36). […] Ora, chi stava pregando Gesù? E perché aveva bisogno di implorare e di supplicare? […] E ancora, Gesù pregò Dio affinché gli togliesse il calice; infatti, dice: tu puoi togliere questo da me, ma io no. E ancora dice: sia non come voglio io, ma come vuoi tu (Cfr. Marco 14, 36; Matteo 26, 42). Se è così, quindi i desideri non sono gli stessi, e se sono due desideri, allora Gesù non può essere Dio.
241 Ibidem, HEBREW TEXT, p. 143. 242 Ibidem, HEBREW TEXT, pp. 123-124
Ma in tal caso vediamo convivere ritratti gesuani diversi. Questa raffigurazione di Gesù come estraneo alla divinità, consapevole di essere umano e non divino, è in contrasto con un’altra immagine che viene presentata nel Sefer Niṣṣḥon Yašan. Infatti, se da una parte abbiamo un Gesù che sa di essere uomo, e che, da ebreo, prega, rispetta e incoraggia a rispettare le prescrizioni della legge Mosaica (con qualche contraddizione, come abbiamo visto), dall’altra abbiamo un Gesù che rivendica per se stesso qualità divine e si proclama Dio. Nel commento al passo di Genesi 3, 22, il Sefer Niṣṣḥon Yašan trova una sorta di preannuncio riguardante Gesù:
קה האר ה׳׳ב דיתעש םלועה תועטהל ושי הולא אוהש רמולו קה רמא ׳׳ב לתי ושיו םדא ינב ותומיש בטומ ה ה ב ץע לאו דחא אי םלוע יאב לכ ועדיו םייחה ץעמ לכ כ אוה הולא אל י 243 .
Dio vide che nel futuro Gesù avrebbe ingannato il mondo, dicendo di essere Dio. [Quindi] Dio decise che sarebbe stato meglio che gli uomini potessero morire, cosicché Gesù avrebbe potuto essere impiccato senza aver mangiato dall’albero della vita, e tutto il mondo avrebbe saputo che lui non è Dio.
Secondo il Sefer Niṣṣḥon Yašan, la Bibbia contiene diversi avvertimenti sull’apparizione di Gesù, e questo è il primo che è possibile rintracciare. Questa strategia polemica è il capovolgimento della strategia esegetica cristiana, che individua nella Bibbia i versetti che indicherebbero diverse fasi della vita, della missione, della morte di Gesù e le vicende dei suoi seguaci. Quindi, anche secondo il Sefer Niṣṣḥon Yašan la Bibbia Ebraica contiene alcune prefigurazioni di Gesù, ma sotto forma di ammonimenti, dati per evitare di seguire gli insegnamenti di colui che si proclama Dio, quindi di un ingannatore244. La
contraddizione tra la raffigurazione di un Gesù uomo e un Gesù divino non rappresenta un problema per l’intento polemico dello scritto.
243 Ibidem, HEBREW TEXT, p. 7, Cfr. anche p. 34: הולא ומצע תא השעש (si fece Dio) e p. 44: הולא ומצע תא םדא םישמ
(un uomo che si fa Dio).
244 Queste ‘profezie negative’ si trovano anche altrove: Ibidem, HEBREW TEXT, p. 34, 44-45, 52-54, 79, 86-87,
91-92 e 117-119. Un testo diverso sotto molti punti di vista, ma che adotta una strategia simile è il trattato, redatto in spagnolo, di Isaac Orobio De Castro, intitolato Prevenciones divinas contra la vana idolatría de las Gentes (c. 1670). Vd. M. Silvera, Isaac Orobio de Castro. Prevenciones divinas contra la vana idolatría de las Gentes, op. cit.