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L’identità corporea

CAPITOLO II° Il corpo pensante

4. L’identità corporea

È, a questo proposito, opportuno approfondire cosa ho voluto dire in precedenza, quando mi sono servita della locuzione “identità corporea”. Nell’evento della riflessione, che non è atto di coscienza, né luogo di ripiegamento intellettuale,

88 M. MERLEAU-PONTY,Segni, cit., p. 221.

«l’attestation fulgurant ici et maintenant d’une richesse inépuisable». M. MERLEAU-PONTY,Signes, cit., p. 212.

89 M. MERLEAU-PONTY, Il visibile …., cit., p. 153. In originale:

«[…] sa double appartenance à l’ordre de “l’objet” et à l’ordre du “sujet” nous dévoile entre les deux ordres des relations trés inattendues».

M.MERLEAU-PONTY, Le visible ..., cit., p. 178.

90 Cfr. M.MERLEAU-PONTY Le visible, cit., p. 174; [Il visibile …., cit., p. 150]. 91 M. MERLEAU-PONTY, Il visibile …, cit., p. 152.

Si legge in francese:

«[…] sensible exemplaire, qui offre à celui qui l’habite et le sent de quoi sentir tout ce qui au-dehors lui ressemble, de sorte que, pris dans le tissu des choses, il le tire tout à lui, l’incorpore, et, du même mouvement, communique aux choses sur lesquelles il se ferme cette identité sans superposition, cette différence sans contradiction, cet écart du dedans et du dehors, qui constituent son secret natal».

giacché si tratta di una “specie di riflessione”, il Leib, il corpo di carne, è immerso in un circuito riflettente che lo svela a se stesso, ma, nel medesimo momento, esso sfugge da se stesso e passa nell’essere del suo altro. Il corpo, che si riflette, è come un soggetto che trova in sé, simultaneamente, lo spazio dell’oggetto, quindi si trova e, contemporaneamente, si perde, pervenendo a un sé, che non coincide con se stesso ma, potremmo dire, da se stesso devia.

Grazie all’esperienza della mano, il mio corpo si tocca toccante e poi, per lo stesso sopravanzarsi sensoriale esteso, da Merleau-Ponty, alla visione, si vede vedente. Questo se stesso si contatta, però, attraverso il contatto con il suo altro lato, cioè con il suo essere toccato, visto, sentito. Un tale rapporto tra le parti corporee genera, allora, il fenomeno ambiguo di una riflessione, che è acquisizione di sé ma, al tempo stesso, perdita della propria identità. Il «sé in questione è scarto»92 dice, molto efficacemente, una note de travail, datata 1960, de Le visible et l’invisible. È scarto rispetto a sé, rispetto alla possibilità di coincidere con una statica quanto assoluta identità. Il sé-corpo è allora una specie di interazione tra le componenti attivo-passive dell’essere, una circolazione di piani nella quale l’uno non può stare isolatamente senza l’altro. La passività, infatti, se è fuga dall’attività, al tempo stesso, la richiama, è tale per cui non può sussistere se quella non vi è. Trovare il sé

in questo corpo e di questo corpo è, allora, nello stesso istante, uscire da sé. Il corpo

che percepisce ha infatti insito nella propria trama sensoriale un desiderio d’altro93,

92 M. MERLEAU-PONTY, Il visibile …., cit., p. 261. In francese:

«le soi en question est d’écart».

M.MERLEAU-PONTY, Le visible ..., cit., p. 297.

93 Per Merleau-Ponty nello statuto del corpo c’è, intrinseco, il problema dell’altro. La struttura estesiologica del corpo si connette, potremmo dire, ontologicamente, al desiderio e alla libido, dunque al “per-altri”. C’è, cioè, un livello libidinale dello schema corporeo. È quanto esprime questo passaggio:

«Le corps libidinal et l’intercorporéité. Ceci = Einfühlung. Corps choses, pénétration à distance des sensible par mon corps. Les choses comme ce qui manque à mon corps pour fermer son circuit. Mais ceci est aussi une ouverture de mon corps aux autres corps [...] mon corps est aussi bien fait de leur corporéité. [...] Projection- introjection, rapport d’Ineinander, qui dévoile une dimension libidinale di schéma corporel». Occorre di nuovo ripetere che ciò si verifica perché il sé in questione, come afferma l’autore, è scarto, l’essere interno del corpo è apertura che significa movimento di una “riflessione” in cui esso non combacia con se stesso. Si può dire dunque che c’è un’accezione molto più ampia nell’uso che Merleau-Ponty fa del concetto di “schema corporeo”. Parla infatti della esistenza di un vuoto in esso.

M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., cit., p. 281; [La natura ..., cit., p. 318].

Per una lettura della relazione estesiologia-psicoanalisi in Merleau-Ponty rinvio a: E.BIMBENET, Nature ..., cit., pp. 299-230.

al punto che, secondo Merleau-Ponty, «[…] per ogni termine è la stessa cosa passare nell’altro o divenire sé, uscire da sé o rientrare in sé»94.

Il suo essere interno non è una sostanza ‘integra’, bensì qualcosa di bucato, di smagliato: è un sé lacerato95, che, a causa del flusso continuo della sua duplicità, non può mai far combaciare i due aspetti della propria sembianza. È il motivo per il quale Merleau-Ponty dice che la perfetta reciprocità attivo-passivo si sottrae, mentre sta per realizzarsi: «[…] viene meno nel momento stesso in cui sta per nascere»96.

Se questo corpo double face è un intrinseco rapporto a se stesso, fatto simultaneamente di percezione e percepito, di toccante e toccato, di “misurante” del mondo e sua parte, visto che «[…] completamente attivo o completamente passivo, non è corpo»97. Tutto questo trasferimento percettivo non si risolve però, secondo l’autore, in una conoscenza delle compresenza di queste parti incompossibili. Anzi, nella duplice trama della corporeità, la conoscenza è scacco. «Questo scacco è appunto la comprensione stessa del mio corpo nella sua duplicità»98 la cui unione «è come la cerniera invisibile su cui si articolano due esperienze»99. Un sé impuro,

potremmo dire, quasi due volte sé, che, nel gioco della sua doppia carne, non giunge mai a una perfetta coincidenza. La reciprocità attivo-passivo è un’esperienza che si ritrae; essa è sempre imminente e mai attuale e, in questa irrealizzabilità, rivela la

94 M. MERLEAU-PONTY, Il visibile …, cit., pp. 111-112. Si legge in originale:

«[…] chaque terme n’est lui-même qu’en se portant vers le terme opposé, devient ce qu’il est par le mouvement, que c’est la même chose pur chacun de passer dans l’autre ou de devenir soi, de sortir de soi ou de rentrer en soi».

M.MERLEAU-PONTY, Le visible ..., cit., p. 122.

95 M. MERLEAU-PONTY, La natura ..., cit., p. 323. «Un soi déchiré».

M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., cit., p. 285.

96 M. MERLEAU-PONTY, La natura ..., cit., p. 323. Nell’originale si legge:

«[…] la réciprocité éclate au moment où elle va naître». M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., cit., p. 285.

97 M. MERLEAU-PONTY, La natura ..., cit., p. 323. In francese:

«Tout actif ou tout passif, il n’est pas corps». M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., cit., p. 285.

98 M. MERLEAU-PONTY, La natura ..., cit., p. 323. Nel testo originale:

«Cet échec est justement l’appréhension même de mon corps dans sa duplicité.». M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., cit., p. 285.

99 Ibidem.

«comme la charnière invisible sur laquelle s’articulent 2 expériences». Ibidem.

paradossale forma di unità del corpo umano, la sua confusa disposizione d’essere

tra il soggetto e l’oggetto, incompossibile dal punto di vista del concetto e solidale

per la natura. È una sorta di sconfitta razionale, che apre al modo specifico di comprendere il corpo nel suo essere corpo due volte, carne raddoppiata, abitata, tuttavia, da una speciale interezza: cerniera invisibile su cui si articola una doppia esperienza100.

In conclusione, quanto più si fa esperienza della propria intrinseca dualità, tanto più ci si scopre a se stessi. Scoperta cui si potrebbe applicare quel che Merleau-Ponty dice, nel quatrième ébauche, a proposito della vita, «Questo esserci per differenza e non per identità»101. Il corpo scopre, in ultima istanza, la doppiezza

della propria identità.