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Qual è, secondo Molina, la differenza tra la natura umana prima e dopo il peccato? (5-7 righe) 3 Costruisci una mappa concettuale nella quale sia messo in evidenza il ruolo che, secondo Mo-

Attività sul testo

2. Qual è, secondo Molina, la differenza tra la natura umana prima e dopo il peccato? (5-7 righe) 3 Costruisci una mappa concettuale nella quale sia messo in evidenza il ruolo che, secondo Mo-

lina, Dio e l’uomo giocano nella salvezza.

Gli infiniti mondi nell’universo infinito G

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L’idea che l’universo sia infinito modifica profondamente la cosmologia copernicana, di cui pure Giordano Bruno è un sostenitore entusiasta.

Il tema è trattato in un dialogo i cui personaggi sono Filoteo (che espone le tesi di Bru- no), Elpino e Burchio (i quali sostengono l’Aristotelismo), e infine Fracastorio, il quale si dichiara ignorante e sollecita gli interlocutori affermando di non aver compreso né ciò che ha sostenuto fino a quel momento Filoteo, né le tesi di Aristotele (pur dichiarando di ac- cettarne l’autorità).

• L’universo è uno, immenso, con innumerevoli soli e pianeti; • vi sono numerosissimi mondi simili a questo, anch’essi abitati; • è la Terra a ruotare, non sono i cieli, come prima si immaginava; • la natura degli astri è simile a quella della Terra.

FILOTEO Uno dumque è il cielo, il spacio immenso, il continente universale, l’eterea re- gione per la quale il tutto discorre e si muove. Ivi innumerabili stelle, astri, glo- bi, soli e terre sensibilmente si veggono, et infiniti raggionevolmente si argu- mentano. L’universo immenso et infinito è il composto che resulta da tal spa- cio e tanti compresi corpi.

ELPINO Tanto che non son sfere di superficie concava e convessa, non sono gli orbi de- ferenti: ma tutto è un campo, tutto è un ricetto generale.

FILOTEO Cossì è. […]

ELPINO Sono dumque soli innumerabili, sono terre infinite che similmente circuisco- no que’ soli; come veggiamo questi sette circuire questo sole a noi vicino. FILOTEO Cossì è.

ELPINO Come dumque circa altri lumi, che sieno gli soli, non veggiamo discorrere al- tri lumi, che sieno le terre, ma oltre questi non possiamo comprendere moto alcuno; e tutti gli altri mondani corpi (eccetto ancor quei che son detti come- te) si veggono sempre in medesima disposizione e distanza?

FILOTEO La raggione è, perché noi veggiamo gli soli, che son gli più grandi, anzi grandis- simi corpi: ma non veggiamo le terre, le quali per esseno corpi molto minori, sono invisibili; come non è contra raggione che sieno di altre terre ancora che versano circa questo sole, e non sono a noi manifeste o per lontananza mag- giore o per quantità minore, o per non aver molta superficie d’acqua, o pur per non aver detta superfice rivolta a noi et opposta al sole, per la quale come un cristallino spechio concependo i luminosi raggi si rende visibile. […]

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A

Nell’universo vi sono infiniti mondi

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FRACAST. Or vi dimando, per qual caggione voi dite esser grandissima, o pur grande, o pur quanto e qualsivoglia differenza tra que’ corpi celesti e questi che sono ap- presso di noi?

Burchio Quelli son divini, questi sono materialacci.

FRACAST. Come mi farrete vedere e credere che quelli sieno più divini?

Burchio Perché quelli sono impassibili, inalterabii, incorrottibili et eterni: e questi al contrario; quelli mobili di moto circulare e perfettissimo, questi di moto retto. FRACAST. […] La terra se ella si muove, si muove circularmente come gli altri astri, qual-

mente Egesia, Platone, e tutti savi dicono, e conceder deve Aristotele et ogn’al- tro. [...] Onde possiamo stimare che de stelle innumerabili sono altretante lu- ne, altretanti globi terrestri, altretanti mondi simili a questo; circa gli quali par che questa terra si volte, come quelli appaiono rivolgersi et aggirarsi circa que- sta terra. Perché dumque vogliamo affirmare esser differenza tra questo e que’ corpi, se veggiamo ogni convenienza? per che vogliamo negare esser conve- nienza, se non è raggione né senso che ne induca a dubitar di quella? […] BURCHIO Ove è dumque quel bell’ordine, quella bella scala della natura, per cui si

ascende dal corpo più denso e crasso, quale è la terra, al men crasso quale è l’acqua, al suttile quale è il vapore, al più suttile quale è l’aria puro, al suttilis- simo quale è il fuoco, al divino quale è il corpo celeste? dall’oscuro al men oscuro, al chiaro, al più chiaro, al chiarissimo? dal tenebroso al lucidissimo, dall’alterabile e corrottibile al libero d’ogni alterazione e corrozzione? dal gra- vissimo al grave, da questo al lieve, dal lieve al levissimo, indi a quel che non è grave né lieve? dal mobile al mezzo, al mobile dal mezzo, indi al mobile cir- ca il mezzo?

FRACAST. Volete saper ove sia questo ordine? ove son gli sogni, le fantasie, le chimere, le pazzie. […]

BURCHIODumque negate la famosa distinzione de gli elementi?

FRACAST. Non nego la distinzione, perché lascio ogn’uno distinguere come gli piace, ne le cose naturali; ma niego questo ordine, questa disposizione: cioè che la ter- ra sia circondata e contenuta da l’acqua, l’acqua da l’aria, l’aria dal foco, il fo- co dal cielo. […] Cossì have affirmato e confirmato ancora il vostro principe Aristotele. [...] Il famoso e volgare ordine de gli elementi e corpi mondani è un sogno et una vanissima fantasia, perché né per natura si verifica, né per rag- gione si prova et argumenta, né per convenienza deve, né per potenza puote esser di tal maniera.

Resta dumque da sapere ch’è un infinito campo e spacio continente, il qual comprende e penetra il tutto: in quello sono infiniti corpi simili a questo, de quali l’uno non è più in mezzo de l’universo che l’altro, perché questo è infi- nito e però senza centro e senza margine, benché queste cose convegnano a ciascuno di questi mondi che sono in esso [...]. Di maniera che non è un sol mondo, una sola terra, un solo sole: ma tanti son mondi, quante veggiamo cir- ca di noi lampade luminose, le quali non sono più né meno in un cielo et un loco et un comprendente, che questo mondo in cui siamo noi è in un com- prendente, luogo e cielo; sì che il cielo, l’aria infinito, immenso, benché sia parte de l’universo infinito, non è però mondo, né parte di mondi: ma seno, ricetto e campo in cui quelli sono, si muoveno, viveno, vegetano e poneno in effetto gli atti de le loro vicissitudini, producono, pascono, ripascono e man- tieneno gli loro abitatori et animali; e con certe disposizioni et ordini ammini- strano alla natura superiore cangiando il volto di uno ente in innumerabili sug- getti. […]

BURCHIOCossì dumque gli altri mondi sono abitati come questo?

FRACAST. Se non cossì e se non megliori, niente meno e niente peggio: perché è impos- sibile ch’un razionale et alquanto svegliato ingegno possa imaginarsi che sieno privi di simili e megliori abitanti, mondi innumerabili che si mostrano o cossì o più magnifici di questo; i quali o son soli, o a’ quali il sole non meno diffon-

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La terra si muove C

Una nuova concezione mette in crisi quella aristotelica D

Nell’universo infinito non vi è né alto né basso E

Sono abitati gli altri mondi?

de gli divinissimi e fecondi raggi, che non meno argumentano felice il proprio soggetto e fonte, che rendeno fortunati i circonstanti partecipi di tal virtù dif- fusa. Son dumque infiniti gl’innumerabili e principali membri de l’universo, di medesimo volto, faccia, prorogativa, virtù et effetto. […]

BURCHIOCon questo vostro dire volete ponere sotto sopra il mondo.

Fracast. Ti par che farrebe male un che volesse mettere sotto sopra il mondo rinversato?

da G. Bruno, L’infinito, universo e mondi, dialogo terzo

GUIDA ALL’ANALISI

A

Nell’universo vi sono innumerevoli mondi che ruotano intorno ai loro soli. Vi è uno spazio immenso, infinito, non delimitato da alcuna calotta sferica – nella quale siano “infisse” le stelle – e senza centro né periferia, senza alto né basso.

L’aristotelico Elpino, che contesta la concezione di Filoteo, continua a fare riferimento alla cosmologia aristotelico-tolemaica, fatta propria dalla cultura medievale, in cui i cieli erano costituiti da sfere gigantesche, ruotanti intorno al proprio asse, nelle quali erano come “in- chiodati” gli astri. Innumerevoli sono invece i soli e i pianeti che ruotano intorno ad essi. Se vediamo solo i primi e non i secondi, ciò è dovuto al fatto che quelli sono molto più grandi di questi, che restano perciò invisibili al nostro sguardo.

B

Fracastorio afferma che la Terra, se si muove, lo fa, come gli altri astri, mediante moto cir- colare. Ritiene, inoltre, che anche negli astri, come sulla Terra, vi sia mutamento, quindi tra- sformazione e “corruzione”; e che se ciò non appare, è solo perché essi sono lontanissimi e di loro possiamo scorgere solo i fenomeni macroscopici, ad esempio la luminosità.

C

Le tesi aristoteliche della gerarchia delle essenze (“quella bella scala della natura”) e dei “luoghi naturali” verso cui ogni elemento necessariamente tende, accolte per millenni e qui riproposte con vivide immagini da Burchio, sono respinte da Fracastorio come delle cervel- lotiche elucubrazioni.

D

Nell’universo di Bruno (e di Cusano, prima di lui) non vi è né alto né basso, né centro né circonferenza, perché l’infinito non accetta quei “luoghi” da Aristotele considerati “natura- li”. Proprio l’idea di infinito viene a scardinare definitivamente un sistema che era stato accolto per almeno 1500 anni.

E

L’idea che vi siano altri mondi abitati è un’altra tesi “eversiva” di Bruno: tale, cioè, da porre interrogativi di enorme portata alla religione e alla morale. Bruno ne è consapevole. Sa che essa “mette sottosopra” il mondo. Ma a questa obiezione risponde che – in realtà – si trat- ta di “mettere sottosopra” un mondo – quello della cultura tradizionale – che è già “capo- volto”: in altri termini, si tratta di rimettere al suo posto un mondo che la tradizione ha rovesciato.

Attività sul testo

1. Riporta le tesi di Bruno nelle quali egli critica – esplicitamente o implicitamente – la concezio-