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I. 3 “Nuovo cinema sardo”: film, registi, storie di Sardegna

III.3 Il film

III.3.2 Analisi di tre testimonianze

III.3.2.1 La madre

La prima testimonianza è quella di una donna, che scopriremo essere la madre del ragazzo che intraprende la ricerca di Tullio Saba.

FB, 11-12

Stanotte ho sognato Tullio Saba. Aveva la pelle del viso bianca come cera, e gli occhi spalancati, spaventati, o forse un po’ tristi … Una camicia militare americana del tempo di guerra, lacera, a brandelli. Mi ha detto “Tutti mi hanno dimenticato, anche gli amici, anche le donne”. Te ne ho mai parlato?

Era un bravo ragazzo. Minatore. Compagno. Anche dirigente del partito. Un po’ matto. Mi ha fatto la corte subito dopo la guerra.

Tuo padre mi piaceva di più.

Strano l’abbia sognato. Che vorrà dire? Sognare i morti non porta cattiva fortuna … Un annuncio di qualcosa? Qualcosa che viene da lontano, che torna dal passato?

Vuoi che ti racconti la sua storia? Il nostro incontro? Sei curioso di me … Tuo padre non mi ha mai chiesto nulla … Ma tu sei più geloso si lui … Non conosco tutte le vicissitudini, e anche se le conoscessi… Ho un modo di raccontare disordinato, dispersivo, attorciglio tutti i fili… Se dovessi cominciare adesso magari ti direi di quei cappellini che io e Annarita abbiamo tagliato e cucito con le nostre mani per indossarli alla passeggiata serale sotto i portici, nel ’46, e li abbiamo messi una volta e mai più …

Vai a Guspini, i guspinesi hanno buona memoria, era un loro compaesano, sanno tutto, se chiederai racconteranno.

E scoprirai quel che resta di un uomo, dopo la sua morte, nella memoria e nelle parole altrui. Forse così la smetterà di venire nei sogni a rimproverarmi.

Sceneggiatura, s. 1 Film, primo testimone; minn. 01:06 - 02:34

Madre voce off testimonianza

Stanotte ho sognato Tullio Saba. Aveva la pelle del viso bianca come cera, e gli occhi spalancati,

Stanotte ho sognato Tullio Saba/ aveva la pelle del viso bianca come cera/ e gli occhi spalancati spaventati/ e tristi/ la camicia militare del

spaventati e tristi.. una camicia militare del tempo di guerra, tutta strappata. Mi ha detto “Tutti mi hanno dimenticato, anche gli amici, anche le donne.”

(in)

Era un bravo ragazzo. Minatore. Compagno. Anche direttore del partito è stato. Era un po’ matto. (Pausa. Sorride). Mi ha fatto la corte subito dopo la guerra. Mi piaceva… Ma poi ho sposato tuo padre… (la donna esita, ma il suo

imbarazzo è subito fugato). Tuo padre non mi ha

mai chiesto nulla di lui. Non era geloso. Tu sei più geloso, sei più curioso. (Pausa). Ogni tanto mi capita di sognarlo. (sorride) Forse sono tutte le domande che mi fai… Sognare i morti non porta cattiva fortuna…

Non ne ho più saputo nulla di lui. Anzi a dire la verità non ho mai saputo molto, neanche prima… (ha un attimo di esitazione) E poi racconto disordinato, attorciglio tutti i fili… Mi ricordo di quei cappellini che io e Annarita abbiamo cucito con le nostre mani per andare a ballare con gli americani nel ’46, li abbiamo messi una volta e mai più… Tullio Saba era di Guspini. Chissà se ha ancora parenti. Forse a Guspini, a Cagliari c’è ancora qualcuno che si ricorda di lui… Vai a cercarli… Così forse la smette di venire nei sogni a rimproverarmi..

tempo di guerra tutta strappata// mi ha detto/ “Tutti mi hanno dimenticato/ anche gli amici anche le donne”// Non conosco tutta la storia di Tullio e anche se la conoscessi// io poi non so raccontare/ attorciglio tutti i fili// era un bravo ragazzo/ minatore/ compagno// anche dirigente del partito è stato// era un po’ matto/ mi ha fatto la corte subito dopo la guerra / mi piaceva ma poi mi sono sposata e// tuo padre non mi ha mai chiesto nulla/ ma tu sei più geloso di lui/ sei più curioso// ogni tanto mi capita di sognarlo/ sognare i morti non porta cattiva fortuna// saranno state tutte queste domande che mi fai//

se dovessi raccontarti di quando l’ho conosciuto partirei da quei cappellini che io e Annarita abbiamo tagliato e cucito con le nostre mani per andare a ballare con gli americani nel ’46/ li abbiamo messi una volta sola e mai più// Tullio Saba era di Guspini/ chissà se ha ancora parenti// vai a Guspini/ i guspinesi hanno buona memoria/ così la smette di venire nei sogni a rimproverarmi//

Più che fare un confronto tra il testo del romanzo, la battuta della sceneggiatura e la battuta filmica interpretata dall’attrice (Lia Careddu), ci interessa notare le indicazioni sulle pause, le espressioni del volto, le esitazioni, che non trovano esatta corrispondenza nella resa parlata perché la battuta è stata modificata e alcuni enunciati sono stati omessi, tra cui il seguente:

Non ne ho più saputo nulla di lui. Anzi a dire la verità non ho mai saputo molto, neanche prima… (ha un attimo di esitazione) E poi racconto disordinato, attorciglio tutti i fili…

Il primo enunciato presenta una dislocazione a destra – l’unica presente nel turno della donna. Il riferimento al modo di raccontare disordinato e dispersivo, nel film, è posto molto prima, quasi a voler giustificare la scarsità di informazioni su Tullio Saba e l’ellitticità della narrazione, caratterizzata dall’andamento paratattico e dalla frequente giustapposizione di frasi nominali. Nella battuta è stato inserito il sintagma verbale è stato dopo l’originaria nominale «Anche dirigente del partito», che provoca la messa in rilievo del primo costituente dell’enunciato. L’aggettivo lacera e la locuzione a brandelli della nominale «una camicia militare del tempo di

guerra, lacera, a brandelli» sono sostituiti nei due testi cinematografici a favore della coppia aggettivale tutta strappata, più diffusa nel parlato, specie in Sardegna60.

Abbiamo sottolineato le domande che la madre rivolge al figlio nel romanzo ma che non si ritrovano nella battuta filmica della donna, che anzi presume di aver sognato Tullio Saba a causa di tutte le domande del figlio “curioso”. Nel romanzo, la donna afferma «Strano che l’abbia sognato» e continua col chiedersi «che vorrà dire?». Nel film si dice un’altra cosa: «ogni tanto mi capita di sognarlo». Tullio Saba “visita” spesso la donna che fu la sua fidanzata, che non si chiede il perché del sogno e il suo significato.

Un’intera frase è omessa nel film, la penultima: «e scoprirai quel che resta di un uomo, dopo la sua morte, nella memoria e nelle parole altrui». La trama del romanzo è racchiusa in due righe, semplici ma fondamentali. Bastano poche parole per dare inizio alla ricerca di Tullio Saba attraverso i racconti delle persone che l’hanno conosciuto. La memoria collettiva restituirà un’immagine complessa, a tratti contraddittoria, di un personaggio leggendario ed enigmatico del quale non restano che ricordi e frammenti sparsi.

Particolare attenzione merita, inoltre, «il modulo dei puntini di sospensione» che Testa definisce «[i]cona grafica e chiave tonale della finzione della voce alle prese col silenzio»61. Nel romanzo si contano trentatre occorrenze di discorsi lasciati

in sospeso e nove casi in cui i puntini di sospensione sono utilizzati per indicare le interruzioni nel discorso diretto riportato dai narratori. L’uso “oralizzante” di questi segni di interpunzione «mira a simulare nello scritto i ritmi e i tempi dell’escursione melodica della voce del personaggio»62. Se sulla pagina scritta la loro presenza

segnala chiaramente le pause del parlato riprodotto, nella resa orale la loro individuazione non appare ugualmente agevole. Laddove nel testo sono impiegati i puntini di sospensione, nell’enunciazione si ricorre a segnali discorsivi propri dello stile parlato: allungamento vocalico, enunciati sospesi, interiezioni63.

60 Rimandiamo a LOI CORVETTO (1983: 118-120) per l’alta ricorrenza di tutto in alcuni contesti,

specialmente nell’italiano regionale campidanese e logudorese.

61 TESTA (1997: 33). 62 TESTA (1997: 33).

63 «La consustanzialità all’evento enunciativo rappresentato e ad un comportamento linguistico

“istintivo” fa delle interiezioni un veicolo ad alto tenore stilistico della resa dell’andamento emotivo della parola del personaggio». Qualora siano presenti nello scritto, «paiono […] incidere e “sporcare” la linda estensione della pagina, prospettando su di essa la corporea esistenza della voce» (TESTA 1997: 38). È interessante notare, nel romanzo, la presenza di un solo esempio di eh

nella domanda – anche se sarebbe più corretto definirla un consiglio o una raccomandazione - rivolta al narratario «E si tolga quell’orecchino, non si offenda, eh?» (FB, 65), dove l’interiezione

Esempi:

Romanzo: Non conosco tutte le vicissitudini, e anche se le conoscessi…

Film: Non conosco tutta la storia di Tullio Saba/ e anche se la conoscessi…// io poi non so

raccontare/ attorciglio tutti i fili//

Nella battuta del personaggio della madre, come nel brano del romanzo, la concessiva si interrompe, lasciando il lettore – e lo spettatore – alle prese con l’interpretazione di quella reticenza, rappresentata nello scritto mediante i puntini di sospensione.