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Corpo e visione

CAPITOLO I° Occhio e visione

1. Corpo e visione

Uno dei risultati essenziali dell’investigazione matura di Merleau-Ponty sulla corporeità è la scoperta del suo interno: il corpo umano ha un di dentro, le coté

spiritual1. Questo non è un quid psichico ma la “metamorfosi” di una stessa carne.

In altri termini, non è lo spirito a calarsi nel corpo2, è piuttosto il corpo che, nella propria maturazione, diventa spirito. Un tale esito, secondo l’autore, fornirebbe la possibilità di concepire l’animarsi del corpo umano, non mediante addizione (corpo più anima), bensì, potremmo dire, mediante sottrazione: in base alla quale, lo spirito è una sorta di scavo invisibile nel corpo visibile:

Non c’è discesa dell’anima nel corpo, ma piuttosto emergere di una vita nella sua culla, visione suscitata. E ciò perché c’è un’interiorità del corpo, un “altro lato”, a noi invisibile, di questo visibile3.

[…] È un corpo a produrre la pregnanza non esiste una pregnanza delle anime4.

Una siffatta idea di corpo non è solo presente nelle lezioni tenute al Collège ma si trova in tutti gli scritti dell’ultima fase. Per altro verso, si può dire, che il problema del rapporto anima-corpo5 percorre l’intera opera di Merleau-Ponty6.

1 Cfr. M.MERLEAU-PONTY, Il visibile ..., cit., p. 186. «le coté “spiritual”».

Cfr.M.MERLEAU-PONTY,Le visible …, cit., p. 220.

2 M.MERLEAU-PONTY, Le visible ..., cit., p. 190; [Il visibile …, cit., p. 162]. 3 M. MERLEAU-PONTY, La natura ..., cit., 317.

In francese:

«Il n’y a pas descente d’une âme dans un corps, mais plutôt émergence d’une vie dans son berceau, vision suscitée. Cela parce qu’il y a une intériorité, du corps, un “autre côté”, pour nous invisible, de ce visible». M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., cit., p. 280.

4 M. MERLEAU-PONTY, La natura ..., cit., p. 322. In originale:

«C’est un corps qui produit la prégnance, il n’y a pas de prégnance des âmes, il faut bien qu’il se mette à vivre une vie et à voir».

M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., cit., p. 284.

5 Rammento che Il corso specifico dedicato dall’autore a questo tema centrale della propria filosofia è: M. MERLEAU-PONTY, L’union de l’âme e du corps chez Malebranche, Biran et Bergson, Notes prises au cours de M. Merleau-Ponty à l’École Normale Supérieure (1947-1948), recueillies et rédigées par J. Deprun, Vrin, Paris 2002.

6 Per una lettura del percorso merleau-pontiano improntata alla luce di questo problema segnalo il lavoro di Timiencke che elabora la filosofia di Merleau-Ponty come ricerca dell’unione dell’anima e del corpo:

Il dato, che contraddistingue la riflessione dell’ultimo periodo, è la considerazione di un corpo che si manifesta come paradosso estesiologico del senziente-sensibile. Si tratta del circolo di una corporeità che scopre il proprio “altro lato”, lo spirito, quale seconda faccia del corpo. In proposito, risulta esemplificativa una nota di corso: «Estesiologia: l’unione dell’anima e del corpo presa sul serio»7.

La proposta di Merleau-Ponty è, in fondo, sintetizzabile così: l’unione è un

intreccio, un sopravanzarsi di sfere incompossibili restituito dal chiasma della

percezione. Questo chiasma, in quanto sinonimo della reversibilità8, è l’evento nel

quale si rivela quella speciale riflessione che ha sede nel corpo.

L’ulteriore elemento, che Merleau-Ponty offre a proposito dell’unione carnale di corpo e spirito, è la visione. Si tratta di un tema estremamente complesso, che deve essere analizzato attraverso una duplice prospettiva. Ciò vale in particolare per i motivi della presente ricerca.

Il primo aspetto riguarda un valore, per così dire, battesimale del “vedere”. La visione, secondo Merleau-Ponty, nasce all’interno del corpo, come mistero invisibile dell’occhio visibile. Quest’ultimo, in quanto organo fisico, si trova avvolto, nella visione, da un investissement della carne che supera il dato puramente ottico ma che, non di meno, affiora dal corpo stesso come segreto di un’indivisione corpo-spirito. «Così, l’occhio con il suo apparato nervoso comincia a vedere. Certo, esso è, allora, attraversato da un’altra cosa, la visione ma questo doppio invisibile […] è “connesso” all’apparto visivo»9.

Cfr. A. M. TIMIENCKE, Nature, individualisation, homme. La métamorphose du problème âme-corps dans la

philosophie de M. Merleau-Ponty in Merleau-Ponty le psychique et le corporel, travaux de l’Institut Mondial des Hautes Etudes Phénoménologiques, Paris, Aubier, 1988.

7 M. MERLEAU-PONTY, La natura ..., cit., p. 325.

«Esthésiologie: l’union de l’âme et du corps prise au sérieux». M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., cit., p. 287.

8 In una note de travail intitolata “Chiasme-Réversibilité”, datata 16 novembre 1960, Merleau-Ponty stabilisce infatti la corrispondenza concettuale tra questo due termini dicendo: «Réversibilité: le doigt de gant qui se retourne – Il n’est pas besoin d’un spectateur qui soit des 2 côtés. Il est suffit que, d’une côté, je voie l’envers du gant qui s’appliquer sur l’endroit, que je touche l’un par l’autre […] le chiasme est cela: la réversibilité». [ultimi corsivi miei]

M.MERLEAU-PONTY, Le visible ..., cit., p. 311; [Il visibile …, cit., p. 274]. 9 M. MERLEAU-PONTY, La natura ..., cit., p. 306.

«Donc l’œil avec son appareil nerveux se met à voir. Certes, il est alors parcouru par autre chose, la vision mais ce double invisible […] il est “attaché” à l’appareil visuel».

Il valore battesimale della visione è fondamentale per comprendere che un corpo umano c’è solo nel momento in cui si tocca, o si vede. Intendo dire che, secondo l’autore, un corpo è veramente vivo se, e solo se, in esso, l’animarsi non precede l’essere, se non è il risultato di una composizione di parti ma ciò che si dà nel recroisement della percezione.

L’Œil et l’Esprit, saggio in cui la visione è analizzata in modo specifico, dice

espressamente, a proposito del vedere:

Siamo in presenza di un corpo umano quando, fra vedente e visibile, fra chi tocca e chi è toccato, fra un occhio e l’altro, fra una mano e un’altra mano avviene una sorta di reincrociarsi, quando si accende la scintilla della percezione sensibile, quando divampa questo fuoco che non cesserà mai di ardere finché un accidente corporeo non avrà disfatto quel che nessun accidente avrebbe potuto fare… 10

È dunque evidente che per Merleau-Ponty, se non ci fosse la reversibilità percettiva del corpo non ci sarebbe l’essere umano. Tuttavia, non si deve, per questo, pensare di essere dinanzi a un rapporto di causa-effetto. L’umano non è il prodotto di una certa costituzione fisica, né di un soffio spirituale. In sostanza, potremmo dire, il corpo di un uomo è là, quando si riconosce come chair, quando riconosce, cioè, il proprio animarsi come un evento della carne che è fenomeno di profondità e, al tempo stesso, di contingenza11.

Se la visione è nascita, ciò non vuol dire che: «[essa] è una proprietà della materia, perché ciò non ha alcun significato – ma: l’occhio è molto di più che un’occasione di vedere per un pensiero che si calerebbe in esso – molto di più che un mezzo o un organo – esso è la culla della visione come il corpo lo è di una vita»12.

10 M. MERLEAU-PONTY, L’occhio …, cit., p. 20. In francese si legge:

«Un corps humain est là quand, entre voyant et visible, entre touchant et touché, entre un œil et l’autre, entre la main et la main se fait une sorte de recroisement, quand s’allume l’enticelle du sentant-sensible, quand prend ce feu qui ne cessera pas de brûler, jusqu’a ce que tel accident du corps défasse ce que nul accident n’aurait suffit à faire ...».

M. MERLEAU-PONTY, L’Œil …, cit., pp. 15-16.

11 A questo proposito, ricordo di avere già parlato del problema della contingenza. Questo termine, per Merleau-Ponty, indica il costituirsi di una ontologia del possibile, da intendersi come contro altare del meccanicismo cartesiano, perché, a suo giudizio, la natura rivela la contingenza e, attraverso quest’ultima, egli perviene al senso dell’uomo.

12 M. MERLEAU-PONTY, La natura ..., cit., p. 322. Si legge nel testo originale:

Nel suddetto passaggio, Merleau-Ponty si difende dal rischio di posizioni vicine all’«ilozoismo»13 o a una sorta di coscienza da attribuire alle cose14. Allo stesso modo, però, egli vuole tenersi lontano da qualsiasi posizione intellettualistica.

Il secondo aspetto della visione concerne, invece, quello che io reputo il più interessante percorso dell’ultimo Merleau-Ponty. Mi riferisco in particolare all’espressione: «Vedere equivale a pensare senza pensare»15. Attraverso questa strada, si giunge all’arte, nella misura in cui s’interpreta il vedere come un pensiero del corpo che, nella pittura, arte della visione, rivela la natura delle cose.