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Capitolo 2 Accordi bilaterali, Primavera araba e flussi migrator

2.4 Cronologia degli event

Il 15 gennaio 2011 è la data ufficiale d’inizio degli sbarchi di migranti nelle isole Pelagie e di quella che sarà poi definita “Emergenza Nord Africa”. In questa data arrivano a Lampedusa due imbarcazioni con 31 persone a bordo che chiedono asilo politico in quanto appartenenti all’entourage di Ben Ali, ormai ex presidente della Tunisia46. I primi arrivati sull’isola richiedono asilo politico in quanto temono rappresaglie nei loro confronti dai civili che manifestano e portano avanti la rivoluzione in Tunisia contro il governo corrotto di Ben Ali.

                                                                                                                         

45 CeSPI, Primavere arabe e flussi migratori. (2012) op. cit.

Fino al primo febbraio arrivano, in Italia, ad intermittenza, un totale di 244 uomini che scappano dalla situazione instabile che interessa la Tunisia, 167 di loro vengono recuperati in mare dalla Guardia Costiera di Lampedusa dove l’amministrazione locale e il Ministero dell’interno concordano di mantenere chiuso il Centro di Soccorso e Prima Accoglienza di Contrada Imbriacola, non in funzione dal marzo 2009. Alcuni degli immigrati vengono fatti dormire in alberghi dell’isola e altri rimangono all’addiaccio sul molo a febbraio.

In breve tempo, nell’arco di una quindicina di giorni, gli sbarchi o recuperi in mare aumentano notevolmente, se in gennaio le barche recuperate dalle motovedette interessavano una decina di persone per imbarcazione, a febbraio i natanti approdati rivelano la presenza di almeno un centinaio di persone per ogni barca. A Lampedusa la situazione rimane invariata nonostante l’aumentare delle persone, ovvero il CSPA rimane chiuso nonostante il personale della Cooperativa “LampedusAccoglienza” sia in servizio e i migranti rimangono per lo più al freddo sul molo dell’isola. In soli quattro giorni, tra il 9 e il 13 febbraio, giungono a Lampedusa 5.100 persone. Le organizzazioni umanitarie e sociali denunciano il grave problema che l’isola e i migranti stanno vivendo e chiedono a gran voce che il Centro venga riaperto. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati proclama una visita imminente per verificare che le condizioni di “accoglienza” di queste migliaia di migranti siano adeguate, anche l’attivissima associazione Askavusa di Lampedusa protesta per ottenere la riapertura del Centro di Contrada Imbriacola e far sì che i migranti smettano di dormire al freddo sul molo dell’isola.

Il 13 febbraio 2011 viene riaperto il Centro di Soccorso e Prima Accoglienza di Contrada Imbriacola e il giorno successivo è oberato dalla presenza di 2.150 migranti, quasi tutti tunisini. Molte delle persone giunte a Lampedusa vengono trasferite, con traghetti e aerei, in centri in Sicilia e nel resto d’Italia che, viste le capienze piuttosto limitate, iniziano a raggiungere la loro capacità massima. Non esiste un piano che preveda di adibire altri edifici all’accoglienza in casi di eccezionale flusso migratorio. Per qualche giorno gli arrivi sull’isola di Lampedusa rallentano e i media spostano l’attenzione sugli sbarchi di una trentina di ragazzi afghani e pakistani giunti sulle coste pugliesi e calabresi47.

Dal 20 febbraio ricominciano gli arrivi dei migranti sulle coste dell’isola di Lampedusa e nello stesso giorno l’agenzia Frontex avvia la missione denominata “Hermes”48                                                                                                                          

sull’isola per monitorare i flussi, per effettuare un’analisi dei rischi, assistere l’Italia durante i rimpatri e per accertare le nazionalità dei migranti.

Da quando si sono intensificati gli arrivi a Lampedusa, il Ministro dell’Interno Roberto Maroni dichiara con preoccupazione che la situazione potrebbe degenerare in quanto teme che i migranti in arrivo in Italia siano in constante aumento, temendone un’ “invasione”. Il direttore di Frontex, Ilka Latinen, invece rassicura l’Italia e l’Unione Europea affermando che le cifre non sono così esorbitanti come il Ministro in questione puntualmente dichiara, allarmando la popolazione meno informata.

A metà marzo 2011 le persone giunte in Italia sono 11.000 di cui 2.630 sono ancora a Lampedusa. La capacità del Centro di Contrada Imbriacola è di 850 posti, e tutti i centri esistenti in Italia sono al completo. Si pensa quindi di istituire una tendopoli alla ex Base Loran e un’altra davanti alla Casa della Fraternità gestita dalla parrocchia. La scelta del Prefetto di Palermo Giuseppe Caruso, nominato tra l’altro commissario straordinario, viene immediatamente contestata dal comitato di Legambiente presente sull’isola e dalle associazioni in quanto ritengono queste sistemazioni “lesive dei diritti

fondamentali dei migranti”, sostenendo che “Lampedusa verrebbe trasformata in recinto per il concentramento a tempo indeterminato di migliaia di migranti”(Onlus,

2012) .

Tra il 19 e il 20 marzo 2011 la situazione a Lampedusa peggiora: in soli due giorni arrivano 2.500 persone che si vanno a sommare a quelle precedentemente giunte sull’isola, raggiungendo così la cifra di 5.400 stranieri presenti a fronte di una popolazione di 6.000 persone. Molti di loro sono stati sistemati sul molo mentre 230 minori dormono in una sede comunale adibita a giaciglio.

Da quando i flussi eccezionali dal Nord Africa all’Italia sono iniziati l’amministrazione comunale di Lampedusa ha chiesto al governo una moratoria per i mutui e un’esenzione fiscale per il 2011 e il 21 marzo il Ministro dell’Interno Maroni annuncia che il governo sta definendo le misure economiche per accontentare i lampedusani che vivono una situazione di grave disagio; in particolare vengono richieste dagli abitanti dell’isola una zona franca, la ripavimentazione delle strade, l’istituzione di un pronto soccorso, fondi per la promozione del turismo, e l’ultimazione della piscina comunale.

Fino al 21 marzo 2011 gli immigrati sbarcati in Italia sono stati 14.918 e, secondo il piano del governo per affrontare la gestione dell’emergenza umanitaria proveniente dal                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      

48 Per un approfondimenti sull’operazione Herms di Frontex si rimanda al sito:

Nord Africa, i migranti sarebbero dovuti essere distribuiti in base al numero di abitanti per regione. Il governo dispone che gli stranieri arrivati a Lampedusa vengano trasferiti a Mineo, precisamente nel “villaggio della solidarietà”, complesso che in origine ospitava i militari americani e i loro familiari. Questa sede apparteneva alla ditta Pizzarotti di Parma con la quale il governo Berlusconi ha stipulato un contratto d’uso senza renderne inizialmente pubblici gli aspetti economici. L’amministrazione statunitense pagava alla ditta Pizzarotti 8,5 milioni di dollari l’anno mentre lo Stato italiano versa 7 milioni di euro l’anno per l’affitto dell’area49. Dieci sindaci dei comuni limitrofi, affiancati dagli amministratori, il 24 marzo tentano di impedire agli autobus in arrivo l’accesso alla struttura poiché denunciano l’aumento delle presenze dei migranti precedentemente comunicate e la trasformazione in CIE di quello che doveva essere solo un Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA).50 Un’altra destinazione scelta dal Piano emergenziale per i trasferimenti dei migranti è Manduria, in provincia di Taranto, dove il Governo ha deciso di stabilire una tendopoli in grado inizialmente di ospitare 500 persone ma nel giro di poco tempo si palerà già di alcune migliaia di migranti. Anche nel caso pugliese l’Amministrazione regionale lamenta un non coinvolgimento nell’individuazione dell’area destinata alla tendopoli, scelta compiuta esclusivamente dal Ministero della Difesa. L’unico amministratore pugliese consapevole di quanto stesse accadendo era Paolo Tommasino il quale in quel momento era sindaco di Manduria e che nell’occasione venne nominato commissario per l’emergenza dei profughi con la facoltà di scegliere imprese di fiducia alle quali appaltare i lavori di costruzione e manutenzione della tendopoli51. In seguito all’insediamento della struttura da parte dei migranti e alle frequenti fughe di alcuni di loro aggirando recinzioni e controlli inizia a verificarsi il fenomeno delle “ronde” da parte di “cittadini”: veri e propri rastrellamenti alla ricerca dei fuggitivi i quali venivano caricati su furgoni e riportati al campo52. Il 26 marzo 2011 inizia l’attività dell’ex base Loran di Lampedusa con l’obiettivo di ospitare al suo interno i minori non accompagnati giunti sull’isola. Tutti questi campi sono circondati da recinzioni molto                                                                                                                          

49 Informazione tratta dal documentario di Cinzia Castania “Mineo housing” 50  Si rimanda al link:

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/03/27/news/mineo_protesta_contro_il_villaggio_da_qui_ogni_ giorno_fughe_di_massa-14148697/ (link consultabile al 13 gennaio 2014)

51 Associazione A Buon Diritto ONLUS, Lampedusa non è un’isola. Profughi e migranti alle porte dell’Italia.

52 Si rimanda al link:

http://www.repubblica.it/solidarieta/profughi/2011/03/31/news/le_ronde_di_manduria-14332532/ (consultabile al 13 gennaio 2014)

alte ricoperte di filo spinato per ragioni di sicurezza, sono inoltre interdetti a giornalisti e parlamentari. Nonostante l’apertura di questi nuovi campi di “accoglienza” l’isola di Lampedusa continua ad essere satura di presenze a causa del continuo flusso di sbarchi in arrivo sull’isola: ad esempio il 27 marzo 2011 approdano 1700 persone di cui 284 sono profughi eritrei ed etiopi provenienti dalla Libia. Per quanto i trasferimenti dei migranti dall’isola agli altri centri come Mineo e Manduria ed altri dislocati sul territorio italiano continuino con una certa frequenza l’isola è oppressa dal numero di migranti, almeno 2500 dei circa 6000 presenti sull’isola dormono all’addiaccio53.

Alla fine di marzo 2011, dopo la messa a punto del “piano di emergenza”, i rappresentanti degli enti locali si oppongono alle scelte compiute dal Governo per la ridistribuzione dei migranti sbarcati a Lampedusa. Il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, dichiara che il centro di accoglienza per i richiedenti asilo di Mineo, in provincia di Catania, non è in grado di ospitare “6.000 immigrati in una struttura che in realtà ne può contenere 1.400, che quindi diventerà un ghetto”54. Il

principale punto di disaccordo fra regioni e governo riguarda soprattutto il dislocamento dei migranti non richiedenti asilo provenienti specialmente dalla Tunisia. Il conflitto è emerso durante il meeting tenutosi a Palazzo Chigi tra rappresentanti degli enti locali e rappresentanti del Governo durante il quale persino i partiti più xenofobi ed estremisti come la Lega Nord hanno espresso disponibilità ad ospitare i profughi richiedenti asilo ma non i cosiddetti “clandestini”. Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, ha invece proposto di applicare l’articolo 20 del Testo Unico sull’Immigrazione55 che prevede “misure straordinarie di accoglienza per eventi eccezionali” con la concessione del permesso temporaneo ai tunisini.

Il 30 marzo 2011 il premier Silvio Berlusconi si reca sull’isola di Lampedusa e promette agli abitanti risarcimenti economici per la situazione che stanno subendo e un piano di svuotamento dell’isola nel giro delle successive 48-60 ore. Il giorno seguente nei pressi di Ventimiglia viene aperto un centro di accoglienza gestito dalla Croce Rossa per dare alloggio a singoli migranti fuggiti dalle strutture di prima accoglienza. Molti tunisini giunti a Ventimiglia vogliono procedere il loro viaggio verso la Francia e di fatto le autorità italiane non contrastano adeguatamente il flusso diretto alla vicina frontiera. Non essendo la Francia disponibile ad accogliere i migranti tunisini si creano i                                                                                                                          

53 Associazione A Buon Diritto ONLUS, Lampedusa non è un’isola. Profughi e migranti alle porte dell’Italia.

54 Ibidem  

presupposti per un piccolo incidente diplomatico tra i due paesi. Nel frattempo, all’inizio di aprile, i migranti iniziano a protestare a Manduria, a Palazzo San Gervasio in provincia di Potenza e anche i minori ospitati nella Casa della Fraternità di Lampedusa per le condizioni dei centri. Anche a Ventimiglia la situazione non è tranquilla: organizzazioni come Casa Pound, Lega nord, Forza Nuova protestano contro gli ospiti del centro i quali sono affiancati dagli attivisti dei centri sociali e dai volontari delle associazioni umanitarie.

Il 5 aprile 2011 il Governo e le regioni trovano un accordo: il presidente del consiglio dei ministeri con un Decreto Legge ha definito le misure umanitarie di protezione temporanea in favore di cittadini appartenenti a paesi del Nord-Africa giunti in Italia tra il primo gennaio 2011 e la mezzanotte del 5 aprile dello stesso anno. Il permesso di soggiorno temporaneo consente la libera circolazione nei paesi aderenti al Trattato di Schengen alle 25.800 persone giunte in Italia in quell’intervallo di tempo.

Il 18 aprile 2011 la Protezione Civile e il Ministero dell’Interno pubblicano i dati relativi all’”Emergenza Nord-Africa”, riassumendo gli arrivi fino a quella data: dalla Tunisia sono giunte a Lampedusa 23.589 migranti, mentre dalla Libia sono arrivate 18 imbarcazioni con a bordo un totale di 4.061 persone e, nel frattempo, 330 tunisini sono stati espulsi e fatti rimpatriare nel loro paese d’origine. Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile, ha dichiarato che il Ministero dell’Interno gli aveva consegnato una lista di nominativi di migranti di solo 11.800 persone e, calcolando gli arrivi fino a quella data, si comprende che oltre la metà aveva abbandonato i centri di accoglienza senza documenti regolari dimostrando l’inadeguatezza sia normativa sia logistica dell’accoglienza sul territorio italiano. A metà aprile il sottosegretario dell’Interno Mantovano annuncia che, dopo il decreto del 5 aprile, sono stati consegnati 4.039 permessi di soggiorno temporaneo e altre 10.286 domande attendono riscontro.

Nel frattempo il campo di Manduria viene temporaneamente smantellato mentre Palazzo San Gervasio viene trasformato in CIE temporaneo. In questi giorni la Caritas denuncia le condizioni drammatiche in cui versa l’ex caserma “Andolfato” di Santa Maria Capua Vetere in provincia di Caserta. In questo centro è vietato l’accesso a giornalisti e associazioni e inizialmente anche agli avvocati dei migranti. In data primo aprile 2011 il ministro Maroni con la circolare numero 130556 impedisce l’ingresso ai centri a giornalisti e media, nazionali e internazionali. Molti giornalisti, avvocati,                                                                                                                          

56Documento scaricabile all’indirizzo web:

http://www.meltingpot.org/IMG/pdf/circ_1305_del_1_aprile_2011.pdf (link consultabile al 13 gennaio 2014)

sindacalisti, parlamentari, associazioni della società civile, semplici cittadini indignati da questo provvedimento hanno sottoscritto la campagna “lasciateCIEntrare” per ottenere trasparenza delle informazioni riguardo i centri di “accoglienza”. Il 2 agosto 2011, nonostante le forti e continue proteste che arrivano dalle tendopoli, il Senato approva un Decreto Legge che triplica i tempi di detenzione nei CIE ovvero da un massimo di sei mesi previsto dalla normativa precedente si passa a diciotto mesi di detenzione. Agli inizi di agosto nei centri si registrano altri focolai di proteste poiché i tempi di attesa per i responsi in merito alle richieste d’asilo tardano ad arrivare; in media si esaminano a settimana una quarantina di domande57 e il tempo medio di attesa è di circa sette mesi, vengono inoltre contestate le oltre 750 domande respinte dalla Commissione preposta a decidere i vari casi. Nei mesi successivi all’aprile 2011 gli arrivi provenienti dalla Libia di migranti nigeriani, somali, eritrei, etiopi ecc. sono continuati con una certa costanza e purtroppo si sono anche registrati alcuni naufragi al largo delle coste italiane.

Durante l’estate del 2011 gli arrivi di cittadini tunisini calano notevolmente, anche a seguito degli accordi siglati tra i due paesi il 5 aprile dello stesso anno, salvo poi riprendere con vigore agli inizi di settembre provocando un sovraffollamento dell’isola di Lampedusa. Il 20 settembre 2011 alcuni immigrati incendiano parte del Centro di Primo Soccorso e Accoglienza e scatenano sull’isola malumori che sfociano in tentativi di linciaggio per le strade di Lampedusa da parte degli abitanti. Vista la pericolosità della situazione, il governo provvede allo smistamento sul territorio degli stranieri giunti nei giorni precedenti sull’isola. Alcuni migranti sono stati trasferiti nei centri d’accoglienza o nelle strutture (alberghi o residence) preposte ad ospitare gli stranieri giunti a Lampedusa, ad altre 800 persone invece sono stati lasciati stazionare su traghetti attraccati nel Porto di Palermo per alcuni giorni, alcuni tre giorni, altri 6. Le associazioni umanitarie e l’UNHCR hanno protestato e interrogato il governo sui motivi di una tale restrizione di libertà fondamentali, del perché queste persone fossero detenute su una nave senza il vaglio delle autorità giudiziarie e senza l’assistenza avvocati necessaria.

Il 30 settembre 2011 Lampedusa viene dichiarata “porto non sicuro” proprio per gli scontri dei giorni precedenti. Lampedusa è passata dall’essere un modello in Europa di accoglienza ad essere dichiarata “non sicura” in poco tempo e non per una vera                                                                                                                          

57 Associazione A Buon Diritto Onlus, Lampedusa non è un’isola. Profughi e migranti alle porte

mancanza di accoglienza ma per colpa di una gestione sbagliata che ha portato al sovraffollamento del CPSA e i lampedusani ad un livello di bassa tolleranza nei confronti della situazione sull’isola. Questa decisione ha portato inoltre le associazioni e le organizzazioni che operano all’interno del progetto Praesidium58 a sollevare le criticità di questo provvedimento, le associazioni lamentano infatti le difficoltà nei recuperi in mare delle imbarcazioni con a bordo migranti da parte della Guardia Costiera che dovrebbe portare le persone soccorse presso altri porti come quello di Porto Empedocle, in Sicilia che dista altre 120 miglia da Lampedusa aggiungendo difficoltà ai soccorsi e provocando ulteriori problemi alle persone soccorse, senza contare eventuali bisogni sanitari urgenti, donne e bambini in situazioni vulnerabili e precarie.

Verso la fine dell’anno gli arrivi dal Nord Africa si sono diradati sempre di più ma il lavoro dell’accoglienza (i permessi di soggiorno temporanei per motivi umanitari sono stati prorogati di volta in volta) di queste persone che hanno attraversato il mare

nostrum con speranze di un futuro migliore dai soprusi e dalle ingiustizie è terminato

soltanto a febbraio 2013, lasciando tanti punti di domanda sulla gestione di questa cosiddetta “emergenza”. Moltissime organizzazioni umanitarie hanno sottolineato la precarietà di quella che viene definita accoglienza ma che “accoglienza” non è; hanno inoltre evidenziato gli sprechi di denaro pubblico e denunciato gli abusi di potere di cui hanno beneficiato i pochissimi soliti noti.

                                                                                                                         

58 Il progetto Praesidium è stato avviato dal Ministero dell’Interno italiano nel 2006 per rafforzare le

capacità di accoglienza sull’isola di Lampedusa e in altre località del sud Italia. Il progetto prevede la collaborazione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), Croce Rossa Italiana e Save the Children.

Capitolo 3