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I. 3 “Nuovo cinema sardo”: film, registi, storie di Sardegna

II.2 Criteri d’analisi e terminologia

II.2.1 Regole per la trascrizione

II.2.1.1 Convenzioni ortografiche

Vocali a, e, i, o, u

Il sistema vocalico del sardo meridionale è il seguente: a

è ò é ó i u

La distinzione tra vocali aperte e chiuse nel dialetto campidanese è di grande rilevanza perché determina un’opposizione fonematica /e/ ~ /ɛ/ ed /o/ ~ /ɔ/:

béni (‘vieni!’) vs. bèni (‘bene’); nella varietà settentrionale la pronuncia di bene è /bɛne/;

sub-dialettali di campidanese, mentre DETTORI (2002) ne indica sette. Cfr. anche DETTORI (2008: 61-64).

39 Il dizionario di PUDDU (2000-2015) è disponibile anche come risorsa online alla pagina http://www.ditzionariu.org, costantemente monitorata e aggiornata.

sónu (‘suono’) vs. sònu (‘io suono’); nella varietà sett. la prima persona singolare del verbo suonare è sòno (/sɔno/);

scéti (‘solamente’) vs. scèti (‘fior di farina’); òllu (‘io voglio’) vs. óllu (‘olio’);

òru (‘oro’) vs. óru (‘orlo, margine’).

L’opposizione fonematica è indispensabile, inoltre, per distinguere il plurale dal singolare, come nel seguente esempio, sempre del campidanese:

su témpus (‘il tempo’) vs. is tèmpus (‘i tempi’)40.

La stessa regola vale per l’italiano regionale sardo, che prevede la distinzione tra le e aperta e chiusa (è ~ è) e la o aperta e chiusa (ò ~ ó), «per cui il parlante sardo pronuncerà [bḝllo], [bḝlla], [bḝlle], ma [bèlli] [pḝra], ma [pèri], [pḝsce], ma [pèsci]»41.

Il grado di apertura e chiusura di queste due vocali è governato dal fenomeno della metafonesi, «per cui si avrà [ɛ] ed [ɔ] se la sillaba seguente o finale termina per a, e od o, si avrà invece [e] ed [o] se la medesima sillaba termina per i od u»42.

Per quanto riguarda l’accento grafico, abbiamo scelto di impiegare l’accento solo sulle parole proparossitone (làstima, ‘peccato’; peràula, ‘parola’) e sulle ossitone (ajó, ‘orsù, andiamo’; mesudí, ‘mezzogiorno’), quindi mai sulle piane (issu, ‘egli’; arrexoni, ‘ragione’; parit, ‘sembra’; maxia, ‘medicina’). L’accento delle vocali aperte è sempre grave (è, ì, ò, ù); per distinguere l’apertura delle vocali di parole omografe, impieghiamo sia l’accento grave sia quello acuto (òru/óru; bèni/béni), come raccomandano anche il comitato scientifico che ha redatto il prontuario Arrègulas e Mario Puddu.

Semiconsonanti

j [j]: maju, ‘maggio’; ajó;

u [w]: cuaddu, ‘cavallo’; fueddu, ‘parola’.

40 Il plurale del sostantivo tempus nella varietà settentrionale è sos tempos. Cfr. SANNA (1957: 99). 41 VIRDIS (1978: 26).

42 LOI CORVETTO (1983: 33). Si vedano anche WAGNER (1950/1997: 281-282) e LAVINIO (2002: 245). Il

primo ad aver osservato il fenomeno della metafonia nel campidanese è stato Vincenzo R. PORRU

Consonanti

b [b], bb [b:]: babbu, ‘padre’; bentu, ‘vento’; bonu, ‘bravo, buono’; abarrai/abbarrare, ‘rimanere, restare’;

c (ch) – con il grafema c rappresentiamo sia l’occlusiva velare sorda [k], come nei sostantivi italiani cane, come, cubo e nei vocaboli della varietà settentrionale del sardo: cane (‘cane’), cotu (‘cotto’), custu (‘questo’), chena (sett. ‘cena’), chelu (sett. ‘cielo’), chida (sett. ‘settimana’), sia l’affricata palatale sorda [tʃ], come nei sostantivi italiani cera, cielo, cibo, e nei vocaboli del campidanese cenàbara (‘venerdì’), cena (‘cena’), celu (‘cielo’), cida (‘settimana’). La c sostituisce, inoltre, la lettera q nei vocaboli derivati dall’italiano: cuadernu, cuadru, cuartu43. In tal modo, si evita di impiegare il grafema k, funzionale negli

studi di fonetica ma poco agevole e pratico per il presente studio.

d [d], occlusiva dentale sorda – donai/donae/donare, ‘dare’; dus/duas, ‘due’; didu, ‘dito’;

dd [ɖ] - cacuminale o retroflessa, «rappresenta lo sviluppo della geminata latina –LL-; il suono viene assai spesso confuso con quello di –(d)d-: in realtà i due suoni differiscono per il fatto che quello cacuminale è originato da un’articolazione che si ottiene retroflettendo la lingua verso il palato, mentre il suono dentale –d(d)- si ottiene mediante un’articolazione che porta la lingua a urtare contro gli alveoli dentali»44. Wagner la indica col grafema ḍ, sia negli studi

di linguistica che nel DES; Sanna utilizza dh, adottato anche da Virdis e Puddu, ma stigmatizzato da Pittau, che gli preferisce la geminata dd; Contini ricorre invece a ɖ. Nell’indecisione di impiegare il dh o dd, abbiamo optato per il secondo, anche perché il suono cacuminale non sempre è realizzato e immediatamente riconoscibile, specialmente nella varietà campidanese, dove è andato progressivamente indebolendosi. Tra le parole che presentano un suono

43 PITTAU (2005: 34-35).

44 VIRDIS (1978: 19). Sull’origine, l’evoluzione e la diffusione della cacuminale nei dialetti sardi, si

cacuminale, ricordiamo i pronomi atoni ddu/dda/ddi (‘lo’; ‘la’; ‘gli/le’), il pronome indefinito nudda (‘nulla, niente’).

f [f], fricativa labiodentale sorda: fai/fàchere, ‘fare’; bufai/bufare, ‘bere’ g [dʒ], affricata alveo-palatale sonora, come nell’italiano gelato, fagiolo; genti, ‘gente’; gióbia, ‘giovedì’; agitóriu, ‘aiuto’; légiu, brutto; mangianu, ‘mattino’ (suono tipico del campidanese);

g + a, o, u e gh + e, i [g], velare sonora: gana, ‘voglia’; gúturu, gola; ghetai, gettare; gherra, guerra;

gn [ɲ], nasale palatale, come nell’italiano gnomo, segno; bagna, ‘salsa, sugo’;

l [l], laterale alveolare: lunis, ‘lunedì’; luegus, ‘dopo’;

ll, con la geminata indichiamo sia il suono lungo di parole come allegai, ‘parlare’; ellus, ‘sì, certo’; mulleri, ‘moglie’; fillu, ‘figlio’; sia la laterale palatale [ʎ], presente nelle parole imbrólliu, ‘imbroglio’; famíllia, ‘famiglia’;

m [m], nasale labiodentale: merì, ‘sera’; comenti/comente, ‘come’; mm: mamma, ‘madre, mamma’; ammentai/ammentare, ‘ricordare’; n [n], indichiamo la nasale alveolare anche nelle parole che presentano nasalizzazione vocalica: binu, ‘vino’; manu, ‘mano’; cani, ‘cane’; sonu, ‘suono’ (la caduta della –N- intervocalica, con conseguente nasalizzazione della vocale precedente, è un fenomeno tipico delle parlate del campidanese);

nn, linna, legna; mannu/a, grande;

p [p], con la bilabiale sorda indichiamo sia il suono semplice di parole come apèrri(ri), mer. ‘aprire’, spesso soggetto a lenizione, sia il suono geminato di apu/apo, ‘io ho’; pipiu/a, ‘bambino, a’, papai, ‘mangiare’;

r [r], (rr) [r:]: claru/craru, chiaro; arrosa, ‘rosa’; arrúbiu, ‘rosso’; arrisu, ‘riso’;

s [s] fricativa alveolare sorda in posizione iniziale di parola; sàbadu, ‘sabato’; sardu, sardo; soli, ‘sole’; sentidu, sentimento; [z], fricativa alveolare sonora in posizione intervocalica (anche dopo articolo): casu, formaggio; arrasoja, ‘coltello’; su soli, il sole; marigosu, ‘amaro’;

sc /ʃ/, fricativa palatale sorda come nell’italiano scena – sciri, sapere; scéti, ‘solamente’; arròsciu, ‘stufato, stanco’, scadèsciri/scaresci, ‘dimenticare’ (solo per il campidanese);

ss [s]: passu, ‘passo’; cassa, ‘caccia’;

t [t], occlusiva dentale sorda – ita/ite, cosa; tui/tue, ‘tu’; fatu, ‘fatto’; tz [ts], affricata sorda - tzúcuru, ‘zucchero’; tziu, ‚‘zio‘; potzu, ‘io posso’; petza, ‘carne’; giustítzia, ‘giustizia, forze dell’ordine’;

v [v] con la fricativa labiodentale sonora indichiamo la consonante etimologica e non la fricativizzazione allofonica, quindi mai su *vragu (su fragu, ‘l’odore’); su *villu (su fillu, ‘il figlio’); sa *vortuna (sa fortuna, ‘la fortuna’); ma solo: vida, vita; bòvida, soffitto; bivi/bíviri, ‘vivere’;

x [ʒ], fricativa palato-alveolare sonora corrispondente al suono della j francese jaune, garage - arrexonai, ‘ragionare’; préxiu, ‘contentezza’ (solo per il campidanese);

z [dz], affricata alveolare sonora come nella z dell’italiano zanzara – fizu, ‘figlio’;

La mancanza di una regola univoca per il raddoppiamento delle consonanti in sardo ci ha indotto ad adottare un sistema “misto”, che prevede la geminazione delle consonanti contenute nelle parole LANA SARDA, in quanto mantengono l’opposizione funzionale scempia-geminata: fillu-filu (figlio/filo); manu/mannu (mano/grande); tasa/tassa (cantilena/tassa); caru/carru (caro/carro); meda/Medda (molto/Medda, cognome sardo), e di altre due consonanti, la b e la m, non contemplate dai redattori del prontuario Arrègulas ma previste nel sistema

proposto da Mario Puddu, il quale le impiega anche nel suo dizionario. Le occlusive c, g, p, t e le fricative f, v, z non raddoppiano mai.

Per agevolare la lettura, abbiamo limitato le forme contratte di verbi, sostantivi e preposizioni (‘àchere per fàchere; ‘entu per bentu; ‘e per de), tranne nei casi di allocutivi tronchi (ba’ per babbo, no’ per nonno) e di varianti dialettali (ispantau/spantau, ‘meravigliato, sbalordito’); qualora dovessero presentarsi lenizioni, elisioni o altri fenomeni – come la caduta della f o il colpo di glottide tipici dei dialetti settentrionali – riportereremo la pronuncia in nota. Nella trascrizione abbiamo evitato le vocali paragogiche (tempusu; dromisi; ischisi), che invece si ritrovano nelle sceneggiature, e la metatesi della r, per cui scriveremo sardu e non *sadru (‘sardo’); perda e non *pedra (‘pietra’); marxani e non *mraxani (camp. ‘volpe’). Per sicurezza e correttezza, abbiamo sempre verificato la grafia e gli accenti delle parole prima di trascriverle.