Capitolo 2 Accordi bilaterali, Primavera araba e flussi migrator
2.3 Primavera araba e modifica dei flussi migrator
Il 2011 per la sponda sud del Mediterraneo è stato un anno “incandescente”: in tutta l’area del Maghreb sono esplose manifestazioni di protesta contro i governi corrotti, per denunciare l’assenza di diritti umani fondamentali quali la libertà d’espressione, inoltre contro la crescita dei prezzi dei generi alimentari primari e contro l’alto tasso di disoccupazione.
L’inizio delle rivoluzioni nel nord Africa coincide con la morte di un ragazzo tunisino. Il 17 dicembre 2010 Mohamed Bouazizi, disoccupato, viene umiliato per l’ennesima volta dalla polizia che gli sequestra i prodotti che tenta di vendere per cercare di mantenersi e, come atto estremo di protesta, si cosparge di benzina e si dà fuoco. Questo gesto disperato risveglia i concittadini e scatena un’esplosione di proteste in Tunisia e a seguire in tutto il Nord Africa. A metà gennaio l’allora presidente tunisino Ben Ali si rifugia all’estero e decreta così la fine della sua dittatura durata 24 anni: ricopriva la carica di presidente della Tunisia dal 1987.
In Egitto le manifestazioni contro il governo di Hosni Mubarak, in carica dal 1981, esplodono a fine gennaio 2011 e diventano ben presto teatro di scontri violentissimi fra esercito e manifestanti, causando numerose vittime. L’11 febbraio 2011 il rais Mubarak, anche dopo numerose pressioni di governi occidentali, rassegna le dimissioni e si rifugia nella sua residenza a Sharm el- Sheikh.
Anche in Libia, nel febbraio 2011, iniziano le proteste dei civili contro la Jamahiriyya del colonnello Muhammar Gheddafi che governa il paese dal 1969. Le manifestazioni hanno conseguenze rapide e molto violente: inizia, infatti, una vera e propria guerra civile che culmina con l’uccisione di Gheddafi il 21 ottobre 2011.
Questo fenomeno di protesta e rivoluzione dei sistemi governativi nell’area del Nord Africa è stato chiamato dalla stampa occidentale “Primavera Araba” proprio per sottintendere il significato insito nella primavera ovvero il risveglio, in questo caso risveglio delle coscienze per una vittoria della democrazia sulla dittatura, della libertà di parola sulla censura e per un futuro più prospero per i figli del Maghreb. In questi atti di protesta verso i vari governi dittatoriali sono stati coinvolti anche i numerosi migranti che vivevano e lavoravano in questi paesi, le rivoluzioni hanno modificato anche i fenomeni migratori nell’area coinvolta40.
40 Osservatorio di politica internazionale – L’impatto delle primavere arabe sui flussi migratori regionali e verso l’Italia , n. 59 Approfondimenti ,Luglio 2012, Milano
L’esplosione di violenze e di insicurezza in Libia ha portato alla fuga migliaia di persone che si sono riversate in massa nei paesi limitrofi quali Egitto e Tunisia. Una parte meno consistente di migranti è partita alla volta del Niger, dell’Algeria e del Chad, e ancor meno41 sono partiti verso Malta e Italia. Secondo quanto riportato dall’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, la guerra civile in Libia ha portato alla fuga 660.000 cittadini libici e 550.000 rifugiati interni al paese (Internally
Displaced Person, IDP).
I migranti espatriati dalla Libia provenivano per la stragrande maggioranza da sei paesi africani e dal Bangladesh; nel dettaglio si può verificare come il Chad fosse il paese con il più alto numero di profughi rimpatriati, seguito dal Bangladesh, dall’Egitto, dal Niger, dal Sudan e dal Ghana. Per le organizzazioni umanitarie che hanno lavorato sul campo per assistere i migranti nelle operazioni di rimpatrio, fornendo cibo e assistenza psicologica, è stato molto difficile monitorare e aggiornare con numeri reali la situazione poiché la condizione dei migranti in Libia era aggravata dal clima di violenza e di incertezza istituzionale. All’inizio dei tumulti l’ex dittatore libico Muhammar Gheddafi fece assoldare migranti sub-sahariani per osteggiare le rivolte di piazza42 e,
anche per questo, una volta terminata la guerra civile, gli episodi di xenofobia nei confronti degli stranieri si intensificarono notevolmente ponendo la situazione degli immigrati in condizioni particolarmente vulnerabili.
In Libia hanno agito UNHCR, OIM43 e altre organizzazioni non governative che hanno assistito i migranti durante le operazioni di rimpatrio, hanno offerto supporto psicologico e logistico ed hanno agito nello spazio legislativo limitato che avevano a disposizione dato il vuoto normativo che vige in materia di immigrazione.
41 Si calcola che circa il 3,4% sia arrivato in Italia e poco più di 1500 persone siano giunte a Malta.
(ibidem)
42 Ibidem, p.11
43 OIM: Organizzazione Internazionale per le migrazioni che pur non essendo un’agenzia dell’ONU
Migranti in uscita dalla Libia (febbraio-dicembre 2011) Egitto Tunisia Algeria Niger Ciad Movimenti transfrontalieri dalla LIBIA totale 796.915 Italia/Malta Egiziani 66% Paesi Terzi 34% Tunisini 40% Paesi Terzi 60% Ciadani 97% Paesi Terzi 3% Nigerini 93% Paesi Terzi 7% Dir. Italia 94% Dir. Malta 6% Algerini 12% Paesi Terzi88%
Fonte: aggiornamento della figura 34 del Focus Flussi migratori n. 7/8 giugno-dicembre 2011 curato dal CesPI (pag.45), basato su IOM - Department of Operations and Emergencies (2012), Humanitarian Response to the Libyan Crisis. February-December 2011 Report , Geneva.
Migranti in uscita dalla Libia e rimpatriati dai paesi confinanti (febbraio-dicembre 2011) Ciad 62.426 Bangladesh 32.218 Egitto 30.571 Niger 25.825 Sudan 18.493 Gana 11.995 Mali 11.045 Altri 23.117
Fonte: IOM Middle East North Africa Operations (2011), Daily Statistical Report. Migration Crisis from
Libya. 27 October 2011, www.iom.org
Alla fine del 2010, le proteste in Tunisia hanno portato rapidamente il paese ad una svolta politica: decaduto il mandato di Ben Ali a inizio del 2011, la Tunisia si è trovata coinvolta nello scoppio della rivolta in Libia, paese confinante. Le proteste esplose in tutta la Libia hanno spinto più di 350.000 profughi ad entrare in Tunisia attraverso due punti di frontiera: Dehibat e Ras Dijr.
L’OIM nel suo rapporto sull’emergenza libica ha stimato a circa un migliaio di ingressi al giorno il flusso migratorio che dalla Libia si è riversato nella vicina Tunisia, arrivando ad un picco massimo di 7.000 ingressi in un giorno (7 marzo 2011). I campi profughi allestiti alla frontiera tra i due paesi hanno ospitato un massimo di 20.000 profughi di paesi terzi e solo dall’estate del 2011 il flusso migratorio è diminuito notevolmente per arrivare a fine estate con ingressi giornalieri pari ad un centinaio di persone al giorno. Prima che venissero allestiti i veri e propri campi profughi, le persone in fuga dalla guerra civile in Libia sono stati accolti e aiutati dalla popolazione tunisina residente in prossimità della frontiera.
Oltre a profughi di paesi terzi che la Tunisia ha accolto durante le fasi più acute dell’emergenza libica, sono rientrati anche numerosi cittadini tunisini che lavoravano nella vicina Libia. Le organizzazioni umanitarie calcolano che i tunisini rientrati in patria siano stati circa 137.000, la maggior parte dei quali di sesso maschile, provenienti da zone rurali del paese; questo ritorno inaspettato degli emigrati in Libia ha portato a
considerare un altro aspetto della vicenda emergenziale in corso poiché, in una visione lungimirante, si può ipotizzare un impatto notevole sui bilanci famigliari degli emigranti di ritorno e si possono prevedere nuovi flussi migratori economici verso l’Europa o verso i paesi del Golfo.
Anche l’Egitto, in modo speculare alla Tunisia, si è dovuto attrezzare per accogliere i migranti in fuga dalla vicina Libia, arrivati nel paese attraverso la frontiera di Salloum. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha registrato circa 90.000 ingressi in Egitto di profughi di paesi terzi, in particolare ciadiani e nigeriani, provenienti dalla Libia nel solo 2011 e ha evidenziato cifre molto alte rispetto ai ritorni di cittadini egiziani che lavoravano nel paese confinante. Nel dettaglio gli egiziani rientrati in patria sono stati circa 174.00044.
La cosiddetta primavera araba ha influito notevolmente anche sui flussi migratori dall’Africa all’Europa. Attraverso i paesi della sponda sud del Mediterraneo passano le principali rotte migratorie verso la fortezza Europa.
Fonte: Le monde diplomatique (2012), Sahara – Sahel: Movements and routes.
44 IOM – Department of Operations and Emergencies (2012), Humanitarian Response to the Lybian Crisis. February – December 2011 Report, Geneva
Gli eventi che hanno scosso il Nord Africa nel 2011 hanno aumentato la pressione migratoria sui paesi dell’Europa meridionale affacciati sul Mediterraneo e, in particolar modo, sull’Italia che è geograficamente più prossima alle coste tunisine e libiche.
I flussi verso l’Italia sono aumentati ma non al punto da poter definire questi flussi migratori come esodi anche se, effettivamente, analizzando i flussi migratori negli anni precedenti in Italia c’è stato un notevole aumento di arrivi e un consistente aumento delle domande d’asilo se si paragona ai due anni precedenti.
“ Con l’aumento registrato nel 2011, l’Italia è passata dal quattordicesimo al quarto posto, dietro Stati Uniti, Franchia e Germania, ricevendo circa l’8 per cento del totale di richieste di asilo contabilizzate dalle organizzazioni internazionali.”45
Questa situazione ha evidenziato una condizione inedita rispetto al passato per l’Italia che ha visto un crescente numero di rifugiati e richiedenti asilo mentre negli anni precedenti era la destinazione principale di migranti economici. Questa nuova tendenza ha evidenziato le difficoltà e i problemi delle politiche migratorie italiane, in particolare proprio lo scarso grado di accoglienza verso i richiedenti asilo. I flussi migratori del 2011 hanno inoltre gettato ombre sul sistema di protezione internazionale messo in atto dall’Unione Europea con non poche polemiche anche fra i vari Stati membri.
Il picco di arrivi in Italia del 2011 è dovuto soprattutto al venire meno delle istituzioni libiche che, in accordo con il governo italiano, contrastavano le migrazioni irregolari via mare.