• Non ci sono risultati.

Il Quattrocento: l’essenzialità dei codici umanistici e il passaggio alla stampa

La maggior diffusione manoscritta delle tragedie di Seneca si situa tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento155. Ai primi del Quattrocento si diffonde un nuovo

tipo di impaginazione, che va ad affiancarsi a quella ricca di paratesti tipica dei codici commentati ed eventualmente miniati circolanti nella seconda metà del Trecento. La nuova impaginazione, definibile come umanistica, prevede la trascrizione del testo antico privo di commenti o di qualsiasi altro tipo di paratesto o di illustrazioni, lasciando liberi i margini delle carte. Un esempio di codice umanistico delle tragedie totalmente privo di paratesti è l’Ashburnham 1069 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, in littera antiqua, risalente al primo quarto del XV secolo. Le iniziali maggiori sono decorate con miniature a bianchi girari e i versi sono trascritti in un’unica colonna con le iniziali maiuscole e distanziate156.

Il manoscritto Acquisti e doni 76 della stessa biblioteca, di mano di Tommaso Baldinotti, risale invece al terzo quarto del secolo; essendo a destinazione scolastica, riprende molti paratesti della tradizione trecentesca e trevetana, come gli argumenta e l’accessus; vi sono presenti glosse marginali o interlineari, nonché alcune semplici illustrazioni a inchiostro scuro157.

A cosa può essere attribuita la diffusione di una nuova impaginazione per i codici delle tragedie senecane nel passaggio dal XIV al XV secolo? Il gusto umanistico che

153 Pietrini 2001, p. 122.

154 Cfr. Paolazzi 1989, pp. 86-87. Paolazzi, nella sua monografia, mostra chiaramente le rispondenze e le

simmetrie che accomunano l’Epistola dantesca e la Poetria di Giovanni di Garlandia, e parla di «isomorfismo di struttura espositiva».

155 Cfr. Cursi 2018, p. 20: «[…] siamo dinanzi al profilo di una tradizione che, dopo essere stata

pressoché quiescente nei secoli XI-XIII, prende improvvisamente vigore all’inizio del sec. XIV e raggiunge la sua più intensa diffusione nel sec. XV; un numero così alto di manoscritti quattrocenteschi a prima vista può risultare sorprendente, poiché sembrerebbe smentire almeno in parte l’immagine, ampiamente consolidata, di una circolazione delle Tragedie prevalentemente concentrata nel secolo precedente, anche se, come si vedrà in seguito, i segnali che si possono trarre da valutazioni cronologiche più approfondite, condotte su un numero scelto di esemplari, lasciano intendere che il periodo della massima produzione fu limitato ad un ristretto torno di anni, compreso tra la fine del Trecento e i primi del Quattrocento». Inoltre, per quanto riguarda il campione di codici presenti alla Biblioteca Apostolica Vaticana: «la fortuna dell’opera – almeno in relazione ai manoscritti vaticani – visse la sua stagione più favorevole in un periodo piuttosto ristretto, compreso tra il 1375 e il 1425» (ivi, p. 27).

156 Cfr. Fiaschi 2004a. 157 Cfr. Fiaschi 2004b.

42

prese piede in quel periodo doveva essere determinato da cause precise. Recentemente, Marco Cursi ha proposto la seguente ipotesi, relativa a questioni materiali e di destinazione:

[…] tra i 68 manoscritti miniati segnalati da MacGregor, quasi tutti vergati su membrana, si registra una decisa prevalenza dei codici da assegnare al sec. XIV (40) su quelli quattrocenteschi (28), si potrebbe ipotizzare che il sempre più massiccio ricorso alla carta, materiale decisamente più economico della pergamena e tradizionalmente ritenuto poco adatto a fungere da supporto per apparati illustrativi di un certo impegno, costituisca un significativo indizio della progressiva affermazione nel sec. XV di un modello librario di minori ambizioni, forse dovuto alle istanze di lettori “nuovi”, che avevano avviato inedite modalità di fruizione del teatro senecano, tali da influenzare fortemente anche le tecniche di produzione158.

Nonostante questa innovazione, la tipologia codicologica prevalente per le tragedie senecane continuò ad essere, anche nel XV secolo, quella trecentesca, ovvero il «libro gotico»159; d’altronde, fino alla fine del secolo, le tragedie non furono oggetto di nuovi commenti, e rimasero quindi legate all’interpretatio trevetana che si era capillarmente diffusa nel secolo precedente.

Ricapitolando, prima dell’avvento della stampa, e in particolare prima dell’editio

princeps delle tragedie di Seneca databile circa al 1478, troviamo il picco della

produzione di manoscritti tra il quarto quarto del Trecento e il primo quarto del Quattrocento, con 35 codici prodotti; successivamente, essendo evidentemente calata la richiesta, la produzione diminuisce in maniera drastica: nel secondo e nel terzo quarto del secolo troviamo complessivamente solo 7 nuovi codici. La presenza di un unico codice manoscritto nell’ultimo venticinquennio del Quattrocento è invece facilmente spiegabile con la diffusione a stampa delle tragedie di Seneca, in edizioni contenenti o solo il testo, o il testo con nuovi commenti, a testimonianza del definitivo distacco dal monopolio del commento trevetano, un retaggio della cultura trecentesca che a questo punto si rendeva necessario superare160.

158 Cursi 2018, pp. 22-23. Rimando a questo studio per una panoramica completa sulla tradizione

bassomedievale delle tragedie di Seneca, soprattutto per quanto riguarda i suoi aspetti codicologici e paleografici. In particolare, segnalo che la ricerca di Cursi ha permesso di integrare il censimento di MacGregor con i seguenti parametri: dimensioni; taglia; fascicolazione; tecnica di rigatura; tipologia grafica.

159 «In definitiva, il quadro fin qui accennato appare dotato di una notevole coerenza e consente di

tratteggiare le caratteristiche materiali e grafiche che connotano il modello di codice più utilizzato per la trasmissione delle Tragedie senecane nei due secoli della loro massima diffusione (XIV e XV): membranaceo; di dimensioni medio-grandi; impaginato ad una colonna; strutturato in quaternioni o quinioni; rigato a colore; trascritto in tipologie grafiche di base testuale (gotiche o semigotiche). Il teatro di Seneca, dunque, fu trasmesso principalmente attraverso manoscritti ispirati alla tipologia libraria del “libro gotico”, ampiamente utilizzata fin dal sec. XIII per la trasmissione della cultura ufficiale in lingua latina» (Cursi 2018, p. 30).

43

Documenti correlati