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Costruisci una mappa concettuale su Dio e la predestinazione in Calvino 3 Dio è ingiusto condannando alcuni uomini e salvandone altri?

Attività sul testo

2. Costruisci una mappa concettuale su Dio e la predestinazione in Calvino 3 Dio è ingiusto condannando alcuni uomini e salvandone altri?

Come risponde Calvino? (6-8 righe)

il libero arbitrio

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Il gesuita Luis de Molina, sviluppando le tesi del Concilio di Trento sulla compatibilità fra la prescienza divina e il libero arbitrio umano, ritiene quest’ultimo un presupposto indi- spensabile per attribuire all’uomo la responsabilità dei propri atti e per riconoscerne l’edu- cabilità.

• Il libero arbitrio è atto volontario compiuto previo giudizio della ragione; • esso coopera con la grazia divina nel compimento degli atti umani.

Libero arbitrio si può intendere, in un primo senso, il contrario di coazione. A questo modo ciò che si fa spontaneamente si dice che si fa liberamente, sia o non sia per ne- cessità naturale. [...] La libertà intesa a questo modo non basta a dare all’uomo il libero arbitrio, dicano quel che vogliono i luterani i quali sostengono che noi abbiamo il libe- ro arbitrio soltanto perché operiamo le azioni umane spontaneamente. Se fosse così, l’uso del libero arbitrio si dovrebbe concedere ai fanciulli, ai pazzi e perfino alle bestie, che anch’esse operano spontaneamente.

Si può intendere, in un secondo senso, il contrario di necessità. A questa guisa, diciamo libero l’agente che, posti tutti i requisiti ad agire, può agire o non agire, fare una cosa così che possa fare anche la contraria. Da questo potere la facoltà con cui un agente li- bero può così operare è detta libera. Ma poiché non opera così se non precede l’arbi- trio e il giudizio della ragione, si chiama libero arbitrio; in quanto presuppone il giudi-

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Il libero arbitrio

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zio della ragione. Quindi il libero arbitrio, se a qualcuno si deve concedere, non è altro che la volontà, nella quale è formalmente la libertà spiegata, previo il giudizio della ra- gione. In questo senso, l’agente libero si distingue dall’agente naturale, che non ha il po- tere di agire o non agire, ma, posti tutti i requisiti, agisce necessariamente e agisce una cosa in modo che non possa agire la contraria. [...]

Le forze naturali rimasero tali quali noi avremmo avuto se fossimo stati creati da princi- pio con le sole doti naturali per un fine soltanto naturale. Infatti il peccato del nostro progenitore ci nocque soltanto nelle doti gratuite e quindi, in noi e negli angeli, dopo il peccato le doti naturali rimasero intere, quali sarebbero di loro natura, se non fossero state perfezionate da nessun dono soprannaturale. [...] Quindi, tra la natura umana do- po il peccato, prima di avere riacquistato i doni della grazia, e la stessa se fosse stata creata nelle pure doti naturali, c’è soltanto la differenza che l’esclusione dalla gloria e la privazione della grazia, della giustizia originale e degli altri doni soprannaturali sono una vera e propria privazione rispetto alla natura dopo il peccato; in quanto i doni sopran- naturali, o almeno un diritto a essi, le furono dati in Adamo, non sono però [vera e pro- pria privazione rispetto alla] natura umana considerata nelle doti naturali, perché essa non avrebbe avuto nessun diritto a quei doni. Quindi la natura umana, dopo il pecca- to, giustamente si dice spogliata dei doni soprannaturali che aveva in Adamo; creata in- vece con le doti puramente naturali non si potrebbe dire spogliata di quei doni, non avendoli mai avuti prima. Di qui anche si capisce facilmente che le non concessioni ri- cordate dianzi e i difetti seguitine, cioè la ribellione delle passioni, la morte e le altre di- sgrazie del corpo, sono nello stretto senso della parola un castigo rispetto alla natura umana dopo il peccato, non già rispetto alla stessa natura, se fosse stata creata nelle do- ti puramente naturali. [...]

Altra osservazione: la nostra cooperazione e l’efficienza del libero arbitrio in tali atti [gli atti soprannaturali] non sono un’altra cosa, né altra ragione formale dagli atti stessi, i qua- li, considerati soltanto come emanano dal libero arbitrio, quasi da parte meno principa- le di una sola intera loro causa efficiente, vengono detti influsso del libero arbitrio, coo- perazione del libero arbitrio con gli aiuti della grazia, e consenso del libero arbitrio col quale consente a Dio, che ad essi eccita muove e coopera. [...] Di fatto, non vi è nessu- na azione, nessuna ragione formale di azione o di effetto che sia dal libero arbitrio e, contemporaneamente e principalmente non sia da Dio che coopera e coadiuva. Piutto- sto, l’effetto e tutta l’azione, nella totalità dell’effetto, come dicono, è da Dio e dal no- stro libero arbitrio, come due parti di una sola causa intera dell’azione e dell’effetto; non diversamente da questo avviene quando due cause motrici muovono un corpo mobile: nessuna delle due, senza la cooperazione dell’altra, lo moverebbe con l’efficienza che sta compiendo, e una delle due fa di più e influisce in maggior grado che l’altra. [...] Quindi, dicendo col Concilio Tridentino che il nostro libero arbitrio consente alla mo- zione, eccitazione e cooperazione di Dio per gli atti soprannaturali o, che è la medesi- ma cosa, influisce su di essi e coopera ad essi, non escludiamo l’aiuto e la cooperazio- ne divina, ché anzi la supponiamo, ma spieghiamo soltanto il modo con cui, posta la cooperazione simultanea di Dio, il nostro libero arbitrio liberamente influisca su essi e cooperi, comparando precisamente tali atti con il nostro arbitrio, in quanto è causa ef- ficiente parziale o meno importante dei medesimi.

da L. de Molina, Liberi arbitrii cum gratiae donis, divina praescientia, providentia, praedestinatione et

reprobatione concordia, in Grande Antologia filosofica, vol. IX, Marzorati, Milano 1964

GUIDA ALL’ANALISI

A

L’“assenza di costrizione esterna” e la spontaneità non definiscono, come invece ritenevano i Protestanti, la “libertà” umana. Un pazzo o un infante, infatti, operano spontaneamente, ma non possono dirsi “liberi” a tutti gli effetti, poiché, nelle scelte, agiscono senza avvaler- si della ragione, come, invece, può fare l’uomo: questi soltanto può decidere liberamente, previo il giudizio della ragione, di compiere oppure no un’azione.

B

Il peccato originale non ha intaccato la natura umana considerata nelle sue doti naturali, ma l’ha privata della sua originaria dotazione soprannaturale, che Dio le aveva donato.

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Condizione dell’uomo decaduto C

Cooperazione del libero arbitrio con la grazia

Piste di

lettura

C

Tra le doti naturali non toccate dal peccato vi è il libero arbitrio: questo può cooperare nel compiere, in vista della salvezza, quelle azioni che superano le capacità naturali dell’uomo e richiedono, perciò, anche l’intervento divino. Tale cooperazione tra Dio e il libero arbitrio umano è simultanea. Molina (diversamente da Lutero) non considera solo la grazia come causa di salvezza per l’uomo (da Lutero stesso ritenuto indegno, irrimediabilmente corrot- to e, perciò, destinato alla dannazione), ma sostiene che l’uomo può cooperare con l’inter- vento divino mediante il suo libero arbitrio.

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