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La cornice del volgarizzamento: i primi tre e gli ultimi dodici canti Sinossi e font

3. I volgarizzamenti delle tragedie di Seneca

3.1 Ippolito e Fedra di Sinibaldo da Perugia

3.1.4 La cornice del volgarizzamento: i primi tre e gli ultimi dodici canti Sinossi e font

Il poema inteccia costantemente due filoni narrativi: la materia epico-avventurosa (la spedizione degli eroi Ercole, Teseo e Piritoo agli Inferi) e la materia tragico-amorosa (l’amore di Piritoo per Proserpina; l’amore proibito di Fedra per Ippolito). Il poema si apre con tre canti che narrano gli antefatti della vicenda tragica senecana, ovvero il ratto di Proserpina da parte di Plutone e la partenza degli eroi Teseo, Piritoo ed Ercole alla volta degli Inferi per liberarla. Vengono sviluppati i temi dell’amore di Piritoo per Proserpina e delle virtù e del valore militare dei tre eroi, che sono assimilabili al genere epico.

Espongo una sinossi dei primi tre canti:

700 Cfr. Piccini 2008, p. 26.

189 Canto I

L’amore di Piritoo per Proserpina (1-12); il ratto di Proserpina da parte di Plutone (13-33); il dolore di Cerere e Piritoo (34-48); la ninfa Aretusa rivela a Cerere il ratto di Proserpina: Ovidio è fonte esplicita (49-72); la risoluzione di Piritoo (73-78); presentazione di Teseo: virtù e imprese (79-105); il banchetto allestito da Teseo in onore di Piritoo (106-169).

Canto II

Dialogo tra Teseo e Piritoo: disposizioni per l’impresa agli Inferi (1-111); preparativi per l’indomani (112-151).

Canto III

Il viaggio di Iaso da Atene a Tebe (1-21); il dialogo di Iaso con Ercole (22-63); partenza da Tebe e arrivo ad Atene di Iaso ed Ercole (64-87); Ercole viene accolto ad Atene da Teseo e Piritoo con un banchetto (88-99); partenza degli eroi e raccomandazioni a Ippolito e Fedra (100-151).

Troviamo un diretto riferimento al ratto di Proserpina all’interno del corpus tragico di Seneca, in cui viene narrato ai vv. 658-661 dell’Hercules furens, per bocca di Teseo. Suggestioni importanti sono tratte da Ovidio, Metamorfosi, V, 341-461: quest’ultima fonte è resa esplicita dall’autore al v. 51 del primo canto, come vedremo tra poco.

Il De raptu Proserpinae di Claudiano non sembra costituire una fonte per Sinibaldo, sebbene fosse già conosciuto da Boccaccio702, e circolasse col commento di Goffredo di Vitry703. Nei tre libri superstiti di questa opera tardo-antica, Cerere non

conosce l’identità del rapitore della figlia Proserpina, a causa di un decreto di Giove (libro III, vv. 55-65):

quod si quis Cereri raptorem prodere divum audeat, imperii molem pacemque profundam obtestor rerum, natus licet ille sororve vel coniunx fuerit natarumve agminis una, se licet illa meo conceptam vertice iactet, sentiet iratam procul aegida, sentiet ictum fulminis et genitum divina sorte pigebit optabitque mori: tum vulnere languidus ipsi tradetur genero, passurus prodita regna, et sciet an propriae conspirent Tartara causae. hoc sanctum; mansura fluant hoc ordine fata704.

Al contrario, nel testo di Sinibaldo, fin dal primo canto, avvertita da Aretusa (v. 49 ss.), Cerere è consapevole che il dio Plutone è il rapitore della figlia, e per questo si reca agli Inferi con i tre eroi. La fonte è certamente il libro quinto delle Metamorfosi di Ovidio: non sembra infatti peregrino l’esplicito rimando «si Ovidio in ciò non erra»

702 Cfr. Hall 1969, p. 111.

703 Su Goffredo di Vitry, commentatore medievale di Claudiano, vedere Onorato 2008, p. 99 ss. 704 Ed. critica di J. B. Hall, Cambridge University Press, 1969.

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riportato dal codice napoletano al v. 51. In luogo di «Ovidio», il codice parigino legge

Elio, lezione poco perspicua e rifiutata da Piccini. Qui l’autore aveva probabilmente

l’intenzione di rendere esplicita una delle sue fonti. Se accettiamo la lezione «Ovidio», dunque, da questo brano (vv. 49-51), il lettore evince che le notizie sulla storia mitologica di Aretusa provengono da Ovidio705:

Ma la bella Aretusa, che per guerra d’Amor se voltò in fonte quando fiume se fece Alfeo, si Ovidio in ciò non erra, […]

Inoltre, sempre in Ovidio troviamo l’apostrofe di Aretusa alla disperata Cerere (libro V, v. 487 ss.), che Sinibaldo riporta nel discorso diretto ai vv. 54-66.

Un’altra fonte certa di queste vicende di Teseo è Virgilio: Aen., VI, 122, 392-397, 618. La vicenda è sintetizzata anche nel commento trevetano alla Phaedra (Chiabò, 2004, p. 38). La narrazione è attualizzata con le descrizioni minuziose dei banchetti allestiti dal re Teseo prima per Piritoo (fine canto I) e poi per Ercole (fine canto III). L’ambientazione descritta rivela atmosfere e consuetudini medievali, attraverso la descrizione di giostre, musiche di pifferi e trombette, danze di nani e buffoni, canti e discorsi sulle imprese di Ercole e Teseo, e le consuetudini del banchetto, dal lavaggio delle mani alla serie di portate recate dalla servitù. L’attualizzazione è un aspetto innovativo dell’opera di Sinibaldo, che fornisce dettagli aggiuntivi sul suo pubblico d’elezione: i laici che non conoscevano la lingua latina, e potevano apprezzare le vicende mitologiche degli antichi eroi solo in vernacolo e solo se opportunamente adattate al contesto di arrivo.

Qui di seguito, fornisco la sinossi degli ultimi dodici canti che ci sono giunti del poema:

Canto XVIII

Cerere, col suo seguito, raggiunge Ercole e compagni per accompagnarli nell’impresa agli Inferi (1-90); apostrofe di Cerere al suo seguito, da cui prende commiato (91-151).

Canto XIX

Cerere si avvicina agli eroi e Teseo le chiede qual è la sua identità (1-15); risposta di Cerere (16-21); gli eroi riconoscono Cerere (22-27); Cerere parla agli eroi narrando loro le sue lamentele a Giove (28-108); Ercole risponde a Cerere e invita la comitiva a partire (109-141); un messo consegna un messaggio a Ercole (142-150); Ercole legge il messaggio: è una richiesta di aiuto di Atlante (151-178).

191 Canto XX

Teseo acconsente a lasciar partire Ercole affinché porti aiuto ad Atlante (1-24); perplessità di Piritoo (25- 39); opinione di Cerere (40-42); decisione finale: Ercole può partire (43-48); la comitiva si addentra negli Inferi: descrizione dei mostri dell’oltretomba Cerbero, Discordia, Invidia, Fame, Sonno, Paura, Vecchieza, Eumenidi, Arpie, Chimera, Medusa706 (49-148).

Canto XXI

Protasi con invocazione alle Muse (1-18); Cerere parla a Caronte (19-42); risposta di Caronte (43-54); traversata del fiume infernale (55-99); Giove invia Ermes ad annunciare la liberazione di Proserpina (100- 117); Ermes scende agli Inferi e porta il messaggio a Plutone (118-151).

Canto XXII

Incontro con Tizio (1-60); incontro con Issione, padre di Piritoo (61-172).

Canto XXIII

Incontro con Flegias (1-160).

Canto XXIV

Descrizione della fucina di Vulcano (1-36); Teseo chiede alle tre Parche il permesso di accedere alla reggia di Plutone (37-132); Teseo conduce la compagnia al cospetto del dio Plutone (133-151).

Canto XXV

Descrizione del terribile consesso infernale (1-72); la Gorgone viene allontanata, affinché non pietrifichi i due eroi (73-111); Piritoo osserva Proserpina in silenzio (112-148).

Canto XXVI

Discorso di Cerere a Plutone (1-48); stupore del consesso all’udire il discorso di Cerere (49-60); risposta di Plutone a Cerere (61-151).

Canto XXVII

Ascalafo rivela a Plutone l’errore di Proserpina: si è cibata delle melagrane dell’oltetomba, pertanto non può uscire dall’Inferno (1-45); Plutone nega a Proserpina il ritorno al mondo dei vivi (46-51); lamento di Proserpina (52-57); Piritoo e Teseo tentano di liberare Proserpina con la forza, ma vengono catturati (58- 87); Cerere si allontana (88-96); l’ira di Plutone e il dolore di Proserpina (97-151).

Canto XXVIII

Gli spiriti dell’Inferno si dolgono delle offese subite in vita da Teseo e Piritoo (1-75); la risposta di Plutone (76-105); i tormenti preparati per punire gli eroi (106-148).

Canto XXIX

Teseo e Piritoo si dolgono della loro prigionia (1-10). [Qui il poema s’interrompe].

Le fonti di questa terza parte sono l’Eneide di Virgilio, specialmente il VI libro dedicato alla catabasi di Enea, e il V libro delle Metamorfosi di Ovidio, in cui si descrive il mito di Cerere e Proserpina. Rimane tuttavia misteriosa la fonte dell’unione del mito di Cerere con quello degli eroi Piritoo, Teseo ed Ercole: difatti, nel V libro delle Metamorfosi (509-513), per riottenere la figlia, Cerere non chiede aiuto agli eroi, né si reca personalmente agli Inferi, bensì, col suo carro, va nei cieli per chiedere aiuto a Giove. L’episodio, quindi, potrebbe essere stato inventato da Sinibaldo, che ha operato sovrapponendo i due miti infernali. Una soluzione originale, data la fedeltà alle fonti

706 Cfr. Virg., En., VI, 268-289. I mostri sono presentati nel medesimo ordine, come già ha notato Piccini

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riscontrabile (o dichiarata) in numerosi passi del poema, che serviva a nobilitare l’intera opera.

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