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Il declino della monomania: la nascita di una nuova concezione dell'alienato

A partire dagli anni Cinquanta dell'Ottocento, la categoria della monomania venne sottoposta ad una critica serrata e si mise in discussione l'intero edificio teorico su cui era stata costruita.

186 M. Galzigna (a cura di), E.J. Georget, Il crimine e la colpa..., cit., p.106 187 Cfr. J. Goldstein, Console and classify, cit., pp. 183-184

Il dibattito intorno a questo tema si svolse principalmente in seno alla Société médico- psycologique ed ebbe inizio nel 1852, quando Bariod scrisse la sua tesi di dottorato sulla non esistenza della monomania istintiva. Nello stesso anno Benedict-August Morel criticò la categoria esquiroliana nel suo complesso e nel 1854 Falret pubblicò un saggio in cui la monomania era definitivamente confutata. Le argomentazioni su cui poggiavano le critiche erano strettamente legate alla concezione dell'uomo di quella corrente di pensiero interna all'alienismo chiamata “psicologia”: come si è visto nel capitolo precedente gli psicologi si distinguevano dai fisiologi poiché credevano che la mente godesse di un certo grado di autonomia rispetto al corpo. Essendo per lo più di fede cristiana essi avevano sviluppato un'idea della psiche molto simile a quella dell'anima per cui tutte le facoltà intellettive e affettive erano concentrate in un unico principio. Partendo da un tale presupposto non era pensabile un tipo di patologia per cui soltanto alcune facoltà erano lese mentre altre rimanevano praticamente inalterate:

On comprend par ces exemples comment la fragmentation de nos facultés […] conduit naturellement à reconnaître des monomanies correspondantes aux lésions isolées de chacune de ces facultés. Or, selon nous, rien n'est plus faux et plus contraire à l'observation, dans l'état normal comme dans l'état maladif, que cette fragmentation de l'âme humaine en un certain nombre de forces distinctes, susceptibiles d'agir isolément, et pertant d'être lésées séparément; tout se tient et s'enchaine dans l'action des facultés de l'homme, et ce n'est que par une abstraction destinée à faciliter l'étude, qu'on peut considérer comme des forces spéciales les divers modes de l'activité humaine, qui ne sont que des aspects divers d'un même principe, indivisible dans son unité.188

Dunque, la divisione delle facoltà doveva essere considerata unicamente come un espediente per meglio comprendere le varie attività dell'animo umano, ma essa non corrispondeva alla vera costituzione dell'uomo. Ci si trovava di fronte, allora, ad un vero e proprio ribaltamento della visione antropologica sia di Pinel che di Esquirol. La localizzazione della sfera affettiva e di quella intellettiva in due zone diverse del corpo umano e la teorizzazione della “simpatia” come superficie di collegamento tra queste due sfere era stata funzionale a sostenere un certo grado di autonomia delle diverse facoltà. Ciò avrebbe permesso allo stesso tempo di individuare nelle passioni la causa principale della follia e di mantenere nell'alienato un principio riflessivo che si identificava nella stessa capacità di ragionamento e che rimaneva il punto chiave del trattamento morale poiché avrebbe permesso la comunicazione tra il medico 188 J. P. Falret, Des maladies mentales et des asiles d'aliénés, Baillière, Paris 1864, pp. 431-432

e il paziente. Una volta definita fittizia tale divisione, la visione del folle cambiava radicalmente; si rompeva la continuità tra normale e il patologico e l'alienato diveniva totalmente altro rispetto a quando era un uomo sano:

Dans l'un de ces cas, l'empreinte imposée aux prodromes par la cause principale se perpétue après l'invasion de la maladie; mais alors celle-ci, loin de consister uniquement dans l'idée en rapport avec la cause, se caractérise précisément par la manifestation d'un ensemble de phénomènes nouveaux, dans le physique et le moral, qui déterminent un grand changement dans la personnalité tout entière. Dans l'autre cas […] il y a disparition complète des préoccupations antérieurs […]. Les délires prédominantes sont sans rapport aucun avec les idées antérieurs ou avec la cause de la maladie, ou bien même, celle-ci opère une métamorphose totale.189

Se per Esquirol era la passione scatenante a divenire patologica e a dare forma al delirio dell'intelletto, per Falret invece, nel momento in cui le affezioni morali trascinavano l'individuo nella follia, tutta una serie di fenomeni nuovi si manifestavano trasformando completamente il carattere dell'individuo. A tal proposito Morel affermava:

Pinel et son école furent amenés naturellement à cette idée que l'aliénation, dans certaines circostances, pouvait bien n'être qu'un phénomène circonscrit, isolé, local, ne portant que sur un sujet. […] Combien en effet le malheureux aliéné, objet d'effroi et d'horreur pour les préjugés populaires, n'était-il pas réhabilité dans l'opinion, si l'on établissait que sa raison égarée, sur un point, était perfaitement sained'ailleurs, et qu'il était, sauf une erreur de détail, semblable ou supérieur à ceux que nous frequentons avec le plus de plaisir!190

Come commento a queste parole nella nota aggiungeva che Pinel aveva esagerato troppo le qualità degli alienati forse allo scopo di difenderli dall'ignoranza e dal pregiudizio in cui si trovavano immersi; ma al tempo in cui l'autore scriveva questo atteggiamento aveva portato più svantaggi di quanti se ne potesse immaginare; insistere, infatti, sugli aspetti “normali” del comportamento degli alienati aveva negato il riconoscimento della loro vera alterità e aveva permesso lo svilupparsi di teorie come quella della monomania incentrate esattamente su una tale ambiguità. L'errore nasceva anche da un'«direction trop physiologique de la science»191 e da un'attenzione eccessiva alle sole idee dominanti dell'alienato. Per Falret è come se Esquirol

189 Ivi, pp. 441-442

190 B. Morel, Traité théorique et pratique des maladies mentales, Baillière, Paris 1852, t. 1, p.412 191 J. P. Falret, Des maladies mentales et des asiles d'aliénés, cit., p. 430

e i suoi seguaci avessero considerato i monomani dei personaggi di un romanzo, ognuno con il proprio carattere predominante192. Ma ad uno studio più approfondito ci si sarebbe accorti che le cause e gli effetti dell'alienazione non erano univoci bensì molteplici e complessi. Egli, inoltre, evidenziava come alcuni sostenitori della categoria esquiriolana avevano affermato che, quando si parlava di monomania, in realtà non ci si riferisse al delirio su un solo oggetto ma ci si riferisse semplicemente ad un delirio ristretto. Di conseguenza non sussisteva alcun problema e la critica si sarebbe dovuta limitare esclusivamente alla denominazione della patologia. Questa affermazione, sempre per Falret, contrariava l'evidenza dei testi; ma effettivamente Georget, nel suo articolo “Folie” pubblicato nel Dictionnaire de médecine, affermava chiaramente:

Le délire est quelquefois tellement borné, et l'intelligence est tellement libre sous presque tous les rapports, que le malade peut paraître sain d'esprit tant qu'il ne dirige pas son attention vers l'objet sur lequel il déraisonne. […] Mais en général, dans les délires exclusifs, le trouble de l'intelligence est rarement limité, […] la plupart de ces malades sont le plus souvent préoccupés, peucapables de se livrer à leurs occupations.193

Se gli oggetti su cui il delirio si concentrava erano pertanto limitati, la sua estensione non era per nulla ristretta ma ansi, nella maggior parte dei casi, assorbiva totalmente l'alienato impedendogli di avere una vita regolare. D'altronde, subito dopo, l'autore spiegava come spesso i monomani erano pervasi da dei parossismi molto simili a quelli dei maniaci. L'unica differenza si trovava nel fatto che mentre durante lo stato di agitazione i primi ritornavano spesso sulla loro dominante, i secondi si agitavano per tutto senza alcuna distinzione194. Proprio per queste sue caratteristiche, inoltre, la monomania era considerata come il primo passo verso la mania oppure, nei casi più estremi, la demenza: Esquirol riteneva, infatti, che quando la malattia cominciava a degenerare, anche i legami rigorosamente logici costruiti dall'alienato si perdevano; subentrava allora una confusione relativa alle stesse idee dominanti e si poteva arrivare ad un particolare tipo di demenza in cui si manteneva traccia dell'ossessione precedente ma senza avere più nessuna capacità di ragionamento195.

Mi sono dilungato su questi elementi per meglio chiarire il punto di vista dei critici della monomania: se infatti bisogna ammettere che anche i sostenitori avevano riconosciuto raro un delirio talmente limitato da lasciare quasi tutto il resto dell'intelligenza in grado di funzionare 192 Ivi, pp. 120-121

193 Adelon, Dictionnaire de médecine, articolo “folie”,cit., p. 233 194 Cfr. Ivi, p. 234

perfettamente, il punto fondamentale della questione si trovava nella genesi del delirio stesso. Per Esquirol e i suoi seguaci, l'idea dominante del monomane era la causa esclusiva dell'alienazione; essa diveniva allora il bersaglio principale del trattamento morale attraverso cui si cercava di distrarre il paziente e di decentralizzare il suo pensiero ossessivo. Per Falret una tale impostazione era totalmente errata: innanzitutto, le cause della patologia non potevano essere ricondotte ad una sola ma per ogni singolo caso se ne sarebbero potute individuare molteplici, sia scatenanti sia predisponenti. Proprio per questo il delirio non poteva essere limitato ad un solo oggetto o ad una serie limitata di oggetti ma la sua natura e il suo decorso impegnavano tutto il pensiero del soggetto:

C'est là la première période (période d'elaboration ou d'incubation du délire), pendant laquelle il existe un trouble vague et général des facultés intellectuelles et affectives, qui ne s'est pas encore formulé ou incarné dans quelques séries d'idées déterminées. Peu à peu […] le malade sort de la confusion des premières périodes. Il adopte alors certaines conceptions délirantes, qui deviennent l'objet principal de ses préoccupations; il se livre à une élaboration continue et persévérante de son délire […] et qui aboutit en définitive à la période de systematisation des idées délirantes. Enfin, […] succède la période ultime, ou période de chronicité, que nous avons caractérisée en disant que le délire devient alors stéréotypé, c'est-à-dire revêt une forme tellement immuable, que l'aliéné n'y ajoute plus aucun détail nouveau.196

Si configurava dunque una forma diacronica della malattia per cui l'emergere di idee dominanti nella mente del folle, lungi dall'essere l'elemento costitutivo dell'alienazione, rappresentava gli ultimi stadi del decorso patologico; infatti, solo nel momento in cui il soggetto aveva sistematizzato tutto il contenuto ideativo del suo delirare si veniva a creare una specie di gerarchia nei suoi pensieri. A quel punto alcune idee sembravano all'osservatore l'unico oggetto del delirio ma in realtà la loro appariscenza nascondeva un'alterazione complessiva della psiche. Morel spiega molto bene questo passaggio:

L'aliéné pétrit ses divers éléments et se fait un monde, un monde qui n'est plus celui de l'humanité sans doute, et où il vivra solitaire et sans rapports pour ainsi dire avec la société des esprits, mais enfin qui aura une certaine organisation, un certaine ordre. Il n'y aura même plus d'eclats et de luttes que lorsque ce monde nouveau se choquera avec le vrai monde social […] Peut-il ne différer que par un point de l'univers réel? Nous ne le croyons pas. C'est une passion qui l'a crée sans doute et comme elle l'a créé avec des éléments empruntès à la réalité, le vrai doit y être; mais le vrai lui-même n'y est que comme subordonné au sentiment général 196 J. P. Falret, Des maladies mentales et des asiles d'aliénés, cit., p. XIX

qui l'a formé.197

Nel momento in cui sopraggiungeva l'alienazione l'individuo si costruiva un proprio universo che lo rendeva totalmente differente dagli uomini sani. Ciò accadeva non tanto per le modalità attraverso cui il nuovo mondo immaginario veniva costruito quanto per le idee deliranti che lo abitavano e che alteravano inevitabilmente il rapporto tra il folle e la realtà. Dietro i deliri più manifesti, dunque, se ne nascondevano altri di minor forza ma di cui non si poteva trascurare la presenza se si voleva comprendere fino in fondo il modo in cui l'alienato si rapportava all'ambiente circostante. A tal proposito, Falret confutava definitivamente non solo la teoria della monomania ma l'intero armamentario teorico con il quale Esquirol aveva concepito l'alienazione mentale; le idee dominanti, infatti, rappresentavano di solito esclusivamente dei centri intorno a cui il delirante organizzava la sua visione del mondo e soltanto in alcuni casi erano generatrici dei suoi falsi ragionamenti. Cadeva dunque la concezione esquiroliana di un'idea-madre da cui derivavano, secondo operazioni logiche formalmente corrette, tutti i deliri dell'alienato. E se consideriamo che questa idea-madre era il frutto di una passione spinta tanto all'eccesso da diventare morbosa, si può capire come, negandola, Falret creasse una distinzione netta tra un eccesso di passione e uno stato alterato:

Dans la doctrine qui assimile la folie à une erreur ou à une passion portées à l'extrème, on conçoit la génération des idées délirantes, les unes par une série de déductions logiques. […] Assurément, les délires s'engendrent souvent les uns les autres par une série de déductions, [...] mais il ne faut pas conclure que telle soit la génération constante des délires, et surtout des idées prédominantes.198

Certo, bisogna aggiungere che le affezioni morali rimanevano sempre una delle cause più frequenti d'alienazione e che se non era possibile stabilire un rapporto diretto di causalità tra una determinata passione e il tipo di alterazione, comunque esse orientavano lo stato generale su cui si innestava il delirio. Ne esistevano principalmente due: uno era lo stato d'espansione caratterizzato da una sovraeccitazione dell'intelligenza, sentimenti estremamente mobili e inclini alla violenza; l'altro era lo stato depressivo costituito da una volontà insicura e sentimenti deboli tendenti alla misantropia. Questi stati costituivano la base di ogni sorta di patologia mentale che si distinguevano le une dalle altre a seconda del modo in cui si organizzavano le varie idee deliranti.

197 B. Morel, Traité théorique et pratique des maladies mentales, cit., pp. 426-427 198 J. P. Falret, Des maladies mentales et des asiles d'aliénés, cit., pp. 442-443

Che una tale riorganizzazione teorica dei processi mentali dell'alienazione fosse più aderente alla realtà era dimostrato dalle osservazioni: infatti, durante quei parossismi molto frequenti e tipici della monomania, così come era stato anche descritto da Georget, lo stato di agitazione metteva ben in evidenza quei deliri sommersi la cui presenza era solitamente occultata da quelli dominanti. Inoltre, ad un'analisi più approfondita del modo in cui i monomani si rapportavano con sé e con gli altri si poteva notare chiaramente come le loro ossessioni principali non fossero l'unico oggetto di stravaganze: ad esempio, nel caso di una monomania religiosa, il soggetto non era solo convinto di essere in comunicazione con la divinità e di essere destinato a diffondere la vera fede, ma si potevano riscontrare in lui anche elementi tipici della monomania ambiziosa; così egli era anche convinto di essere un re o un principe e di dover riformare la società in base ai propri principi religiosi199. Tutti questi elementi dimostravano chiaramente come le false convinzioni non erano soltanto limitate a degli argomenti o a degli aspetti della propria vita ma mettevano in gioco la stessa immagine che l'individuo aveva di se stesso. Ed effettivamente, leggendo le osservazioni fatte dai sostenitori della monomania, si potevano già cogliere gli elementi della molteplicità del delirio. Esemplare a questo proposito è la categoria della demonomania descritta da Esquirol: essa indicava uno stato in cui il soggetto si credeva posseduto dal demonio o comunque condannato all'inferno e tali credenze causavano delle forti allucinazioni sensoriali:

Ils ressentent des douleurs dans la tête, la poitrine, le bas-ventre, les membres, et accusent le diable; ils sentent un feu intérieur qui les dévore; ils croient être dans les feux de l'enfer, qu'eux seuls aperçoivent; ils sentent le souffle enflammé; ils se plaignent de leur sort en gémissant, ne pleurent jamais. Ils chercent à faire du mal à ceux qui les entourent; ils ont mille hallucinations et même de la fureur.200

É evidente che in una tale situazione l'individuo, sopraffatto da una miriade di false sensazioni non soffrisse un delirio limitato soltanto al credersi posseduto o all'essere dannato ma fosse spinto a gestire i suoi rapporti con il mondo esterno da tutta una serie di convinzioni fittizie. Se la totalità dell'alienazione non era in molti casi manifesta ciò avveniva perché c'erano stati degli errori nell'osservazione: la maggior parte dei fatti relativi alle vicende riguardanti la monomania, infatti, erano o riportati da giornalisti non competenti in materia d'alienazione mentale o da alienisti anche di una certa importanza ma i cui preconcetti teorici avevano impedito di vedere fenomeni al di fuori delle idee dominanti. D'altra parte Falret fa notare

199 Cfr. J. P. Falret, Des maladies mentales et des asiles d'aliénés, cit., pp. 437-438 200 J.E.D. Esquirol, Des maladies mentales...,cit., t. 2, pp. 506-507

come in molte osservazioni esquiroliane si possano trovare delle contraddizioni che sono spie della fallacia del metodo osservativo.

Infine, analizzando il comportamento dei pazienti sul lungo periodo, emergeva come il contenuto di un'idea dominante non fosse soltanto legata alla vicenda personale del malato e all'epoca storica in cui si trovava a vivere (così pensava Esquirol) ma essa cambiava anche nel decorso della malattia proprio perché questo era caratterizzato da una continua rielaborazione dei pensieri volta a costituire un universo immaginario. Questo fatto era già stato notato da Georget ma non ne aveva colto fino in fondo il significato: “l'idea dominante può mutare, cambiare d'oggetto; voi distruggete una chimera, ma un'altra la sostituisce. Le illusioni esclusive possono succedersi all'infinito”201. Tra l'altro non si poteva neanche asserire che i monomani fossero in grado di ragionare rispettando tutte le regole formali della logica: ascoltando attentamente i loro discorsi si scoprivano continuamente lacune e incongruenze le quali, per quanto potessero sembrare di piccola entità, dimostravano sia la generalità dell'alterazione psichica sia il continuo rimaneggiamento del contenuto ideativo in cerca di un equilibrio finale202.

Come si è accennato poco sopra la critica alla monomania partiva soprattutto dal presupposto che le facoltà dell'uomo fossero strettamente integrate tra di loro e che non ci potessero essere lesioni talmente localizzate da lasciare intatte tutte le altre facoltà. Morel appronfondì la questione partendo dall'analisi del processo di formazione delle idee. Dopo aver criticato Condillac, per il quale le idee derivavano direttamente dalle sensazioni senza che ci fosse nessuna mediazione di principi interni, asserisce che tutto il materiale sensitivo viene organizzato da dei principi interni alla mente che lo sistema secondo una gerarchia. Tale sistematizzazione del pensiero è il frutto dell'unità e dell'armonia dell'universo la quale si riflette nella stessa organizzazione dell'intelligenza:

L'unité et l'harmonie de l'univers se reflètent donc dans l'unité et dans l'harmonie de l'intelligence. De même que tout se tient dans la série des phénomènes visibles de l'univers, tout se tient aussi dans la série des invisibles idées de l'esprit. Les notions ne vivent donc pas, et ne peuvent vivre isolées au sein de l'âme.203

Così come tutti i fenomeni naturali sono legati tra di loro da delle leggi, le idee si trovano inevitabilmente connesse le une alle altre. Il delirio dunque non potrà mai essere esclusivo

201 M. Galzigna (a cura di), E.J. Georget, Il crimine e la colpa..., cit., p. 15 202 Cfr. J. P. Falret, Des maladies mentales et des asiles d'aliénés, cit., p. 437 203 B. Morel, Traité théorique et pratique des maladies mentales, cit., p. 415

poiché, nel momento in cui esso si manifesta, vuol dire che alla sua radice vi si trova una lunga serie di errori e non solamente un'idea falsa: infatti, al di là delle stravaganze causate dall'alienazione, una delle caratteristiche fondamentali di qualsiasi folle è l'essere pienamente convinto dei propri pensieri e l'essere tenace nel difendere la propria visione del mondo. Ora, per Morel, una tale convinzione profonda non poteva dipendere se non dal fatto che l'alienato