1 ante 478 Gallico Ferrara Editio princeps Testo
2.1 Gli incunaboli
2.1.3 Seneca, Tragoediae, Lione, Antoine Lambillon, Marino Saraceno, 28-29 novembre 1491 206
Nel 1491, a Lione, Antoine Lambillon e Marino Saraceno pubblicarono la prima edizione commentata delle tragedie di Seneca a cura dell’umanista Gellio Bernardino Marmitta. Si tratta di un’edizione in quarto. È presente la divisione in atti e l’attribuzione di ciascuna battuta al personaggio corrispondente.
200 Bibliografia per Johannes Higman: Copinger 1902, p. 435; Chevalier 1905, in BAMA 177, 406; LGB,
Gabel 1989, p. 470. Per Wilhelm Probst: Renouard 1898 in ABF I, 856, 333; Copinger 1902, p. 435; Chevalier 1907 in BAMA 315, 239. Per Wolfgang Hopyl: Copinger 1902, p. 439; LGB, Labarre 1989, p. 531. Di Wilhelm Probst non si trovano notizie nel LGB, pur avendo cercato il cognome nelle diverse forme. 201 LGB, Gabel 1989, p. 470. 202 Cfr. LGB, Gabel 1989. 203 Chevalier 1905. 204 Labarre 1989, p. 531; Armstrong 2005, p. 6. 205 Armstrong 2005, p. 6.
206 Cfr. Periti 2004a. Segnalo che alcuni esemplari dell’incunabolo, come quello conservato presso la
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Il commento di Marmitta illustra il contenuto mitologico delle trame, chiarisce il significato di alcuni termini con sinonimi, e ricerca le fonti dei principali temi o topoi. Tale tipo di commento ispirerà per molti decenni i successivi commentatori di Seneca tragico. L’edizione ebbe un’immediata fortuna, confermata dalla ristampa veneziana successiva di pochi mesi ad opera di Lazzaro de’ Soardi, dalla quale derivò l’edizione a due commenti del 1493, sempre veneziana, di Matteo Capcasa.
Il contenuto dell’edizione è il seguente: frontespizio con titolo (a1r); lettera dedicatoria di Gellio Bernardino Marmitta al gran cancelliere di Francia Guglielmo da Roccaforte (a1v)207; introduzione di Marmitta al proprio commento (a2r-a2v)208; il testo delle tragedie e il commento, secondo il seguente ordine: I. Hercules furens (a3r-f3r); II.
Thyestes (f3r-i2r); III. Thebais (i2v-k7v); IV. Hippolytus (k7v-o2v); V. Oedipus (o2v-
q7v); VI. Troas (q7v-t6r); VII. Medea (t6r-y3r); VIII. Agammenon (scritto anche
Agamenon) (y3r-&5r); IX. Octavia (&5r-R2097r); X. Hercules Oeteus (R2107r-D8v); commiato al lettore, colophon, registro e marca tipografica (D8v).
2.1.3.1 L’autore del commento: Gellio Bernardino Marmitta (Parma, 1461 ca. – Milano, 1513 ca.211)212
Gellio Bernardino Marmitta, nato a Parma, fu lettore di discipline umanistiche presso lo studio della città nel 1486213. Fino al 1489 rimase nella città natale. Successivamente si trasferì a Lione, sotto la protezione del gran cancelliere Guillaume de Rochefort (o Rupefort, ovvero Guglielmo di Roccaforte). Il commento alle
207 Pubblicata in Appendice II. 208 Pubblicata in Appendice II.
209 In realtà, il segno tipografico qui impiegato per identificare il fascicolo corrisponderebbe
all’abbreviatura della desinenza “-rum” (il segno un tempo definito “ronne”).
210 Cfr. nota precedente.
211 Queste date sono tratte da Lasagni, 1999, p. 828. Precedentemente, Benvenuti (1890, p. 22) propose
invece una data di nascita intorno al 1440.
212 Riferimenti bibliografici per la biografia di Gellio Bernardino Marmitta in odine cronologico: Affò
1791, pp. 23-25 (ABI I 620, 13-15); Pezzana 1827, pp. 327-328 (ABI I 620, 16-17); Janelli 1877, pp. 238-239 (ABI I 620, 18); Benvenuti 1890, p. 22 (ABI I 620, 19); Lasagni 1999, III, p. 400 (ABI IV 298, 402). Nel DBI non si trovano notizie sul Marmitta. Riporto integralmente qui di seguito le note manoscritte riguardanti Bernardino Marmitta e suo padre Marco tratte da Scarabelli Zunti 1911, II, 237 (per l’indice dei contenuti di questo studio manoscritto, vedi Dallasta, 1992): «Albero dei Marmitta o Maramitti. Marco: mercante di cera e lana in relazione con Venezia, dove forse allegò il figlio Francesco allo studio delle Belle Arti. Bernardino: uomo di leggi o scienziato, dipoi maestro di grammatica ed umane lettere a Parma nel 1486» («uomo di leggi o» si trova sotto una linea di cancellatura. Ringrazio la dott.ssa Marina Gerra della Biblioteca della Soprintendenza ABAP della Galleria Nazionale di Parma per avermi aiutato a trovare e visionare il manoscritto, nonché a decifrare la nota relativa a Bernardino Marmitta).
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Tragoediae di Seneca è la prima pubblicazione del parmense, dedicata proprio al gran
cancelliere214. Nella lettera dedicatoria dell’opera, Marmitta menziona con gratitudine anche il reverendo Henri de Seilhac, abate dell’abbazia lionese di Île-Barbe, che lesse ed approvò il suo commento a Seneca tragico. Nel 1497, invece, si trovava ad Avignone, dove dedicò la seguente opera al vicelegato pontificio Clemente della Rovere215: Luciani Palinurus, Scipio Romanus, Carmina Heroica in Amorem, Asinus
aureus, Bruti et Diogenis Epistolae, edita nell’ottobre di quell’anno ad Avignone, per i
tipi di Nicola Lepe216, e ristampata nel 1505 a Parigi da Gaspard Philippe217. A lui è stato erroneamente attribuito un commento a Terenzio218; correttamente, invece, a lui si attribuiscono un commento all’Ibis di Ovidio, una raccolta di precetti grammaticali e una di orazioni latine219.
Fece testamento nel 1513220.
2.1.3.2 Il dedicatario dell’edizione: Guillaume de Rochefort (1433 – Parigi, 12 agosto 1492)221
Durante il Quattrocento, troviamo due Gran Cancellieri in Francia che possono rientrare sotto il nome latino di Guielmo de Rupeforti: Guillaume de Rochefort (1433 – 1492) e il fratello Guy de Rochefort (? – 1507). Poiché Guy de Rochefort fu nominato cancelliere solo il 9 luglio 1497, il dedicatario di Marmitta doveva essere suo fratello maggiore Guillaume de Rochefort. Guillaume era originario di una famiglia aristocratica della Borgogna, e studiò lettere e giurisprudenza presso l’Università di Dôle. Entrò poi alla corte di Filippo il Buono, duca di Borgogna. Fu ambasciatore e consigliere di re Luigi XI, che gli conferì anche l’incarico di Gran Cancelliere; Guillaume mantenne tale incarico anche sotto il regno di re Carlo VIII. Grazie a lui venne negoziato il matrimonio tra Carlo VIII e Anna di Bretagna, celebrato nel 1491. Guillaume de Rochefort, con il nome italianizzato di Guglielmo di Roccaforte, è
214 Vedere Appendice II.
215 Affò 1791, p. 24; Lasagni 1999, p. 828. 216 Affò 1791, p. 24.
217 USTC 209465.
218 Come nota giustamente Pezzana 1827. 219 Affò 1791; Pezzana 1827.
220 Lasagni 1999, III, p. 400.
221 Cfr. Anselme de Sainte-Marie 1730, pp. 412 e 414; Hoefer 1852 in ABF I, 130-132; Vaesen-Charavay
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menzionato da Girolamo Tiraboschi in Storia della letteratura italiana222 nella biografia
di Bartolommeo Fonte, successore di Francesco Filelfo nella cattedra di eloquenza a Firenze, che nel 1489 inviò una raccolta di documenti antichi al Roccaforte.
2.1.3.3 Gli stampatori del commento: Antoine Lambillon e Marino Saraceno
Di questi stampatori abbiamo notizie scarsissime. Di Antoine Lambillon (o Lambillion) sappiamo che operò a Lione tra il 1491 e il 1494223. Copinger riporta le opere da lui stampate a nome «Lambillion, Antonius»: nel 1492, Virgilius, opera e
Auctores octo; nel 1493, Terentius; nel 1494: Clavasio, summa angelica; s. n.: Rubricae juris.
A nome «Lambillionis, Lambillon, Antonius, et Marinus Saracenus, Sarrazin» troviamo: nel 1491 Gordonio, lilium medicinae; nel 1492[93], Aureliano, practica
libellorum; infine, s. a.: S. Bernardus, floretus224.
Di Marino Saraceno (Marin Sarrazin, o Marinus Saracenus) sappiamo che fu attivo a Venezia tra il 1478 e il 1488, e poi a Lione tra il 1491 e il 1493225. A Venezia
lavorò in società con Annibale Fossio (Hannibal Foxius) di Parma226, con il quale
stampò nel 1486 Aquinas, quaestiones de XII. Quodlibet; nel 1485, le opere di Prisciano, le canzonette di Leonardo Giustiniani (Justiniano), e forse sempre nello stesso anno le canzonette di Niccolò Lelio Cosmico; infine, nel 1486, le sentenze di Pietro Lombardo227.