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18 Piatto di legatura con Crocifissione

1190-1200 circa

rame inciso, sbalzato e dorato; smalto champlevé

smalti: blu (scuro, oltremare, lavanda), verde, giallo, rosso, bianco legatura 265 × 162 mm; placca centrale 236 × 107 mm

Iscrizioni: in lettere capitali, sopra la croce: dns; sotto la mano divina: ihs/xps

Torino, Palazzo Madama-Museo Civico d’Arte Antica, inv. 1/S

Restauri: Tiziana Igliozzi, 1990

Provenienza: Feltre (Belluno), Luigi Conelli, 1873

La legatura è costituita da quattro placche in rame dorato (una centrale e tre laterali per il bordo) fissate su un supporto ligneo non originale tra- mite viti moderne. Risulta perduta la quarta placchetta che incorniciava in- feriormente la grande placca centrale. Perdute anche le lamine metalliche, solitamente in rame stampato su ma- trice con motivi a losanga, oppure con cerchi o elementi quadrilobati, origi- nariamente poste tra la placca con la

Crocifissione e la bordura esterna. Si registrano cadute di smalto in diverse zone della bordura esterna, in parti- colare alle estremità della placchetta superiore e nella placchetta laterale si- nistra. Tutte e tre le placchette risulta- no tagliate (la prima ai lati, le altre due inferiormente). La testina ad applique dell’angelo sulla placchetta sinistra del- la bordura risulta fratturata. Mancano sedici viti di fissaggio dell’opera al suo supporto ligneo.

Le tre placche del bordo presentano tralci in rame dorato reservé con fioro- ni a tre petali in smalto champlevé e tre rettangoli contenenti figure di angeli a mezzo busto con ali incrociate fuoriu- scenti da nubi, realizzati in rame dora- to reservé inciso a bulino, con testine a rilievo ad applique. La placca centrale mostra la Crocifissione tra la Vergine e san Giovanni evangelista; con due figu- re di angeli nella parte superiore e Ada- mo risorto che tende le braccia verso il Cristo ai piedi della croce. Tutte le figu- re sono in rame dorato inciso a bulino con testine ad applique del tipo classi-

cisantes in rame sbalzato; il fondo è in smalto blu scuro disseminato di roset- te in smalto e astri a sei petali in rame dorato e cesellato. La croce, a estremità potenziate e riempita di smalto verde,

poggia su una montagnola costituita da zolle oblunghe addossate le une alle altre. All’estremità del braccio su- periore presenta la mano di Dio fuori- uscente da una nube, mentre sotto il suppedaneo è raffigurato il teschio di Adamo. I bordi superiore e inferiore della placca centrale sono decorati da motivi trilobati in successione, in smal- to blu scuro, lavanda e bianco, mentre un raffinato tralcio pointillé incornicia l’intera scena.

L’opera apparteneva a Luigi Conelli, av- vocato e collezionista di Feltre. Questi, in visita a Torino nel 1872, presentò “il magnifico smalto in cornice dorata” al direttore del Museo Civico di Tori- no, Pio Agodino, cui venne affidata in deposito la preziosa opera, ritenuta all’epoca una pace e subito esposta in museo. Al 1° ottobre del 1872 e al 24 febbraio 1873 risalgono due lettere di Agodino a Conelli – che aveva scritto protestando di non avere avuto più notizie dal Museo Civico – nelle quali si conferma l’interesse ad acquisire lo smalto, il quale non viene giudicato francese ma “di origine bizantina” (Ar- chivio del Musei Civici di Torino, CAA 6, pratica n. 3).

Il piatto di legatura appartiene a una ti- pologia assai diffusa nella produzione limosina dell’ultimo quarto del XII e del primo quarto del XIII secolo (Gau- thier 1967; Gauthier 1972, pp. 337-338; Gauthier 1987, pp. 155-158, schede 162- 166). Per il periodo 1190-1215 sono sta- te censite 122 placche di legatura con la

Crocifissione (Corpus des Émaux 2011), esemplari che si differenziano tra loro solo sulla base di piccole variazioni ico- nografiche e tecniche (Gaborit-Chopin 2009-2010). Le placche provengono da legature di evangeliari, sacramentari o

messali, costituite da un piatto anterio- re con la Crocifissione e uno posteriore con il Cristo in maestà (o una semplice decorazione aniconica), giunteci qua- si sempre smembrate e disgiunte dal manoscritto che racchiudevano in ori- gine o, addirittura, sopravvissute come semplici placche prive della bordura originale.

Le particolarità di questo piatto sono la doppia presenza di Adamo (cranio e figura a mezzo busto che risorge dal sepolcro), la doppia iscrizione sul braccio superiore della croce, l’assen- za di bande orizzontali a smalto die- tro la croce, e il gesto della Vergine (che solitamente presenta le mani giunte in grembo, mentre qui le sol- leva entrambe verso il Cristo); altri esemplari con quest’ultimo dettaglio si trovano a Vienna, Cracovia, Boston, nell’abbazia di Fiecht-Georgenberg, alla Pierpont Morgan Library di New York e alla Bibliothèque Sainte-Ge- neviève di Parigi: Corpus des Émaux 2011, schede V A. n. 9; V C, n. 11, 19, 43, 45 (D. Gaborit-Chopin) e scheda V B, n. 11 (D. Gaborit-Chopin, E. Da- browska). Alcune delle particolarità indicate permettono un confronto tipologico con la placca del Metro- politan Museum di New York, datata verso il 1200 (inv. 17.190.785: Corpus

des Émaux 2011, scheda V B, n. 28, di D. Gaborit-Chopin), che ha in comu- ne con l’esemplare del Museo Civico anche l’estrema finezza del lavoro di incisione e cesellatura: si notino in entrambe le opere le decorazioni a rombi sui bordi ricamati delle ve- sti di Maria e Giovanni, e il decoro perlinato sul velo della Vergine e sul lembo superiore del perizoma del Cri- sto, annodato a destra in tutti e due

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gli smalti. Piuttosto, la legatura tori- nese si differenzia da quella di New York per una maggiore modernità dei panneggi: ormai assenti le pieghe a “V” per le vesti della Vergine e di Giovanni, i tessuti fasciano morbi- damente i corpi dei dolenti, come la veste di Maria che avvolge il braccio sinistro per ricascare lungo il fian- co. In questo senso è possibile far

rientrare la placca del Museo Civico nel “troisième groupe” identificato da Gaborit-Chopin (2009-2010, p. 98), in relazione alle placche con Crocifissio-

ne del periodo 1190-1215 con Cristo in rame inciso e testina ad applique; un gruppo che si caratterizza proprio per l’abbandono delle rigide pieghe

à chevron e l’aspetto non geometrico dei panneggi.

Bibliografia: Bertaux 1896, p. 411; Barbier de Mon- tault 1897, p. 162; Mallé 1950-1951, p. 60, fig. 19; Mallé 1969, pp. 72-74, tav. 8; Medioevo e produzione

artistica 1981, pp. 62, 64; E. Pianea, in Il Tesoro della

città 1996, p. 74, scheda 123; S. Castronovo, in Ezze-

lini 2002, pp. 38-39, scheda II. 1.4; Il Museo Civico 2006, p. 64; Gaborit-Chopin 2009-2010, p. 98; D. Ga- borit-Chopin, in Corpus des Émaux 2001, scheda V B, n. 50; Malaguzzi 2011, pp. 21, 225; Crivello 2011, pp. 194-195; Palazzo Madama. Guida 2011, p. 156.

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Scultore toscano