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Le violazioni della privacy e l’abuso di dati personali online

CAPITOLO 5 IDENTITÀ, SOCIALITÀ E PRIVACY NEI SOCIAL MEDIA

5.3 La gestione della privacy

5.3.4 Le violazioni della privacy e l’abuso di dati personali online

All’interno dei social media sono memorizzate moltissime informazioni personali che rischiano di diventare accessibili in pubblico qualora non si adottino precauzioni relative alle impostazioni della privacy. Attraverso i profili-utente, infatti, si possono reperire dati personali e sensibili come nome, cognome, sesso, data di nascita, città, residenza, numero di telefono, email, sito web personale, instant messagging, la scuola frequentata e altre informazioni che riguardano l’orientamento politico, gli interessi, lo stile di vita, le preferenze, l’orientamento sessuale e le relazioni sentimentali. Tali informazioni, se in possesso di potenziali malintenzionati, possono generare rischi di varia natura ai ragazzi. In un recente studio condotto in Italia da Mascheroni e Ólafsson (2018), già richiamato nel secondo capitolo, che coinvolge i ragazzi dai 9 ai 17 anni, si riscontrano diversi tipi di violazioni della privacy, come l’uso improprio di informazioni personali da parte di altri, furti d’identità e danni alla web reputation.In Campania, secondo i giovani utenti intervistati, esistono sostanzialmente quattro tipi diversi di violazioni e abusi rispetto alle informazioni condivise sui social network (grafico 5.16):

1. l’uso improprio delle immagini da parte di altri utenti;

2. l’abuso e la manipolazione delle informazioni personali online;

3. l’intromissione di persone non autorizzate nei cellulari e negli account;

4. i danni causati dalla condivisione di alcune informazioni sui social network.

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Grafico 5.16: Violazioni della privacy e abuso di dati personali online (% N=503).

1) L’uso improprio delle immagini da parte di altri utenti è la forma di violazione della privacy più diffusa: il 27,4% dei rispondenti, infatti, sostiene di aver ricevuto tag indesiderati sulle foto in cui non voleva apparire, mentre il 16,3% dichiara di aver trovato online a sua insaputa le proprie fotografie, pubblicate da altri utenti. Il tagging indesiderato colpisce in maniera pressoché omogenea i maschi e le femmine dagli 11 ai 18 anni, ma sembra essere più diffuso tra chi ha un profilo pubblico rispetto a chi ha un profilo privato. L’abuso delle proprie foto da parte di terzi è invece subìto più spesso dai maschi, dagli adolescenti e da chi ha un profilo pubblico.

2) Il secondo tipo di violazioni della privacy subite dai giovani utenti campani è l’abuso e la manipolazione delle informazioni personali condivise sui social network. Il 13,9% del campione ha visto le proprie informazioni personali online utilizzate in maniera fastidiosa dagli altri, soprattutto i ragazzi con un profilo pubblico, mentre il 6,8% dichiara di essere stato vittima di diffamazione poiché qualcuno ha fatto circolare sui social media informazioni false sul suo conto: si tratta prevalentemente dei preadolescenti (il 5% contro l’1,8% degli adolescenti), dei maschi (il 4% a fronte del 2,8% delle femmine)

27,4 16,3 13,9 7,4 6,8 5,8 5 4,4 66,4 78,3 80,9 87,9 85,7 87,5 88,5 89,5 6,2 5,4 5,2 4,8 7,6 6,8 6,6 6,2 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Tag indesiderato Abuso foto Abuso dati personali Abuso password e cellulare Diffamazione Problemi a scuola Profilo fake - Furto d'identità Info sensibili

Negli ultimi 12 mesi, quale di queste cose ti è capitata su internet/sul tuo smartphone?

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e di coloro che hanno un account visibile pubblicamente. Durante i focus group, Silvio ha descritto con molto imbarazzo la sua esperienza in tal senso:

«a me è capitato con mio zio, che è un ex detenuto. Il giorno che uscì dal carcere io lo andai a prendere e ci facemmo la foto fuori al carcere. Su ThisCrush iniziarono a scrivere “hai fatto la stessa fine di tuo zio”, “tu si tal’e qual a tuo padre, sì nu cammurist”. Poi a settembre sono iniziato a venire in questa scuola e le domande [su ThisCrush] sono aumentate e iniziarono a scrivere “vediamoci fuori scuola” [...] Un giorno mi minacciarono» (Silvio, 17 anni, provincia di Caserta).

La diffamazione, ovvero la diffusione di notizie in grado di porre una persona sotto una falsa luce agli occhi del pubblico, è percepita come un rischio importante dai ragazzi perché chi diffama una persona sui social network rovina la sua reputazione, a volta in maniera indelebile. In particolare, messaggi offensivi e diffamatori sembrano trovare terreno fertile nelle applicazioni social che garantiscono l’anonimato. È questo il caso di ThisCrush, un sito web che consente di inviare messaggi anonimi (cfr. cap.4), che nasce per dare la possibilità agli adolescenti di dichiararsi sentimenti senza rivelare la propria identità, ma che presto è stato utilizzato dai giovanissimi per dare sfogo alle offese e alle cattiverie con il solo obiettivo di diffamare gli altri. Il canale principale attraverso il quale ThisCrush si sta diffondendo, secondo gli adolescenti, è Instagram.

3) Il terzo tipo di violazione della privacy subito dai ragazzi campani è l’intromissione di persone non autorizzate nei cellulari e negli account e il 7,4% del campione sostiene che qualcuno ha utilizzato la sua password o ha usato il suo cellulare per accedere ai suoi dati o per prendere il suo posto sui social network:

«a me sono entrati nel profilo di Instagram e mi hanno aggiunto una descrizione sotto la mia immagine del profilo che è meglio se non dico... hanno proprio scoperto la mia password» (Giuseppe, 15 anni, Benevento).

Il 5% del campione dichiara invece di aver subito un furto d’identità perché qualcuno ha creato un profilo falso a suo nome fingendo di essere lui/lei sui social network. L’abuso delle password e del cellulare è stato sperimentato

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sia dai ragazzi che dalle ragazze in tutta la fascia d’età adolescenziale, ma le femmine e i maschi più piccoli sembrano esserne più colpiti, così come chi possiede un account pubblico.

4) Infine, può succedere che la condivisione di alcune informazioni sui social network causi dei danni ai ragazzi, che incidono sulla loro vita scolastica, ma a volte anche su quella familiare. Il 5,8% del campione ammette di aver pubblicato qualcosa sui social network che gli ha causato problemi a scuola, mentre il 4,4% ammette di aver condiviso informazioni sensibili causando problemi a sé stesso o alla sua famiglia. Nel primo caso, ad aver subito maggiori danni sono i maschi, i preadolescenti e chi ha un profilo pubblico, mentre nel secondo caso il danno conseguente alla pubblicazione delle informazioni sensibili riguarda indistintamente tutti i ragazzi. Un ulteriore dato sul quale vale la pena riflettere è, infine, la percentuale di coloro che hanno risposto “Non so/preferisco non rispondere” alle diverse domande riguardanti le violazioni della privacy e l’abuso di dati personali. Si tratta di percentuali abbastanza significative, seppur di bassa entità. In media, il 6% degli intervistati dichiara di non sapere se ha vissuto rischi sui social network o ha subito danni causati dal proprio e dall’altrui comportamento in rete. Questo dato può essere interpretato in almeno due modi. Nel primo caso, facendo riferimento alla componente “Non so”, si può ipotizzare che gli adolescenti non percepiscono le violazioni della privacy e l’abuso di dati personali da parte di terzi come un rischio dei social network, o meglio, non lo sanno riconoscere. Da questo punto di vista entra in gioco il tema della consapevolezza, che risulta evidentemente scarsa per questi utenti. Nel secondo caso, facendo riferimento alla componente “Preferisco non rispondere”, è probabile che i danni causati dalle violazioni della privacy abbiano riguardato temi sensibili, per cui i ragazzi hanno preferito non fornire una risposta. Dai focus group risulta, in ultima analisi, che tra i rischi per la propria privacy gli adolescenti saprebbero riconoscere i furti d’identità e la clonazione dei profili-account da parte di soggetti non autorizzati, di cui però ammettono di non avere esperienza diretta. I ragazzi si dichiarano preoccupati, tuttavia, perché tali abusi potrebbero colpire chiunque a causa

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della disponibilità diffusa di dati personali contenuti nei profili-utente. In conclusione, i ragazzi campani risultano consapevoli delle opportunità offerte dai social network rispetto alla costruzione della propria identità e all’area della socialità, ma nei confronti della privacy i loro comportamenti sono abbastanza diversificati e dipendono da numerosi fattori, legati soprattutto alla consapevolezza rispetto alla dimensione sociale-espressiva della privacy. Un quadro esplicativo di tali differenze, come si vedrà nel prossimo capitolo, sarà tracciato proprio in base alle intersezioni tra la dimensione dell’identità, della socialità e della privacy, al fine di individuare possibili chiavi di lettura per un’interpretazione complessiva delle pratiche sin qui indagate.

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