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Costruire la “preparazione al cambiamento”

Nel documento RicercAzione Volume 10 - Numero 1 (pagine 83-90)

Cambiare le architetture scolastiche: e dopo?

6. Costruire la “preparazione al cambiamento”

Diventa quindi fondamentale preparare e costruire il cambiamento perché è più pro-babile che ci siano meno resistenze se i do-centi sono “pronti”.

Armenakis, Harris e Mossholder (1993), suggeriscono due condizioni necessarie af-finché possa avvenire la transizione ad uno stile di insegnamento che utilizzi i nuovi am-bienti di apprendimento. La prima richiede la comunicazione di un chiaro messaggio di discrepanza tra lo status quo e lo stato di cambiamento finale desiderato, che può essere descritto come dissonanza cognitiva o anche come la creazione di “un senso di urgenza” (Kotter, 1996, p.35). La seconda condizione prevede di far nascere l’esigen-za, tra coloro che sono coinvolti nel cambia-mento, di nuove conoscenze, abilità e com-petenze. In sostanza, dovrebbe esserci la consapevolezza della necessità di cambiare e che gli insegnanti coinvolti riescano “col-lettivamente” a creare questo cambiamento (Armenakis et al., 1993).

Infine, un altro fattore che può contribuire

al cambiamento è l’impegno nei confronti di un progetto condiviso, infatti, gli insegnan-ti che sono proiettainsegnan-ti verso un obietinsegnan-tivo di cambiamento comune hanno maggiori pro-babilità di impegnarsi per raggiungere tale meta (McKay et al. (2013).

Aule e scuole rappresentano una comuni-tà con una struttura definita, una micro-cultu-ra, un clima sociale e relazionale e non hanno un significato neutrale dal punto di vista edu-cativo perché possono ostacolare o favorire il processo di apprendimento. I risultati delle ricerche indicano che i giovani imparano rapi-damente ed efficientemente quando possono lavorare in un gruppo di coetanei e quando possono partecipare alla decisione su qua-li obiettivi si vogqua-liono raggiungere e come (Górkiewicz, 2016, pp. 7-9).

Per fare questo è però necessario, oltre alla volontà di innovare, anche un percorso condiviso tra docenti e studenti, in cui siano entrambi partecipi e protagonisti nelle azio-ni di progettazione e di miglioramento degli spazi e delle attività da svolgere. Soprattut-to il coinvolgimenSoprattut-to degli studenti è fonda-mentale perché, considerando l’utilizzo degli spazi scolastici come contesto decisionale dove l’ambiente esistente sarà usato dagli studenti e li influenzerà, è evidente che de-vono essere prese in considerazione anche le loro opinioni (Parnell, 2015).

Due sono gli aspetti, tra loro specula-ri, che vanno tenuti in considerazione nella progettazione e nella riorganizzazione delle scuole: il benessere e l’apprendimento. Se c’è benessere diffuso a scuola, è più facile che gli studenti apprendano con piacere e soddisfazione e, anche per gli insegnanti il lavoro risulterà facilitato (Avalle, 2009).

L’apprendimento, infatti è un processo complesso e individuale che dipende da co-lui che apprende e dalla sua motivazione, ma anche dal contesto e dalla situazione in cui l’allievo è immerso. pensare nuove modalità didattiche permette di guardare alla scuola non come un’organizzazione, ma come una

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comunità che apprende. Nelle comunità la connessione ad un fine e obiettivi comuni e la connessione tra le persone stesse non sono fondate su contratti, ma sull’impegno (Ser-giovanni, 2000), e sono socialmente orga-nizzate intorno a relazioni e interdipendenze sentite che le nutrono e che le vincolano alla costruzione di un’idea (Blau, Scott, 1972).

Creare una comunità, significa costruire un

“centro di valore” in cui si realizza il senso del

“noi” (Sergiovanni, 2000).

Se queste modificazioni possono portare un miglioramento a livello didattico e dell’ap-prendimento (Barrett et al., 2015) e un mag-gior coinvolgimento degli studenti, non biso-gna però dimenticare che altri accorgimenti possono rendere la scuola più empatica e sviluppare un benessere diffuso: salute fisica e salute mentale sono aspetti di un medesi-mo problema, come già evidenziavano stu-diosi del passato (Washburne, 1957)

Per arrivare al cambiamento ci sono però

pratiche di leadership che possono contri-buire al successo o al fallimento di un’iniziati-va di cambiamento. In particolare, il dirigente scolastico dovrebbe effettuare un bilancia-mento tra gli aspetti umani e quelli tecnici generando una capacità di adattamento so-stenibile (Bowman, 2000) e dovrebbe inoltre impegnarsi in una pianificazione partecipata e partecipativa che, in qualsiasi processo di cambiamento adattativo, inizi il prima possi-bile (Holt et al., 2007).

L’adattamento dei docenti ai nuovi am-bienti di apprendimento, che richiedono il cambiamento delle pratiche didattiche, avrà più probabilità di avere successo quando i leader comprendono la natura del cambia-mento e costruiscono la preparazione al cambiamento, adottano uno stile di leader-ship appropriato al contesto e si impegnano nella pianificazione partecipata, nella risolu-zione di problemi e nel promuovere la crea-zione di senso di utilità.

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