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CAPITOLO 4 CONTESTI E USI DEI SOCIAL MEDIA

4.3 Il contesto scolastico

Accanto al contesto familiare, anche quello scolastico ricopre un ruolo importante nelle esperienze d’uso dei media da parte dei ragazzi. La scuola, infatti, rappresenta un’agenzia di formazione e socializzazione prossima alla famiglia e talvolta può trasferire agli studenti strumenti e conoscenze che in alcuni casi non sono tramandati dai genitori, potenziando così le competenze dei ragazzi, ma altre volte può anche depotenziare le competenze acquisite nel nucleo familiare (Micheli, 2016). Inoltre, attraverso la scuola si possono individuare alcune caratteristiche legate alla stratificazione sociale che aiutano a comprendere l’efficacia dell’intervento pedagogico in funzione delle caratterizzazioni culturali preesistenti nei ragazzi (Bourdieu & Passeron, 1970). Un elemento utile a descrivere la relazione tra il contesto familiare e scolastico è l’incrocio tra le variabili relative all’occupazione dei genitori e alla tipologia di istituto frequentata dai figli (grafico 4.5). I ragazzi dagli 11 ai 18 anni che hanno partecipato alla survey frequentano due gradi d’istruzione differenti, coerentemente con l’età, ovvero la scuola media e la scuola superiore. La scuola media è frequentata dal 32,4% degli intervistati, mentre la scuola superiore dal 65%. Il liceo è la scuola superiore più comunemente scelta dai ragazzi intervistati (40%) e si colloca al primo posto tra quelle secondarie di secondo grado. Gli studenti campani che frequentano il liceo sono in prevalenza figli di chi non ha un’occupazione (disoccupati, casalinghe, pensionati), ma anche di impiegati e professionisti. Il 16,3% degli

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intervistati, inoltre, dichiara di frequentare un istituto tecnico e si tratta prevalentemente dei figli di disoccupati e inoccupati, degli operai, di chi lavora nel settore dell’agricoltura e della pesca e degli impiegati, mentre l’8,7% del campione frequenta una scuola professionale e anche in questo caso i figli di coloro che non lavorano sono la maggioranza, seguiti dai figli degli impiegati e dei professionisti. Infine, si attesta al 2,6% la percentuale dei ragazzi che non vanno più a scuola e si tratta per lo più degli adolescenti tra i 15 e i 18 anni che hanno completato la scuola dell’obbligo e non hanno proseguito gli studi, principalmente figli dei non occupati, degli impiegati e dei professionisti.

Grafico 4.5: Occupazione capofamiglia / Tipologia istituto frequentata dai figli (%, n=503)

2,8 2,8 2,2 0,6 0,2 5,2 7,8 2 1,2 0,6 1 2 0,6 0,4 1,8 1,2 0,8 3,2 4,8 1,6 1 0,4 1,8 2,4 0,2 0,4 0,2 16,7 19,1 8,9 5,2 1,2 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 Scuola media inferiore

Liceo Istituto tecnico Scuola professionale Non va più a scuola

Occupazione capofamiglia - tipologia di istituto frequentata dai figli

Operaio, Agricoltura e pesca Impiegato Commerciante, artigiano, attività autonoma Imprenditore

Professionista Manager

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I dati mostrano, in linea generale, che in tutte le tipologie di istituto sono presenti in maniera eterogenea i figli di tutte le categorie di lavoratori (e non lavoratori) considerati, con un andamento che lascia ipotizzare l’assenza di una relazione forte tra l’occupazione del capofamiglia e la scuola frequentata dai figli. Il dato sembrerebbe contraddire quella vasta letteratura che considera la scuola come variabile proxy per osservare la stratificazione sociale. Tuttavia, va anche detto che nel corso della realizzazione dei dieci focus group nelle scuole campane, si è potuto osservare che le platee studentesche, pur essendo miste ed eterogenee nella maggioranza dei casi, erano fortemente caratterizzate in alcuni territori e in certe tipologie d’istituto, sia in riferimento ai contesti più agiati che a quelli connotati da maggiore disagio. Pertanto, un ulteriore approfondimento in tal senso, che esula da questo lavoro, potrebbe senza dubbio fornire un quadro più chiaro.

Una chiave di lettura, invece, centrale nella ricerca condotta è quella che concepisce la scuola come luogo di socializzazione ai media e come ambito di mediazione dei comportamenti online dei ragazzi (Ferri, 2011). In tal senso, i dati emersi dalla survey registrano uno scarso interesse delle istituzioni scolastiche nei confronti della vita online dei propri studenti, basti pensare che più dei due terzi degli intervistati non ha ricevuto dai propri insegnanti formazione, consigli, aiuto e supporto in tal senso. Gli insegnanti campani risultano, infatti, poco attenti alle esperienze degli adolescenti sui social network e questa scarsa attenzione è testimoniata anche dal fatto che solo il 9,1% dei ragazzi parlerebbe con i propri insegnanti nel caso di esperienze online a rischio (cfr. grafico 4.4). Tuttavia, esiste una minoranza di realtà scolastiche che mette in campo alcuni interventi nell’ambito della media education, spesso realizzati in maniera informale da docenti disponibili e sensibili al tema. Osservando il grafico 4.6, si nota che solo il 31,8% dei giovani utenti dagli 11 ai 18 anni in Campania ha ricevuto indicazioni dai propri insegnanti su cosa fare se qualcosa sui social network dovesse infastidirli, mentre il 31,2% ha ricevuto consigli su come comportarsi online. In alcuni casi, i docenti hanno avviato un progetto di sensibilizzazione sugli usi sicuri dei social network (21,7%) e hanno creato un gruppo di discussione

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della classe per parlare degli usi responsabili della rete (20,9%). Solo in poche occasioni, invece, gli insegnanti hanno aiutato i ragazzi aggiungendoli alla loro lista di contatti sui social network (14,7%) e ancora più raramente hanno fornito loro supporto tecnico per aiutarli ad impostare la privacy dei loro profili direttamente sulle piattaforme social (12,9%).

Grafico 4.6: Ruolo della scuola nella mediazione dei rischi online (%, n=503)

Provando ad incrociare la tipologia di istituto frequentata dai ragazzi con le iniziative scolastiche volte alla mediazione e alla prevenzione dei rischi online sembra che gli insegnanti più attivi su questo fronte siano quelli che lavorano nelle scuole medie e nei licei, come ben evidenzia il grafico 4.7.

12,9 31,2 31,8 14,7 20,9 21,7 85,1 65,8 64 81,1 75,7 74,2 2 3 4,2 4,2 3,4 4,2 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Supporto privacy Consigli comportamento online Indicazioni sui rischi online Aiuto Gruppo di discussione Progetto di sensibilizzazione

Qualcuno dei tuoi insegnanti ha avuto occasione di fare una di queste cose con te?

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Grafico 4.7: Ruolo della scuola nella mediazione dei rischi online / Tipologia istituto (%, n=503)

In particolare, nelle scuole medie si registra la percentuale più alta di progetti di sensibilizzazione sugli usi sicuri dei social network (8%) e di iniziative volte a fornire supporto ai ragazzi per impostare la privacy dei propri account sui sns (4%). I licei si caratterizzano, invece, per la maggiore presenza di professori che forniscono ai propri studenti indicazioni (12,7%) e consigli (12,5%) sul comportamento e i rischi online e creano gruppi di discussione direttamente sulle piattaforme, coinvolgendo l’intera classe (8,3%). Gli istituti tecnici e le scuole professionali non dedicano molta attenzione al comportamento in rete degli studenti, ma rispetto al tema della privacy gli istituti tecnici sono particolarmente attivi (3,6%).

Durante la realizzazione dei focus group è stato chiesto agli 84 adolescenti partecipanti di esprimere un giudizio sulle eventuali iniziative messe in campo sul fronte della mediazione dei rischi online nelle proprie scuole e di raccontare, più in generale, come viene usato Internet nelle loro routines scolastiche. L’aspetto maggiormente sottolineato dagli studenti è il desiderio di essere coinvolti in prima persona in attività pratiche per potenziare le proprie competenze digitali: nonostante in alcune scuole siano stati svolti progetti extracurriculari dedicati ai temi della cultura digitale, come ad

4 10,3 12,1 5,2 6,6 8 3,4 12,5 12,7 5,4 8,3 7,6 3,6 4,8 4,4 2,8 3,4 3,8 1,8 3,2 2,4 1,4 2,2 2 0,2 0,4 0,2 0,4 0,4 0 5 10 15 20 25 30 35

Supporto privacy Consigli comportamento online Indicazioni sui rischi online Aiuto Gruppo di discussione Progetto di sensibilizzazione Ruolo della scuola nella mediazione dei rischi online - Tipologia

istituto

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esempio il cyberbullismo e i rischi della rete, secondo l’opinione degli adolescenti tali iniziative dovrebbero essere realizzate con format più accattivanti e vicini al loro mondo, attraverso un linguaggio alla loro portata e soprattutto prevedendo il loro protagonismo. Dalle discussioni di gruppo sono, inoltre, emersi due temi di grande interesse per gli adolescenti, relativi alle opportunità offerte da Internet nel campo educativo, formativo e dell’apprendimento e all’uso delle tecnologie digitali a scuola. Gli adolescenti campani condividono l’opinione che la Rete sia una fonte preziosa per affrontare lo studio individuale e di gruppo perché offre numerose opportunità di apprendimento (Buffardi & de Kerckhove, 2013): internet mette a disposizione degli studenti una varietà di risorse testuali e multimediali che li aiuta nello svolgimento dei compiti a casa e nell’approfondimento di argomenti specifici. I ragazzi dichiarano, infatti, di usare molto internet durante lo studio, sia per fare ricerche che per approfondire argomenti che li interessano o che non hanno capito a scuola, ma anche per svolgere test ed esercitazioni online, per cercare informazioni e materiali utili e per fare traduzioni in lingua straniera. Una delle fonti predilette dagli adolescenti per cercare informazioni online è il motore di ricerca Google, mentre per fare ricerche più approfondite Wikipedia è l’enciclopedia collaborativa più usata. Molti adolescenti hanno fatto presente che spesso sono ricorsi a video e tutorial sulla piattaforma YouTube per visualizzare e capire meglio alcuni processi, ad esempio, della chimica e della biologia. Un ulteriore vantaggio dell’uso di Internet nell’ambito scolastico consiste, secondo i giovani utenti campani, nella creazione di gruppi di classe sui social network, ad esempio Facebook e WhatsApp, in cui scambiarsi suggerimenti, consigli, appunti, l’assegno dei compiti da fare. In alcuni casi, tali gruppi coinvolgono anche i docenti.

Rispetto all’uso delle tecnologie digitali a scuola, gli adolescenti mettono in evidenza soprattutto la centralità del cellulare e di Internet nelle loro pratiche quotidiane, ma l’uso del cellulare a scuola si può descrivere come una “faticosa negoziazione” tra i divieti imposti dai dirigenti scolastici e dai docenti e le strategie creative adottate dai ragazzi per trasgredire a tali regole.

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In generale, il cellulare a scuola è vietato: tale divieto viene regolamentato attraverso norme scritte (circolari d’istituto) e norme non scritte (restrizioni dei docenti). Gli studenti evidenziano che spesso è capitato a loro o ai compagni di classe che gli fosse stato sequestrato il cellulare durante le lezioni. Inoltre, ripercorrendo la loro esperienza scolastica, alcuni adolescenti sostengono che i docenti sono più intransigenti durante il primo biennio delle scuole superiori, mentre al crescere dell’età degli studenti essi si mostrano più tolleranti. Tuttavia, durante i compiti in classe i cellulari vengono spenti e consegnati agli insegnanti. Una delle cose che ha più divertito i ragazzi durante i focus group è stato spiegare in che modo essi trasgrediscono ai divieti in merito all’uso del cellulare a scuola. Gli adolescenti campani adottano strategie creative soprattutto per copiare durante i compiti in classe e ricevere suggerimenti durante le interrogazioni con la complicità dei compagni. Queste azioni sono messe in campo da tutti i ragazzi di tutti gli indirizzi scolastici e tali performances sono orientate essenzialmente al problem solving. Tuttavia, molti adolescenti dichiarano che per evitare di ricorrere a sanzioni, i docenti potrebbero incentivare l’uso del cellulare a scuola soprattutto per introdurre forme di apprendimento più partecipative e stimolanti che includono anche la dimensione della conoscenza in rete, ma tale auspicio sembra essere smentito nella maggioranza dei casi da un atteggiamento di rifiuto della scuola, che appare molto distante dalle esigenze dei giovani studenti. Dai risultati della survey e dei focus group risulta chiaro che le relazioni tra scuola e cultura digitale in Campania sono un nodo critico. La media education, infatti, è entrata nelle scuole tra mille difficoltà e, nonostante stia attraversando in varie forme i curricula scolastici, è ancora lontana da un modello che promuova realmente l’empowerment dei soggetti coinvolti (Bulger & Davison, 2018). A questa situazione contribuiscono fattori più generali, come le risorse economiche destinate in tale direzione e le competenze digitali degli insegnanti (Buckingham, 2006). Inoltre, la scuola deve fronteggiare nell’era digitale la sfida dell’education overload (Buffardi & de Kerckhove, 2013), in cui si moltiplicano gli ambienti educativi e dell’apprendimento, con la conseguente messa in discussione del suo ruolo.

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In tale scenario, infatti, una delle forme più interessanti di socializzazione ai media nei contesti scolastici campani sembra essere proprio quella che avviene alla pari tra gli studenti, secondo logiche peer to peer (Morcellini, 2013), attraverso la condivisione di pratiche, esperienze, strategie e strumenti, spesso connotati dall’elemento della creatività e della trasgressione. Tale aspetto conferma che il gruppo dei pari continua ad essere un punto di riferimento importante nei percorsi di crescita delle nuove generazioni, anche in relazione alla dimensione mediale. In Campania emerge, dunque, l’immagine di una scuola che fatica ad appropriarsi dei compiti di alfabetizzazione digitale rivolti agli studenti e che solo in alcuni casi riesce a socializzare i ragazzi ad un uso critico delle tecnologie digitali e a mediare in caso di esperienze rischiose vissute online.