• Non ci sono risultati.

Cultura e istituzion

CAPITOLO II° Il suolo

4. Cultura e istituzion

Il termine “istituzione” appare negli scritti85 di Merleau-Ponty poco prima che

egli affronti, nei corsi, il tema della natura. Esso sta a indicare uno slittamento semantico atto a esprimere chiaramente la distanza che Merleau-Ponty vuole prendere dal riduzionismo trascendentale husserliano. Egli traduce, infatti, il temine tedesco Stiftung con il francese institution, per evidenziare il proprio punto di vista che mira a stabilire un movimento di reciproca circolazione tra il soggetto e il mondo così come tra l’io e gli altri. L’io trascendentale che costituisce se stesso e il mondo non riuscirebbe, secondo Merleau-Ponty, a rendere ragione del rapporto dell’io con l’altro. L’istituzione, invece, evidenzia, a suo giudizio, la reversibilità che li unisce e che permette di pensare il senso non solo come atto di un’unica coscienza ma come creazione intersoggettiva che, mentre istituisce, apre la dimensione storica della ripresa e del recupero futuro da parte degli altri uomini86.

Il termine institution può essere utile per farci comprendere il tentativo merleau-pontiano di connettersi al progetto di un ritorno al “mondo della vita”, descritto da Husserl nella Crisi. Egli infatti ha scritto: «La riconquista della

Lebenswelt è la riconquista di una dimensione nella quale le oggettivazioni stesse

della scienza conservano un senso […] il pre-scientifico non è se non un invito a comprendere il meta-scientifico, e quest’ultimo non è non-scienza»87.

84 J.P.SARTRE, Merleau-Ponty, cit., p. 123.

85 Cfr. M. MERLEAU-PONTY, Résumés des cours. Collège de France 1952-1960, Paris, Gallimard, 1968; [Linguaggio, …, cit.].

86 Per ciò che concerne il problema del senso all’interno dell’istituzione, giustamente Barbaras fa notare che: «Le sen est institué plutôt que constitué et, en tant que tel, il institue lui-même un avenir».

R.BARBARAS, Merleau-Ponty et …, cit. p. 50.

La natura cercata da Merleau-Ponty è un antecedente fondativi e creativo che nella sua qualità di essere avvolgente è anche la matrice della storia e di tutte le idealizzazioni che l’uomo può compiere sul mondo. Essa è l’origine del sensibile ma anche il suolo della cultura e dell’espressione. Ecco perché, riscoprendo la natura primordiale, la cultura deve essere tenuta in contatto con l’essere bruto della natura.

La Lebenswelt è natura, storia e cultura. La natura è quell’istituzione, che fa sì, semplicemente e in un colpo solo, che ci sia quella

certa struttura coerente dell’essere che in seguito noi esperiamo faticosamente parlando di un “continuum spazio-tempo” […]. La natura è ciò che instaura le condizioni privilegiate, i “caratteri dominanti” […] che noi tentiamo di comprendere combinando dei concetti88.

La natura come istituzione ci fa comprendere il mondo, non nel chiarore dell’intelletto, ma nella zona chiaro-scura della carne. Probabilmente, non è un caso che Merleau-Ponty si serva del termine institution, spesso presente negli scritti cartesiani. Onde evitare fraintendimenti, è però opportuno spiegare che, per Merleau-Ponty, il temine non ha alcuna accezione che possa fare pensare alla trascendenza. Sicuramente, egli non fa riferimento a una natura le cui ragioni sono in Dio e la possibilità della conoscenza nel lume dell’intelletto, si propone, invece, di fornire a un tale modo di pensare un’alternativa89: individuando per la natura, M. MERLEAU-PONTY, Il visibile …., cit., p. 199.

In francese:

«La reconquête du Lebenswelt, c’est la reconquête d’une dimension, dans laquelle les objectivations de la science gardent elles-mêmes un sens [...] le pré-scientifique n’est qu’invitation à comprendre le méta- scientifique et celui-ci n’est pas non-science».

M.MERLEAU-PONTY, Le visible ..., cit., p. 233.

88 M. MERLEAU-PONTY, Linguaggio, ..., cit., p. 100. In francese:

«qui fait, simplement et d’un seul coup, qu’il y ait telle structure cohérente de l’être que nous exprimons ensuite laborieusement en parlant d’un “continuum espace-temps” [...]. La nature est ce qui instaure les états privilégiés, les caractères dominants [...] que nous essayons de comprendre en combinant des concepts». M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., Annexes, cit., p. 373.

Al riguardo una nota di lavoro de Le visible et l’invisible esprime qualcosa di molto simile al résumé del corso del 1957-1958 appena citato perché parla della «Natura comme institution qui nous fait avoir d’un seul coup ce qu’une science divine nous ferait comprendre».

M.MERLEAU-PONTY, Le visible ..., cit., p. 220; [Il visibile …, cit., p. 186].

89 Mi riferisco, tra i vari luoghi in cui Merleau-Ponty esprime questa intenzione, a un passaggio contenuto in una delle Notes de Travail annesse al postumo Le visibile et l’invisible e datata gennaio 1959:

«Donner mon équivalent du concept cartésien de la Nature». Ibidem.

come per l’ontologia dell’ultimo cammino, un’altra opzione, un’altra possibilità. In Merleau-Ponty, la natura assume un carattere di eterogeneità rispetto ai concetti dell’intelletto conoscitivo. Essa non rappresenta l’estensione omogenea ma il carattere primitivo dell’eterogeneità. È una posizione filosofica altrettanto radicale quanto quella della metafisica cartesiana; non a caso, Merleau-Ponty considera la questione della natura come parte della questione ontologica.

Diciamo pure che per Merleau-Ponty l’ontologia è proprio questo: il ripensamento dei concetti fondamentali della filosofia90: Natura, uomo, Dio, mondo,

essere. In questa sua rilettura la natura è quell’oggetto «che non è del tutto oggetto»91, poiché è intreccio sensibile «in cui il soggetto, lo spirito, la storia e tutta la filosofia sono implicati»92. In ognuno di questi concetti fondamentali, c’è una natura, ci dice Merleau-Ponty, per farci capire il tipo di rapporto carnale che l’uomo ha con l’essere. L’uomo approda dallo spirito alla carne, dal mondo dell’oggettivo a quello dell’incarnazione, dalla sfera dell’egoità a quella della corporeità come nervatura in un tessuto ontologico.

Una delle prime finalità speculative dei corsi al Collège de France93 è infatti

quella di reinserire la natura nel quadro di un’unità ontologica. Merleau-Ponty dice chiaramente che il suo intento è di prendere le distanze dalla tradizione filosofica occidentale e specifica, a questo proposito, che non vuole proporre una nuova gnoseologia, né un’altra fisica ma un ripensamento della Natura come ontologia.

90 «L’ontologie serait l’élaboration des notions qui doivent remplacer celle de subjectivité trascendentale, celles de sujet, objet, sens – la définition de la philosophie comporterait une élucidation de l’expression philosophique elle-même une prise de conscience donc du procédé employé dans ce qui précède “naïvement”, comme si la philosophie se bornait à refléter ce qui est,come science de la pré-science».

M.MERLEAU-PONTY, Le visible ..., cit., p. 219; [Il visibile …., cit., p. 185].

Quasi contemporaneamente a questa Note de Travail, datata gennaio 1959, in una delle Notes de Cours 1959- 1959 e precisamente nel corso La philosophie aujourd’hui si legge:

«ontologie (au sens moderne), i.e. considération du tout et de ses articulations par-delà catégories de substance, de sujet-objet, de cause, i.e. métaphysique au sens classique»

M. MERLEAU-PONTY, Notes ..., cit., p. 37.

[È possibile …, cit., p. 5].

91 M. MERLEAU-PONTY, La natura ..., cit., p. 4. In originale:

«un objet qui n’est pas tout à fait objet». M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., cit., p. 20.

92 M. MERLEAU-PONTY, Linguaggio, ..., cit., p. 78. In francese:

«où le sujet, l’esprit, l’histoire et toute la philosophie sont intéressés». M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., Annexes, cit., p. 356.

Non è dunque né una semplice riflessione sulle regole immanenti della scienza e della Natura, né un ricorso alla Natura come a un Essere separato ed esplicativo, ma l’esplicitazione di ciò che vuol dire essere-naturale o essere naturalmente, in attesa dell’essere-uomo e dell’ontologia di Dio94 [corsivo del testo].

Si tratta di una Natura che è membrana della porosità dell’Essere, “sotto-

essere”95 della sua nervatura invisibile96. Essa si presenta con la ‘dignità’ di un

problema che non è d’altro genere rispetto a quello dell’uomo o di Dio: «Il tema della natura non è un tema numericamente distinto – C’è un unico tema della filosofia: il nexus, il vinculum “Natura” – “Uomo” – “Dio”. La “Natura” come foglio o strato dell’Essere, i problemi della filosofia come concentrici»97. Sia chiaro che, quando parla del rapporto fra natura uomo e Dio, Merleau-Ponty non pensa a una relazione di riduttivismo radicale, in cui la natura diventa costruzione umana o

94 M. MERLEAU-PONTY, La natura ..., cit., p. 300. In originale si legge:

«Donc: ni simple réflexion sur les règles immanentes de la science de la Nature, – ni recours à la Nature comme à un Etre séparé et explicatif – mais explication de ce que veut dire être- naturel ou être naturellement, en attendant l’être-homme et l’ontologie de Dieu» [corsivo del testo].

M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., cit., p. 267.

È degno di nota il fatto che all’inizio del Résumé del corso precedente, e cioè del 1957-1958, Merleau-Ponty dichiari la stessa intenzione teorica rispetto all’ontologia, intenzione che però non compare negli appunti di corso dello stesso anno raccolti in La natura. Ecco la citazione del Résumé del 1957-1958:

«On est d’abord revenu sur les rapports du problème de la Nature et du problème général de l’ontologie, pour situer plus clairement la recherche en cours. L’étude de la Nature est ici une introduction à la définition de l’être, et à cet égard on aurait pu aussi bien partir de l’homme ou de Dieu»

M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., Annexes, cit., p. 370; [Linguaggio, ..., cit., p. 97].

R. Barbaras sottolinea una asimmetricità tra il testo degli appunti di lezioni presi da anonimi uditori e il testo dei Résumés stilato dall’autore relativamente alla giustificazione filosofica che lo portava a intraprenderne lo studio sulla natura.

Cfr. R.BARBARAS, Merleau-Ponty et …la nature, cit. p. 47.

A questo proposito mi limito tuttavia a far notare che nelle prime pagine degli appunti di corso del 1956-1957 Merleau-Ponty esplicita l’intenzione di affrontare il tema della natura allorquando dichiara il suo scopo di cercare il senso primordiale della natura.

Cfr. M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., cit., p. 19; [La natura …, cit., p. 4].

95 Cfr. M. MERLEAU-PONTY, La natura ..., cit., p. 300. «“sous-être”».

Cfr. M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., cit., p. 267.

96 L’interesse per il concetto di natura non si esaurisce infatti, con gli specifici corsi che l’autore vi dedica ma arriva sino all’opera incompiuta dove la sua presenza appare dai programmi di lavoro sempre più centrale nel progetto del libro.

Cft. M. LARISON, Autour du concept de nature dans le dernier Merleau-Ponty, in «Chiasmi International», Publication trilingue autour de la pensée de Merleau-Ponty, n. 7, Milano, Vrin Mimesis, 2003, pp. p. 393 e ss.

97 M. MERLEAU-PONTY, La natura ..., cit., p. 297. Nella versione originale si legge:

«Le thème de la Nature n’est pas un thème numériquement distinct – Il y a un thème inique de la philosophie: le nexus, le vinculum “Nature”-“Homme”-“Dieu”. La Nature comme feuillet de l’Etre, et les problèmes de la philosophique comme concentriques» [corsivi del testo]

creazione divina ma a una natura che è espressione della totalità comprensiva dell’umano e del non umano, centro da cui si originano i problemi filosofici98. La natura è la totalità, nel senso che è questo il problema che essa pone al pensiero: pensare la totalità o quale statuto darle99.

È confrontandolo con questo scenario, con l’esigenza di un pensiero dell’Essere dal tessuto globale e unificante – ma non per questo indifferenziato100 – che Merleau-Ponty denuncia in Descartes la significativa mancanza di un’unica ontologia. Mentre, a suo giudizio, il doppio criterio cartesiano di ordine delle ragioni e di ordine delle materie, rappresenterebbe una sorta di “strabismo” filosofico101, incapace di vedere, in un unico sguardo, l’ontologia dell’estensione e quella dell’esistenza102. Ciò sarebbe imputabile alla mancanza in Descartes, sempre a giudizio di Merleau-Ponty, di una «infrastruttura» ontologica103, capace di connettere e organizzare tutti i piani dell’essere.

98 Per quanto riguardo questo tema mi sembra significativo altresì il chiarimento fornito dall’ultima delle Notes de Travail de Le visible et l’invisible che fa riferimento a uno dei piani programmatici dell’opera in corso e datato marzo 1961:

«Mon plain: I le visible II la Nature III le logos doit être présenté sans aucun compromis avec l’humanisme, ni d’ailleurs avec le naturalisme, ni enfin avec la théologie – Il s’agit précisément de montrer que la philosophie ne peut plus penser suivant ce clivage: Dieu, l’homme, les créatures, – qui était le clivage de Spinoza. Donc nous ne commençons pas ab homine comme Descartes (la Ire partie n’est pas“réflexion”) nous ne prenons pas la Nature au sens de Scolastiques (la IIe partie n’est pas la Nature en soi, φ de la Nature, mais description de l’entrelacs homme-animalité) et nous ne prenons pas le Logos et la vérité au sens du Verbe (la IIIe partie n’est ni logique, ni téléologique de la conscience, mais étude du langage qui a l’homme)».

M.MERLEAU-PONTY, Le visible ..., cit., p. 322; [Il visibile …, cit., p. 285].

99 Cfr. M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., cit., p. 214; [La natura …, cit., p. 194].

100 Dalla descrizione che le pagine de Le visible et l’invisible ci offre dell’essere si evince che si tratta di un essere pregnante, di un “essere-orizzonte” che con la sua struttura grezza e precritica abbraccia e circonda noi stessi e gli altri uomini, le cose e gli animali, innestandoli l’uno sull’altro secondo l’intreccio carnale di una co-appartenenza ontologica. Ma l’universo di “promiscuità” selvaggia nel quale questo essere colloca, la regione dell’Ineinander, dell’avvolto-avvolgente non ha però la qualità di uno strato che, unendo, livella e ammutolisce le differenze. Il tessuto dell’essere è articolato secondo gli slittamenti di un campo diacritico che rende attuabile la mobilità e la differenza degli esseri l’uno dall’altro, imparentando nella coesione ma non nella coincidenza o nella identità che sopprime l’alterità.

101 Nel Résumé del corso 1957-1958 Merleau-Ponty parla di questo atteggiamento dell’ontologia cartesiana attraverso il concetto di «diplopie ontologique».

Cfr. M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., Annexes, cit., p. 371; [Linguaggio, ..., cit., p. 98].

Per una ricostruzione dell’orizzonte che sottende il senso della nozione di diplopia ontologica rinvio a: E.DE SAINT AUBERT, Vers une ontologie ..., cit., pp. 120-130; R.BARBARAS,De l’être du phénomène. Sur

l’ontologie de Merleau-Ponty, Grenoble, Millon, 2001, pp. 103-108.

102 «Par exemple: ce qu’on sait de la Nature et de l’Esprit selon les vraies et immuables natures, selon la lumière naturelle – et ce qu’on en sait par l’expérience de la vie, i.e. de la Nature et de l’Esprit en nous, du composé d’âme et de corps que nous sommes – reste contradictoire et sans médiation possible, l’un étant rapporté à l’entendement pur, l’autre à l’entendement joint à un corps».

M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., cit., p. 266; [La natura ..., cit., p. 299].

La differenza fra i due autori comporta un radicale rovesciamento di prospettiva. Il fine di Merleau-Ponty è esattamente l’opposto di quello di Descartes. Quest’ultimo indaga la natura alla ricerca di una legge necessitata dall’infinito, onde pervenire a una realtà in grado di rendere ragione, organizzandoli logicamente e sistematicamente, di tutti i piani dell’essere. Per Merleau-Ponty, invece, l’ontologia è la ricerca di un Essere polimorfo i cui vari strati costituiscono il tessuto connettivo, la stoffa dell’esistenza104, il suo stesso nexus nel segno di un’unica carne.

L’obiettivo costante della ricerca di Merleau-Ponty è di risalire a una dimensione più autentica della Natura, per dare un senso all’uomo e alla storia, attraverso il metodo della fenomenologia. La verità è che noi «non possiamo pensare la Natura senza renderci conto che la nostra idea di Natura è piena di artifici»105. Lo dimostrano le filosofie del meccanicismo e del vitalismo106, che, pur collocandosi su piani apparentemente contrapposti, hanno in comune l’impostazione di un pensiero, che non sa giustificare il naturale, come fenomeno primordiale107.

La natura, si è detto, è foglio e specchio dell’essere, strato di una presenza originaria che non va spiegata e che come una membrana silenziosa sorregge quella umana. E in quanto evocazione del primordiale, questa natura è certamente una natura estetica, una natura-sensibilità; potremmo dire un invito fondamentale al motivo antico della percezione naturale108.

104 Cfr. M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., cit., p. 267; [La natura ..., cit., p. 300]. 105 M. MERLEAU-PONTY, La natura ..., cit., p. 125.

In francese:

«nous ne pouvons pas penser la Nature sans nous rendre compte que notre idée de la Nature est imprégnée d’artifice».

M. MERLEAU-PONTY, La nature ..., cit., p. 120.

106 Cfr. M. MERLEAU-PONTY, La natura ..., cit., p. 123; [La nature ..., cit., p. 119].

107 Riporto a proposito di questo tema un’espressione che mi sembra particolarmente esemplificativa: «Le mécanisme affirme un artificiel naturel, et le finalisme affirme un naturel artificiel».

Ibidem.

[Cfr. La natura ..., cit., p. 124].

108 Non può non essere qui rammentato il ruolo fondamentale che la percezione ha avuto nell’intero percorso riflessivo di Merleau-Ponty e da cui prende le mosse l’ultima e incompiuta impresa teorica che si propone di investigare nuovamente la fede percettiva. Significative possono risultare al riguardo queste parole tratte da un Annexe pubblicato nell’opera postuma e che malgrado sia stato probabilmente rimpiazzato dall’autore col capitolo Interrogation et intuition compare tuttavia tra i fogli manoscritti ritrovati dopo la morte del filosofo: «Pour nous, la “foi perceptive” enveloppe tout ce qui s’offre à l’homme naturel en original dans une expérience-source, avec le vigueur de ce qui est inaugurale et présent en personne, selon une vue qui, pour lui, est ultime et ne saurait être conçue plus parfaite ou plus proche, qu’il s’agisse des choses perçues dans le

Merleau-Ponty ci presenta, in sostanza, una proposta in cui percezione e natura si congiungono o, addirittura, la natura diventa essa stessa percezione. Se così fosse, si realizzerebbe una prossimità che non si consuma mai in un esplicito contatto, in una definitiva vicinanza: la reiterata esperienza di un inesauribile e sempre ricominciato risveglio percettivo109. Secondo Merleau-Ponty, ci si dà la possibilità di rivelare la presenza di una natura che è dentro e fuori di noi, solo attraverso un perenne risvegliarsi a essa. In conclusione, la percezione non ce ne offrirà mai un disvelamento totale, poiché, essendo ciò che rende possibile il disvelamento, la natura non può mai essere ciò che è totalmente svelato.

sens ordinaire du mot ou de son initiation au passé, à l’imaginaire, au langage, à la vérité prédicative de l science, aux œuvres d’art, aux autres, ou à l’histoire».

M.MERLEAU-PONTY, Le visible ..., cit., p. 208; [Il visibile …., cit., p. 175].

O ancora nel capitolo Interrogation et dialectique:

«La philosophie, c’est la foi perceptive s’interrogeant sur elle-même». M.MERLEAU-PONTY, Le visible ..., cit., p. 137; [Il visibile …, cit., p. 123].

109 Questa espressione si rifà allo scritto di Whitehead Il concetto di natura, parte del quale è commentato nella seconda sezione del corso del 1956-1957, dedicata a La scienza moderna e l’idea di natura.

La locuzione originaria è «sense-awareness». È evidente, dall’uso frequente che ne ha fatto, che essa sembra a Merleau-Ponty di particolare efficacia.

Voglio segnalare alcune ambiguità. Nella traduzione italiana del testo di Merleau-Ponty si legge «risveglio sensibile» per l’espressione francese «révélation sensible». Per altro verso, l’edizione italiana del testo di Whitehead traduce quella medesima espressione con il termine «sensazione».

CAPITOLO III°