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3.1 Il voto elettronico nel panorama giuridico internazionale

3.2.4 La decisione

Il 12 dicembre 2000, la Suprema Corte federale si pronuncia nel merito del caso Bush v. Gore. In particolare dichiara l’annullamento della sentenza emessa dalla Corte Suprema della Florida, addossando alla Corte suddetta l’onere di risolvere le ulteriori questioni non contrastanti con la motivazione formulata.

Di particolare rilievo è la tipologia di sentenza adottata dalla Corte Suprema federale. Si tratta, infatti, di una sentenza composta di: una per curiam opinion, una concurring opinion e quattro dissenting opinions. “La presenza di diversità di opinioni all’interno della maggioranza del collegio 379 e l’obiettiva delicatezza del contesto politico-istituzionale nel quale la sentenza è stata pronunciata, è ben messa in evidenza dalla scelta di affidare la motivazione della decisione non già ad una opinion of the Court -stesa e firmata da uno dei giudici che fanno parte della maggioranza che ha deciso il caso- ma ad una più

Diversità che si apprezza non solo in ragione di due poli agli antipodi:

379

quello della maggioranza e quello della minoranza, ma che risiede anche all’interno della stessa maggioranza e minoranza.

anonima per curiam opinion" 380. La per curiam opinion è equiparabile ad una sentenza promanante dall’organo giudicante nel suo complesso (senza la necessità di evidenziare i vari orientamenti assunti dai singoli giudici ) ed inoltre non è 381

sottoscritta, bensì anonima. Il motivo per cui la Corte ha fatto ricorso a questa tipologia di sentenza “riflette con ogni probabilità proprio le difficoltà che si sono presentate nel raggiungere una stesura che potesse essere fatta proprio esplicitamente da tutti i giudici di maggioranza” . 382

Per quanto concerne, invece, i contenuti della decisione, si può sottolineare che lo stile della sentenza risulta piuttosto piatto; inoltre non meno rilevante è l’osservazione per cui la per curiam opinion prende in esame solo la terza delle tre questioni sollevate dal ricorrente Bush all’atto di impugnazione 383,

F. G. Pizzetti, op. cit., p. 27. In particolare l’istituto della opinion of the Court

380

(introdotto dal primo Chief Justice inglese Marshall) si pone sulla falsariga delle sentenze dell’ordinamento di Civil Law, trattandosi di una motivazione resa da un giudice della maggioranza che appone la propria firma a nome di tutta la Corte.

Nella tradizione di Common Law (in contrapposizione a quanto avviene

381

per gli ordinamenti di Civil Law) la sentenza emessa dalla Corte non è la mera opinione di un collegio impersonale, ma la sommatoria delle opinioni dei singoli giudici, i quali sottoscrivono personalmente la propria sentenza.

Ivi, p. 28. Solitamente questa tipologia di sentenze vengono utilizzate in

382

circostanze diametralmente opposte: per quei ricorsi, decisi tendenzialmente in modo unanime, che non richiedono un elevato grado di approfondimento. La prima questione riguardava l’asserita violazione dell’articolo II, sezione

383

1, cl. 2 della Costituzione (che stabilisce che la nomina dei Grandi Elettori avviene secondo le modalità prescritte dal legislatore e non dal giudice); la seconda questione riguardava l’asserita incompatibilità della decisione della Corte Suprema federale rispetto alla c.d. safe-harbor (per cui devono ritenersi definitive -e quindi non è possibile per il Congresso riesaminarle- le decisioni delle Corti in materia di ricorsi elettorali, se queste sono state adottate in base a norme giuridiche in vigore prima del giorno dell’elezione).

segnatamente “se riconce manuali delle schede prive di criteri standard violino l’equal protection clause o, alternativamente, la due process clause, contenuta nel XIV Emendamento” . La Corte 384

Suprema federale motiva l’asserita violazione del XIV Emendamento, formulando un ragionamento sequenziale:

-

in primo luogo, si riconosce la natura fondamentale del diritto

di voto. Infatti, è vero che la Costituzione federale non riconosce nei confronti dei cittadini statunitensi un diritto costituzionale federale di voto alle elezioni presidenziali, tuttavia affida agli stessi l’onere di scegliere i Grandi Elettori. Tale facoltà fa emergere la necessità di preservare il principio secondo cui: one man, one vote, facendo sorgere “un obbligo di tutelare in modo non discriminatorio tale diritto anche nelle fasi del suo esercizio, ed in particolare modo, nella fase dello spoglio dei voti (e in quelli di riconta manuale nelle ipotesi di contestazione del risultato elettorale)” ;385

-

in secondo luogo, è necessario individuare dei criteri in base

ai quali un voto possa dirsi valido;

-

in terzo luogo, la riconta delle schede è incostituzionale poiché la Corte Suprema della Florida (non avendo stabilito dei criteri adeguati per stabilire la validità o meno di un voto) si è focalizzata sul c.d. intent of the voter comunque determinato 386, senza predisporre un corredo di garanzie in

F. G. Pizzetti, op. cit., p. 29.

384

Ivi, p. 31.

385

Ivi, p. 30.

termini di equal protection clause. Difatti l’intent of the voter viene degradato (dalla Corte Suprema federale) a mero “punto di partenza, che necessita in ogni caso di un additional substanital work” 387, risultando un criterio insufficiente (nonché eccessivamente generico ed elastico) per predisporre una riconta manuale delle schede elettorali. Sotto questo p u n t o d i v i s t a , e m e rg e u n a d i ff e re n z a r i s p e t t o all’ordinamento italiano: in tal caso l’intent of the voter assurge -a contrariis- a vera e propria norma di chiusura da applicarsi “ogni qualvolta il caso di specie non può essere ricondotto all’interno dei criteri indicati dalla legge o l’applicazione rigida di detti criteri (fatto salvo il principio di segretezza del voto) può portare ad una compressione del favor voti” 388. Infatti è proprio la combinazione del principio del favor voti , unito a quello di strumentalità delle forme in materia di

389 390

esercizio del voto, a tracciare il discrimen tra l’esperienza

“La Corte rileva che non solo questo additional substanital work è

387

costituzionalmente necessario, ma è anche concretamente praticabile. (…) Per il giudice federale un conto è dover definire dei criteri per individuare l’intenzione dell’agente quando si esamina una persona, e altro conto è ricavare l’intenzione dell’agente-elettore quando si osserva un oggetto inanimato (quale una scheda elettorale, c.d. piece of cardboard or paper)”. Senza considerare che la problematica prospettata dal criterio dell’intent of voter, risulta corroborata dal principio di sussidiarietà operante in materia elettorale (in ossequio alla previsione contenuta nella legge elettorale della Florida, per cui: ogni contea adotta un sistema di voto diverso). A tal proposito: F. G. Pizzetti, op. cit., p. 54.

Ivi, p. 59.

388

Tale principio è accolto pacificamente dalla giurisprudenza

389

amministrativa italiana.

Secondo cui: “alle modalità di espressione del voto previste dalla legge va

390

attribuita una funzione indicativa e non di forma esclusiva di esercizio del diritto”. A tal proposito: Relazione al d.d.l. S. 3681.

statunitense e quella italiana 391. Segnatamente, si può osservare come la Corte Suprema non abbia esteso al contesto delle presidenziali il principio 392 secondo cui it is far better that someone questionare votes be counted than that a significant number of valid votes be ignored.

Le altre due questioni sollevate da Bush, vengono trattate nell’opinione adesiva, scritta dal Chief Justice Rehnquist e dai Justices Scalia e Thomas. In particolare, per sostenere la violazione dell’articolo II, sezione 1 cl. 2 della Costituzione, la Corte federale parte dal presupposto per cui la Costituzione federale -in presenza di specifiche circostanze- “può attribuire particolari e definite competenze ad uno solo dei poteri statali” . La suddetta previsione prevede, a tal proposito, una 393

riserva in favore del potere legislativo statale, che assurge al ruolo di unico potere legittimato a predisporre le regole per l’apportionment dei Grandi Elettori. Qualora l’apparato giudiziario dovesse usurpare tale potere, invadendo pertanto il raggio di azione della suddetta riserva, avrebbe luogo una substantial federal question, che (a sua volta) andrebbe a determinare l’intervento della Corte Suprema federale

Anche se, in vero, la giurisprudenza statunitense non era del tutto avulsa

391

dalla conoscenza di questo principio. Cfr.: Supreme Judicial Court of Massachussetts, Delahunt v. Johnson, 671 N. E. 2d 1241, 1243 (Ma. 1996).

Coniato nel diritto penale , secondo cui: “it is better for ten guilty people

392

to be set free, than for one innocent man to be unjustly imprisoned” (a tal proposito: Furman v. Georgia, 408 U.S. 238, 368 (1972) e riadattato alla materia elettorale).

F. G. Pizzetti, op. cit., p. 34.

(competente in materia). Tale ragionamento trova applicazione anche con riferimento alla legge federale 3 U.S.C. sezione 5, adottata dal legislatore statale. Per cui “qualunque disposto della Corte Suprema statale che comporti una procedura che non può completarsi entro il termine previsto per godere di detta safe harbor costituisce una deroga ad una scelta voluta dal legislatore statale (…) e quindi integra gli estremi della violazione della Costituzione” . Questa emblematica frattura 394

si ritrova anche all’interno delle dissenting opinions, le quali non mancano di annoverare aspetti piuttosto problematici e complessi (alla stregua delle opinioni concorrenti, precedentemente esaminate). In particolare, offrendo un’analisi piuttosto rapida della questione, i motivi che stanno alla base del dissenso possono essere così schematizzati:

-

Justice Ginsburg ritiene che la sentenza della Corte Suprema violi i principi del federalismo giurisdizionale. In particolare ritiene che la Corte Suprema avrebbe dovuto conformarsi alle interpretazioni fornite dalla Corte Suprema della Florida, facendo leva sulla certification ;395

-

Justice Stevens, non solo osserva che la Corte Suprema non si era (fino a quel momento) mai pronunciata su questioni

F. G. Pizzetti, op. cit., p. 35.

394

Si tratta di una tecnica consistente “nella procedura di certificare il

395

problema di interpretazione del diritto statale, dal quale dipende la soluzione della questione rilevante per diritto federale, all’organo di vertice del sistema giudiziario statale, affinché quest’ultimo renda un’interpretazione del diritto statale assunta dai giudici federali come base della loro decisione in diritto federale”. Ivi, p. 36.

inerenti la conformità dei criteri per lo scrutinio del voto rispetto al testo costituzionale, ma fonditus rivolge il focus della propria riflessione ad un’amara constatazione. Segnatamente osserva che il ricorso effettuato da Bush, nonché il conseguente accoglimento del ricorso da parte della Corte Suprema, riposano su “un’assoluta mancanza di fiducia nelle capacità e nell’imparzialità dei giudici statali” 396, destabilizzando l’equilibrio del potere giudiziario quale “true backbone of the rule of law” .397

-

Justice Souter e Breyer, concordano su più aspetti: in primis la Corte Suprema non doveva pronunciarsi sulla questione e -parimenti- concedere il provvedimento di stay. In secundis (e questo è l’aspetto più significante), la questione sottoposta al giudizio della Corte Suprema federale non costituiva una substantial federal question e pertanto la questione doveva essere rimessa alla Corte Suprema della Florida. In questo modo, la Corte Suprema federale si sarebbe dovuta limitare a stabilire le “istruzioni necessarie a rendere lo spoglio manuale non lesivo del principio di eguaglianza” 398. In particolare modo, il giudice Breyer rileva la natura politica (piuttosto che giuridica) del caso Bush v. Gore, così (appellandosi all’autore della dottrina del restraint, Bickel) la Corte non avrebbe

F. G. Pizzetti, op. cit., p. 37.

396

Ossia “la vera spina dorsale dello stato di diritto”. A tal proposito: Bush v.

397

Gore, Justice Stevens dissenting opinion, 196 s. F. G. Pizzetti, op. cit., p. 37.

dovuto decidere la questione e per questo la Corte “should left undone” .399