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CAPITOLO 5 IDENTITÀ, SOCIALITÀ E PRIVACY NEI SOCIAL MEDIA

5.3 La gestione della privacy

5.3.2 La gestione preventiva

Nella loro vita sui social media, i giovani utenti campani adottano diversi accorgimenti finalizzati al controllo delle proprie informazioni in rete, che possono essere intesi come vere e proprie strategie di privacy management. Infatti, i ragazzi mettono in atto alcuni comportamenti per evitare di incappare in situazioni spiacevoli online, che potrebbero rappresentare un danno per la propria identità e la propria reputazione. In particolare, nel tentativo di sottrarsi ad eventuali rischi, i ragazzi li anticipano, attraverso, ad esempio, la pubblicazione di informazioni false e di messaggi in codice oppure utilizzando una foto-profilo che ritrae un’immagine diversa dal proprio volto

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o ancora decidendo di non pubblicare contenuti e informazioni che li riguardano per paura di subire danni di varia natura. Azioni di questo tipo sono fondate sulla necessità di prevenire un potenziale problema prima ancora che si verifichi e in tal senso è possibile parlare di strategie di gestione della privacy di tipo “preventivo”. Già in uno studio del 2014, danah boyd e Alice Marwick evidenziano che per raggiungere la privacy, gli adolescenti usano le tecnologie in maniera inedita e implementano una varietà di strategie e tattiche nel tentativo di riprendere il controllo sulle informazioni che pubblicano, anche quando il controllo non è tecnicamente possibile all'interno delle piattaforme. In questo senso è possibile leggere nelle strategie preventive di gestione della privacy una capacità agentiva degli utenti, impegnati a definire i confini della visibilità del proprio sé. Se si fa riferimento ai dati della survey (grafico 5.12), è possibile notare che in via preventiva, il 23,3% del campione ha pubblicato informazioni false sui social network (non lo ha fatto il 69,8% e non sa di averlo fatto il 6,9%); il 36,7% degli intervistati ha deciso inoltre di non pubblicare qualcosa sui social network per paura che potesse danneggiarlo (a fronte del 56,4% di chi non ha fatto questa scelta del 6,9% di chi non sa) e il 26% ha pubblicato messaggi in codice che solo alcuni amici potessero decifrare (il 67,6% non lo ha fatto e il 6,4% non sa). Considerando la distribuzione dei dati rispetto alle caratteristiche socio-anagrafiche del campione (sesso ed età), non emergono differenze significative tra maschi e femmine e preadolescenti e adolescenti, a testimonianza che tali pratiche sono trasversalmente diffuse. Anche l’impostazione dell’account (pubblico o privato) non sembra essere una variabile che incide sulla scelta dei ragazzi di adottare strategie preventive di privacy management, infatti risulta che entrambe le categorie di utenti facciano uso di tali espedienti nei loro comportamenti online.

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Grafico 5.12: Gestione preventiva della privacy sui social network (%, n=450)

I focus group mettono in evidenza che molti adolescenti, preoccupandosi della propria privacy, decidano di non pubblicare informazioni e contenuti online per evitare spiacevoli inconvenienti. Ad esempio, Luca (17 anni, Napoli) sostiene che:

«A me preoccupa molto la privacy, perché so che su internet tutto è possibile. I sistemi che abbiamo – Apple, Android – sono facilmente rintracciabili da chiunque, anche da me che non sono un esperto. Ormai la privacy non esiste più. Chiaramente devi essere bravo a scegliere quali informazioni possono essere pubbliche e possono essere viste da chiunque e quali no. Avendo casa vuota, per esempio, noi abbiamo l’abitudine in famiglia di non pubblicare foto quando siamo fuori, giustamente per non far vedere a nessuno che non stiamo a casa».

Anche l’invio dei messaggi in codice è una pratica diffusa tra gli adolescenti campani, ma solo relativamente ad alcune situazioni: gli adolescenti hanno dichiarato che, in base a situazioni diverse, gli è capitato di pubblicare messaggi “criptati”, non accessibili alla comprensione di tutti, ma comprensibili solo a particolari pubblici di riferimento, ad esempio gli amici più stretti e il ragazzo/la ragazza di cui si vuole attirare l’attenzione. boyd e Marwick definiscono tale pratica social steganography (steganografia sociale), che nella crittografia è un metodo per nascondere le informazioni che celano l’esistenza stessa di un messaggio, proprio per indicare la volontà

23,3 36,7 26 69,8 56,4 67,6 6,9 6,9 6,4 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Info false

Decidere di non pubblicare

Messaggi in codice

Hai fatto qualcuna delle cose riportate di seguito negli ultimi 12 mesi?

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degli adolescenti che frequentano la rete di esprimere liberamente opinioni, idee, emozioni e stati d’animo, il cui significato è decodificabile solo da quelli che sanno leggere tra le righe. Di solito, questa strategia di “offuscamento”

viene adottata dagli adolescenti campani soprattutto per depistare i genitori presenti sui social network, oppure per non far sapere a tutti i propri contatti quello che si pensa riguardo un determinato argomento o quello che si prova in un particolare momento della propria vita, garantendosi che l’informazione arrivi “solo” a destinatari ben identificati. Rispetto all’invio dei messaggi in codice, dalla survey emerge che sono principalmente coloro che hanno un account pubblico a ricorrere a questa strategia (14,4%) rispetto a chi ha un account privato (11,3%) e a chi non ricorda le impostazioni del proprio account (0,2%), come mostra il grafico 5.13.

Grafico 5.13: Messaggi in codice / Impostazione account (%, n=450)

La geo-localizzazione, che consente di includere il luogo in cui si si trova all’interno dei post pubblicati, è usata da un terzo del campione: il 63,8% degli intervistati sostiene di non farne uso a fronte degli utilizzatori di tale opzione dei social network, che rappresentano il 29,3% del campione (grafico 5.14). Tra gli utilizzatori non si registrano differenze significative, ma i maschi sembrano farne un uso leggermente superiore delle femmine. In base all’impostazione pubblica o privata dell’account si segnala invece uno scarto

0,2 11,3 14,4 1,1 37,3 29,1 1,1 3,1 2,2 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0

Non so/non ricordo Privato Pubblico

Negli ultimi 12 mesi hai pubblicato "messaggi in codice" che solo alcuni dei tuoi amici potessero capire?

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più consistente: chi ha un account privato dichiara di usarla di meno (12,7%) rispetto a chi ha un account pubblico (16,4%).

Grafico 5.14: Geolocalizzazione automatica sui social network / Impostazione account (%, n=450)

Le pratiche di gestione preventiva della privacy non sono le uniche che gli adolescenti campani adottano nelle loro esperienze online, infatti a queste si affiancano le strategie correttive, descritte di seguito.