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1150-1200

bronzo, rame inciso, punzonato e dorato

33 × 22 cm (croce senza il puntale); 18,7 × 16 cm (Crocifisso) Cortona (Arezzo), Museo Diocesano

Provenienza: Cortona, palazzo Tomasi L’opera è formata da una lastra di rame inciso, punzonato e dorato che, adegua- tamente ritagliata, assume il profilo di una croce latina, nella quale il braccio inferiore supera in lunghezza sia il braccio superiore che i laterali.

Il bordo della faccia anteriore (recto) è sottolineato dall’applicazione di un listello metallico (due parti mancanti), anch’esso dorato e inciso con una linea ondulata affiancata da due linee diritte; la statuetta del Crocifisso, realizzata in bronzo dorato, è stata fissata al centro grazie ad alcuni piccoli chiodi passanti per le mani e il suppedaneo della figura e ribattuti sul retro della croce (verso). Le superfici del recto e del verso sono ornate da fitte punzonature circolari che risparmiano esclusivamente le fi- gure incise facendone risaltare il profi- lo. Nelle estremità dei bracci laterali del

recto sono raffigurati, con tratto piutto- sto incerto, Maria e Giovanni evangeli- sta dolenti, mentre in basso si osserva una pianta che evoca una palmetta e in alto un angelo turiferario che discende da un cielo rappresentato da poche li- nee ondulate a sottolineare l’offerta sacrificale di Cristo sulla croce, come evocato anche nella lettera agli Efesini: “Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi offrendosi a Dio in sacrificio di odore soave” (“in odorem suavitatis”; Ef 5, 2). Questa serie di figure si collega, nell’equilibrio formale e nella narrazio- ne, alla statuetta del Crocifisso, raffigu- rato con la testa leggermente reclinata verso la sinistra dell’osservatore. Le braccia sono stese e appena flesse verso l’alto, con le mani dai pollici ripiegati verso il palmo; il loro modellato, come quello del torace e dell’addome, è som- mariamente definito; allo stesso modo risultano appena modulati i panneggi del perizoma, diviso verticalmente in due blocchi paralleli separati da un nodo centrale dal quale discende una banda mediana; lievemente accentuato

l’orlo inferiore. I piedi poggiano paral- leli su un suppedaneo a forma di proto- me animale.

Il verso presenta una serie di figure incise organizzate secondo una pre- cisa impaginazione: all’incrocio dei bracci, entro una cornice circolare delineata con estrema precisione, è l’agnello crucifero, verso il quale sono rivolti, discendendo da un cielo stilizzato in modo analogo a quello dell’angelo sul recto, un’aquila, un bue e un leone che tengono un libro, simboli rispettivamente degli evange- listi Giovanni, Luca e Marco; in bas- so, a sormontare un decoro vegetale cruciforme, si presenta frontalmente un angelo con un cartiglio, simbolo dell’evangelista Matteo. L’intero pro- filo della croce è incorniciato da un nastro ondulato en réserve sul fondo punzonato che riprende quello lungo il profilo del recto.

Questa croce, che Galoppi Nappini se- gnala proveniente dal palazzo Tomasi di Cortona (Maetzke 1992), è nota alla critica ormai da alcuni decenni (Hueck 1982, p. 173, scheda di Galoppi in Te-

sori d’arte 1986, Bloch 1992; scheda di Galoppi Nappini in Maetzke 1992) e la sua attribuzione a un’officina toscana, attiva a partire dalla metà del XII se- colo e comunque non oltre la fine del secolo medesimo, sembra ormai un dato critico assodato (Romanica 2006, pp. 148-150, scheda 9; Capitanio 2007, p. 132). Essa si inserisce in un nutrito gruppo di esemplari con i quali con- divide, in modo piuttosto coerente, la forma regolare della croce, la struttu- ra della statuetta del Crocifisso (Bloch 1992, pp. 155, 157-158), lo schema ico- nografico delle figure incise e i sistemi ornamentali impiegati. A queste evi- denze occorre aggiungere una singo- lare densità di questo genere di croce nell’area compresa tra l’Umbria set- tentrionale (Gubbio, Città di Castello),

l’area senese (Museo civico di Siena; Casciano delle Masse) e il territorio fiorentino (Impruneta), area al centro della quale si colloca l’emblematico nucleo costituito dalle due croci del Museo di arte medievale e moderna di Arezzo (inv. Fraternita 15107 e 15109) e della nostra croce cortonese (ill. a). Si può dunque affermare con qualche verosimile certezza che la produzione di questi manufatti sia da riferire a po- che officine attive in quest’area dell’I- talia centrale e, grazie alla datazione (1129) riportata sulla croce del Museo civico di Siena, che il loro periodo di esecuzione sia da individuare all’inter- no del XII secolo.

La statuetta di Cortona, a ogni modo, si pone anche in relazione con la sta- tuaria di maggiori dimensioni e, nel solco di una tradizione storiografica ormai assodata, viene da stabilire una relazione con il più antico dei tre Cro-

cifissi del duomo di Arezzo, databile 1170-1180 e già rivestito di lamina nel perizoma (da ultimo Cervini 2013, pp. 113-114, fig. 116-118), al quale si può accostare per la sintetica definizione dei volumi (in generale e soprattutto nel perizoma), ma anche nella lieve inclinazione della testa: dettaglio che in altre croci, dai caratteri leggermente differenti, sarà sostituito con testa più eretta e trionfante sulla morte. Ulte- riore richiamo alla sintesi, ma stavolta legata a codificazioni della pittura di piccolo formato, sono gli echi che ri- conducono al recupero delle vibranti ondate che stilizzano la volta celeste, spesso ricorrenti nelle ormai lontane pagine salisburghesi raffiguranti gli evangelisti e i loro simboli dell’evan- geliario di San Pietro a Michelbeuern (ill. b) (Swarzenski 1913, tavv. XI-XIII). Ecco, dunque, che l’officina responsa- bile dalla croce di Cortona, anche per brevi cenni, si mostra capace di inte- grare e declinare in modo autonomo

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linguaggi di varia provenienza per creare un oggetto di uso liturgico con- veniente alle richieste di un territorio, come quello della toscano e, più in ge- nerale, centro-italiano, attraversato nel

corso del XII secolo da fremiti artistici che ne hanno fatto in questo periodo uno dei cantieri più innovativi di in- venzioni tipologiche e figurative della crocifissione.

Bibliografia: Hueck 1982, p. 173; Tesori d’arte 1986, pp. 116-117; Bloch 1992, pp. 155, 157-158; Maetzke 1992, pp. 190-191; Romanica 2006, pp. 148-150, scheda 9; Capitanio 2007, p. 132, nota 34.

Andrea Del Grosso

b. San Marco evangelista, particolare, da Evangeliario di Michelbeuern. Monaco di Baviera, Staatsbibliothek, CLM 827

a. Croce, verso. Arezzo, Museo di arte medievale e moderna, inv. Fraternita 15109

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Scultore toscano