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La ricerca di Indire

Nel documento RicercAzione Volume 10 - Numero 1 (pagine 98-103)

Il percorso di ricerca di indire sul tema delle architetture scolastiche

4. La ricerca di Indire

Il tema degli ambienti di apprendimento è al centro della ricerca di Indire4 dal 2012 quando, su sollecitazione dell’allora Ministro Profumo, venne organizzato un convegno

dal titolo “Quando lo Spazio Insegna”5. In quella sede furono presentati gli esiti di uno studio condotto su tre scuole europee, casi di eccellenza che erano stati individuati e studiati dai ricercatori Indire con l’obiettivo di mettere a fuoco il cambio del modello edu-cativo proposto in ciascuna di queste realtà e il relativo impatto sulla progettazione del-lo spazio. La lente attraverso la quale sono state analizzate e rilette queste esperienze è quella del corredo teorico menzionato nei paragrafi precedenti, con particolare riferi-mento all’attivismo pedagogico. Sposando la piena promozione della centralità dell’in-dividuo, l’attività di analisi, di riflessione e le successive proposte emerse dalla ricerca, sono state finalizzate a promuovere la pro-gettazione di ambienti di apprendimento funzionali a questo obiettivo, superando le logiche della trasmissione dei contenuti in fa-vore della co-costruzione della conoscenza (Bruner, 1997). Si è quindi proceduto ad in-dividuare soluzioni che si fossero distinte per il cambio di modello educativo, più che per una rivisitazione degli spazi fine a se stessa.

La disseminazione dei materiali del con-vegno accese il dibattito sul tema, risvegliò la sensibilità dei decisori politici e dette avvio a un lavoro di revisione delle Linee Guida per l’edilizia Scolastica coordinato dal MIUR con il contributo di Indire e di autorevoli espo-nenti del settore dell’architettura scolastica.

Sebbene il documento prodotto non abbia ancora concluso l’iter di approvazione da parte degli organi proposti, costituisce un orientamento per coloro (enti locali, archi-tetti e dirigenti) che hanno scelto di lasciarsi ispirare da una nuova visione, come illustrato nel paragrafo che segue. Nelle Linee Guida (2013) sono descritti cinque spazi paradig-matici identificati come modelli significativi di ambienti di apprendimento, basati su una lo-gica di tipo prestazionale superando, quindi, quella prescrittiva delle linee guida del 1975

5 Link al convegno e ai materiali: http://www.indire.it/quandolospazioinsegna/eventi/2012/miur/.

che prevedono, tuttora, l’allocazione di un certo numero di metri quadri per studente.

Spazio Agorà, Spazio Classe, Spazio Laboratoriale, Spazio Individuale e Spazio Informale sono al centro di questa nuova visione che viene così introdotta nelle Linee guida:

« «per molto tempo l’aula è stata il luogo unico dell’istruzione scolastica. Tutti gli spazi della scuola erano subordinati alla centralità dell’aula, rispetto alla quale era-no strumentali o accessori: i corridoi, luo-ghi utilizzati solo per il transito degli stu-denti, o il laboratorio per poter usufruire di attrezzature speciali. Questi luoghi erano vissuti in una sorta di tempo “altro” rispet-to a quello della didattica quotidiana. Ogni spazio era pensato per una unica attività e restava inutilizzato per tutto il resto del tempo scuola. Secondo alcuni docenti le scuole sono “anestetizzanti” (tutte uguali, abbastanza tristi, con colori spenti o ca-suali, e aule magari immutate da decenni) tanto da definirli “non luoghi”. Tutti gli altri spazi, interni ed esterni sono sempre stati considerati come complementari a que-sto. Oggi emerge la necessità di vedere la scuola come uno spazio unico integrato in cui i microambienti finalizzati ad attività diversificate hanno la stessa dignità e pre-sentano caratteri di abitabilità e flessibilità in grado di accogliere in ogni momento persone e attività della scuola offrendo caratteristiche di funzionalità, confort e benessere».

L’integrazione tra gli ambienti scolastici ri-copre un ruolo centrale nel pensiero di Mala-guzzi che vedeva la scuola come un tessuto di connessioni e relazioni interne all’edificio ma anche esterne, con la comunità circostante.

Mentre le linee guida venivano pubblicate, nel novembre del 2012 Indire rappresentava

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il proprio modello di “scuola del futuro” al Sa-lone dell’Educazione di Genova (Fiera ABCD Orientamenti). In quella sede furono creati i cinque ambienti teorizzati nelle linee guida in

una struttura divisa da pareti trasparenti della dimensione di 600 metri quadrati (figura 6).

Al suo interno, attraverso un programma a rotazione continua, scuole e studenti face-Figura 6

Immagine dell’area espositiva raffigurante i cinque spazi (Fiera ABCD, novembre 2012).

vano lezione utilizzando le possibilità di inte-razione, comunicazione e collaborazione of-ferte dai cinque spazi (classe, esplorazione, agorà, informale e individuale)6.

In seguito a questi eventi, si iniziò a regi-strare un cambiamento di rotta, si osservò il nascere di una nuova sensibilità per il tema degli ambienti scolastici e degli arredi. Pur nell’impossibilità di mettere in atto interven-ti strutturali all’edificio, alcune scuole hanno pensato di intervenire sulla organizzazione degli ambienti interni, in alcuni casi aprendo

6 È ancora possibile consultare la programmazione delle lezioni che si sono tenute nei cinque ambienti acceden-do a questo link: http://www.indire.it/quanacceden-dolospazioinsegna/orario_completo.php.

l’aula per farla “traboccare” nella zona anti-stante del corridoio, in altri smantellando il laboratorio di informatica per renderlo uno spazio flessibile e polifunzionale grazie ad ar-redi mobili e sedute morbide (per una rasse-gna dettagliata di questi casi si rimanda alla lettura del prossimo paragrafo).

La constatazione dell’esistenza di un nu-mero crescente di scuole che facevano teso-ro delle possibilità della (benché incompiuta) legge sull’autonomia scolastica (dpr. 275/99) ha indotto Indire a fondare, nel novembre

2014, un Movimento per l’innovazione chia-mato “Avanguardie educative”. Questa ini-ziativa è stata promossa da Indire e da un primo nucleo di scuole che hanno rivisitato il proprio modello educativo generando, di riflesso, un impatto sui tempi della didattica e sugli ambienti di apprendimento. Tramite una logica ricorsiva di condivisione, viralità e sperimentazione, le oltre 700 scuole7 che sono parte del Movimento, quotidianamente cercano di dare una risposta alle sfide po-ste dalla nostra società, come ampiamente discusso nei primi due paragrafi di questo contributo. Avanguardie educative si basa sulla condivisione dei principi del cambia-mento che intende promuovere e che sono esplicitati nel Manifesto8 redatte insieme alle scuole fondatrici (fig. 7).

Tra i suoi sette orizzonti, uno è specifica-tamente dedicato alla coordinata spazio:

«La fluidità dei processi comunicativi in-nescati dalle ICT si scontra con ambien-ti fisici non più in grado di rispondere a contesti educativi in continua evoluzione, e impone un graduale ripensamento de-gli spazi e dei luoghi che preveda solu-zioni flessibili, polifunzionali, modulari e facilmente configurabili in base all’attività svolta, e in grado di soddisfare contesti sempre diversi. Spazi così concepiti favo-riscono il coinvolgimento e l’esplorazione attiva dello studente, i legami coopera-tivi e lo “star bene a scuola”. Condizioni indispensabili, queste, per promuovere una partecipazione consapevole al pro-getto educativo e innalzare la performan-ce degli studenti. Non solo “ridisegnare”

un’aula finora pensata per una didattica erogativa e frontale, ma prevedere anche spazi diversificati per condividere eventi e presentazioni in plenaria; luoghi per attivi-

7 Dato aggiornato al momento in della redazione di questo contributo.

8 Il testo integrale del Manifesto è reperibile on line: http://avanguardieeducative.indire.it/wp-content/uplo-ads/2014/10/Manifesto-AE.pdf.

tà non strutturate e per l’apprendimento individuale/informale che favoriscano la condivisione delle informazioni e stimo-lino lo sviluppo delle capacità comunica-tive; ambienti “da vivere” e in cui restare anche oltre l’orario di lezione, destinati ad attività extracurricolari come teatro, grup-pi di studio, corsi di formazione per do-centi, studenti e genitori, in accordo con enti locali, imprese, associazioni sportive e culturali del territorio, servizi sociali, ecc.

L’aula è ancora uno spazio pensato per interventi frontali, ma è anche il luogo in cui l’insegnante può muoversi liberamente e interagire in forma più esplicita e diretta con i suoi studenti. I diversi momenti di-dattici richiedono nuovi setting che sono alla base di una differente idea di edificio scolastico che deve essere in grado di ga-rantire l’integrazione, la complementarità e l’interoperabilità dei suoi spazi. Una scuola d’avanguardia nasce da un nuovo modello di apprendimento e di funzionamento in-terno, nel quale la centralità dell’aula viene superata. Una scuola d’avanguardia rende duttili i suoi ambienti affinché vi siano spazi sempre abitabili dalla comunità scolastica per lo svolgimento di attività didattiche, per la fruizione di servizi, per usi anche di tipo informale; spazi dove lo scambio di infor-mazioni avviene in modo non strutturato, dove lo studente può studiare da solo o in piccoli gruppi, dove può approfondire alcuni argomenti con l’insegnante, ripas-sare, rilassarsi. Una scuola d’avanguardia si apre all’esterno e diventa baricentro e luogo di riferimento per la comunità loca-le: aumentando la vivibilità dei suoi spazi, diventa un civic center in grado di fare da volano alle esigenze della cittadinanza e di dare impulso e sviluppo a istanze culturali, formative e sociali».

RICERCAZIONE - Vol. 10, n. 1 - June 2018 | 101 Figura 7

Il Manifesto di Avanguardie educative.

Avanguardie educative si fonda, oltre che sul Manifesto, su una “Galleria di idee per l’innovazione” che provengono dalle scuole capofila del Movimento. Al momento si com-pone di 15 idee, ma anche questo nume-ro è destinato a crescere secondo la logica dell’apertura e della viralità di idee che carat-terizzano il Movimento. Molte di queste idee sono basate proprio sulla riconfigurazione degli ambienti di apprendimento, come nel caso del TEAL o delle Aule Laboratorio di-sciplinari, mentre le altre prefigurano l’allesti-mento di setting flessibili come una naturale conseguenza dell’adozione di metodologie attive che pongono lo studente al centro del proprio processo di apprendimento (ad esempio: Flipped Classroom, Debate o Di-dattica per scenari).

5. Dalla teoria alla pratica: un

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