• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 1 UNA NUOVA TECNICA DI CONTRAFFAZIONE: L’ITALIAN

1.3 Made in Italy tra contraffazione e Italian Sounding

1.3.2 I danni derivanti dalle imitazioni

È utile ricordare che secondo gli ultimi dati presentati dal Censis44, il mercato nazionale della contraffazione ha una dimensione stimata di 6,9 miliardi di euro, considerando i beni di tutti i settori. Con riferimento al mercato del nostro Paese, rispetto al fenomeno delle contraffazioni, altre fonti indicano valori non dissimili: secondo Sos Impresa-Confesercenti, il valore complessivo (non solo agroalimentare) di questo mercato sarebbe pari a 6,5 miliardi, mentre la Dia ha stimato un valore compreso tra 3,5 e 6 miliardi di euro e Confindustria un valore di 7 miliardi di euro. A livello internazionale, l’OCSE ha stimato che l’8% del commercio mondiale riguarderebbe prodotti contraffatti, per un valore di circa 250 miliardi di euro; stime della Banca Mondiale portano il volume d’affari complessivo a 350 miliardi di euro. Ovviamente la diffusione di prodotti contraffatti o di imitazione crea anche un danno all’immagine dei prodotti autentici italiani, infatti la scarsa qualità delle imitazioni può far si che i consumatori siano più restii all’acquisto del prodotto autentico e di conseguenza può comportare una minore disponibilità a pagare per il prodotto non contraffatto, generando quindi un effetto depressivo sul suo prezzo. In tali condizioni questo può avere effetti significativi anche in termini di impatto generale sui prezzi per le materie prime agricole utilizzate nella produzione dell’alimento. Se si passa invece ai dati relativi all’Italian Sounding , le stime portano a valori complessivi diversi, anche se le difficoltà e le incertezze di

44

Centro Studi Investimenti Sociali (Censis),“L’impatto della contraffazione sul sistema-Paese:

dimensioni, caratteristiche e approfondimenti”. Sintesi per la stampa, Ministero dello sviluppo

31

valutazione sono notevoli. Al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione la Coldiretti45

ha fatto il punto sul fenomeno, affermando che la falsificazione dei prodotti alimentari Made in Italy ha superato i 60 miliardi di euro di fatturato l’anno, cifra decisamente elevata, specie se comparata con il valore delle esportazioni agroalimentari dell’Italia, pari a circa la metà di questa cifra (33,4 miliardi nel 2013). In termini di valore aggiunto, e quindi di remunerazione dei fattori produttivi impiegati nei settori interessati, la perdita dovuta alle contraffazioni è stata complessivamente stimata in 5,5 miliardi di euro (lo 0,35% del Pil italiano). In termini di occupazione, invece, il danno all’economia legale è stato stimato pari a ben 110.000 unità di lavoro a tempo pieno perse (o meglio, non attivate), sempre con riferimento al totale dei beni. Inoltre, in termini di mancate riscossioni di imposte dirette e indirette, il danno ammonterebbe a 1,7 miliardi di euro se si considerano i soli prodotti finali ottenuti; se si tiene conto anche della produzione di beni e servizi indotta dalla produzione legale sostituita, il danno aumenterebbe fino a 4,6 miliardi di euro46. Nonostante questa rappresenti la valutazione più esaustiva e completa disponibile, essa non è evidentemente ancora in grado di fornire un quadro perfetto. Anzitutto perché l’analisi si limita, proprio per la scelta stessa dell’oggetto, ai fatti penalmente perseguibili cioè alle vere e proprie contraffazioni non riuscendo ad includere anche i danni derivati dalla eventuale sostituzione, parziale o totale, delle altre imitazioni (Italian Sounding ) con i prodotti italiani. Ma i dati riportati non sono esaustivi anche per altre ragioni. Ad esempio non si considera, e sarebbe veramente difficile farlo anche con altre metodologie, il danno derivante dalla selezione distorta che il fenomeno induce, tra le diverse aziende: il fenomeno del falso e delle imitazioni favorisce le imprese illegali o che producono mere imitazioni rispetto a quelle che producono i prodotti autentici. In senso dinamico questo danno potrebbe anche essere

45Coldiretti - Eurispes, “Agromafie – Primo rapporto sui crimini agroalimentari in Italia”, 2011

46

Centro Studi Investimenti Sociali (Censis),“L’impatto della contraffazione sul sistema-Paese:

dimensioni, caratteristiche e approfondimenti”. Sintesi per la stampa, Ministero dello sviluppo

32

decisivo per taluni comparti, distretti produttivi, o territori, quando si consideri che si sta parlando di prodotti agroalimentari, e quindi anche di possibili contraffazioni di Dop e Igp. Restano poi da valutare anche il danno che le contraffazioni e le imitazioni generano sui consumatori. Nella misura in cui essi sono tratti in inganno, subiscono una perdita di benessere che, per quanto di difficile quantificazione non è, né può essere giudicata trascurabile. Questo comporta un esborso monetario eccessivo, corrispondente alla qualità attesa ma non a quella effettivamente acquistata, e una minore soddisfazione nel momento del consumo, data la mancata corrispondenza in termini di qualità. Tra i danni che il fenomeno della contraffazione può generare, non va dimenticato il fenomeno che recentemente è stato identificato con il termine di “Agromafie”, ossia la presenza e l’interesse delle associazioni criminali verso le attività economiche dell’agroalimentare. Da notare anche che le possibilità commerciali per i prodotti falsi o di imitazione si sono sviluppate grazie alla diffusione di forme di vendita su internet su base nazionale e internazionale. Se da un lato, infatti, la rete è uno strumento utile per la vendita sui mercati esteri di prodotti agroalimentari di qualità per molte piccole imprese, dall’altro essa ha permesso e talvolta favorito lo sviluppo sia del fenomeno della contraffazione che di quello dell’imitazione. In sintesi, i danni generati da falso e imitazioni del Made in Italy, anche agroalimentare, riguardano in primo luogo i consumatori e i produttori dei prodotti originali, ma pure tutto l’indotto e le intere filiere produttive, a partire dal fattore lavoro per giungere fino alle ricadute sulle casse dello Stato47. Sulla base di questi dati diventa necessario limitare i prodotti “Italian Sounding fake” presenti sul mercato, ricordando che, al giorno d’oggi, per i produttori, risulta estremamente difficile proteggersi dalla copiatura, poiché una normativa che regoli tale attività è ancora difficile da concepire. Per questo motivo è compito delle istituzioni italiane muoversi affinché i consumatori stranieri possano apprezzare il vero cibo italiano a discapito di quello imitativo, anche perché i

47Canali G., “Falso Made in Italy e Italiansoupnding: le implicazioni per il commercio

agroalimentare” in “L’agroalimentare italiano nel commercio mondiale. Specializzazione, competitività e dinamiche”, Edizioni Tellus, 2012

33

consumatori, generalmente, non comprendono né gli effetti indiretti sull’intero sistema economico, né il ruolo che in questo sistema del “falso” gioca la criminalità organizzata e quindi come, di fatto, con questi acquisti si finisca per alimentarla. Emerge chiara la necessità di campagne mirate di comunicazione, soprattutto per migliorare la comprensione, da parte dei consumatori finali, delle implicazioni delle scelte di acquisto che essi realizzano quando si rivolgono a prodotti contraffatti. Qualcosa è già stato fatto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali tramite l’accordo con Google48

che garantirà maggior visibilità a livello globale delle produzioni Made in Italy e con l’accordo con il sito di compravendite eBay che aumenterà i canali distributivi delle produzioni originali in tutto il mondo. Un altro aiuto è dato dagli Istituti nazionali per il Commercio Estero49sparsi in tutto il mondo, i quali hanno il compito di sviluppare, agevolare e promuovere i rapporti economici e commerciali italiani con l'estero. C’è ancora molto da fare in questo ambito e, di particolare importanza, sarebbe la modifica degli accordi internazionali TRIPS (The Agreement on Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights) per garantire maggiore tutela alle produzioni associate a un’indicazione geografica e la conclusione di accordi sugli scambi commerciali con Paesi come gli Stati Uniti, che presentano quantità di prodotti imitativi otto volte superiori agli originali.

48www.google.it/madeinitaly

34

1.4 L’Italian Sounding tra soluzione normative e di comunicazione