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Dall'isolamento cellulare ai primi tentativi di socializzazione nel manicomio

Una tale solitudine del folle derivava anche dal proseguimento di una pratica tradizionale all'interno del manicomio: l'isolamento cellulare. Come scrisse Moreau de la Sarthe in un suo articolo intitolato Médicine mentale (1816) e pubblicato nell'Encyclopédie méthodique, la stanza che accoglieva l'alienato poteva essere considerata l'equivalente simbolico del suo isolamento morale. Queste parole ci rimandano al problema della comunicabilità con il mondo della follia e ci spingono a domandarci attraverso quali modalità essa fu effettivamente concepita dai primi alienisti. Si è detto più sopra che la più grande rivoluzione di Pinel fu quella di riscoprire l'uomo dietro l'insensato e di attribuirgli nuovamente una capacità di socializzazione. Essa però era fortemente limitata al commercio terapeutico: infatti, se il pazzo doveva essere recluso era perché non era in grado di intrattenere rapporti sociali “normali” e ciò lo caratterizzava anche all'interno del manicomio. Il comunicare doveva dunque avere un valore principalmente medico; soltanto nel periodo della convalescenza, cioè 84 Cfr. M. Gauchet, G. Swain, La pratique del l'esprit humain..., cit., pp. 159-161

85 Cfr. M. Galzigna, La malattia morale. Alle origini della psichiatria moderna, cit., pp. 79-81 86 J.E.D. Esquirol, Des maladies mentales..., cit., p. 4

quando il paziente aveva ritrovato sé stesso ed era pronto ad essere rilasciato, era concesso un dormitorio comune e un atelier dove poter lavorare insieme a tutti gli altri. Ma ascoltiamo a tal proposito Pinel:

On ne peut assez exprimer l'heureuse influence qu'exerce sur le retour de la raison ce rassemblement régulier de plusieurs personnes qui s'entretiennent avec liberté sur les intérêts de leur famille qu'elles ont abamdonnée depuis plusieurs mois, et qu'elles ont l'espoir de revoir bientôt après une absence plus ou moins longue, mais nécessaire. Les journées se passent ainsi avec rapidité, et dans une communication réciproque de leurs craintes et de leurs peines.87

Nel momento immediatamente precedente al rilascio si veniva quindi ad aggiungere ad una comunicazione verticale medico/paziente una comunicazione orizzontale tra i pazienti stessi. Era questo il massimo riconoscimento del recupero della ragione che coincideva appunto nell'essere riconosciuto un essere sociale a pieno titolo. In casi particolari, venivano addirittura effettuati dei viaggi in cui il convalescente, accompagnato da un medico, si preparava al rientro nel proprio ambiente familiare.

L'organizzazione cellulare degli spazi era inoltre funzionale ad un maggior controllo su ogni singolo internato e facilitava la raccolta dei dati clinici. Era normale, infatti, che il raggruppamento di un gran numero di malati all'interno di un unico spazio avrebbe di certo limitato la capacità di sorvegliare i loro comportamenti e ciò avrebbe in un qualche modo intralciato sia l'imposizione della disciplina sia l'onnipresenza dello sguardo medico88.

Il problema di una maggiore socializzazione all'interno del manicomio, anche prima del periodo di convalescenza, si venne a porre soltanto più tardi; ancora nel 1823 Georget affermava: “en général, les cellules à un seul sont préférables dans presque tous le cas; le jour les malades peuvent en sortir et se trouver réunis; la nuit ils n'ont pas besoin les uns des autres”89. Soltanto con la legge del 1838 si cominciarono a cercare delle soluzioni concrete per poi essere attuate con maggior vigore a partire dalla seconda metà del secolo. Oltre ai dormitori, un'altra questione di fondamentale importanza riguardava il vettovagliamento; così come gli internati dormivano da soli, anche il consumo dei pasti avveniva spesso in solitudine.90 Da questo punto di vista si riscontravano dei problemi pratici di una certa

87 Ph. Pinel, Traité medico-philosophique sur l'aliénation mentale, Brosson, Paris 1809, p. 248. Corsivo mio 88 Per una visione più ampia sulla funzionalità dell'isolamento cellulare cfr. M. Foucault, Sorvegliare e punire,

Einaudi, Torino 1976.

89 Adelon, Dictionnaire de médecine, articolo “folie”, Béchet jeune, Paris 1824, t.9, p. 286 90 Cfr. M. Gauchet, G. Swain, La pratique del l'esprit humain..., cit., pp.174-188

rilevanza; bisognava infatti tenere conto delle esigenze di ognuno:

On distribue les vivres à des heures fixes et réglées pour tous les habitans; la viande est cuite longtemps à l'avance, desséchée, froide, ainsi que les légumes, qui ne sont jamais assez cuits. Cette nourriture se distribue une fois par jour; elle est dévorée aussitôt que servie: si elle est rejetée avec dédain, si la crainte et les soupçons, le repoussent, alors les alimens sont presque toujours perdus, et, lorsque la faim presse, il n'y a rien pour la satisfaire. Les furieux sont encore plus malheureux: n'osant leur confier des vaisseux, ils n'ont souvent ni légumes, ni soupe, et sont réduits presque au pain noir, mal cuit et mal préparé. Le pain lui-même n'est jamais suffisant, soit parce qu'il n'est pas assez abondant, soit parce qu'ayant à leur disposition le pain de la journée, ces malades le détruisent. Que de tourmens, que de plaintes, que de cris, que d'actes de fureur, si la distribution ne se fait qu'une fois par jour, ou tous les deux jours, comme dans quelques maisons de force dans les prisons!91

Al di là della disastrosa condizione dei manicomi che si evince da queste parole di Esquirol è anche evidente come la distribuzione del cibo fosse una questione delicata sia perché spesso gli alienati non erano in grado di gestire in modo adeguato la loro razione giornaliera sia perché ciotole e posate potevano spesso rappresentare un problema di sicurezza. Nella seconda edizione del suo Traité, Pinel ricorda come, nella maison de sainté di via Buffon, i convalescenti e i tranquilli potessero cenare alla tavola del dottore, mentre gli altri mangiavano o in una sala comune o nelle loro stanze92. Una situazione assolutamente anomala dovuta probabilmente all'appartenenza alla classe agiata dei ricoverati nella clinica esquiroliana. Nei grandi ospizi, invece, il refettorio si farà ancora attendere: nell'edizione del 1838 di Des maladies mentales, l'autore, correggendo vent'anni dopo la sua pubblicazione il suo articolo appena citato, sottolinea la diffusione ormai consolidata di ambienti comuni destinati al consumo dei pasti93. Questa notizia sarà confermata nel 1840 da Leuret:

Dans plusieurs hôpitaux on a, depuis quelques années surtout, senti la nécessité de réunir les aliénés pour prendre leurs repas: c'est un moyen de les faire manger proprement, d'encourager à manger ceux qui, par mauvais vouloir ou par oubli, pourraient en être privés; enfin, c'est une ressource de plus pour établir entre eux des rapports de société et les distraire.”94

A tal proposito egli cita l'esperimento di Ferrus a Bicêtre dove gli internati potevano mangiare

91 Dictionnaire des sciences médicales, articolo “Maisons d'aliénés”, Panckoucke, Paris 1818, t. 30, p.79 92 Ph. Pinel, Traité medico-philosophique sur l'aliénation mentale, cit., p. 236 in nota

93 Cfr. J.E.D. Esquirol, Des maladies mentales..., cit., t.2, p. 526 94 Leuret, Du traitement moral de la folie, cit, p. 170

alla stessa tavola. Il cibo era servito loro già diviso in porzioni e l'unica cosa richiesta era la tolleranza reciproca tra i commensali. Ora per Leuret, se questa pratica era da considerarsi un grande passo avanti rispetto alle abitudini precedenti, essa non sfruttava a pieno le potenzialità di socializzazione al momento del pasto: gli alienati, infatti, anche se erano tutti insieme, non erano stimolati a prendere in considerazione gli altri, cosa che si otteneva soltanto spingendoli a gestire loro stessi la ripartizione del cibo. Perciò decise di sperimentare un nuovo metodo :

J'ai choisi quatre-vingts malades, et je les ai divisès par série de dix individus: dans chaque série, j'ai pris un chef qui a eu pour fonction de réunir ses commensaux, de les conduire à la salle à manger, d'avoir soin qu'en entrant chacun se découvre et se lave les mains, de faire les honneurs de la table et de veiller à ce que, le repas fini, chacun remette sur son assiette sa cuillére, sa fourchette et son couteau; car je n'ai pas craint de leur donner des couteaux, à la condition bien entendu, qu'ils ne les emporteraient jamais, et en prenant mes précautions pour connaître, de suite, celui qui ne se conformerait pas à ce devoir. Dès la primière fois, tout s'est passé en ordre, et depuis lors, c'est une faveur à accorder aux aliénés que de les faire manger au réfectoire, et cette faveur tourne au profit de leur guérison. Je n'ai admis à la table des aliénés, aucun infirmier; je n'ai pas voulu non plus que les portions fussent coupées à l'avance, parce que j'ai tenu à ce que tout se fît sans autorité apparente, et en éloignant autant que possible ce qui rappelle l'hôpital. Chaque chef de table doit savoir le nom de ses commensaux, veiller à ce que chacun d'eux soit bien servi, et les traiter comme s'il les eût invités à manger chez lui.95

Gli alienati, dunque, erano trattati in questo caso come esseri pienamente sociali e la preoccupazione principale di Leuret era di allontanare da un tale momento di “autogestione” qualsiasi elemento che potesse rimandare al manicomio. Se si è insistito tanto sul passaggio dal consumo dei pasti in solitudine al refettorio, è anche perché esso rappresenta una spia di una dinamica della tecnica manicomiale molto più ampia; infatti, l'esempio di socializzazione appena riportato non fa soltanto trapelare in modo palese la sua artificialità, ma fa inoltre pensare che socializzare non fosse effettivamente lo scopo più urgente da raggiungere tramite tali pratiche. Dall'inizio alla fine il banchetto è scandito da gesti ben precisi attraverso cui vengono affidati ruoli e si costringe a comportamenti socialmente accettabili; nella sua descrizione minuziosa, volta a controllare ogni istante dell'evento (scoprirsi il capo, lavarsi le mani, mettere a posto le posate etc.), tutta l'operazione sembra indirizzata ad un'opera di disciplinamento. D'altronde è evidente la somiglianza tra una tale regolamentazione della

gestualità e quella descritta da Michel Foucault in Sorvegliare e punire riguardo ad altre istituzioni come la scuola, la fabbrica e la caserma:

Il momento storico delle discipline, è il momento in cui nasce un'arte del corpo umano, che non mira solamente all'accrescersi delle sue abilità, e neppure all'appesantirsi della sua soggezione, ma alla formazione di un rapporto che, nello stesso meccanismo, lo rende tanto più obbediente quanto più è utile, e inversamente. Prende forma allora, una politica di coercizioni che sono un lavoro sul corpo, una manipolazione calcolata dei suoi elementi, dei suoi gesti, dei suoi comportamenti. […] L'«invenzione» di questa nuova anatomia politica non deve essere intesa come un'improvvisa scoperta, ma come una molteplicità di processi spesso minori, di diversa origine […] Essi circolano talvolta molto velocemente da un punto all'altro (tra l'esercito e le scuole tecniche o, tra i collegi e i licei), talvolta lentamente ed in modo più discreto (militarizzazione insidiosa delle grandi manifatture).96

La promozione di una vita sociale più attiva era funzionale al bisogno di rilanciare il trattamento morale all'interno dei grandi ospizi: infatti, nel modo in cui era stato concepito inizialmente da Pinel, esso doveva essere applicato in un rapporto diretto tra medico e paziente; a tal proposito, la casa di cura di Esquirol rappresentava la migliore istituzione in quanto, grazie al piccolo numero di pazienti, l'alienista poteva dedicarsi con cura ad ognuno. Nei manicomi pubblici, però, dove finivano per di più persone indigenti che non potevano permettersi di meglio e soprattutto in un numero molto elevato, era necessario introdurre nuovi elementi che permettessero di avere comunque una presa totale sull'individuo, pur evitando la relazione personale. Pussin, sorvegliante di Bicêtre e della Salpêtrière nonché stretto collaboratore di Pinel, in un certo senso rappresenta questo passaggio ad un trattamento collettivo: egli, infatti, è “l'occhio” dell'istituzione che raccoglie i dati clinici per consegnarli al medico affinché li sistematizzi. Quando poi, nel 1811, sarà sostituito da Esquirol nella veste di sorvegliante-medico, allora la medicalizzazione dell'asilo potrà definirsi compiuta. In effetti, sarà solo in quel momento che tutto il processo che va dall'osservazione, alla classificazione e alla definizione di un piano terapeutico sarà completamente nelle mani della medicina e il manicomio diventerà di per sé, con il suo stesso funzionamento, uno strumento di cura.97 Ma, come si è accennato precedentemente, la disciplina generale non sarà sufficiente ad avere un controllo completo su ogni singolo internato; ed è proprio sul riconoscimento di questo scacco e sulle conseguenze disastrose che esso aveva sul successo terapeutico dell'istituzione, che si venne ad innestare la necessità di una maggiore socializzazione: pur 96 M. Foucault, Sorvegliare e punire, cit., p. 150

non restaurando un rapporto individuale tra alienista e paziente, le nuove strategie tendevano a creare delle “situazioni” in cui sarebbe stato più facile controllare i singoli comportamenti.

Toutes les fois que le temps le permet, nous est-il rapporté, [ils] sont réunis dans les cours de l'hospice et exercès à la marche comme les soldats à l'exercice. L'imitation est un levier puissant, même sur les hommes les plus paresseux et les plus obstinés, que j'en ai vu plusieurs, parmi ces derniers, qui se refusant d'abord à tout, ont cependant consenti à marcher. C'est un commencement d'action méthodique, régulière, raissonable, et cette action conduit à d'autres.98

Far marciare come i soldati; un'operazione di per sé inutile ma che, attraverso la forza dell'imitazione, abituava gli alienati ad un agire in modo metodico e ragionevole. Si veniva qui ad instaurare un rapporto complementare tra disciplina e ragione per cui la regolarità del gesto influenzava positivamente la regolarità del pensiero. Era questo d'altronde il principio alla base dell'ergoterapia secondo cui qualsiasi occupazione che comportasse una certo ordine nell'esecuzione fosse funzionale a disciplinare sia il corpo che la mente. Non a caso si cercarono di introdurre altre attività volte a potenziare l'autocontrollo attraverso il confronto attivo con gli altri. Ad esempio, Leuret istituì a Bicêtre una scuola in cui i pazienti non solo potevano istruirsi ma anche distrarsi grazie a delle letture in comune, alla recitazione e al canto99. L'elemento della distrazione, per quanto importante fosse ai fini della guarigione, rimaneva comunque in secondo piano:

un commencement de bibliothéque ayant été mis à la disposition de l'instituteur chargé de l'école, les aliénés instruits peuvent, le soir et dans les moments de repos du travail manuel, s'adonner à la lecture; mais ce n'est là qu'une distraction sur laquelle je compte peu; je conseille plus volontiers aux aliénés instruits, d'aider le professeur, en donnant eux-mêmes des leçons aux ignorans; de cette façon le maître et l'élève travaillent en même temps à la guérison l'un de l'autre.100

Ricoprendo dei ruoli, dunque, l'alienato si ritrovava a doversi comportare secondo le regole sociali del mondo esterno pur rimanendo sempre all'interno del manicomio. Su questo punto focale sembra che si venisse a creare una specie di contraddizione del sistema asilare: il folle, infatti, era ricoverato in quanto non solo era riconosciuto malato ma anche perché gli veniva

98 Leuret, Du traitement moral de la folie, cit., 178

99 Cfr. M. Gauchet, G. Swain, La pratique del l'esprit humain..., cit., pp. 195-197 100Leuret, Du traitement moral de la folie, cit., p. 180

attribuito lo status di minore e quindi si riconosceva la sua incapacità come essere sociale. Ora, una volta rinchiuso, egli era trattato dall'istituzione come se quel deficit di socialità fosse molto limitato e si dimostravano le sue abilità sociali inserendolo in contesti in cui era richiesta una capacità quasi integrale di rapportarsi con gli altri. A tal proposito le parole di Georget sono molto significative:

Les descriptions que l'on a faites de la folie sont souvent exagérées. Aussi on se fait ordinairement une étrange idée de l'existence des aliénés; on s'image les voir sans connaissance, continuellement agités, violents, furieux, ou dans un état de mélancolie sombre et taciturne, toujours inspirés par de mauvais desseins [...] on est donc agréablement surpris en parcourant les divers quartiers habités par ces malades, de rencontrer des individus qui ont pour la plupart conservé l'usage des sens et des mouvements volontaires, quelquefois presque en totalité, l'exercice régulier de l'intelligence, dont le sentiment de la conscience et du moi conserve beaucoup de force et d'étendue, qui voient et regardent, entendent et écoutent, goûtent et savourent [...] qui ont des idées, des passions, des déterminations volontaires; qui sont accessibles à la joie, à la honte, à la colère, à la frayeur, à l'amour [...] qui observent souvent avec leurs commensaux tous les égards, toute la politesse, toutes les convenaces de la société.101

Ma se si guarda più da vicino, si scopre che la questione era molto più complessa. Innanzitutto questi esperimenti di socializzazione avevano una selezione a monte per cui erano scelti soltanto coloro i quali si potessero definire “tranquilli”. Infatti, nell'articolo appena citato l'autore si riferiva essenzialmente a furiosi nella fase remittente della loro malattia ed altri alienati che per qualche motivo si trovavano in un momento di lucidità. Lo stesso Pinel, quando parla della necessità di far lavorare gli alienati, lo fa principalmente in relazione ai convalescenti e sottolinea quanto fosse importante sfruttare questo mezzo terapeutico nei lucida intervalla dei pazienti102. Era dunque necessario trattare prima gli internati in altro modo per portarli ad uno stato psichico adeguato ad affrontare l'interazione con gli altri. Bisogna poi considerare che, per quanto il manicomio si sforzasse di introiettare la complessità delle relazioni sociali del mondo esterno, non riuscirà mai a riprodurle interamente. L'artificialità delle situazioni ricreate dentro lo spazio asilare costituirà sempre una semplificazione della realtà dei rapporti umani e, soprattutto, instaurerà una socialità altra connaturata all'essere folle e alla sua istituzionalizzazione. I tentativi di socializzazione, quindi, non faranno altro che alimentare la formazione di una comunità di folli con le proprie 101Adelon, Dictionnaire de médecine, articolo “folie”,cit., p.243

regole sociali e cristallizzerà la differenza tra il tipo di socialità esterna e quella interna. Il manicomio diventerà così una specie di società autarchica limitando fortemente la capacità di reintegrazione dei propri appartenenti103. Questo scacco sarà presto avvertito sia dall'opinione pubblica sia dagli alienisti stessi e aprirà, a partire dagli anni Sessanta dell'Ottocento, un dibattito sulle varie possibilità di riforma.