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Cronologia del viaggio a Napoli da Vernet a Valenciennes

1.1 «Naples la riante» e la Campania felix: le motivazioni del viaggio o del soggiorno

1.2 I flussi turistici del Settecento

1.2.1 Cronologia del viaggio a Napoli da Vernet a Valenciennes

Il periodo che abbiamo scelto di prendere in esame (comprendente quasi tutto il XVIII secolo) va dall’anno 1737 – che corrisponde al primo soggiorno napoletano di Joseph Vernet - all’anno 1799 - data dell’invasione francese della città e di una parte del regno di Napoli. Per illustrare in maniera efficace e sintetica la presenza a Napoli e nella sua regione dei pittori francesi di paesaggio durante quest’arco temporale, abbiamo realizzato una tabella cronologica (tab. 1), posta alla fine del paragrafo, che riassume l’insieme delle informazioni e dei dati a nostra disposizione.

Dalla lettura di questa tabella risulta innanzitutto un’alternanza di periodi di alta e bassa affluenza. Nella prima metà del secolo o, per essere più precisi, dal 1737 (come già detto, data del primo viaggio di Vernet) al 1766 (anno in cui comincia un’accelerazione del flusso di francesi), furono pochi gli artisti francesi che si recarono a Napoli: solo dieci sui trenta presi in esame. Joseph Vernet, Manglard, Lallemand e Lacroix de Marseille, stabilitisi a Roma per diversi anni, effettuarono solo alcuni brevi visite nella città partenopea; Ignace Vernet fu l’unico a soggiornare a Napoli in questo periodo. Gli altri cinque artisti arrivarono in città tutti al seguito di viaggiatori che la visitavano per la prima volta, attratti dai paesaggi sconosciuti del Sud e dalle recenti scoperte archeologiche: Soufflot e Dumont, insieme al marchese di Vandières; Clérisseau, al servizio dei fratelli Adam; Fragonard e Hubert Robert, come accompagnatori di Saint-Non. Un periodo di forte affluenza si registrò invece fra il 1766

ed il 1789, con un picco negli anni 1775-1779. Illustreremo dettagliatamente, in un altro paragrafo (cfr. 1.2.3 «I ‘picchi’ turistici del Settecento»), i diversi motivi storici, culturali ed artistici di questo fenomeno; per il momento ci proponiamo di fornire soltanto un quadro generale di questi anni.

Sul piano storico il 1763 segnò l’inizio - con il Trattato di Parigi che poneva termine alla guerra dei Sette anni - di un lungo periodo di pace in Europa che terminò, nel 1789, con la Rivoluzione Francese e l’occupazione napoleonica (1796) di alcune regioni italiane. Dal punto di vista culturale, il periodo preso in esame corrispose al momento di massima espansione del fenomeno del Grand Tour e all’accrescimento, di conseguenza, della produzione letteraria, saggistica ed artistica ad esso legata (che a sua volta contribuì a pubblicizzare il Sud d’Italia presso gli artisti e i viaggiatori rimasti in Francia). Dal punto di vista artistico, questi sono gli anni che videro Natoire, Vien e Ménageot alla direzione dell’Académie de France à Rome; i quali incoraggiarono, per motivi diversi, il soggiorno dei pensionnaires nel regno di Napoli. Infatti Natoire fu un sostenitore del genere del paesaggio, Vien si interessò ai reperti archeologici e alle nuove tendenze neoclassiche e Ménageot prolungò fino a due mesi (invece del mese inizialmente previsto) la durata del soggiorno formativo fuori sede previsto per gli allievi. Nello stesso periodo i discepoli di Vernet si recavano, su consiglio del maestro, nel sud della penisola per completare la loro formazione e cercare la clientela. Gli anni immediatamente precedenti il 1780 videro anche il passaggio in Campania dei numerosi disegnatori impiegati (a tempo pieno o in modo occasionale) da Saint-Non. Oltre quelli citati bisogna aggiungere anche gli artisti richiamati a Napoli dalla grande eruzione del Vesuvio del 1779, anno nel quale si registrò la presenza in città di ben otto paesaggisti. Anche negli anni tra il 1780 e il 1789 la forza attrattiva della capitale rimase elevata, come dimostra la forte presenza di artisti francesi. Lo scoppio della Rivoluzione sancì la fine del fenomeno del Grand Tour e, a partire dal 1789, pochi artisti si arrischiarono a viaggiare in un’epoca di profondi rivolgimenti politici e sociali. Gli unici artisti francesi presenti a Napoli nell’ultimo decennio del Settecento - ad eccezione di Nicolle, sul quale purtroppo non disponiamo di informazioni molto precise - lo furono per necessità: stabilitisi a Roma, erano dovuti fuggire dalla città pontificia, nel gennaio del 1793, a causa della rabbia popolare antifrancese e si erano rifugiati nel sud del paese. Tra questi incontriamo Girodet che, sospettato di essere giacobino, sarà espulso anche dal regno di Napoli l’anno seguente; Réattu, che si tratterrà a Napoli solo per pochi mesi dato che in

novembre è documentata la sua presenza in Francia; e Péquignot, che rimarrà in città fino alla morte trascorrendo una vita modesta ed appartata. Per quanto riguarda Taurel, sembra che, in quegli stessi anni, seguisse le truppe di Championnet (fig. 10), diventando il pittore ufficiale delle campagne militari francesi. La generazione successiva d’inizio Ottocento seguirà il suo esempio, così diversi pittori si proporranno come artisti di corte per Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat durante il cosiddetto «decennio francese»166.

Dalla lettura della tabella 1 si può ricavare anche un’altra importante informazione riguardante la durata del soggiorno napoletano degli artisti francesi. Tra di essi il numero di coloro che riuscirono a fare carriera e si trattennero a lungo nella città borbonica è abbastanza esiguo, includendo solo qualche nome: Ignace Vernet, Boily, Volaire e Péquignot. Giraud e Tierce invece restarono nella città soltanto quattro anni, abbandonandola probabilmente a causa della loro mancata affermazione sul mercato artistico. Ma la grande maggioranza dei pittori, disegnatori ed incisori rimasero appena pochi mesi a Napoli. Alcuni (tra gli altri Clérisseau) visitarono diverse volte la città e la sua regione, prestando i loro servizi di cicerone ai numerosi viaggiatori; altri (Hoüel, Cassas o la squadra di Denon) vi passarono perché diretti verso la Calabria o la Sicilia; altri ancora (Joseph Vernet, Manglard, Lallemand o Lacroix) si erano precedentemente installati a Roma e ciò permise loro di recarsi a diverse riprese nella città partenopea.

Per proseguire la nostra analisi è necessario un esame più minuzioso della cronologia del viaggio degli artisti francesi a Napoli, allo scopo di determinare quali sono stati i periodi dell’anno scelti per visitare la città. In realtà questi periodi non venivano scelti in maniera casuale ma in funzione del calendario delle feste locali, dell’organizzazione dell’intero Tour o delle condizioni climatiche delle regioni da attraversare, in modo da consentire al viaggiatore di approfittare al meglio del suo soggiorno in città.