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terzo quarto del XII secolo

rame inciso, dorato e cesellato (croce); bronzo fuso, cesellato e dorato (Crocifisso) 31 × 22,5 cm (croce senza il puntale); 14 × 12 cm (Crocifisso)

Iscrizioni: icxc (incisioni nella tabella del titulus, sia sul recto che nel verso della croce)

Certaldo (Firenze), Museo d’Arte Sacra

Provenienza: Certaldo, chiesa di Santa Maria Assunta a Casale La croce, di forma latina, è realizzata

da una lastra di rame battuta e rifilata in modo da far assumere ai bracci il ca- ratteristico profilo “a coda di rondine” o “patente”, consistente in un sensibi- le allargamento della larghezza verso le estremità e nella chiusura del loro profilo secondo una linea arcuata. Le superfici anteriore (recto) e posteriore (verso) sono arricchite da incisioni e do- rate; sul recto è aggiunta la statuetta del Crocifisso. L’opera, ormai priva delle applicazioni che ne dovevano decorare le estremità, già appuntite, mostra an- cora l’aggancio di tre delle quattro corte asticelle poste all’incrocio dei bracci e destinate a sostenere ulteriori dettagli ornamentali in esse inserite (sferette in metallo, pietre semipreziose o altre parti analoghe a quelle che dovevano trovarsi anche alle estremità dei brac- ci). Il puntale, che serviva a sistemare la croce su aste da processione, sostegni da altare o, semplicemente, poteva age- volarne l’impugnatura, è stato sostitui- to e fissato alla parte inferiore in modo tanto saldo quanto poco rispettoso delle raffigurazioni sottostanti, che ne risultano parzialmente occultate. L’intero lavoro è concepito per illustra- re in modo perspicuo il mistero della morte e resurrezione di Cristo narrata dai Vangeli. Per questa ragione nella parte anteriore la statuetta di Cristo crocifisso è raffigurato vivo, con la te- sta eretta, gli occhi bene aperti, le mani distese e i piedi saldamenti appoggiati sul suppedaneo, secondo l’iconografia generalmente definita “trionfante”, in quanto destinato a mostrare la croce come trono della gloria di Cristo e se- gno di vittoria sulla morte più che stru- mento di supplizio. Allo stesso tempo, nelle estremità dei bracci laterali, sono incise le figure di Maria e Giovanni evangelista dolenti, in alto è un angelo e in basso, sotto una sintetica raffigu- razione del monte Calvario, il sepolcro,

con tanto di sarcofago, corpo di Cristo avvolto nel sudario e lampada appesa al colmo della volta sostenuta da due colonnine tortili. Nel verso, sul fondo punzonato, è incisa l’immagine di Cri- sto morto sulla croce accompagnata, entro clipei realizzati con mano ferma, dai simboli degli evangelisti, sistema figurativo che contrappone al racconto storico della passione e resurrezione di Cristo (recto) il contesto della narrazio- ne evangelica. Una cornice continua a crocette incise accompagna l’intero profilo della croce sia nel verso che nel

recto.

L’opera, che proviene da una piccola chiesa nei pressi di Certaldo, è docu- mentata fino dalla fine del XV secolo (Del Grosso 2010, pp. 223-227) ed è nota alla critica da pochi decenni (Sto-

ria e cultura 1986), benché sia stata og- getto di una scheda ricognitiva redatta da Guido Carocci nel 1899 (Archivio dell’ex Polo Museale Fiorentino, A/837, scheda manoscritta). Il peculiare tipo di sagoma della croce ha consentito in tempi recenti di individuare nel terri- torio toscano la presenza di un nutrito gruppo di croci analoghe (quasi tren- ta) assimilabili per le caratteristiche tecniche, il programma iconografico e

l’aspetto delle incisioni; la coerenza del gruppo risulta ulteriormente conferma- ta dai risultati della rigorosa classifica- zione della statuette operata da Bloch, che comprende nella sua prima serie italiana (Bloch 1992, gruppo II B, pp. 149-155) le figure del Crocifisso caratte- rizzate dalle corte pieghe al centro e da variati nodi centrali del perizoma. Assumendo come dato di partenza che la generalità dei manufatti così assem- blati sia il risultato della stessa bottega, che ha provveduto alla realizzazione di lastra, incisioni, fusioni e dorature (Del Grosso 2010, pp. 48-79), ulteriori indagini con la fluorescenza a raggi X condotte su opere simili tipologica- mente e stilisticamente, come la croce di Spilamberto (Agostino, Aceto, Lo- martire 2007, p. 123) giungono a con- fermare quanto finora osservato. Fatti i dovuti confronti (Del Grosso 2010, pp. 133-190), da integrare con la diffusione di opere materialmente e tipologica- mente simili nel territorio (cat. 27, ill. c), è quindi possibile ravvisare, nella frequenza di queste opere nel territorio della Toscana centro-orientale, frequen- za che giunge fino alla sovrapponibilità (Fiesole, Museo Diocesano, dalla chie- sa di San Lorenzo a Miransù; Londra,

b. Bollo dei cavalieri ospitalieri, 1155 circa. Monaco di Baviera, Haupstaatsarchiv a. Croce astile, particolare. Certaldo, Museo

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Victoria & Albert Museum, inv. M360- 1956, dalla collezione Hildburgh), la manifestazione dell’opera di alcune officine piuttosto attive, in grado di entrare in sintonia con modelli grafici disponibili nella pittura di piccolo for- mato riferibile al medesimo territorio nel corso della seconda metà del XII secolo (Del Grosso 2010, pp. 156-165). Ulteriormente utile, per stabilire una cronologia di riferimento, la presenza a pochi chilometri da Certaldo dello

scriptorium di Marturi (Poggibonsi), dal quale uscì il codice noto come

Salterio di Marturi risalente al terzo

quarto del secolo (1160-1165) e utile testimone di raffronto per le incisioni della nostra croce, che quindi potrebbe essere stata realizzata in questo torno di anni (ill. c-d) (Del Grosso 2016, p. 707). Estendendo, ma di poco, il raggio dei confronti sia da un punto di vista geografico che tecnico, le relazioni con la scultura lignea toscana a cavallo tra la fine del XII e l’inizio del XIII seco- lo costituiscono ulteriori suggerimenti per l’individuazione di somiglianze che consolidano la possibilità di ancorare questa e opere consimili a questo terri- torio (Cervini 2013, pp. 118-119).

Ma la scelta di raffigurare Cristo nel sepolcro nel terminale inferiore offre ulteriori aperture, che non riguardano solo la ripetizione del soggetto, in for- me identiche o simili (diciassette casi), nella stessa tipologia di croce o in croci diverse (come in quella di Assisi), bensì consentono di allargare orizzonti geo- grafici e tecnici. Risale infatti al 1173 un capitolo degli Ospedalieri di San Giovanni tenuto nei pressi di Poggi- bonsi, evento che indica la facilità con la quale sarebbero potuti giungere in questa parte di Toscana, sorta di epi- centro per questo genere di croci, sigilli o ampolle raffiguranti la camera del Santo Sepolcro, che non di rado, nella seconda metà del XII secolo, si trova rappresentata con gli stessi sintetici elementi presenti nella croce di Casale: sarcofago, salma nel sudario, volta, lam- pada appesa (ill. a-b) (Del Grosso 2010, pp. 102-115). Questa e altre croci ana- loghe si pongono quindi come opere di cerniera, capaci di coniugare miste- ri teologici, richiamare luoghi distanti, evocare tecniche sorelle e mescolare linguaggi formali convenzionalmente tenuti separati da classificazioni, come “romanico” e “bizantino”, utili per spie- garsi con rapidità ma talvolta non del tutto adeguate a illustrare la comples- sità dei fatti.

Bibliografia: Storia e cultura 1986, p. 53, scheda 2; Caterina Proto Pisani 2001, p. 45, scheda 38; L’arte

a Firenze 2004, pp. 170-173, scheda 49; La Valle

dei Tesori 2006, pp. 60-61, 121 scheda 14, 158; Del Grosso 2010, pp. 223-227, scheda 7.

Andrea Del Grosso

c. Croce astile, particolare del verso.

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Officina toscana